10 novembre 2005

Lo stato si è fermato a Roma

Dopo le minacce del leader Iraniano Ahmadinejad "Chiunque riconoscerà Israele brucierà nel fuoco della collera della nazione musulmana" il mondo politico italiano ha saputo riunirsi compatto (a parte qualche distinguo) per manifestare il proprio appoggio ad Israele. (avevo scritto qui).

Che bravi i nostri politici, uniti compatti nel ribadire il diritto dello stato di Israele ad esistere. Ma c'è stata un'altra manifestazione, un pò più giu di Roma.

A Locri i giovani hanno manifestato il 4 novembre, contro la ndrangheta e contro la mafia. Tra le scritte "VOI GENTE CHE SPARA NOI GENTE CHE SPERA": speranza che le luci sulla Calabria e il problema della criminalità non si spengano dopo il clamore dell'omicidio Fortugno.
La manifestazione non voleva avere messaggi politici, perchè la lotta alla mafia non sta né a destra né a sinistra. E infatti, finita la manifestazione, anche il supporto dei media, necessario per mantenere viva l'attenzione sul problema, è scemato.
E l'attenzione del mondo politico? Mentre a Locri si manifesta a Roma la politica va avanti: con i tagli alla finanziaria che vanno a colpire anche il mondo delle forze di polizia e dei carabinieri.
Meno fondi, meno materiale: gia' nel 2004 i carabinieri si vedevano ridotti del 20% i mezzi informatici, e del 70% i fondi per i mezzi operativi e ora devono comprarsi il giubbetto antiproiettile di persona.
Ma non solo questo: l'avvocato Ghedini, il legale di Berlusconi ha avanzato la proposta di rendere molto più morbida la legge Rognoni-La Torre sulla confisca dei beni mafiosi. La cui revisione potra essere chiesta da chiunque anche anni dopo la confisca.
La politica italiana e i politici sono scesi uniti fino a Roma: ma lì si sono fermati.
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