18 maggio 2006

La sottile linea scura di Joe R. Lansdale

Chi ha amato, come me, le atmosfere selvagge e pulp dei libri con Hap e Leonard, si troverà quasi spaesato da questo libro, dove Lansdale fa uso dalle memorie della sua giovinezza, per costruire una storia delicata e tragica, che cresce d'intensità man mano che si legge. Triste e malinconica, come la sensazione che si prova quando ci si guarda alle spalle e la mente corre al passato che non ritorna.

Romanzo di formazione: siamo nel Texas orientale, nella calda estate del 1958, a Dewmont. Stanley Mitchell è un ragazzino di 13 anni, che si è appena trasferito con la sua famiglia da No Enterprise, un posto sperduto di 300 anime.
Stanley è un ingenuo: inesperto dell'amore, del razzismo, dell'odio e della miseria. Un giorno, giocando in un bosco scopre una cassetta con delle lettere che una ragazza ha scritto al suo amante.
E' l'inizio di un'avventura, a fianco di un uomo di colore che lavora col padre, che lo porterà ad indagare su due tragiche morti del passato.

Cos'è la sottile linea oscura, che Stanley si trova a dover attraversare? E la linea di separazione tra la spensierata giovinezza, e la consapevolezza di un mondo violento, dove la povertà e l'ignoranza portano a sitazioni di violenza estrema (come il padre di Richard, un amico di Stanley), che è in realtà una guerra tra poveri.
Un mondo dove l'arroganza delle famiglie ricche porta ad una giustizia amministrata dal denaro. Che appiana tutte le questioni e mette a tacere tutte le voci.
E, in mezzo a tutta questa bruttezza, la famiglia di Stanley appare come un isola di felicità, pronta ad accogliere tutte le anime perse e bastonate del Texas, come la donna di colore Rosy, picchiata dal marito ubriacone.
Come Richard, picchiato dal padre, che, nella sua pazzia, si sente come Abramo cui un Dio (che non esiste) gli ha chiesto di uccidere il proprio figlio Isacco.

Lansdale usa il solito stile di narrazione: dialoghi pieni di un significato profondo e di una grande ironia. Per descrivere il mondo visto con gli occhi di un bambino, che vede tutto con stupore, dal sesso (mondo misterioso), alle ragioni della segregazione razziale. Perchè i bianchi non possono stare coi neri?
"Erano capitate più cose alla mia famiglia in quella sola estate di quante ne fossero accadute in tredici anni di vita. E forse ancor più di quante ne fossero accadute anche ai miei genitori, anche se tante cose loro ancora non le sapevano. Nel trovare e poi aprire quel cofanetto, dovevo aver sicuramente offeso gli dei del male, dovevo aver fatto loro varcare di gran carriera la sottile linea scura che separa i misteri delle tenebre dalla realtà; dovevo averli trasportati da questa parte, furibondi, diabolici e malvagi più che mai."

Il libro inizia e si chiude come pagine di un diario, come fosse scritto da uno Stanley invecchiato che vuole lasciare testimonianza di quella calda e tragica estate:
"Nell'invecchiare - e, in realtà, non è che sia poi così vecchio, neanche arrivo ai sessanta - scopro che per me il passato ha più importanza del presente. Non sarà un bene, però è la verità. All'epoca tutto era più intenso. Il sole era più caldo. Il vento più fresco. I cani più svegli..... Non sempre la verità da soddisfazione e, a tirar le somme, carne e polvere finiscono per rivelarsi la stessa cosa".

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Technorati:

3 commenti:

Anonimo ha detto...

questo libro è davvero bello!!!!!!leggetelo tutti perchè ne vale davvero la pena!!!!si legge in poco tempo ma è un libro ke ti rimane dentro x tutta la vita.....

Gift ha detto...

Uno dei più bei romanzi letti negli ultimi anni.
E' vero, è il Lansdale che non ti aspetti...ma quanto colpisce?
Riesce talmente a scrivere dal punto di vista del ragazzino, che è impossibile non innamorarsi dei personaggi!!

E' anche uno dei miei libri più regalati;-)

Anonimo ha detto...

non capisco tutti i commenti positivi che ho incontrato fin'ora. Lansdale sacrifica la leggibilità, la scorrevolezza e la suspence(assolutamente necessaria in un libro senza mete apparenti) per dei dialoghi affini ai personaggi. certo ci può stare che Rosy nn parli forbito quanto il protagonista, ma esagerare tale caratteristica per
obbligare il lettore ad accorgersene rovina l'immedesimazione. per nn parlare del finale in cui"il cerchio si chiude & vissero tutti felici e contenti". e ancora i personaggi ASSURDI che si trovano: Il vecchio proiezionista saggio/karateka/erudito studioso/alcolista, il padre folle/fanatico religioso/giustiziere-assassino!!!!
ultima nota di demerito sula metrica: spreca pagine e pagine sul rugiadone sospeso e congeda le poche parti cariche di suspence in due righe!!!!!!!!!!!!