06 giugno 2006

Scelte coerenti

Dopo un altro morto in Iraq è ancora possibile pensare di prolungare la missione?

E' come se i terroristi (o la guerriglia, come li volete chiamare) volessero aiutare il governo italiano nel prendere celermente la decisione del ritiro. Non aspettano altro che le forze internazionali se ne vadano, per potersi scannare tra di loro e dividersi il potere.D'altronde la nuova costituzione è improntata ad un'idea di federalismo, col territorio diviso tra Sunniti, Sciiti e Curdi.
Succederà in Iraq quello che è avvenuto nella ex Jugoslavia? O magari sta già succedendo e non lo vogliamo dire.
Cosa e più coerente fare adesso? lasciare il territorio in mano ai terroristi? Continuare la missione (con nuove regole)?
Molti dubbi e poche le certezze: non abbiamo esportato la democrazia. Non abbiamo ripristinato delle condizioni di vita civili, dopo la guerra (acqua e luce). La sicurezza interna del paese è precaria e le forze di sicurezza non sembrano in grado di contrastare la guerriglia.
E le stragi nascoste (Haditha) non aiutano di certo la missione, sempre meno di pace.

"Almeno i giapponesi hanno costruito ponti e strade" diceva in abitante di Nassiriya, parlando di come sono visti gli italiani.
Almeno i ponti, prima di andarcene.
Technorati: Iraq

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