27 settembre 2006

Spy story telecom

Un cancelliere, un un vigile, un ex carabiniere e un finanziere .. non è l'inizio di una barzelletta, ma l'ultimo capitolo della telecommedia.
Sono gli ultimi arresti dell'inchiesta su Telecom e le intercettazioni.Una vicenda di cattivo capitalismo (i capitalisti coi soldi degli altri), scarso senso delle istituzioni (spioni a busta paga), dossier falsi ...

Ieri ne parlavano Ferrara a 8 e mezzo: tra gli ospiti, Eugenio Scalfari (Editorialista de La Repubblica), Oscar Giannino (Vice direttore Finanza & Mercati), Alessandro Plateroti (Il Sole 24 Ore).
Da una parte Scalfari si auspicava la creazione di una Public Company, mentre Giannino sconsolato, ribatteva che alla fine qualcuno aiuterà Tonchetti a risanare i debiti ed uscire da questa situazione.
Anche a Ballarò si parlava di Telecom: ma essendo presenti due politici (Fassino e Casini), la discussione è scivolata sul tema delle intercettazioni.

Per entrambi le intercettazioni illegali andrebbero distrutte "a meno che i magistrati garantiscano che di queste intercettazioni non se ne faccia un uso improprio".
Come se fosse sempre colpa dei magistrati: in realtà, come ha spiegato Davigo, intervenuto in trasmissione, le intercettazioni, tutte, possono essere date in copia anche agli avvocati difensori.
Che poi possono divulgarle a qualche giornalista compiacente (come nel caso Unipol, dove le intercettazioni su Fassino furono passate al Giornale, di Berlusconi).
Le intercettazioni illegali sono esse stesse una prova di un reato: non si possono distruggere; a prescindere dal fatto che contengano notizia di reati comessi.

La vicenda delle schedature è grave: ricorda il caso Sifar, la schedatura della Fiat del 71 .
Ma dopo tante parole ancora non si è capito chi ha beneficiato delle intercettazioni illegali, delle schede, delle forzature delle banche dati dei ministeri ...

Marco Calamari su punto-informatico scrive:

Correre dietro ai colpevoli già messi alla gogna non è importante; importante è prevenire realmente i problemi futuri, e farlo col principio di realismo secondo cui alcuni uomini saranno sempre corrotti o corrompibili ed alcune difese informatiche saranno sempre aggirate od aggirabili. E questo lo si puo' fare agendo sulle raccolte illegali nella sostanza (senza virgolette) che non sono i fascicoli di Tavaroli & C, ma sono le raccolte dati rese obbligatorie o tollerate dalle leggi più svariate.Queste raccolte sono "legali" (tra virgolette) solo perchè obbediscono ad una legge (dannosa) ma sono altresì illegali (senza virgolette) perché negano di fatto alla generalità della popolazione quei diritti civili previsti dalla Costituzione e difesi da altre leggi (la 196/2003 ad esempio) come la privacy, la libertà di espressione e la segretezza delle comunicazioni.

Tavaroli & C. in questo contesto sono solo dei dilettanti, dettagli, fumo negli occhi per la maggioranza delle persone, ed il decreto legge che essi hanno ispirato è solo un palliativo.Ignoriamoli.

Ignoriamo tutto questo scandalo ed opponiamoci alla sue cause. È indispensabile opporsi in maniera forte e ragionata alla raccolta indiscriminata di informazioni personali, anche se giustificate da presunti interessi superiori e farlo tramite
nuove e semplici leggi che non sarebbero nemmeno difficili da concepire.

Una priorità per il Garante, per i legislatori che vogliano risolvere il problema e, non ultimo, per quei cittadini italiani che desiderino conservare le loro libertà.

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