19 aprile 2007

At&t Telecom e la politica

La politica faccia un passo indietro, chiede At&t, per rientrare nell'offerta Telecom.
Difficile nel paese dei monopoli. Dove gli stessi politici sono legati alle aziende, dove controllore e controllati sono la stessa persona, dove l'imprenditore è sponsor di se stesso.
A cominciare dal cavaliere: proprietario di società che operano in televisione (Mediaset), editoria (Mondadori), cinema (Medusa), sport (Milan) e intrattenimento (Teatro Manzoni), oltre a essere azionista al 35 per cento di Mediolanum (servizi finanziari) e al 45 di Pagine Utili.

Voi direte: ma sempre di lui parlate. La lingua batte dove il dente duole...

Ma è un problema bipartisan che coinvolge anche il sindaco di Roma e il bando di gara per la manutenzione e sorveglianza delle strade capitoline.

Poi c'è il caso del deputato Vito Li Causi (Popolari-Udeur), protagonista in una vicenda partita alla fine della scorsa legislatura. In quei giorni è passata una legge per equiparare la laurea in Scienze motorie a quella di Fisioterapia. La decisione ha sconcertato gli esperti del settore, consapevoli della delicatezza della materia, tant'è che oggi i ministeri di Salute e Università stanno cercando di abrogare il testo. Ma i lavori languono, forse anche per un dettaglio: il relatore Li Causi è laureato proprio in Scienze motorie.

In Italia succede anche che il ministro del Lavoro Cesare Damiano, "ferreo sostenitore dei fondi pensione", ma anche "ex presidente del Fondo pensione Cometa", abbia al ministero un consulente (Giovanni Pollastrini) in posizione delicata: "Presidente del fondo FonTe per i lavoratori del commercio, consigliere del fondo Priamo per i trasporti pubblici, e commissario straordinario dell'Enasarco, il fondo per gli agenti e rappresentati di commercio".

La politica non può disinteressarsi a Telecom per due motivi: prima di tutto per le indagini di spionaggio in corso. Relative anche al rapimento Abu Omar (sulla presunta violazione del segreto di stato si è pronunciata la Corte Costituzionale). Che partono da Milano e arrivano via Sismi alla Cia.

Secondo, Telecom ha in mano la rete, che significa l'accesso alle informazioni.
La politica deve dare delle regole chiare, ora, visto che non è stato fatto in passato. E deve garantire che le regole siano rispettate. Che chi possiede l'azienda monopolista delle telecomunicazioni, sia veramente intenzionato ad investire in Italia.

2 commenti:

Anonimo ha detto...

opinione personale: la lingua batte dove il dente vuole dolere...anche a me batte dove vuole dolere, ossia sull'ultima finanziaria, e ti propongo una riflessione. oggi leggendo il bollettino trimestrale della banca d'italia ho rivisto l'ultima finanziaria e i suoi numeri. te ne cito alcuni. minori spese nella sanità per 2.95 miliardi di euro e maggiori spese nelle forze armate per 1.35 miliardi di euro. domanda: se una cosa del genere l'avesse fatto il governo berlusconi non trovi che la sinistra sarebbe ancora dietro a gridare ai guerrafondai, ad esporre bandiere della pace, a fare girotondi ed organizzare manifestazioni per il ritiro delle truppe. l'ha fatto la sx allora ok, perchè l'importante è tenero lontano l'orco berlusconi e il suo conflitto di interesse (salvo poi chiedergli di comprare telecom)...opinione personale: bene, ma non benissimo...ciao
matteo

alduccio ha detto...

La risposta è (sob) ovviamente si!
Quelli che ora manifestano contro le maggiori spese militari sono però racciati, dal governo stesso, di essere antiamericani ..