04 giugno 2007

Report: se la democrazia è esportabile

Come è possibile esportare la democrazia (e abbattere la dittatura)?
Con la guerra preventiva, come gli Stati Uniti hanno fatto in Iraq, portando il paese dalla dittatura alla guerra civile?
Mettendo in piedi una farsa di democrazia che per legittimarsi ha istruito quella specie di processo al dittatore Saddam Hussein?
Oppure come è stato fatto in alcune repubbliche dell'ex impero dell'Unione Sovietica, con le rivoluzioni che ribaltano governi col guanto di velluto: Serbia 2001; Georgia 2003; Ucraina 2004; Kirghizstan 2005.
Qui il percorso è stato sempre lo stesso: la mobilitazione del movimento studentesco, pubblicazioni clandestine, elezioni farsate dai brogli, con l'esito incerto.

La puntata è partita con l'inchiesta sulla Strage di Nassiriya, il 12 novembre 2003. Muoiono 19 italiani tra militari e civili: ma non possono ricevere la medalgia d'oro perchè non sono morti in guerra, ma erano impegnati in quella che viene (ipocritamente) chiamata missione di pace.
Funerali di stato, politici col viso tirato, tutta l'Italia che si è stretta attono alle vittime (ma non alle famiglie).
Ma esistono ancora delle ombre sulla morti di alcuni di loro: come per il caporale Ferraro. Che risulterebbe morto per ferite da arma da fuoco.
Un video inedito, ripreso da un cellulare pochi minuti dopo la strage, mostra come, nei minuti successivi, si sentisserro ancora gli scoppi dalla riservetta, il deposito delle armi."Forse ha fatto più danni la riservetta che l'esplosione" dicevano il regista Amadei (presente) alla base Maestrale pochi minuti prima dello scoppio e l'ex carabiniere Altavilla, uno dei sopravissuti.
La base era poco protetta: l'ingresso era accedibile senza difficoltà (non erano previste gimcane nè blocchi) e il deposito delle armi era erroneamente piazzato all'ingresso. Non sono state rispettate le minime regole di sicurezza: due generali dell'esercito e un colonnello dei carabinieri sono stati rinviati a giudizio dal Procuratore Militare Intelisano, per non aver difeso la base.
Perchè? Superficialità, oppure incompetenza?

La seconda parte della puntata era dedicata al processo a Saddam. O meglio al processo farsa: dal capo di accusa, la strage contro un villaggio di sciiti nel 1982, dove Saddam giustiziò 148 persone.Un processo nel quale è stato cambiato il giudice; nel quale 3 avvocati del collegio di difesa di Saddam sono stati uccisi. Nel quale nono stante la strategia della difesa di non riconoscere il tribunale (non presentandosi) alle udienze, il processo andava avanti.
Con la sentenza già scritta, di morte: ci si poteva spettare altro da una corte nominata dai politici (sciiti), per vendicarsi dell'ex dittatore (sunnita)?
Un processo del quale era difficile parlarne persino per i giornalisti presenti:
JOHN BURNS – Giornalista New York Times
Questa è la vita a Bagdad. Parli con qualcuno di un omicidio e proprio mentre stai parlando un’altra persona viene uccisa. Così diventa pericoloso parlare di queste cose e finisce che non parli più del processo a Saddam, perché è rischioso. È troppo pericoloso per noi andare sul posto, è troppo pericoloso per la persona parlarne direttamente con noi e quando lo chiami…

Quando in futuro si scriverà di questo processo, e si valuteranno le azioni dei giudici, si dirà che c’è stato del buono in quello che è stato fatto, anche se è stato indirizzato male, ma le parti in causa sono troppo distanti fra loro.. Per essere chiari, la popolazione, la vera vittima di Saddam Hussein, soprattutto la parte formata da sciiti e curdi, non avrebbe accettato nulla che non fosse l’esecuzione di Saddam Hussein. Non credo sia esagerato affermare che la grande maggioranza degli sciiti e dei curdi sarebbe stata felice di vedere Saddam Hussein e i suoi complici portati direttamente sul patibolo.


Per eliminare un dittatore è stata fatta una guerra ancora in corso dopo 4 anni: si poteva rovesciare Saddam diversamente?

Forse, come ha mostrato il reportage di Manon Loizeau, “REVOLUTION.COM”.
Serbia 2001; Georgia 2003; Ucraina 2004; Kirghizstan 2005. In tutti questi paesi i regimi legami all'ex impero sovietico sono stati rovesciati da rivoluzioni non violente, portate avanti da movimenti studenteschi:
"Serbia, ottobre 2001. Dopo 12 anni di regime oppressivo, Slobodan Milosevic viene deposto dalla rivoluzione di velluto. Georgia, novembre 2003. La rivoluzione delle rose costringe Eduard Shevardnadze a rassegnare le dimissioni. Ucraina, dicembre 2004. Viktor Yushchenko sale al potere con la rivoluzione arancione. Kyrgyzstan, marzo 2005.
Trionfa la rivoluzione dei tulipani.
Quattro rivoluzioni non-violente. Quattro regimi autoritari, scampoli dell’era sovietica, cadono nell’oblio in poche settimane e con dinamiche pressoché simili: elezioni truccate, un governo che vacilla e viene poi deposto da dimostrazioni che fanno piazza pulita di tutto. George Bush non l’avrebbe mai immaginato. "

Chi c'è dietro gli studenti? gli Stati Uniti. Quello che negli anni 50-60 faceva la CIA (addestrando e rifornendo i movimenti dissidenti all'interno dei regimi da abbattere) lo fanno oggi persone come Bruce Jackson: ha lavorato anche per i servizi segreti militari e per la Lockheed - una multinazionale che produce aerei militari . Attualmente, gestisce una fondazione “Progetto per le democrazie in transizione”. E’ presente ovunque fermentino nuove rivoluzioni di velluto.
Mike Stone, 52 anni, ex giornalista ora a capo della «Freedom House», un’associazione che sostiene la libertà di stampa.
Brian Kemple, 48 anni, nel paese da 15. Gestisce l’ufficio locale di USAID, un’agenzia americana per lo sviluppo.
David Greer, avvocato di 43 anni che è qui per insegnare ai kirgizstani i pro e i contro dell’economia di mercato.
Persone come Gene Sharp, di Boston, direttore dell'Einstein Institute:
"un docente universitario che da quarant’anni scrive testi sulla rivoluzione non violenta. L’opuscolo è nato 15 anni fa e da quando i rivoluzionari serbi ne hanno fatto la loro bibbia è stato tradotto in un’infinità di lingue.Il suo libro “Dalla dittatura alla democrazia” descrive in modo dettagliato come organizzare una rivoluzione pacifica iniziando con il tentare di stabilire un legame amichevole con la polizia, pilastro di tutte le dittature."

Bob Helvey, docente dell'Einstein Institute: "Ha passato trent’anni nell’esercito come ufficiale di fanteria. Ha addestrato gli oppositori del regime birmano e conosce i metodi migliori per indebolire un esercito e gettare un governo nello scompiglio."

Tutti questi lobbisty, giornalisti, esperti in materia di "rivoluzioni di velluto" hanno dietro il dipartimento di Stato degli Stati Uniti: questi ha tutto l'interesse ad indebolire o eliminare l'influenza della Russia sugli stati satelliti; perchè in questi stati può appoggiarsi, creando nuove basi.
Ma la linea che separa l'appoggio ai movimenti indipendentisti, dall'influenzare gli affari interni di un paese indipendente è molto sottile.
E cosa ne pensa Putin?
Potrebbe considerarla un'ingerenza negli affari della Russia?

VLADIMIR PUTIN – Presidente Russia
È estremamente pericoloso creare un sistema che inneschi una rivoluzione permanente,sia essa rosa, blu, o di qualsiasi altro colore. Le leggi di questi paesi vanno rispettate.
Per Edouard Shevarnadze si può parlare di un colpo di Stato: "I giovani politici che hanno preso il potere sono stati finanziati prevalentemente da George Soros, il famoso miliardario americano. Non so perché volesse rovesciare il governo della Georgia, ma non si è trattato di una rivoluzione, bensì di un colpo di stato!"

Cosa potrebbe succedere se a muoversi ora sono gli studenti russi contrari alla politica di Putin?Qualcosa, da parte dei lobbysti USa si sta muovendo:
"L’incontro dura più di un’ora... ma a telecamere spente. Bruce Jackson ci ha avvertito in anticipo: innescare una rivoluzione in Russia – il che vorrebbe dire sferrare un attacco diretto contro Putin – è una questione troppo delicata. Detto questo, è evidente che il prossimo obiettivo sarà la Russia. "

E' in corso una nuova guerra fredda sotterranea?

MILENA GABANELLI IN STUDIO
Possiamo definirla l’evoluzione della guerra fredda, visto che dietro a questi movimenti c’è sempre una fondazione, una associazione americana, spesso ex militari, e i risultati ottenuti non sono pochi e tutti in paesi satelliti di Mosca. Sono movimenti così temuti che il Cremlino, per contrastarli, è stato istituito un ministero apposta : il ministero della controrivoluzione. Che qualcosa ha fatto perché tutti i finanziamenti stranieri provenienti da associazioni varie sono di organizzazioni non governative. Vedremo se e come hanno inciso questi movimenti a fine anno quando ci saranno le elezioni.

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