30 novembre 2007

Benigni : Il quinto dell'Inferno

Due ore e mezza, senza interruzioni, senza pubblicità: un lungo monologo, partito da Dio, per abbassarsi a Berlusconi.

E arrivare a raccontarci di questa opera, unica al mondo, il viaggio di Dante all'inferno, raccontato ne La Divina Commedia.
Serviva una serata come quella di ieri sera, probabilmente irripetibile in prima serata, per ricordarci chi siamo, qual'è la nostra natura: noi non siamo solo il paese dei Savoia ("sono il re, mi servono due puttane, da spendere poco"), dei Calderoli, dei Bondi ("falso come un bilancio dell'azienda di Berlusconi"); Buttiglione ("che parla sempre di omosessuali ma secondo me non c'ha neanche il pisello"), dei D'Alema ("ha tre luoghi comuni: ha i baffi, la barca, è intelligente"); dei Berlusconi ("prenditi una settimana di riposo tra un partito e l'altro") ...

Noi siamo stati i padri del diritto, della cultura, della filosofia, della pittura, abbiamo dato un nome alle note musicali ...
confesso che alla fine ho spento la televisione con la testa frastornata, riempita dalle parole (ma come avrà fatto a tirare tutto quel tempo senza andare nemmeno in bagno?) e dalla cultura.
"l'Italia è l'unico paese dove è nata prima la cultura che la nazione".

La nostra cultura: qualcosa di cui a volte ci dobbiamo perfino vergognare.
Un annuncio di servizio: c'è una famiglia piemontese indigente, di immigrati extracomunitari che hanno bisogno di un aiuto. Si chiamano Savoia: mandate un sms al Telethron numero ....

Torniamo alla Divina Commedia: l'amore di Roberto per quest'opera, la più grande del mondo (che viene inculcata ai ragazzi a scuola portandoli ad odiarla), è secondo solo all'amore di Dio testimoniato nei vari Canti.
L'amore di Dio per l'uomo e per la donna, in special modo la madonna (come celebreato nel grande Ultimo canto del Paradiso): ognuno di noi è il protagonista di una storia epica e irripetibile. Dopo la nostra morte, non nascerà altri uguale a noi.

E la vita è il vero bene che l'uomo possiede: possiamo scegliere il male, la strada più breve, possiamo non scegliere (come gli ignavi), possiamo scegliere di seguire il bene.
Nel Quinto canto stanno i lussuriosi, i peccatori di carne, che la ragion sommettono al talento, cioè che hanno fatto prevalere l'istinto sulla ragione.
Il contrappasso prevede che i lussuriosi, non essendo stati in grado di contenere i loro bassi istinti, siano sbattuti da un vento infernale.
Ma ci sono anche i morti per amore: tra cui anche Paolo e Francesca.
E qui lascio la parola a Dante stesso:

« Amor, ch'al cor gentil ratto s'apprende,
prese costui de la bella persona
che mi fu tolta; e 'l modo ancor m'offende.
Amor, ch'a nullo amato amar perdona,
mi prese del costui piacer sì forte,
che, come vedi, ancor non m'abbandona.
Amor condusse noi ad una morte.
Caina attende chi a vita ci spense."
Queste parole da lor ci fuor porte. »

Dopo aver letto la Commedia non si guardano più le persone nello stesso modo, diceva Benigni, perché ci insegna che ognuno di noi è protagonista di una storia irripetibile. Ricordiamocelo.

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2 commenti:

Daniele ha detto...

Ottimo spettacolo davvero!

alduccio ha detto...

Ottimo e intenso, veramente ...