19 dicembre 2007

Una retribuzione proporzionata di Ugo Mazzotta

Art. 36 della Costituzione
Il lavoratore ha diritto ad una retribuzione proporzionata alla quantità e qualità del suo lavoro e in ogni caso sufficiente ad assicurare a sé e alla famiglia un'esistenza libera e dignitosa.
La durata massima della giornata lavorativa è stabilita dalla legge.
Il lavoratore ha diritto al riposo settimanale e a ferie annuali retribuite, e non può rinunziarvi.

Ho trovato molto attuale, in questi giorni di lutto per i lavoratori, il racconto di Antonio Mazzotta, dalla raccolta "La legge dei figli" (editore Meridiano Zero).

In questo libro poliziotti, magistrati, medici legali, esponenti dello Stato Italiano, raccontano di come la nostra Costituzione, sia stata tradita nei suoi principi. Dal rispetto delle libertà personali, la pari dignità di fronte alla legge, la libertà di stampa ....

"Una retribuzione proporzionata" prende spunto dall'art. 36 della Costituzione: due immigrati, un polacco e un ragazzo di colore si ritrovano in un campo di pomodori, sfruttati dal loro padroncino italianissimo a stare tutto il giorno sotto il sole a raccogliere pomodori a cottimo.
Come è normale in questi casi tra derelitti, nasce una confidenza.
Il ragazzo di colore racconta del suo lavoro come muratore al nord....

- Il casino erano i padroncini. Quelli lavoravano proprio a cottimo: dodici, anche quindici ore di fila, senza riposarsi, senza mangiare. Per le altre imprese è impossibile stargli appresso.
- E come fanno?
- Si fanno. La mattina prima di arrivare in cantiere, tirano coca, e poi vanno avanti senza fermarsi. Come dei robot, se li guardi in faccia fanno paura. Fanno anche un sacco di casini, lavorano più veloce ma peggio; però tirano su un sacco di soldi, e quando hanno finito un lavoro vanno in giro in mercedes.
Faccio un gesto verso al gamba. Oggi non ho proprio voglia di farmi i fatti miei; però a lui senbra che faccia piacere parlare, raccontare. Forse così non pensa.

- E quella?
Fa spallucce, di nuovo.
- E' successo quasi sei mesi fa. Stavamo smontando un ponteggio, uno in cima ha sbagliato a fare il nodo e una tavola di legno di quattro metri è caduta giù per sei piani. e m'ha preso in testa e sulla gamba. Dice che sembravo morto.
Fa un bel sorriso, come a sottolineare il fatto che che alla fin fine è ancora vivo.
- Il capo cantiere voleva buttarmi in mezzo ad una strada, per far credere che ero stato investito, poi i miei compagni visto che respiravo ancora l'hanno convinto a lasciar perdere.
- E ti hanno portato in ospedale?Scuote la testa.
- No. In ospedale ti curano e poi chiamano la questura, troppo casino. E' venuto uno alla baracca dove stavo, mi ha ingessato la gamba. Tre mesi con il gesso, merda, faceva male ...
- E come hai fatto a campare tutto quel tempo? Mica lavori no?
- No, no. I compagni mi hanno aiutato, mi portavano da mangiare la sera quando tornavo dal quartiere. Però quando quello mi ha tolto il gesso la gamba era così.....

La storia di queste due persone che non esistono, finirà poi, come deve finire.
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