02 giugno 2008

Report cavalcare la crisi

Due temi molto attuali, quelli trattati da Report: marketing politico (come far vincere le elezioni ad un candidato con i messaggi giusti) e l'emergenza immondizia a Napoli e in Campania.

Emergenza per modo di dire: dopo quattordici anni di commissariamento (dove il governo si è sostituito ai poteri locali creando una struttura burocratica per lo smaltimento dei rifiuti), miliardi spesi in consulenze mai usate, per assunzioni clientelari (specie sotto le elezioni); per pagare aziende per la raccolta rifiuti (come le municipalizzate) con operai che passavano giornate intere a non far nulla; per impianti di compostaggio che dovevano creare balle da bruciare, invece delle ecoballe. Per inceneritori (come ad Acerra) che dovevano essere pronti anni fa e che invece, a monte di ulteriori milioni di spesa, saranno pronti solo tra qualche anno.

Si dice dov'erano i giornalisti? Ecco, molti giornalisti che oggi cavalcano l'onda dell'emergenza e invocano le maniere forti da parte del governo, mi chiedo, cosa guardavano, negli anni passati?
Report si è occupata della “cosidetta” emergenza sin dal 1999 (Odissea nel pattume) parlando già allora di discariche abusive, terreni da bonificare, camorra legata ad una cattiva politica locale. Nel 1999 i rifiuti erano già commissariati da cinque anni. E non era Bassolino.
Report è tornata sull'argomento il 22/5/2005 (Perchè i commissari), dopo cinque commissari : in quella puntata si parlava dell'impianto di compostaggio di Giugliano dove arriva di tutto perchè non esiste la differenziata. Già nel 2005 chi doveva sapere sapeva della balla delle ecoballe e dei termovalorizzatori gestiti dalle stesse aziende che dovevano fare compost. Dunque cosa avrebbero favorito: la produzione di energia e di rifiuti o la tutela dell'ambiente e la diminuzione dello scarto?

Il 19/11/2006 Report parla delle municipalizzate per la differenziata senza i camion per la raccolta (Cara Politica di Bernardo Iovene). Li hanno dati alla “Asia” una società privata pagata per raccogliere rifiuti.
Nel 2005 il governo Berlusconi aveva già rescisso il contratto con la Fibe per le ecoballe: ma questa continuava a gestire gli impianti.
Iovene rinfacciava al governatore/commissario Bassolino la relazione della commissione parlamentare sui rifiuti del senatore Sodano (finito sotto scorta per le sue accuse alla camorra).
“Lei sa delle consulenze del prof. Arena?”
“io non so un cazzo di questo Arena ...”. Ecco.
Nella puntata si davano le cifre dei costi:4,5 milioni di euro per le migliaia di dipendenti assunti nei consorzi (che non lavorano).

Il 6/5/2007 Iovene intervistava Bertolaso (protezione civile) “il cittadino deve fare un ulteriore mozione di credito nei confronti della Campania”. Come a dire: dobbiamo spendere altri soldi pubblici per non risolvere il problema.

Infine l'inchiesta, l'ultima per ora, del 9/3/2008Terra bruciata”: terreni inquinati da rifiuti tossici di industrie del nord, falde e fiumi.
Lavoratori della Recam che passavano le giornate a non far nulla (ma ai vertici non risulta).

Ecco: qualche giornalista era sul pezzo, sin dal 1999. Parlare di emergenza è quantomeno irritante. Giusto una presa in giro per i cittadini. Dov'erano i giornalisti? Certo: ma dov'erano i politici?
Le ultime inchieste mostrano come le responsabilità non siano concentrate sui vertici di regione e comune.
Sono coinvolti anche altri membri del commissariato. E l'omicidio di un responsabile di un'azienda di smaltimento rifiuti (Michele Orsi convolto nello scandalo del consorzio Eco4) da parte del clan dei casalesi
(in procinto di testimoniare al processo) fa capire come la questione sia molto più complessa.

La crisi è il nostro marchio – di Rachel Boynton
La cronistoria delle elezioni del 2002 in Bolivia, dove il candidato presidente uscente, Gonzalo De Lozada (Goni), riuscì a battere gli avversari (Evo Morales e Manfred Villa), partendo da una situazione svantaggiata. I sondaggi lo davano 38 a 16.
Come fece? Si rivolse a dei consulenti americani (i migliori al mondo): la Bolivia era in una profonda crisi economica. Goni aveva svenduto le risorse del paese ad aziende estere; la disoccupazione era (ed è) alta, e i campesinon protestavano per avere maggiori diritti.
Goni cavalcò la crisi, usando slogan semplici, ripetitivi, e pertinenti.
Ogni frase, messaggio, veniva studiato tramite focus group, per verificarne l'efficacia.
“Si si può fare” (vi ricorda qualcosa?).
“Abbiamo un piano per uscire dalla crisi”.
“La Bolivia uscirà dalla crisi, ve lo garantisco io, ne sono certo”.
“Creerò posti di lavoro, nei primi 90 giorni di lavoro”.

Dall'altra parte Goni e i suoi consulenti lanciarono una campagna stampa per denigrare gli avversari, per suscitare diffidenza, sospetti, paure.
Morales veniva dipinto come un terrorista.
L'ex militare Villa, come uno che si era arricchito.

Alla fine i consulenti vinsero e Goni, contro tutte le previsioni, vinse.
Ma il paese perse: dopo sette mesi ci fu una rivolta popolare.
Scontri di piazza, assalto al palazzo del governo, lacrimogeni ....
Oggi il presidente è Morales. Perchè non bastano slogan e pubblicità per risolvere i problemi del paese.

Viene da pensare che siamo fortunati: queste cose succedono solo nei paesi del terzo mondo. Dove l'informazione è condizionata dal potere politico, usata per lanciare i messaggi giusti alla ggggggente.
Siamo fortunati noi Italiani, che non ci facciamo abbindolare da quattro slogan.
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