16 novembre 2008

Dietro la guerra in Congo

Cosa c'è dietro la guerra civile in Congo?
Le miniere di diamante esportate dal Ruanda (come quelle di Kisangani).
Le miniere d'oro.
Le piantagioni di caffè.

Un furto di Stato, come titolò la sua inchiesta Report:

Il Congo è uno dei paesi più ricchi del mondo: dal sottosuolo si estrae oro, diamanti e il Coltan (80% del totale mondiale), minerale essenziale per la microtecnologia e legnane.
Si estrae anche petrolio e l'acqua del fiume Congo è in grado di generare tanta energia anche da vendere all'estero.Eppure è uno dei paesi più poveri con un debito di 13 miliardi di dollari.
Chi ruba le risorse al Congo?
L'inchiesta di Giorgio Fornoni per Report è il frutto di un anno di lavoro nel paese africano, andando a filmare le transazioni illegali di oro e diamanti, i sacchi di Coltan contrabbandati, che volano verso l'Europa.

Le hanno rubati negli anni i suoi governanti, da Mobutu a Kabila.
Le hanno rubate negli anni le multinazionali europee (anche imprese italiane come la Astaldi, Breda, Sicai), francesi (come la Prenco e la Banro), americane, canadesi e inglesi.
Sfruttano le concessioni concesse dal governo, nel pieno senso della parola.
L'inchiesta mostrava il dittatore Mobutu a fianco della regina d'Inghilterra, di Reagan, di Bush senior, di Mao ...

I governanti delle regioni non sano nemmeno quando petrolio esce dal sottosuolo, quando legname è abbattuto, quanto Coltan parte vesro l'Europa con gli aerei pilotati da mercenari russi.
Poi ci sono i trafficanti, le mafie internazionali, gli sfruttatori e gli sfruttati che per guadagnano 25 dollari per tre mesi di lavoro nelle miniere di Walikale.

Non bastasse questo, il Congo è squassato da una guerra civile con il Ruanda: Hutu contro Tutsi.

E in questo clima di caos, di assenza di controlli, di corruzione dei governanti, dei militari, dei funzionari e militari dell'ONU il paese diventa sempre più ricco e le multinazionali diventano sempre più ricche.Certo, poi ci laviamo la coscienza con la cancellazione del debito: come l'Italia che ha tolto 210 milioni di euro.
Dove in realtà sono stati i cittadini italiani che con le loro tasse hanno finanziato le opere delle imprese italiane in Congo, senza che la popolazione ne abbia tratto benefici.
Ma oggi è arrivato un nuovo concorrente al grande banchetto africano: la Cina, che oltre a mettere l mani sul legname e sul petrolio, ha messo le mani sull'uranio estratto dalle miniere del Katanga.

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