26 marzo 2009

Grandi opere, grandi affari


Expo, ponte sullo stretto, TAV.
Dietro le grandi opere, spesso si cela la mano (armata) delle mafie. Un'azienda che pare non sentire la crisi. Un potere di cui spesso ci dimentichiamo, come sosttolineava nel suo splendido intervento
Roberto Saviano ieri sera.

Parliamo dei lavori per l'Expo a Milano, dove ancora non abbiamo capito se la commissione antimafia
si farà o no.

Sentiamo cosa dice il procuratore Ingroia.
L'antimafia:Expo a rischio 'ndrangheta
«Gli amministratori del Nord sono mai venuti da lei per chiederle consigli a chiedere che strumenti adottare per evitare queste situazioni?».
La risposta di Ingroia è secca:
«No. Mi pare piuttosto che l'approccio degli amministratori del Nord sia, come al solito, di sottovalutazione e convivenza: sottovalutazione, nel senso che si pensa che le organizzazioni e la criminalità organizzata siano fronteggiabili con l'azione della sola magistratura, senza il sostegno della pubblica amministrazione; convivenza, perché si pensa che un' eventuale presenza di interessi mafiosi sia compatibile con il sistema, senza capire che più tolleri la presenza della mafia e più la mafia ti toglie spazio e ti trasforma in suo strumento».

Passiamo al ponte della Impregilo a Messina: chi si ricorda oggi delle zone d'ombra della gara di appalto?
la partecipazione alla fase di pre-qualifica per la progettazione e realizzazione del Ponte di una società su cui sarebbe stato rilevante il controllo di una delle più potenti organizzazioni mafiose nordamericane. Poi, tutte da comprendere ancora oggi, le ragioni delle improvvise defezioni dei grandi gruppi esteri proprio alla vigilia dell’apertura delle buste. E ci sono gli innumerevoli conflitti d'interesse sorti nelle relazioni tra la società concessionaria, le aziende in corsa per il general contractor (1) e i gruppi azionari di riferimento. Per non dimenticare l’inserimento di clausole contrattuali più che benevoli con i vincitori e che prevedono una penale stratosferica (il 10% dell’importo totale più le spese già affrontate) in caso di recesso da parte dello Stato dopo la definitiva approvazione dell’opera. In ultimo l’ingiustificato ribasso del 12,33% praticato dalla cordata guidata da Impregilo (pari a 500 milioni di euro su una base d'asta di circa 4 miliardi e 425 milioni), oggetto di ricorso presso il TAR Lazio da parte del raggruppamento avversario con mandataria Astaldi.

L'unico modo per combattere la mafia è evitare il silenzio, la rassegnazione, il voler guardare dall'altra parte. Il silenzio uccide, il silenzio è mafioso.

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