31 maggio 2009

Caso Sircana, caso villa Certosa

Belpietro ha fatto bene ha pubblicare l'indicrezione sulle foto di Sircana. Questo si diceva nella primavera del 2007, su un blog del settimanale Panorama.

Si può tranquillamente sbattere il loro nome in prima pagina, ma quando si tratta di un politico allora lo scoop diventa linciaggio, e il diritto di cronaca un’arma impropria al servizio della faziosità dell’una o dell’altra parte. Naturalmente, a me non interessa nulla di ciò che Silvio Sircana fa nel suo privato, così come delle sue inclinazioni sessuali. Al massimo, essendo uomo pubblico e al servizo di un’istituzione, mi periterei di usare la massima cautela nei comportamenti. Ma l’intoccabilità del potere, quello proprio no.

Pansa (il revisionista) parlava addirittura di dimissioni, sempre dalle colonne del giornale.
Dimettersi. Questo dovrebbe fare Silvio Sircana, il portavoce del premier Romano Prodi. Prima lo farà e meglio sarà per lui e per il presidente del Consiglio.
[..]
Poi l'esistenza degli scatti affiora dall'inchiesta di Potenza su Vallettopoli. E il 14 marzo viene rivelata con precisione da un solo quotidiano: il Giornale, diretto da Maurizio Belpietro, l'unico a pubblicare il nome di Sircana. Dico subito che anch'io avrei fatto come lui. Sircana non è un signore qualunque: è un deputato, è il portavoce del premier, è un politico importante. Potrebbe tagliare la testa al toro e raccontare l'imprudenza di quella sera romana. Ma non lo fa. Rimane in un limbo: non ammette e non nega. Poi dirà: «Il mio commento a questa vicenda è il mio silenzio».A prendere le difese del Portavoce Incauto si alzano dei pessimi difensori. Prima di tutto, un fronte trasversale di politici che strillano indignati. Insieme a loro, si scatenano contro il Giornale due quotidiani legati al centrosinistra. Europa, il foglio della Margherita, titola: «Belpietro, che schifo». L'Unità s'aggrappa all'illusione che le foto non esistano. Infine scende in campo il difensore peggiore di tutti. È il Garante per la privacy, Francesco Pizzetti. Lui emette un divieto di stampa, fatto apposta per Vallettopoli e che prevede il carcere. L'editto censorio passerà alla storia come «la normativa Sircana».

Non si capisce allora, se l'ex direttore del Giorale ha fatto bene allora
o ha fatto bene oggi, quando dice di aver sventato un complotto.

Dopodiché...
«Qualche giorno fa torna Amadori e mi dice: guarda che questo qui sta cercando di piazzare ancora quel servizio, l’ho risentito, ci siamo incontrati, pare stia trattando per un milione e mezzo di euro, sembrerebbero interessati Gente e un tabloid inglese che pubblicherebbe il servizio a ridosso del G8. Monica Mosca (direttrice di Gente, ndr) è andata a Parigi per discuterne con il suo editore Hachette».

Questo riferisce Amadori.
«Ovviamente continuo a non essere interessato perché non è affare mio. L’unica cosa che mi limito a fare, siccome la richiesta è enorme, è segnalare agli avvocati di Berlusconi che qualcuno dice di avere fotografie che riguardano Villa Certosa».

[..]
Quindi tu le foto non le hai viste.
«No».
E non sai dire quante sono.
«Non ne ho idea».
Più o meno sai che cosa si vede.
«Da quanto mi hanno raccontato, in alcune Berlusconi che scende dall’aereo presumibilmente a Olbia, poi molti scatti dell’interno della villa con il premier ceco e il suo seguito, accompagnatori e accompagnatrici».
Gente in costume, in topless?
«In una proprietà privata magari prendono il sole».

I gabbiani di Montalbano

La danza del gabbiano di Andrea Camilleri, il libro apena uscito con protagonista il commissario Montalbano.
«Il romanzo inizia con la scomparsa, nientemeno, che del suo fido ispettore Fazio, che metterà il povero commissario in un gioco dannato. E poiché è avanzato con gli anni, si lamenta ed è stanco di lavorare, ma non potrà sfuggire al suo destino. Nemmeno a quello in cui lo induce l'ennesima donna tentatrice. Finché ce la fa». (Andrea Camilleri, da un'intervista a Gente in edicola il 4.5.2009)

L'incipit, preso dal sito di
Vigata

Fu verso le cinco e mezza del matino che non ce la fici cchiù a ristarisinni corcato coll’occhi sbarracati a taliare il soffitto.
Era ’na cosa che gli era principiata con le vicchiaglie: di solito, passata la mezzanotti, si stinnicchiava a letto, liggiva ’na mezzorata, appena che la vista accomenzava a fargli pupi pupi chiuiva il libro, astutava le luci del commodino, pigliava la posizioni giusta, che era di corcarisi supra al scianco destro, le ghinocchia piegate, la mano dritta aperta a palmo in su supra al cuscino e la guancia appuiata alla mano, ’nsirrava l’occhi e di colpo s’addrummisciva.
Spisso per fortuna annava avanti col sonno fino a matino, capace che se lo faciva in una sula tirata, ma inveci certi nuttate, come chista appena passata, fatte sì e no un dù orate di durmuta, s’arrisbigliava senza nisciun motivo e non c’era cchiù verso d’arrinesciri a ripigliari sonno. Una volta, junto allo stremo della disperazioni, si era susuto e sinni era ghiuto a vivirisi mezza buttiglia di whisky, nella spiranza che gli faciva calare sonno.
La conseguenzia era stata che s’era appresentato in commissariato all’alba e completamenti ’mbriaco. Si susì, annò a rapriri la porta-finestra della verandina.
La jornata che s’appresentava ’na vera billizza, tutta tirata a lucito, pariva un quatro ancora frisco di colore. La risacca assaccava però tanticchia cchiù forte del solito. Niscì fora ed ebbe un addrizzuni di friddo. Si era a mità majo e in altri tempi già ci sarebbi stato un cavudo squasi estivo, invece la jornata pariva ancora marzulina. Forsi si sarebbi guastata verso la fine della matinata. A mano dritta, da monte Russello, arrancava già qualchi nuvola nivura.

Trasì, annò in cucina e si priparò il cafè. Si vippi la prima tazza e si chiuì in bagno. Quanno niscì, vistuto, pigliò la secunna tazza di cafè e se l’anno a viviri assittato nella verandina. «Matutino è stamattina, commissario!». Isò ’na mano in signo di saluto. Era il signor Puccio che ammuttava la varca in acqua, ci acchianava, principiava a remare puntanno al largo.
Da quanti anni era che gli vidiva sempre fari gli stissi movimenti? Po’ si perse a taliare il volo d’un gabbiano. Oramà gabbiani sinni vidivano picca, va a sapiri pirchì avivano traslocato in paisi. Ma macari a Montelusa, a deci chilometri dalla costa, ci nn’erano a centinara, era come se l’aceddri si fossero stuffati del mari e sinni stissiro alla larga dalle onde.
Pirchì si erano arridotti a circare il loro mangiari nella munnizza citatina invici di annari a piscarisi pisci frisco? Pirchì si erano degradati fino a dovirisi sciarriari coi surci per una testa di pisci putrefatto? Ma si erano volutamente arridotti accussì o era cangiato qualichi cosa nell’ordine della natura? Tutto ìnzemmula il gabbiano chiuì l’ali e accomenzò a picchiare verso la spiaggia. Che aviva visto? Ma quanno arrivò a toccare col becco la pilaja invece di risollevarsi in aria con la preda, s’afflosciò addivintò un immobili mucchietto di pinni cataminate a leggio dal vinticeddro di prima matina. Forse gli avivano sparato, a malgrado che il comissario non aviva sintuto nisciun colpo di fucile. Ma chi era l’imbecille che potiva mittirisi a sparare a un gabbiano?

L’aceddro, che distava ’na trentina di passi dalla verandina, di certo era morto. Ma po’, mentri che Montalbano lo stava a taliare, ebbi come un fremito, si rizzò faticanno sulle zampe, s’inclinò tutto da un lato, raprì una sula ala, quella cchiù vicina alla rina, e si mise a firriare su se stesso, mentre la punta dell’ala gli addisignava un circolo torno torno e il becco stava isato verso il cielo in una posa innaturale che gli faciva il collo tutto storto.
Ma che stava facenno, abballava? Abballava e cantava. Anzi no, non cantava, il sono che gli nisciva fora dal becco era roco, dispirato, pariva che addimannava aiuto. E ogni tanto, sempri firrianno, addrizzava il collo tendendolo in alto fino all’inverosimili e col becco ora faciva avanti e narrè, parivano un vrazzo e ’na mano che volivano posari qualichi cosa in àvuto e non ci arriniscivano. Montalbano in un vidiri e svidiri scinnì supra la pilaja e gli arrivò a un passo.

Il gabbiano manco fici ’nzinga di averlo viduto, ma subito appresso il sò firriare principiò a farisi incerto, sempre cchiù traballiante e alla fine l’aceddro, doppo un sono altissimo che parse umano, perso l’appojo dell’ala, s’accasciò di lato e morì. «Ha abballato la so morti»—pinsò il commissario, ’mpressionato da quello che aviva appena viduto. Ma non voliva lassarlo ai cani, alle formicole. L’agguantò per le ali e se lo portò nella verandina. Anno in cucina e pigliò un sacchetto di plastica. Ci mise dintra l’aceddro e lo zavorrò con dù petre firrigne che tiniva ’n casa per billizza, si levò scarpe, pantaloni e cammisa, trasì a mare in mutanne, arrivò all’acqua al collo, fici roteare forti forti il sacchetto e lo lanciò più lontano che potè. Torno a la casa ad asciucarisi che era ’mbarsamato dal friddo. Per quadiadirisi, si fici un’altra cafittera e si vippi il cafè bollente. Mentre era in machina verso Punta Raisi, il pinsero gli tornò al gabbiano che aviva viduto abballari e moriri. Va a sapiri pirchì, aviva la ’mpressioni che l’aceddri erano eterni e quanno gli era capitato di vidirinni a qualcuno morto era stato sempri pigliato da ’na liggera maraviglia, come si prova davanti a qualichi cosa che non si pinsava che potissi succidiri mai. Era squasi certo che al gabbiano che aviva viduto moriri non gli avivano sparato. Squasi certo, pirchì forse l’avivano pigliato con un solo pallino che non gli aviva fatto nesciri manco ’na guccia di sangue, ma era stato bastevole ad ammazzarlo. Morivano tutti accussì, i gabbiani, facenno quella speci di balletto straziante? La scena di quella morti non se la potiva livari dalla testa. Appena ghiunto all’aeroporto, talianno il quatro elettronico dell’arrivi, ebbe la bella e prevedibile notizia che il volo che aspittava portava un’orata e passa di ritardo. E come ti sbagliavi? C’era ’na cosa che fusse ’na cosa che in Italia partiva o arrivava nell’orario stabilito?

I treni portavano ritardo, l’aerei macari, i traghetti ci voliva la mano di Dio a farli salpare, la posta non ne parlamo, l’autobus addirittura si pirdivano nel trafico, l’opiri pubbliche sgarravano di cinco- deci anni, ’na liggi qualisisiasi arritardava anni a essiri approvata, i processi ritardavano, persino i pogrammi televisivi accomenzavano sempri con una mezzorata di ritardo sul previsto...

Quanno principiava a raggiunari supra a ’sti cosi a Montalbano il sangue ci addivintava ’na pesta.
Ma non aviva nisciuna gana d’ammostrarisi di malo umore a Livia quanno sarebbi arrivata. Abbisognava passari quell’orata sbariannosi.
Il viaggio matutino gli aviva fatto smorcare tanticchia di pititto. Cosa stramma, datosi che non faciva mai colazioni. Annò al bar che c’era ’na fila da ufficio postali il jorno di pagamento delle pinsioni. Po’ finalmenti attoccò a lui.
«Un cafè e un cornetto».
«Cornetti niente».
«Sono finiti?».
«No. Stamattina hanno tardato a portarceli, li avremo tra ’na mezzorata».
Macari i cornetti portavano ritardo!

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La solita storia

Il presidente accusa "I giudici vogliono ribaltare l'esito delle elezioni ..". Come nel 1994, dove altri grumi eversivi, le toghe rosse causarono la caduta del Berlusconi I, con l'avviso di garanzia a Napoli.
"Accuse da cui sono stato assolto dopo dieci anni".

A parte che nel 1994 era un avviso di comparizione. Appreso non dal Corriere (come racconta), ma dai carabinieri che lo telefonarono la sera prima il 21 novembre 1994.
L'inchiesta riguardava le tangenti alla guardia di Finanza, tanto per la cronaca.
E, sempre per la cronaca, il governo cadde per la sfiducia del partito di Bossi, sulla riforma delle pensioni.
Oggi, dopo la condanna all'avvocato Mills, con l'indagine della procura di Napoli sui rifiuti e sull'inceneritore di Acerra, forse gli sembra un ritorno al passato.

Cui si aggiunge la crisi della giunta in Sicilia, la scomunica dei traditori, con la legge contra Personam (il DDL di Gasparri e Quagliariello); con i pasticci sui fondi per i terremotati in Abruzzo. Dopo le parole drammatiche del governatore Draghi su disoccupazione, lavoratori senza tutela, precari, che qualcuno ha scambiato per un discorso all'insegna dell'ottimismo.Come ottimisti dovranno essere gli aquilani, cui il premier, dopo aver concesso le sue ville, li manderà in vacanza in crociera.

Chiaro che in questo contesto, si debbano tirar fuori i soliti clichè che hanno sempre funzionato nel passato: la giustizia ad orologeria, l'opposizione che insulta (solo lui può insultare), magistrati eversivi.

Strano poi: lo odia tanto, ma poi per far valere i suoi diritti, proprio alla magistratura si rivolge: il fotografo Zappadu è stato denunciato per violazione della privacy su esposto dell'avvocato Ghedini.
Il fotografo parla di " ospiti del presidente del Consiglio che scendono da aerei militari" e di altre foto "scattate nel residence Il Country di Porto Rotondo: ci sono ospiti di Berlusconi, alcune in bikini e topless, e anche qui sono ricorso al pixel".
Quando il gioco si fa sporco ..


A proposito di case e di ricostruzione, stasera Report parla delle speculazioni edilizie che avvengono nelle nostre città.
Tante case vuote, tante domande di case e tanti cantieri che spuntano.

29 maggio 2009

Ricostruzioni di assoluta fantasia

A proposito di bufale e ricostruzione giornalistiche sul caso B. :
Immediata la replica di Niccolò Ghedini [all'articolo de
L'espresso l'Harem di B.], parlamentare Pdl e legale di Berlusconi. «Le notizie apparse quali anticipazioni di un articolo che dovrebbe essere pubblicato nel prossimo numero del settimanale 'L'Espresso' sono destituite di ogni fondamento - si legge in una nota - e saranno oggetto di tutte le azioni giudiziarie del caso. Trattasi di ricostruzioni di assoluta fantasia asseritamente narrate da anonimi e non riscontrabili frequentatori di Villa Certosa e del Presidente Berlusconi che saranno facilmente smentibili nelle sedi appropriate. Vengono addirittura riportate sintesi o stralci di conversazioni telefoniche che sono, come già accaduto in un recente passato, del tutto inesistenti e inventate».

«Conversazioni siffatte - prosegue Ghedini - non sono mai esistite e gli interlocutori citati potranno ampiamente testimoniarlo. E del resto non è dato comprendere come L'espresso' potrebbe essere in possesso di intercettazioni mai depositate e ad oggi completamente distrutte dall'autorità giudiziarie».


L'Espresso ribadisce la veridicità di quanto scritto.

A proposito di ricostruzione di fantasia e articoli basati su rivelazioni sensazionali di personaggi poi finiti in carcere, vi ricordate la campagna organizzata sul caso Telekom Serbia (raccontata nel libri La Repubblica del ricatto)?

Sfilata di politici, come testimoni, al processo che vede Igor Marini e altre nove persone imputate per la vicenda Telekom Serbia. Valter Veltroni, Francesco Rutelli, Clemente Mastella e Lamberto Dini sono comparsi oggi davanti alla V sezione del Tribunale diRoma ed hanno negato di conoscere gli imputati. Solo Mastella ha detto di avere incontrato una volta Marini, nella sua casa di Ceppaloni, dove lo stesso si era presentato insieme con la sua allora moglie, l'attrice Isabel Russinova.
I politici erano stati citati (tra loro anche Romano Prodi e Piero Fassino, non presenti oggi in aula) in quanto parti offese nel procedimento che vede attribuiti a Igor Marini una sessantina di episodi ritenuti calunniosi. Si tratta delle rivelazioni fatte sul presunto giro di tangenti che avrebbe scandito la scalata a Telekom Serbia. [
Unità la grande bufala va aa giudizio]

A proposito di stampa estera,
Time magazine conia il termine "Berlusconistan":
"Is there anyone who has any questions about underage females?" Not the typical way for the leader of a G8 nation to begin a formal news conference. But this is Italy in the age of Silvio Berlusconi, the land of a flamboyant billionaire Prime Minister whose ambiguous relationship with an 18-year-old aspiring showgirl have dominated public debate for most of the month of may. Welcome to springtime in Berlusconistan.

Rete, bastone e carota

Dopo aver parlato dei poliziotti panzoni, il ministro Brunetta si lancia contro l'uso di Facebook (e in generale della rete) nella pubblica amministrazione.
Su Punto informatico si discerta sui risvolti penali della vicenda (l'impiegato compie abuso d'ufficio o peculato d'uso quando usa la rete?).
Io mi facico solo una domanda: come potrà, il povero dipendente pubblico, diventare fan del ministro su Facebook (qui la sua pagina), se gli viene negato l'accesso?

Corretto l'idea di combattere i fannulloni. O togliere i compiti burocratici ai poliziotti. Ma niente slogan facili, prego.

D'Avanzo prima e dopo

Vi ricordate l'articolo di Giuseppe D'Avanzo su Repubblica in cui criticava il metodo Travaglio (sul caso Schifani ): Il giornale subito ne approfittò per pontificare ("La bomba Travaglio")
Anche perché è stato proprio Walter Veltroni a voler concedere onori e amplissimo diritto di tribuna al gruppo di facinorosi che ormai fa capo apertamente all’Italia dei valori di Antonio Di Pietro.
Un gruppo che trova nel giovane barricadiero Marco Travaglio il proprio alfiere e protomartire in servizio permanente effettivo.

Le accuse in tv senza contraddittorio di Travaglio al presidente del Senato, Renato Schifani, toccano nervi mai disinfiammati. E al di là della vicenda oggi all’ordine del giorno del Cda Rai e della riunione dell’Agenzia per le garanzie nelle Comunicazioni - vicenda che Schifani liquida con una querela per calunnia e un «sorriso» - in ballo c’è anche un modo di fare informazione ben spiegato sulla Repubblica dal principe dei giornalisti d’inchiesta, Giuseppe D’Avanzo. Sarà che l’onestà di fondo non ammette confini, D’Avanzo impartisce una bella lezione all’idolo dei «vaffa» Travaglio, svelandone il trucco e il profondo inganno.
Poi D'Avanzo si permette di fare le 10 domande: e il giornalista cambia faccia.
Solo in questo Paese uno come Giuseppe D'Avanzo può ancora fare domande anziché inginocchiarsi e chiedere scusa, solo da noi uno come il suo sodale Attilio Bolzoni può vincere il premio «È giornalismo 2008» anziché fare lo stesso, sì, proprio così, inginocchiarsi e ammettere: ho scritto cazzate, riprendetevi il premio.

Magistratura eversiva

Possiamo ancora chiudere le ultime dichiarazioni del premier con "sono le solite battute"?

Abbiamo appena celebrato l'eroico magistrato Falcone, che ecco le parole di accusa:"grumi eversivi" nella magistratura.

I giudici messi nel libro nero insieme ai Pm e ai giornalisti:
Ho sempre detto che per me ci sono tre categorie che fanno male: i delinquenti, i pubblici ministeri e i dentisti. I dentisti però ora usano una punturina per l'anestesia. Ma siccome a me piace il numero tre al loro posto dico i giornalisti, certi giornalisti, guardate in questi giorni

La solita storiella: «ma sono sempre stato assolto». E le prescrizioni, l'amnistia, le leggi ad personam?

A mettere assieme le dichiarazioni fatte, viene un brivido.
La militarizzazione del territorio (per il nucleare).
La magistratura messa in condizioni di non nuocere. Un cancro, un grumo eversivo.
L'opposizione che fa orrore, stalinista.
I giornali che ordiscono complotti e con cui non si parla, non si accettano domande.

Fanno quasi tenerezza, i suoi difensori, non solo avvocati. Quello che tirano fuori il salvataggio di Napoli dell'immondizia, de l'Aquila. Il premier che ha salvato l'Italia?

28 maggio 2009

La storia insegnata con la non storia e con i non personaggi

Sto leggendo questo libro "Settanta" di Simone Sarasso, un ragazzo che nella foto in terza di copertina ricorda il Coliandro di Lucarelli.

Eppure, a poco più di 30 anni ha scritto "Confine di Stato" e "Settanta" appunto: due romanzi in cui il lettore è proiettato senza paracadute negli anni più torbidi della nostra storia.

Gli anni 50 e 60: gli intrighi per il potere nell'Italia democristana, post fascista (nelle apparenze). Un periodo raccontato attraverso tre episodi chiave: il caso di Wilma Montesi, la morte del presidente dell'Agip Enrico Mattei e la strage di Piazza Fontana.
Qui si parte dal Golpe Borghese, il golpe dell'Immacolata della notte del 8 dicembre del 1970, per risalire a tutti gli episodi che noi oggi abbiamo raccolto nella strategia della Tensione, gli anni di piombo.
Simone ha scelto di raccontare la Storia, facendo uso di personaggi non-personaggi.
Mi spiego: è semplice vedere dietro il presidente Argento un Aldo Moro o dietro l'omino Giulio Andreotti. Gelli dietro il Gran Maestro.

Ma questi personaggi partono poi assumono una loro fisionomia, un carattere, che diverge dalla storiografia vera. Come anche alterati sono parte dei fatti raccontati: la strage di Piazza della loggia spostata di un anno per esigenze narrative.

Come mai questa scelta? Lo scoprirete se arrivate a leggere fino a pagina 684, oppure se vi fidate di quanto vi dico.

Come fare per ricreare il clima, il contesto, cosa sia veramente avvenuto nella notte dell'Immacolata del 1970? Le carte processuali raccontano stralci della cronaca. "Pennellate isolate" come le chiama l'autore.
Che a questo punto, deve supporre, andare a naso, inventare.
Sostituendo personaggi veri a quelli reali (il generale Borghese col colonnello Kurtz), o alterando il carattere di questi, il lettore si troverà in un universo narattivo alterato, frutto delle invenzioni romanzesche.

Perchè?
Perchè Simone ha voluto ricostruire il sapore di quel tempo là, piuttosto che non mettere nero su bianco i responsabili delle stragi, delle morti, delle deviazioni.
Ancora oggi, dopo più di 30 anni siamo qui a chiederci quante borse c'erano nella banca dell'Agricoltura a Piazza Fontana.
Quali le responsabilità del generale Delfino a Brescia.

E' vero, non arriverete a scoprire i nomi.
Ma sentirete sulla vostra lingua il sapore del sangue, per gli scontri di piazza. L'odore asfissiante dei lacrimogeni. Il sapore di cordite, il piombo degli anni di piombo. La parlata dei "ligera" a Milano, la Milano dove si muove Ettore Brivido (anche qui, è facile vedere un cero Renato Vallanzasca).

Entrerete nelle sale dove i fratelli massoni hanno deciso come alterare il baricentro della storia italiana, assieme ai nostri cari governanti e agli esponenti dei servizi, non deviati, ma al servizio del potere. Potere criminale.

E' la storia che è stata adattata ai personaggi e non viceversa. Un romanzo corale, dove tutto e tutti sono legati con tutto.Se Simone sarà riuscito nel suo intento, lo scopriremo solo a fine lettura.Che vi assicuro sarà appassionante.

Il suo blog.
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Il mondo alla rovescia

Ma la sicurezza non era il cavallo di battaglia della destra che governa.
Eppure: dopo lo sciopero di Mediaset, ora lo sciopero dei poilziotti Celere.

A ventiquattr'ore dal G8 dei ministri della Giustizia e dell'Interno, sono i "celerini" - proprio quelli che devono garantire l'ordine pubblico contro i disordini dei manifestanti - e non gli anarchici o i no global a creare il primo, serio problema per il Viminale. La protesta degli agenti dei 14 reparti Mobile italiani è originata dal mancato pagamento da gennaio degli straordinari. Ma a rendere ancor più imbarazzante la situazione per i ministri Angelino Alfano e Roberto Maroni che presiederanno il G8 è che la clamorosa forma di protesta degli agenti giunge da un sindacato di recente costituzione. Ma di ispirazione di centrodestra: si tratta del Movimento per la sicurezza affiliato al Coisp che, solo a Roma, ha mille iscritti, quasi tutti del reparto Mobile. E, non a caso, un segretario generale, Adolfo Guglielmi, con un passato nell'Ugl.

"Facciamo turni massacranti anche di 12 ore - tuona Gugliemi - ci spediscono come pacchi postali da una città all'altra per coprire i buchi degli organici. Ci fanno tornare a Roma dalle trasferte a Napoli o da altre città d'Italia perché è più conveniente pagarci 3 o 4 ore di straordinario piuttosto che il pernottamento in albergo. Poi, però, non ci pagano proprio quegli straordinari che ci obbligano a fare". "Sono 5 mesi che non vediamo un centesimo - aggiunge Guglielmi - e intanto le ore di lavoro extra aumentano e i soldi non arrivano, mentre il governo continua a fare operazioni di facciata come quella dei militari e ora delle ronde".

Ma come si permette

Si chiede il leader dell'opposizione: Fareste voi educare i figli da questo signore?
E scatta l'ira dei figli.
Pier Silvio: «Ma come si permette?».
Marina: «Dovrebbe vergognarsi».
Luigi: «Orgoglioso dei valori familiari»


A noi ci accompagnava a scuola il signor Vittorio Mangano ......

Piazza della Loggia: noi non dimentichiamo

"noi non dimentichiamo" era scritto sul cartellone di quanti hanno commemorato la strage di Piazza della Loggia.
Le morti, i silenzi, le coperture, l'assenza di verità e giustizia. Lo Stato che non ha saputo proteggere i suoi cittadini.

E chissà quando (se) vedremo giustizia.
All'ultima udienza del processo mancava la stenografa, ed è iniziata con 2 ore di ritardo. A giudizio un generale dei carabinieri (Francesco Delfino), un ex parlamentare Pino Rauti, e esponenti della destra neofascista Delfo Zorzi (latitante in Giappone), Maurizio Tramonte, Carlo Maria Maggi.

Manlio Milani, associazione familiari delle vittime nell'intervista al TG3 parlava di qualcuno che ancora si muove nell'ombra, anche se in pensione ...

27 maggio 2009

Un pericolo per l'Italia

Oddio, ma cosa sta succendendo? L'Italia è in pericolo?
E chi la sta mettendo in pericolo? Il premier per i suoi comportamenti emersi dalla vicenda Noemi?
Ma come: un politico che governa (maggioranza o opposizione) dal 1994 (e che aveva forti legami con la politica anche da prima) e oggi ci accorgiamo che è un pericolo?

E quando si portava in casa un mafioso come Mangano, non era un pericolo?
Quando ha definito "turisti della democrazia" gli europarlamentari che lo criticavano, non ervamo in pericolo?
Quando ci ha mandato in guerra, in missione di pace, in Iraq e in Afghanistan, al fianco dell'amico Bush.
Quando ha appoggiato (comunque non ostacolato) la politica delle rendition (caso Abu Omar).
Quando si creava una legge per immunizzarsi dai processi, per proteggere il suo conflitto di interessi, le leggi vergogna ...

Non mi piace quello che sto vedendo: la vicenda Noemi (e non la vicenda Mills) riesce laddove non è riuscita la sinistra, i movimenti della società civile, gli intellettuali.

Io ti perdono di Elisabetta Bucciarelli


Al centro di questo noir, il concetto del perdono, secondo diverse sfumature.

Il perdono concesso in confessione per i propri peccati, al mostro che rapisce i bambini nei boschi della Val d'Aosta.
Il perdono che non si riesce a concedere a se stessi, per una sorta di presunzione o crudeltà. Come per Maria Dolores Vergani e il suo rapporto irrisolto con gli uomini che le mostrano il proprio amore.
Il perdono verso i propri padri, quelli adottivi e quelli che ti hanno abbandonato ...
Il perdono verso il male, verso chi ti ha fatto dolore.

"La soglia di sopportazione del male. Ognuno ha la sua. l'abitudine a frequentarlo, certo, rafforza. Crudeltà, cattiveria, sadismo, plagio, quante forme esistevano capaci di piegare fino a spezzare il corpo di un uomo? E ognuna doveva fare i conti con le resistenza individuali. Non tutti siamo capaci di attuare le stesse difese. Non siamo permeabili al dolore nello stesso modo. Non abbiamo la stessa consuetudine alla frequentazione del male.Maria Dolores Vergani era corazzata.
Distanza terapeutica più assuefazione alle esercitazioni demoniache. Una bella campana di acciaio che si portava dietro come il carapace di una testuggine o l'armatura di un cavaliere medioevale. Ma esistono sempre delle impercettibili fessure dove l'acqua, la sabbia e l'aria riescono a infiltrarsi. Scavare lentamente e a fondo.Smuovere e corrompere. Di quelle aveva paura".


Più che un giallo, stiamo parlando di un romanzo sociale, poichè affronta in modo anche spietato, freddo, tanti aspetti della nostra vita sociale. L'amore, la violenza, la pedofilia, il sesso, lo stupro.Il meccanismo del giallo diventa solo un tramite per raccontare della Milano piena di locali con ragazze dell'est in cerca di un maschio che le mantenga. Della trasmigrazione dei milanesi chic verso la periferia, in cerca di nuovi territori.

"Al Molly Malone si mangia tanto e bene.I milanesi upper, dopo aver battuto i night conosciuti della metropoli, hanno provvisoriamente lasciato la città in mano a extracomunitari e mandrie d'oltre cortina. Con il bermuda e il polpaccio tatuato d'estate. Con i calzoni stretti e la cmaicia nera d'autunno. I rampolli più o meno cresciuti, se ne vanno invece bel belli a colonizzare l'hinterland, lasciando traccia di sè nel cuore delle fanciulle in età da marito".

Al centro una storia di pedofilia, sui monti dove trascorreva le sue vacanze la Vergani, in Val d'Aosta: bambini che scompaiono e che rimangono marchiati per sempre dalla brutale esperienza. Maria Dolores viene richiamata dal sacerdote del paese, che le chiede di aiutarla in veste di psicologa, ma non vuole e non può raccontarle quanto ha saputo tramite confessione.

Intanto a Milano un'inchiesta che mette assieme prostituzione di ieri (un gruppo di donne tutte imparentate tra loro) sparite improvvisamente dalla circolazione, e la nuova prostituzione di oggi.Belle ragazze dell'est, a caccia di un maschio che le mantenga. Un mucchietto d'ossa risalente agli anni 70, che la porta ad una ragazza scappata da casa, dai genitori.

Su tutte queste storie lo sguardo lucido, verrebbe da dire spietato della Vergani, l'ispettore di polizia della Questura di Milano. Con i suoi problemi di cuore:
"Tanto la Vergani era in grado di comprendere gli altri, sostenerli e svelarli nelle loro malefatte, quanto era totalmente incapace di avvicinarli senza la sua professionale distanza terapeutica. E nelle faccende di cuore, quelle private, era da sempre incapace di utilizzare l'organo preposto. Che non era in mezzo alle gambe, ma al centro del cuore. Alzava barriere, creava labirinti, proponeva difficoltà".

Perchè l'indagine più difficile è quella che Dolores fa su se stessa, sul proprio rapporto irrisolto con i fidanzati, con i genitori, con gli altri. Il proprio passato e il proprio presente.Un noir intenso in cui la componente psicologica è prevalente, quasi un trattato, in cui l'autrice non risparmia nulla, non fa sconti al lettore.

"Cammina e cammina Maria Dolores, e pensa. A quel persono che non riesce a concedere agli altri. Alle parole del prete: sei ancora lontana dalla compassione e dal perdono. La verità poteva essere anche un'altra. Lui aveva perdonato. Accoglieva nel segreto della Confessione quel mostro e lo mandava via redento. Lui, mano di Dio, suo vicario, capace di rimettere i peccati, anche i peggiori. Ma lei no. E' umana, fallibile, non risolta. Convinta di cercare il bene in ognuno e invece sempre più attratta dal male".
Buona lettura!

Il link per ordinare il libro su ibs.
Il blog dedicato al libro, dove trovate altri articoli, recensioni sul libro.
Altri link: blogbookshop, angolonero, il blog di Elisabetta Bucciarelli.
Technorati:

Solidarietà tra lavoratori


Sono morti per cercare di salvare i compagni in difficoltà, i tre operai della raffineria della Saras.

Va tutto bene madama la marchesa

"Milano non è solo quello che avete mostrato .. " così commentava il sindaco di Milano le immagini mostrate dal servizio di Ruotolo e Pozzan ad Annozero.

Sulle intimidazioni mafiose, agli imprenditori che non si piegano alle richieste delle cosche.Camion bruciati, pressioni, avvertimenti.

Ogni volta che parla di mafia, si sentono le stesse risposte: la Sicilia non è solo mafia, non è questa l'immagine di Palermo, Catania, della Calabria ...


P.S.: ogni volta la stessa storia. Tutti gli ospiti berlusconiani che arrivano ad Annozero iniziano dicendo a Travaglio "lei è stato condannato, lei è stato condannato ...". Anzichè rispondere nei fatti a ciò che afferma. Lo ha fatto Lupi, la Moratti...
E' vero: ha delle condanne civili in primo grado, e due condanne penali. Come Belpietro, come Filippo Facci, come Vespa. Nessuna sentenza definitiva.

Aspettiamo per chiamarlo pregiudicato.

26 maggio 2009

I corpi lasciati indietro di Jeffery Deaver

Mi sono lasciato ingannare anch'io, dal maestro del Thriller. Pensando di trovarmi davanti la solita storia della caccia all'uomo (in questo alla donna o meglio alle donne testimoni di un duplice omicidio), nei boschi attorno al lago Mondac, Wisconsin.

E in effetto questo è vero nella prima parte del libro, la più corposa, "aprile": dalla giungla metropolitana alla foresta del nordamerica, tra larici, faggi, rovi e spine e altre piante.In mezzo ad una natura che sembra ostile e respingere gli invasori; in questo contesto si affrontano le due coppie di personaggi. Brynn la poliziotta e Michelle l'attrice , da una parte. E i due killer, Hart l'artista e Lewis il suo compare, assoldato giusto per il colpo nella villa dei Feldman.

A colpi di astuzia, di ingegno, di trappole, come una partita a scacchi, in una sfida in cui emerge la psicologia delle persone, diverse ma poi, si scopre, così uguale, scorre la prima parte. Dove matura il rapporto tra le coppie: Brynn e Michelle che scoprono lati nascosti della propria vita personale, su cui non hanno mai avuto modo di fare i conti fin a quel momento. Ma anche Hart e Brynn (il criminale e la poliziotta), che in un breve istante, hanno un confronto in cui l'uno e l'altro scoprono punti in comune del proprio carattere: la passione per il proprio lavoro, l'incapacità di dedicarsi ad una vita monotona e tranquilla ..
Non mancano i colpi di scena, dove le teorie fatte vengono ribaltate, i buoni non sono così buoni, e dietro gli omicidi ci sono ben altri moventi.

Ma tuttò ciò viene fuori nel secondo capitolo, "maggio", in cui Deaver mette in secondo piano il thriller, per dedicarsi al vero personaggio della storia, Brynn.
Che in una sua personale indagine, riesce a mettere a posto tutte le tessere del puzzle e, soprattutto, riesce a raddrizzare la barra della sua vita.
Chiudere i conti con il passato: col primo marito, da cui si era separata dopo una lite (o forse senza un vero motivo); col figlio, con cui ha avuto troppe colpe da farsi perdonare; col secondo marito Graham, con cui scopre di non aver mai voluto condividere molto della sua vita.

I corpi lasciati indietro, espressione per indicare i morti lasciati sul luogo del delitto per sviare le indagini (ma lo capirete alla fine), diventa quindi un viaggio, un occasione per poter ricominciare a duna nuova vita.

Peccato aver sacrificato troppo presto, e in malo modo, le altre due pedine della storia. Segno che Deaver intende investire molto nel personaggio Brynn, per i prossimi romanzi.

Il sito di Jeffery Deaver.
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Technorati: Jeffery Deaver

Annozero: i soldi son desideri

Si è parlato dell'Expo a Milano, delle opere connesse, di chi le realizzerà, e di chi dovrebbe controllare finaziamenti e appalti.
Da una parte chi rassicurava sull'Expo.

Non ci sono stati ritardi, il governo ha fatto la sua parte con i soldi. Dietro l'Expo ci sono i messaggi per la lotta alla fame, per la solidarietà.
Che l'Expo è una grande vetrina per l'Italia e non possiamo perdere questa occasione.

E allora, tutte le polemiche sulla nomina per l'AD ce le siamo sognate? Per la scelta sulla sede?
Forse.

Come le polemiche su eventuali conflitti di interessi tra il presidente della Soge Bracco, ancora per poco presidente di Assolombarda, nonchè proprietaria di alcune terreni dove sorgeranno le opere.

Terreni, di proprietà dei privati (Tronchetti, gruppo Euromilano, Ligresti) per cui potrebbe essere prevista una variazione d'uso da agricolo a aree edificabili. Sarebbe un bel regalo, per le persone che qualche mese prima han salvato Alitalia.
Ma forse siamo noi ad essere troppo malfidenti: come Di Pietro che si chiedeva che c'azzeccano i palazzoni e i palazzinari con le idee dell'Expo.
L'attuale amministratore Stanca (cui nessuno ha chiesto del doppio incarico) ha dato una rassicurazione forte "faremo di tutto per evitare qualsiani collusione della mafia".

Il sindaco Moratti ricordava il premio di Trasparency per gli appalti pubblici a Milano; il fatto che comunque Milano è l'area con più alto verde (almeno a sentire Legambiente) e col più basso indice di edificabilità.
Sindaco che non si è trattenuta dal raccontare la solita bufala delle due condanne e 2 querele al dottor Travaglio .. "non sarebbe giusto parlare delle persone assenti".
Vero: allora non è il cado nemmeno di citare Ligresti, nemmeno Ferrante, il candidato sindaco finito a lavorare per la Impregilo.

Si è dimenticata di ricordare della sentenza della Corte dei Conti sulle consulenze; della bocciatura alla Commissione antimafia a Milano.

Che a Milano si sta costruendo il quartiere di City Life: 15000 abitanti per 8500 parcheggi. Un appalto affidato al costruttore Ligresti, cui è stato concesso di pagare le aree verdi al comune, anzichè realizzarle. Un affare da 2 miliardi di euro, su cui sta indagando la Corte dei Conti (Report, 2006).

E gli indici di edificabilità e sul verde persono senso se si considera tutta l'area metropolitana.Le vere domande sono due.

Primo, i soldi. ci sono, sono soldi veri, come direbbe Confindustria? Oppure sta succedendo la stessa cosa dell'Abruzzo dove pare non siano ancora arrivato nulla (come sosteneva Bersani).

Secondo: non stiamo correndo il rischio di creare una bolla speculativa a Milano, con tutte queste case, non a prezzi popolari. Case costruite non con i soldi dei costruttori, ma con la copertura delle banche (cioè con i nostri risparmi)? Siamo sicuri che le grandi opere per l'Expo servano veramente?
Technorati:

Pupi e papi


Un momentaccio, proprio un momentaccio.
A pochi giorni dalle europee, dalle amministrative.
Le bacchettate della Cei sulle politiche contri gli immigrati.
Le polemiche per le ricostruzioni in Abruzzo.
Il presidente Raffaele Lombardo in Sicilia, che azzera la giunta.
La vicenda Mills.
L'altra storia, per cui se si dovesse arrivare ad un processo per querela si stabilirà chi ha ragione.
Il fidanzato, il padre, o papi.

Peccato che l'opposizione si compatti su Noemi e non su altre faccende. Il conflitto di interessi, Alitalia, i rapporti con Mangano e Dell'Utri, le leggi ad personam, i presunti brogli del 2006, la vicenda del G8 a Genova, i pestaggi alla Diaz, le controriforme della giustizia, da dove sono venuti i primi soldi per le Holding ...

25 maggio 2009

Report: come è andata a finire?

E noi che pensavamo che le inchieste di Report non avessero poi conseguenze ..
Malfidenti: invece, almeno in qualche caso, le inchieste dei giornalisti hanno avuto seguito.

Come nel caso della moria delle Api ("Il piatto è servito").
Il ministero ha bloccato temporanemante l'uso della concia sulle piantagioni di mais. E le api tornano a stare bene. speriamo che il ministro Zaia mantenga il divieto.

Altra buona notizia, la tolleranza zero contro le spadare ("Mare nostrum").
Una truffa ai danni della comunità europea e del contribuente italiano, che ha pagato rimborsi per pescatori che continuavano ad usare le stesse reti proibite.Due pescatori sono finiti ai domiciliari, dopo il servizio andato in onda, e anche un vigile è finito sotto inchiesta.

Questione derivati ("Il banco vince sempre"): ben prima che esplodesse la crisi mondiale, Report aveva parlato del rischio degli enti locali, esposti per parecchi milioni per i mutui derivati.Come in Puglia (Merril Lynch), nelle Marche e nel Lazio (Lehmann Brothers), al comune di Milano. Le banche avrebbero caricato sul comune delle commissioni occulte.

"La versione ufficiale però è che è tutto sotto controllo, mentre invece i tassi a lungo termine si sono rialzati e questo vuol dire che per esempio i derivati della regione Piemonte sono negativi per più di 100 milioni di euro, il comune di Torino per 114 e il totale negativo è di 1 miliardo e 929 milioni, senza contare i contratti stipulati con le banche estere che arrivano a ben il 60%. Il Ministero dell’ Economia un anno fa ha detto, in attesa di un regolamento l’unica cosa che potete fare è quella di chiudere, se chiudi però i conteggi li fanno le banche, e il regolamento che dica una volta per tutte che cosa si può fare e che cosa no è ancora di là da venire."

Salvataggio Alitalia ("L'intesa"): da una parte un'azienda in liquidazione, la bad company in mano a Fantozzi.Dall'altra CAI, che stenta a decollare: voli soppressi, in ritardi, che partono senza tutti gli assistenti, in deroga alle norme.
Alitalia e Air One che sembrano due serparate in casa, anzichè una sola azienda.
E poi ci sono i creditori, come Eni, Telecom e Starbucks.
Gli azionisti e gli obbligazionisti, che addirittura ritengono di essere stati danneggiati dal decreto emesso del governo.
Hostess costrette a firmare la lettera di assunzione, senza che nessuno spiegasse bene loro che diritti perdevano.

Social card ("Poveri noi"): quanto è costata al contribuente e quanto è servità ai pensionati?Queste le risposte che l'inchiesta ha cercato di dare.

Sacconi dice: “In totale sono stati spesi 1 milione e 400 mila euro”. Come è possibile se 7 milioni di euro sono andati nelle casse dei Caf, se 2 milioni servirebbero per pagare il personale dei call center Se, come dice il sottosegretario all’economia, 1 milione e 149 mila euro sono stati spesi per l’invio delle lettere? Poi c’è il costo della carta: 1 euro e 90 ognuna. Calcolando solo quelle attivate fa 1.047 mila euro.

MILENA GABANELLI IN STUDIO
Poi c’è la pubblicità e una serie di altri costi. Ripeto non è detto che i nostri conti fossero esatti però una risposta ufficiale che comunichi non verità impossibili, ma quanto meno una verosimiglianza per ora non c’è. Nessuno mette in discussione la social card come strumento, la trasparenza però dovrebbe essere un diritto. Come dovrebbe esserlo il pluralismo informativo.


La vicenda di San Marino ("Il re è nero"), con il flusso di denaro verso le banche sanmarinesi:

MILENA GABANELLI IN STUDIO Quale sarebbe il problema che il denaro partito da uno sportello italiano, ma finto italiano perché controllato da San Marino, transitava su San Marino e poi ritornava in Italia lavato e detassato. Quindi non si sa se questo denaro è frutto di attività lecita oppure proviene da evasione fiscale, da nero o criminalità. Comunque giovedì scorso, il Tribunale della Libertà ha mandato ai domiciliari stretti i dirigenti arrestati il 3 maggio scorso e confermato l’impianto accusatorio. Dopo la nostra puntata invece la stampa locale titolava: “Report, il Governo convoca l’Ambasciatore Italiano”, “Indignazione del Governo: trasmissione volutamente distorta”, “Report: The Day After”, “Dal Titano con furore”. Paolo Mondani è ritornato in Romagna.

E in romagna non è stato accolto bene, dai cittadini del monte Titano, che non accettavano l'immagine data dalla trasmissione.

Infine, il monopolio televisivo, raccontato in "Modulazione di frequenze". Si è parlato della procedura di infrazione europea, chiusa secondo il governo, in realtà ancora aperta finchè non si ottempererà alle richieste europee e alle promesse fatte.
Peccato che le nuove licenze multiplex (legate al passaggio al digitale terrestre) siano state assegnate senza gara:

BERNARDO IOVENE FUORI CAMPO
Le nuove 5 reti multiplex saranno assegnate senza un’asta, ma con il sistema Beauty Contest, il riferimento è ai concorsi di bellezza, la giuria è nominata dal Ministero.
PAOLO GENTILONI – MINISTRO DELLE COMUNICAZIONI 2006-2008
Insomma parliamoci chiaro, noi siamo un governo il cui Presidente del Consiglio e’ il proprietario della nostra maggiore azienda televisiva. E’ normale che sia questo governo ad assegnare le frequenze senza un’asta? C’e’ un rischio di discrezionalità totale nelle offerte in cui non girano offerte economiche.
BERNARDO IOVENE FUORI CAMPO
La delibera dell’Autorità indica un tetto di 5 multiplex per un solo proprietario, ma poi permette di aggiungerne un altro per la tv sul telefonino.


Ma i nuovi canali garantiranno finalmente un maggiore pluralismo informativo?

BERNARDO IOVENE FUORI CAMPO
Il digitale è al nastro di partenza, ci saranno più di 100 canali che trasmetteranno su 21 multiplex nazionali così distribuiti.
STEFANO MANNONI – COMMISSARIO AGCOM
Quattro a Rai, 4 a Mediaset, 3 a Telecom Italia, 2 a gruppo Espresso, 1 a D Free che e’ Tarak Ben Ammar, 1 a Tele Capri e 1 a Centro Europa 7. Siamo a 16, a cui deve aggiungere le 5 che vengono messe a gara e si arriva a 21.
BERNARDO IOVENE FUORI CAMPO
Attualmente i multiplex sono 16, ognuno ha una capacità di 5-6 canali, definiti tecnicamente programmi. La legge Gasparri dice che un unico soggetto non può superare il 20% dei programmi complessivi. Altro Consumo ha fatto un conteggio e ha denunciato all’Agcom, che RTI- Mediaset supera questo limite, ha 14 canali su 47, cioè il 29,7%.

Insomma, il rischio è che vedremo sempre i soliti contenuti. E poi ci chiadiamo perchè siamo stati retrocessi da Freedom House ..

Sono i cittadini a chiedere chiarezza

La reazione della stampa estera (tutti coinvolti nel complotto, una sorta di Spectre italiana?).
L'editoriale di Don Sciortino, riporato da Repubblica
"Sono i cittadini, gli elettori a chiedere chiarezza".
L'intervista al papà su Il mattino, che minaccia querele.

Libero parla di sinistra che si indigna per finta, per attaccare il cavaliere. Un gran casino per nulla ...

Eppure le immagini e le parole del family day ce le ricordiamo. Sui valori cristiani:

17.30 - "Sono qui per sostenere questa manifestazione in difesa della famiglia. Ero indeciso se esserci, non volevo che fosse strumentalizzata una mia presenza. Bisogna denunciare l'attacco alla Chiesa che viene da molte parti, da chi vorrebbe limitare la libertà della Chiesa", ha detto ancora Berlusconi.


16.40 - Prima di arrivare a piazza San Giovanni per il Family Day, Silvio Berlusconi ha criticato i cosiddetti "cattolici di sinistra". "Sono in una contraddizione insuperabile. Non si può essere allo stesso tempo cattolici, e come tali riguardosi della dottrina della Chiesa e dei suoi insegnamenti su varie questioni, e stare invece con chi è frontalmente dall'altra parte", ha detto.


Spero che su questa storia si faccia chiarezza, tra le varie versioni ....
Perchè non ne vorrei più parlare. Grazie.


Il rapporto Caio sulla rete


Sta girando in rete il rapporto che traccia lo sviluppo della rete internet: il rapporto Caio, di cui parla Mantellini su Punto Informatico e anche qui.

Il rapporto disegna il futuro della rete, il ruolo delle TLC e del governo.
In un intervista su Repubblica,
l'AD di Telecom disse:
Dottor Bernabè qualè il pericolo dell'avanzata nel mercato di Google e Apple per una società come Telecom Italia?

«Il pericolo potenziale è che il ruolo di una società di tlc possa ridursi a mero trasportatore di dati con i servizi che invece vengono erogati da altri soggetti, a cui spetterebbero anche i succosi ricavi che ne derivano».

Che è proprio l'esatto contrario di quello che vorremmo noi utenti. Servizi separati dal carrier.
Sarà bene vigilare su quanto succederà alla rete Internet, qui in Italia. Visti i conflitti di interesse esistenti nella televisione, sui giornali.
La Class action non retroattiva che stenta ad arrivare.
Visti i troppi interessi economici dietro la nuova rete:
L'obiettivo è, manco a dirlo, il superamento degli interessi pur leciti ma personali delle singole aziende in favore di un interesse generale: l'intervento pubblico, per una infrastruttura in comune ai vari player, è possibile e concorrerebbe ad un totale di circa 10 miliardi di euro in 5 anni. Al termine ci sarebbero 10 milioni di famiglie italiane servite da fibra e banda larga per davvero, e chi avesse deciso di investire potrebbe trovarsi con un ROI compreso nell'interessante forchetta del 11-16 per cento in 10 anni. Per le altre ipotesi il costo è inferiore, ma così pure i ritorni dell'investimento.

Il tutto, lo ribadisce in conclusione lo stesso Caio, dipende essenzialmente dalle decisioni che prenderà il Governo: occorrerà "Definire l'obbiettivo strategico per l'infrastruttura digitale in Italia", quale sia il "Livello di ambizione nel contesto internazionale", quale la "Priorità relativa del processo" e soprattutto quali i "Fondi disponibili". Quel che appare certo è che oggi l'Italia è in ritardo, e un'accelerazione in questo settore è quanto meno necessaria se si vuole riuscire a tenere il passo dei migliori in Europa e nel mondo.

Mauro Rostagno: La vera rivoluzione è qui

L'ultima lettera di Mauro Rostagno scritta a Renato Curcio (citata dal libro di Bolzoni, D'Avanzo):
Ho cominciato a mandare le telecamere tra la gente, farla parlare, ho fatto un gran casino sull'acqua (che manca ed è inquinata), sulla monnezza (le città sporche, i traffici loschi della nettezza urbana), sulle case popolari, sulle scuole antigieniche e carenti, sui palazzi di giustizia lasciati deserti di sostituti procuratori, soprattutto sulla sanità pubblica.
Si getta alle spalle il lungo sonno agitato, i lacci e le catene. L'unica cosa che rimane delle sue molte vite, felici e agre, è il meglio che Mauro ha: l'insopprimibile desiderio di vivere.
E questo desiderio la natura, lo stile del suo modo di fare giornalismo.Non gli interessa la cronaca, che informa ma non fa conoscere. Vuole comunicare la vita.

Ho scelto di non fare televisione seduto dietro a una scrivania, ma in mezzo alla gente, con un microfono in pugno, mentre i fatti succedono.

Sociologicamente si chiama "primato dell'esistenziale sul teorico": e già questo, a Trapani, è profondamente antimafioso. Mauro, che ha sempre voluto sfuggire alla prigionia della coerenza, avverte che questo lavoro è coerente con la sua vita passata e le idee che ha coltivato.
Vede la sottile trama che annoda i nuovi giorni, la nuova fatica, alle speranze di un tempo.

La vera rivoluzione è qui a Trapani.
Le tensioni che mi sentivo dentro nel Sessantotto culturalmente possedevano già un vestito, la rivoluzione.

E avevano pure una biancheria intima, l'ideologia marxista.Tutto il movimento di quegli anni è stato una grande emersione del nuovo che si vestiva di vecchio.Non siamo neppure riusciti a inventarci un linguaggio: usavamo parole antiche, terrificanti, inutili. Adesso, questa cosa non la chiamo più rivoluzione, non ci vedo più alcun rapporto col marxismo.

Però la vivo come una sfida molto più impegnativa: è la vita, il diritto di vivere.E la lotta alla mafia esprime la stessa identica esigenza di un tempo: la gioia di vivere. è un altro Mauro o è sempre lo stesso? Chissà.

In quei mesi scrive ancora a Curcio:
Ah, Renato, che veloce la vita e quanto lenta.
Adesso leggo furiosamente libri tutti diversi da prima.

Il maxiprocesso, la mafia. Soprattutto leggo sentenze-ordinanze, scritte da magistrati nelle istruttorie di processi di mafia e di malaffare.
Cerco di capire, ricostruire, decifrare.
Cosa Nostra, le commissioni, i soldati, gli uomini d'onore, i politici, gli affari, gli appalti, le tangenti ... i Trapanesi, le connessioni coi Catanesi, i Minore, i Cavalieri del lavoro, Santapaola, Liggio, Agate.

Di Rostagno e del suo omicidio ne ha parlato Blu notte nella puntata "Trapani, coppole e colletti bianchi"

Frost Nixon : l'importanza di una immagine

La storia dell'intervista che il conduttore David Frost ottenne dall'ex presidente Nixon, dopo le dimissioni da presidente per la vicenda Watergate.

Un'intervista milionaria, in quattro sedute.Nelle prime, Nixon riuscì a mettere sotto il giornalista, sfruttando la sua parlantina, sviando il discorso su temi di politica estera.

Ma nell'ultima parte, Frost riuscì dove altri giornalisti, giudici, politici non erano riusciti.Riuscì a mettere alle corde il presidente e a fargli provare vergogna per quello che aveva fatto.

James Reston, Jr. (uno dei giornalisti che costruì l'intervista):
"You know the first and greatest sin of the deception of television is that it simplifies; it diminishes great, complex ideas, trenches of time; whole careers become reduced to a single snapshot. At first I couldn't understand why Bob Zelnick was quite as euphoric as he was after the interviews, or why John Birt felt moved to strip naked and rush into the ocean to celebrate. But that was before I really understood the reductive power of the close-up, because David had succeeded on that final day, in getting for a fleeting moment what no investigative journalist, no state prosecutor, no judiciary committee or political enemy had managed to get; Richard Nixon's face swollen and ravaged by loneliness, self-loathing and defeat. The rest of the project and its failings would not only be forgotten, they would totally cease to exist. "

Quell'immagine, delle telecamere sul suo volto, fecero il giro del mondo.
Richard Nixon:
"I let them down. I let down my friends, I let down my country, and worst of all I let down our system of government, and the dreams of all those young people that ought to get into government but now they think; 'Oh it's all too corrupt and the rest'. Yeah... I let the American people down. And I'm gonna have to carry that burden with me for the rest of my life. My political life is over. "

Il sito del film in Italiano e su imdb.

24 maggio 2009

Come il cavaliere comanda

Avrei voluto scrivere "come Dio comanda" come il libro di Ammaniti, ma poi ho pensato "non nominare ..".
Brutto rendersi conti di aver avuto ragione, io l'avevo detto ben prima.
Tutto quanto sta succedendo in questi giorni, e quanto già avvenuto nei mesi passati, si inserisce in un quadro a me chiaro.
Primo, l'elezione e la campagna elettorale fatta puntando sui soliti clichè: sicurezza, un nemico esterno, l'uomo forte al comando. l'uomo in cui riconoscersi, non colto, ma potente. Attorniato da una corte riverente.
L'uomo capace di risolvere i problemi degli italiani, con piglio feroce, non importa come.
Non importa che fine hanno fatto la monnezza in Campania. Chi sta dietro la cordata di Alitalia. Dei conflitti di interesse.
Chi ha causato a crisi. L'importante è agire: a parole, a spot, con frasi forti, ad effetto.

Poi ti rendi immune da problemi giudiziari. Col Lodo, imposto a colpi di ricatti (i 20000 processi bloccati ..).

Poi inizi una feroce campagna contro i nemici: magistratura (contro cui si agita la riforma della giustizia, che diminuirebbe i loro poteri, limiterebbe la loro autonomia), informazione (quella rimasta), l'opposizione.
Poi fai passare le leggi "di regime", coprendole con motivazioni riguardanti la sicurezza. Leggi che colpiscono la libertà di informazione (non si possono pubblicare atti giudiziari, intercettazioni), smontano il ruolo delle forze di polizia (con le ronde). Umiliano al ruolo di delatori medici e presidi.

Dalle leggi che irrobustiscono i poteri, si passa poi alla demolizione dei pesi e contrappesi della nostra democrazia: questo avviene tramite tanti piccoli attacchi. Dal caso Englaro, le polemiche sul rapporto con la ragazza che lo chiama "Papi", la polizia mandata contro gli studenti dell'onda.
L'unica opposizione è quella che inciucia?
Ed ecco l'ultimo colpo: diminuire i parlamentari (già qualche mese fa ci aveva provato, con la proposta di far votare solo i capigruppo). Una sorta di Aventino senza Aventino.
Una legge di iniziativa popolare, dice, facendo credere che lui fa solo la volotà del popolo.
Poco importa delle tensioni sociali (cui ha pure parlato Confidustria, per poi applaudire agli attacchi ai magistrati). Il Cavaliere saprà sfruttare le tensioni, dei lavoratori licenziati, degli studenti, di tutti quanti stanno sprofondando nelle fasce a rischio, per rinforzare il suo potere.

Per arrivare ad una democrazia presidenziale, forte. Dove chi comanda ha potere su tutto.
Potere giudiziario, forze di polizia, Parlamento (pletorico)e indirettamente su tutte le caste e baronie di italiopoli.
Università, enti locali, regioni, comuni.

Perchè gli italiani lo hanno votato, con una sorta di delega in bianco che lo emenda ,da tutti i peccati del mondo, ha il gradimento altissimo, non intaccato da sentenze e scandali. Agli italiani piace così. C'è addirittura chi lo vorrebbe insignito del nobel: lui che ha dato dell'eroe al mafioso Mangano. Che è stato assolto per insufficienza di prove, perchè il fatto non costituisce più reato, per prescrizione ...

Stasera Report dedica la puntata a illustrarci "Come è andata a finire".

Come sono andati a finire le soluzioni Alitalia, la questione dei derivati (che in parte ha causato la crisi), le frequenze Rai e Mediaset. Giusto per capire se, oltre ai problemi suoi, il cavaliere ha risolto veramente anche i nostri.

PS: il giudice Gandus, nel 2005, assolse Formigoni, accusato di corruzione e abuso d'ufficio. Nel processo era coinvolto anche il cavaliere, che scaricò le responsabilità sul fratello Paolo, che patteggiò con 52 milioni di multa.
La Gandus è dunque nemica quando condanna e non lo è quando assolve o consente al patteggiamento.

Ieri sera, Cornacchione a Che tempo che fa, nel suo sketch, di candidato italiano alle europee, ripeteva a Londra gli spot, gli slogan, le frasi usati dai berlusconiani in Italia.
Meno stato, più condoni, via gli immigrati. E' stato preso, quando andava bene, per un comito dei Monthy Phyton. Quando andava male per un mafioso italiano. "Tornatene in Italia!".
Ma li siamo in Inghilterra.




Italia Anno zero









Italia Anno Zero




Marco Travaglio





Vauro





Beatrice Borromeo





Dal 2006 al 2009 la storia in presa diretta attraverso gli interventi di Marco Travaglio, le vignette di Vauro e le testimonianze dei giovani intervistati da Beatrice Borromeo.



Vi consiglio questo libro




Finalmente, eravamo in tanti ad aspettarlo: un libro che raccogliesse tutti gli interventi di Marco Travaglio (Posta prioritaria, arrivano i mostri..), le vignette di Vauro, i giovani intervistati da Beatrice Borromeo nel corso delle tre edizioni (fin'ora, ma non è mai detto) di Annozero.
La trasmissione di Michele Santoro che è riuscita a scontentare la sinistra mentre il governava il centrosinistra di Prodi e il centrodestra del sempreverde Berlusconi (i governi Berlusconi III, IV verrano nominati dagli storici come le dinastie dei fartaoni).
Testimonianza di un giornalismo scomodo, capace di stare con la schiena dritta, di non guardare in faccia a nessuno e di riuscire quasi sempre nel suo compito.
Che è quello di cane da guardia della politica.

Mastella ministro della giustizia? E Vauro lo ritrae come Madre Teresa; stesso trattamento poco riguardoso riservato al ministro Amato (ex Tesoriere di Craxi riscoperto giustizialista) e a D'Alema sponsor dei capitani coraggiosi della prima scalata di Telecom (in debito) e invischiato nell'inchiesta dei furbetti del quartierino.

Ma c'è anche spazio per i conflitti di interessi del presidente del Consiglio; per tutti i condannati, indagati, pregiudicati in Parlamento, reduci da prima e seconda repubblica, che sono stati sbertucciati dal V-Day di Grillo.
In quale altra trasmissione sono stati mostrati gli spezzoni delle due giornate organizzate per pulire il Parlamento e per l'informazione libera (senza contributi di stato)?

In questo libro c'è modo di ritornare su tutte le inchieste, gli approfondimenti fatti ad Annozero: la mafia, la crisi, la vicenda Alitalia, l'indulto extra large che non è servito a liberare le carceri, le periferie delle grandi città. Una specie di nodo al fazzoletto, per coloro che non intendono dimenticare chi sono, chi erano, cosa hanno fatto i nostri governanti.

Ad Annozero, e in poche altre tramissioni si è raccontato di chi fossero i Geronzi, i Tronchetti, i Colaninno. Ad Annozero sono state raccontato in modo sufficientemente chiaro per farsene una opinione le inchieste Why Not, le scalate dell'estate del 2005, i furbetti del quartierino, il vero dossieraggio Telecom (e il Sismi di Pollari) e il presunto dossieraggio di Gioacchino Genchi.
Gli attacchi ai magistrati (Forleo e De Magistris, che in questa trasmissione hanno potuto almeno parlare).

Può non piacere la trasmissione Annozero, che qualche critico televisivo ha definito "vecchia" secondo uno stile ammuffito.
Ma almeno ha il merito di far discutere, senza nascondersi dietro nessun politico, nessun partito, nessun potente.
E di questi giorni vuol dire tanto.
Nel blog potete trovare i post sulle puntate trasmesse qui.
Inchieste, video, e tutto il resto, lo trovate sul sito della trasmissione.


P.S. non poteva mancare, a fine libro, la serie "casa Rutelli" di Vauro.

Il link per ordinare il libro su ibs.
Il post sul blog dell'editore Chiarelettere.
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23 maggio 2009

Eroi di Stato : Giovanni Falcone


“Fortunato il paese che non ha bisogni di eroi”.
Bertold Brecht

E noi, parafrasando Brecht, non siamo un paese fortunato. Sfortunati e senza memoria. E' il caso, allora, di ricordare i nostri eroi. Tanto vituperati da vivi, tanto celebrati da morti.
Sono convinto che, molte delle persone che partecipano commosse alle celebrazioni (Moro, Falcone, Borsellino, D'Antona), siano lì solo per verificare che siano veramente morte.

Leggetevi il libro di Giommaria Monti "Falcone e Borsellino. La calunnia il tradimento e la tragedia".

Iniziamo da Giovanni Falcone. Ucciso dalla mafia con 500 kg di tritolo a Capaci.
".. ti ricordi u carruzzere vicinu unni aspittai ddocu, ddocu a Capaci unni ci fici l’attentatuni, avia l’officina " è la frase intercettata dalla squadra della Dia che si mise sulle tracce dei killer, che portò ad una svolta delle indagini.

Da quella gli investigatori si resero conto che le persone che stanno pedinando sono effettivamente coinvolte nella strage.
Nino Gioè e Gioacchino La Barbera. Che portarono poi a Brusca e a Totò Riina.

La mafia dei corleonesi, che con Falcone aveva un conto aperto. Un conto aperto quando decise che la mafia andava combattuta, senza compromessi, accordi.

Ricordiamolo con due celebri frasi:
"Si muore generalmente perché si è soli o perché si è entrati in un gioco troppo grande. Si muore spesso perché non si dispone delle necessarie alleanze, perché si è privi di sostegno. In Sicilia la mafia colpisce i servitori dello Stato che lo Stato non è riuscito a proteggere."

"La mafia è un fenomeno umano e come tutti i fenomeni umani ha un principio, una sua evoluzione e avrà quindi anche una fine."

Verrà un giorno in cui diremo "c'era una volta la mafia".
Technorati: Giovanni Falcone

22 maggio 2009

Il cemento della vergogna

Un viadotto della Caltanisetta-Gela è parzialmente crollato. Sfiorata la strage.
Come era stato costruito quel viadotto? Con che cemento?

La Calcestruzzi-Spa (già sotto indagine dalla procura di Caltanisetta per la storia del cemento truccato) ha precisato che non c'entra.
Appresa la notizia, molti hanno pensato alle recenti vicende del cemento impoverito, lo scandalo che ha coinvolto la Calcestruzzi spa e che proprio a Gela interessa il palazzo di giustizia e la diga foranea, oltre a un tratto di strada della Gela-Licata. Ma l'azienda Lombarda nel pomeriggio ha precisato di non aver effettuato forniture per la realizzazione della Statale 626.
Intanto, il ministro delle Infrastrutture, Altero Matteoli, dice che "quanto accaduto è gravissimo. Non è accettabile che un'opera inaugurata solo nel 2006 possa subire una crisi strutturale così dirompente. E' mia intenzione verificare la possibilità di nominare un commissario".


E il sindaco di Gela, Rosario Crocetta, parla di "vergogna inaccettabile. D'altra parte - dice - lo scandalo del calcestruzzo interessa in lungo e in largo la penisola, da Caltanissetta, da dove è partita l'inchiesta nei confronti della Calcestruzzi spa, sino all'Abruzzo".

L'autostrada era stata inaugurata dall'allora presidente Cuffaro nel 2006:
Ed a tal proposito il presidente della Regione Cuffaro è stato molto esplicito quando ha affermato di “avere messo tra i suoi impegni il completamento della Caltanissetta-Gela con una tangenziale”.

Il presidente risponde al comico

Qui la risposta di Napolitano al comico Grillo. Le cinque domande sul Lodo Alfano.
Perchè queste domande l ha fatte un comico e non un politico?
Perchè un comico e non un giornalista?

Giorgio Napolitano ha firmato il lodo Alfano perché la legge rispondeva alle condizioni poste dalla Corte Costituzionale nel 2004. Quella sentenza è stata il «punto di riferimento» seguito da Napolitano e la sussistenza delle condizioni indicate dalla Consulta è stata «la bussola» seguita dal presidente. Il Quirinale ha risposto così alle cinque domande sul perché della firma del lodo Alfano da parte del Quirinale, formulate da Beppe Grillo nel suo blog. La risposta, affidata al capo ufficio stampa Pasquale Cascella, precisa che l'ordinamento non prevede che il Quirinale possa chiedere alcun «parere preventivo» alla Corte, alla quale invece è demandato comunque «il controllo ultimo di legittimità delle leggi».

Annozero Lo lasciamo lavorare?

Puntata in cui si è voluto mettere troppa carne al fuoco (riflesso anche delle cronache giudiziarie) con l'effetto di non dare nessun messaggio significativo agli spettatori.
Le motivazioni della sentenza Mills, l'attacco ai giudici, il parlamento "pletorico" da sfoltire (strano, sotto le elezioni) ..L'informazione pilotata, in mano ai grandi partiti, per cui il 97% degli italiani non è conoscenza della lista Pannella Bonino.Il solito Pannella costretto al digiuno, e il presidente della repubblica che si è fatto, in questo caso, garante della Costituzione.
E mentre da una parte abbiamo assistito al solito scontro pro o contro Berlusconi (con Maurizio Lupi nelle vesti del difensore), dall'altra la crisi galoppa. Almeno per qualcuno, trasformandosi spesso in uno scontro tra poveri.
Le aziende in crisi devono sfoltire il personale, come la Global Garden, e lasciano a casa proprio gli immigrati nordafricani precari.
Gente che aspetta il permesso di soggiorno della moglie da anni e che lavora in Italia dal 1992.

Un razzismo tra gli ultimi, acuito dalla crisi, e dalle strumentalizzazioni politiche. Non ultime quelle che hanno introdotto ronde, medici spia e professori spia.
Quali le risposte della politica alla crisi? Una riforma del processo civile (forse) e quello penale. Separazione delle carriere, intercettazioni e lodo Alfano. Mica tutti i lavoratori possono entrare in politica?

In studio è stata tirata fuori la vicenda del povero Mastella, indagato con la moglie da un magistrato che oggi entra in politica.
Poverino: a parte che De Magistris indagava anche su altri, e poi il rinvio a giudizio è arrivato dalla procura di Napoli.

Le solite storie: Berlusconi sempre assolto, 900 giudici si sono accaniti su di lui, i suoi problemi sono cominciati con l'ingresso in politica ...E la storia della P2, con l'amnistia nel 1990?

Veniamo alla crisi.
Marchionne è andato in Germania e si incontrato con i governatori dei Land, con la Merkel e, notizia di oggi, pare non abbia convinto i tedeschi, sulla acquisizione di Opel.

In Italia ci dobbiamo fidare sulla parola.
E, nel frattempo, un'azienda come la Guzzi rischia la chiusura. Guzzi di proprietà del patriota Colaninno.
La Confindustria chiede al governo di fare le riforme, di avere coraggio, e il presidente risponde attaccando i magistrati e tirando fuori (proprio lui) la casta. E le tasse aumentate alle imprese? Silenzio.
Siamo proprio sicuri che dobbiamo lasciarlo lavorare?
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