10 febbraio 2010

Il patto









Il patto




Nicola Biondo





Sigfrido Ranucci





Da Ciancimino a Dell'Utri. La trattativa Stato e mafia nel racconto inedito di un infiltrato.



Vi consiglio questo libro



Questa è una storia di mafia, di coincidenze, strane coincidenze, e mancate occasioni.
Iniziamo dalle coincidenze: "Sarà un caso ma dal 1994 in Italia non si è più verificata una strage".
La coincidenza della strage contro il giudice Falcone e la sua scorta con la mancata elezione di Andreotti a presidente.
Il blocco del decreto antimafia preparato dal ministro Martelli, dopo Capaci. Arenato in Parlamento.
La trattativa (smentita da alcuni dei suoi protagonisti) tra stato e mafia, attraverso Vito Ciancimino e ufficiali dei Ros. E' una coincidenza che il nuovo governo in corso abbia cambiato ministro degli interni.
L'inizio della collaborazione tra Borsellino e il pentito Gaspare Mutolo, che stava parlando delle talpe della mafia nello stato, come Contrada.
Interrogatorio bloccato da una chiamata in Viminale, con i non ricordo dell'allora ministro Mancino.
L'intervista mai trasmessa di Borsellino con due giornalisti francesi, in cui parlava di Berlusconi, Dell'Utri e Mangano.
La mancata protezione di via Amelio da parte di questore e prefetto di Palermo.

La trattativa e il papello chiesto da Riina.
Vito Ciancimino arrestato (dopo che aveva chiesto di parlare in commissione antimafia).
L'arresto di Riina (Massimo Ciancimino sostiene che fu venduto da Provenzano). La mancata perquisizione del covo (e la scoperta dell'archivio di Riina) da parte dei carabinieri coinvolti nella trattativa "presunta".
Le bombe scoppiate nel 1993, anche dopo la cattura di Riina, per portare avanti la "strategia della tensione" di Cosa Nostra.
Bombe che non scoppiano più dalla discesa in campo.

Le prove dimenticate nel cassetto. Come la lettera di Provenzano a Berlusconi, dimenticata in uno scatolone nella procura (gestione Grasso) e ritrovata oggi (gestione Messineo).
I nuovi processi fatti oggi, in cui vengono fatte a Ciancimino le domande sul rapporto mafia politica, trattativa e le stragi.

Le riforme in tema giustizia (fatte o solo proposte): i supercarceri chiusi, la proposta sulla dissociazione, la legge sui pentiti, la vendita all'asta dei beni confiscati. Caselli bloccato alla superprocura da una legge contra personam.

Infine le mancate occasioni.
Come la storia raccontata del mafioso Luigi Ilardo, infiltrtato dal colonnello Michele Riccio (prima nella Dia e poi del Ros) dentro Cosa Nostra, per catturare Bernardo Provenzano.
Cattura che forse qualcuno ha voluto impedire ad ogni costo. Perchè forse c'è stato veramente questo patto, tra stato e la mafia dell'era provenzaniana.

Segnalazioni: l'intervista a Il fatto quotidiano del senatore Dell'Utri
Paolo Borsellino parla di lei e di Berlusconi nell’ultima intervista che ha rilasciato prima di essere ucciso.

Era un’intervista manomessa, manipolata. Quando l’a bbiamo vista per intero [nel dvd allegato al Fatto Quotidiano, ndr] abbiamo capito come stavano le cose.
Risulta chiaro che Vittorio Mangano non c’entrava niente: quando parlava di cavalli, intendeva cavalli veri.

Però secondo Borsellino quando si parlava di cavalli ci si riferiva a partite di eroina.

Nel gergo può essere, ma in quella circostanza si trattava di cavalli veri. Ho fornito le prove: era un cavallo, con un pedigree, che si chiamava Epoca.

Mangano però parlava anche di un cavallo e mezzo...

Questo era un linguaggio che aveva con altri, con un certo Inzerillo, non con me. Lì “un cavallo e mezzo” era evidentemente una partita di droga.

Il libro sul sito dell'editore Chiarelettere.
Il link per ordinare il libro su ibs.

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