28 aprile 2010

L'imbroglio intercettazioni

Tra le altre cose, ieri sera a Ballarò si è parlato di intercettazioni.
Dove si è usato come specchietto per le allodole la scusa della privacy (e le telecamere per le strade? e la data retention dei provider internet?) per cercare di arginare uno strumento di idagine.
Che però è anche uno strumento di informazione.
Il cittadino che legge, se vuole, capisce.

Così mentre negli Stati Uniti la Sec con le intercettazioni riesce a fare indagini sulla Goldman e su quanti ne hanno approfittato della crisi a Wall Street, in Italia ce la prendiamo soprattutto con chi fa uscire le intercettazioni alla stampa.
Con chi le pubblica, anche se si tratta di atti pubblici.

Il paradosso è sentire il confronto tra Sofri (garantista di sinistra) e Bondi (garantista di Berlusconi).
Si parla delle scalate dei furbetti e della telefonata "abbiamo una banca?".

Le intercettazioni di Fassino, sebbene prese in modo illegale e portate al presidente del Consiglio, sono una notizia e come tale un giornalista le dovrebbe pubblicare e pagarne le conseguenze.
Altro discorso sono le campagne mediatiche che, a quanto pare, si possono fare solo se l'intercettato non parla con lui.

Sofri - Ma le intercettazioni andavano pubblicate?
Bondi (incalzato da Floris) - Certo, risponde Bondi.

Ecco, quando si parla di garantire la privacy, nel PDL parlano di questo. La privacy degli amici.

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