17 maggio 2010

Divise forate, Giuseppe Ciotta

Lunedì 14 marzo 1977. Un corteo percorre lentamente le vie di Torino. Scorta la bara di noce nero del brigadiere Ciotta fino all'ingresso dell'autostrada del Sud. Piange la giovane vedova, Michelina, piange Nunzia, piangono i colleghi e molta gente comune. Metà della popolazione di Ascoli Satriano è salita Torino per salutare Giuseppe ma ci sono anche numerosi studenti, che sommessamente si mescolano alla folla e assitono al rito funebre nella chiesa di Santa Barbara. Vengono dal politecnico, dall'Istituto tecnico commerciale Sommeiller e dal Galileo Ferraris. [..] C'è anche Diego Novelli ma in ma in testa a tutti marcia un altro sindaco, Alberto Perfetto, il primo cittadino di Ascoli Satriano, che ha poche parole da pronunciare, impastate di commozione e sgomento: 'Quando abbiamo avuto la notizia della radio, rifiutavamo di crederci. Era uno di noi, un figlio del sud costretto a emigrare per la miseria. Ma il suo cuore era rimasto tra le nostre colline e là lo riportiamo, sperando che il suo sacrificio sia l'ultimo'. Michelina, invece, non riesce più a guardare la sua città bellissima. E domanda a tutti: 'Adesso, come potrò ancora vivere?'.

Divise forate, pagina 43.

Giuseppe Ciotta, ucciso da Prima Linea il 12 marzo 1977 a Torino. Fu condannato Enrico Galmozzi, assolti Susanna Ronconi, Nicola Selimano e Raffaele Iemulo.
Ideologo fu individuato in Marco Donat Cattin, poi prosciolto.
La pagina dedicata sul sito Vittime del terrorismo.

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