28 giugno 2010

Ci vuole il disordine per fare l'ordine

L'allegra scampagnata a Toronto si è conclusa senza un accordo preciso su banche e tasse.
Dopo il parziale fallimento del G8 dell'Aquila (troppo ristretto, si disse), anche questo G20 porta pochi risultati.
Da una parte l'Europa che, come la Germania, ha spostato la linea dei tagli della spesa. Dall'altra gli Stati Uniti che continuano la politica della spesa pubblica per incentivare la ripresa.
In mezzo l'Italia del vorrei ma non posso, nella classica posizione di moglie tedesca e amante americana (siamo nei giorni di Ustica e mi piace fare questa citazione).
Noi italiani possiamo solo fare promesse: promesse di investimenti per grandi (e a volte inutili opere). Promesse di tagli alla spesa, per contrastare sprechi.

Quanto verrà ascoltato l'allarme della Merkel sul pericolo della corruzione (la peggior minaccia alla ripresa), in Italia?

Ci crederà il mercato, alle nostre promesse?
Ieri superbonus su Il Fatto, faceva una brutta previsione: saranno i mercati a decidere le sorti della nostra economia.

"All’ossessione per il consenso e i sondaggi i politici europei stanno sostituendo la necessità di stringere i cordoni della borsa per non far infuriare gli investitori internazionali: ormai è chiaro che chi ha debiti alti non più padrone del proprio destino. Decidono gli investitori internazionali, che nel caso dell'Italia attenderanno con pazienza il maxiemendamento e decideranno se concederci uno o due anni di tregua. Oppure ci bocceranno, con tutte le conseguenze del caso. L’Italia già oggi paga sul suo debito un tasso che è mediamente un punto percentuale in più della Germania rispetto a quello che pagava nel 2009, un altro balzo in avanti del nostro rischio di credito potrebbe provocare, per usare le parole di Tremonti “il collasso”.
Ora toccherà a Berlusconi di ritorno dal G20 canadese decidere quale partita giocare: rinunciare alla popolarità e continuare a t a g l i a re la spesa pubblica oppure sfidare la fortuna sulla roulette russa dei mercati internazionali. Tremonti è in attesa della decisione finale.
Se la scelta dovesse cadere sul gioco d’azzardo, subito dopo potrebbe essere l’Europa a costringerci a misure veramente impopolari.
Che potrebbero forse essere attuate soltanto da un governo tecnico o di larghe intese, di cui l’attuale ministro dell’Economia Tremonti non potrà che far parte, per dare una garanzia ai mercati."

Persino Galli Della Loggia attacca la leadership del cavaliere sul Corriere.

Cosa succederà in Italia quando i mercati reclameranno il nostro debito, e ci chiederanno dei tagli ancora più dolorosi e incisivi di quelli attuali?
Cosa accadrà quando
finiranno i soldi della Cassa integrazione in deroga e le aziende saranno ancora in fase di "ripresina"?
O anche le aziende in agonia, le cui notizie sono scomparse (come i loro lavoratori):
Eutelia, Telecom, Termini imerese
Per non parlare del caos scuola, per le famiglie.

Dalle mie parti si dice che a volte ci vuole prima il disordine per fare l'ordine. E io temo sia il primo che il secondo.

Nessun commento: