10 ottobre 2010

Devil red di Joe R. Lansdale

Dopo le prodezze balistiche e le scazzottate di cui Hap e Leonard sono stati protagonisti in “Sotto un cielo cremisi”, ora la coppia più incredibile di detective del sud ovest americano è in attesa di un nuovo lavoro. Magari che non consista nel prendere e dare cazzotti o rischiare la pelle contro killer implacabili alla Vanilla Ride. Eppure, deve essere destino, anche questa volta, per una indagine che parte dalla misteriosa morte di due ragazzi, andranno ad imbattersi contro un un altro assassino misterioso che lascia sui luoghi del crimine un segnale del suo passaggio. Una testa di un diavolo. Devil red appunto …

E pensare che sembrava solo un caso di duplice omicidio: due ragazzi trovati morti e spogliati, in un campo vicino all'università.
Sembra che ci sia lui dietro la scia di morti che hanno colpito una gang improbabile di ragazze vampiro..
Dopo un inizio in cui l'indagine sembra vivacchiare, senza che i due (con l'aiuto di un giornalista di Camp Rapture) riescano a trovare una pista o qualcosa che leghi assieme i casi (e ne spieghi il perchè).

Finchè ad un certo punto, come si dice, gli eventi prendono un brutta piega: perchè la pista che, grazie a Brett, all'aiuto di Cason Statler (il giornalista), la pista che sembra portare dritta alla Dixie mafia e a brutti giri.
I due iniziano a temere di essere seguiti, le loro indagini e le loro domande hanno smosso le acque dato fastidio .. qualcuno spara a Leonard .. lo stesso Hap si trova a temere per la sua pelle e per quella dei suoi cari.
La seconda parte è azione pura: Hap dovrà vedersela da solo contro Devil Red, in una lotta con tanto, troppo sangue.
Troppo sangue e troppa violenza, per un Hap sempre più alle prese con i suoi scrupoli di coscienza sul lavoro che fanno.
Ma per fortuna c'è fratello Leonard con la sua filosofia spicciola:
“Volevo solo fartelo ammettere. Insomma, Hap, veniamo al sodo. Se non avessimo deciso di siutare quelli che ne avevano bisogno, nel corso degli anni, sarebbe stato un vero casino. Abbiamo ucciso della gente, certo, ma solo perché altrimenti avrebbe continuato a fare le porcherie che già stava facendo. Tu sei quel che sei, ovvero un angelo vendicatore. Ci sei nato, per questo mestiere. Io sono stato per anni a lambiccarmi il cervello su quella che poteva essere la mia carriera. Su cosa fare di me. Poi, una sera, mentre mi stantuffavo l'attrezzo – con entrambe le mani, ovvio – ho avuto un'lluminazione. E adesso vado avanti nella mia carriera con la stessa sicurezza di chi nasce astronauta o medico o pompiere. Lo stesso vale per te. Forse stai soffrendo di una forma di stree post-trauma. Ma non credo che il motivo del tuo esaurimento nervoso sia nelle tue azioni passate. Risale agli sforzi che stai facendo per non essre più te stesso. È il guaio è che sono sforzi vani”.

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