10 novembre 2010

Il sorriso di Angelica di Andrea Camilleri

Una serie di furti, compiuti a Vigata da ladri molto abili e ingegnosi irrompe nella vita del commissario Montalbano. Commissario che sta vivendo un momento di relativa calma per la riappacificazione con la fidanzata Livia. Calma dietro cui però covano dei sentimenti ambigui: come la scoperta, dopo un risveglio notturno con Livia accanto, di conoscerla poco, nonostante gli anni passati.
Montalbano arriva a spiarla nel sonno per carpirne qualche parola, come quel Carlo, sussurato da Livia nel sonno ..
"Se qualichiduno aviva parlato dintra alla sò càmmara, non potiva essiri stata che Livia. La quali dunqui l'aviva fatto nel sonno.
Prima non le era mai capitato, o forsi lei aviva in pricidenza qualichi volta parlato, ma accussì vascio da non arrisbigliarlo.
E capace che in quel momento continuava ad attrovarisi in una fasi spiciali del sonno nella quale avrebbi ancora ditto qualichi altra parola.
No, quella non era un'occasioni da perdiri.
Uno che si metti a parlari all'improviso nel sonno non può diri che cose vere, le virità che tiene dintra di lui, non s'arricordava d'aviri liggiuto che nel sogno si potivano diri farfantarie, o ‘na cosa per l'altra, pirchì uno mentri che dormi è privo di difisi, disarmato e ‘nnuccenti come a un picciliddro.
Sarebbi stato ‘mportanti assà non pirdirisi le paroli di Livia. ‘Mportanti per dù motivi. Uno di carattiri ginirali, in quanto un omo può campare per cent'anni allato a 'na fìmmina, dormirici 'nzemmula, farici figli, spartirici l'aria, cridiri d'avirla accanosciuta come meglio non si pò e alla fini farisi pirsuaso che quella fìmmina non ha mai saputo com'è fatta veramenti. "
E poi ci sono i furti: stessa mano, stessa trama. Persone svaligiate nella loro casa di città, mentre erano ospiti in una altro appartamento. Una lettera anonima che il ladro manda al commissario per sfidarlo.

Da cosa partire: da una lista di persone, coinvolte o amiche delle prime vittime. Montalbano che dentro essa si nasconda addirittura mister Zeta, l'anonimo sfidante, la mente della banda.

Ma la mente di Montalbano non riuscirà a lagionare a lungo, per colpa del sorriso di Angelica. Angelica Cusolich, bionda, bellissima, che ricorda l'Angelica di Ariosto, di cui Montalbano stesso si era innamorato da piccolo, guardando le illustrazioni di Dorè.

Incontro preannunciato da un sogno premonitore (in cui giostrezza a cavallo in un duello), fa scoccare nel commissario un innamoramento adolescenziale.
Come ci comporta, arrivato all'età che si ha e che non si può più nascondere? Il cuore che batte, il desiderio di incontrarla o sentire la sua voce, mettere in secondo piano le indagini e la propria vita solo per stare insieme a lei? Il sentirsi geloso del passato di una persona, senza un motivo razionale?

Montalbano lo scoprirà dolorosamente, sulla propria pelle.
Per poi arrivare alla difficile scoperta del ladro e delle ragioni di quei furti.
Ma si dovrà prima passare per le amare riflessioni sulla vecchiaia, l'aiuto involontario di Catarella e gli scarti del dottor Pasquano.

Ma per fortuna, il commissario, oltre al suo cervello che quando vuole, sa funzionare, a dalla sua parte il collega e amico (silenzioso, ma presente) Fazio.

Non all'altezza dei primi Montalbano, ma sicuramente una spanna sopra il precedente "La caccia al tesoro".

La telefonata con Catarella:
Si stava vivenno il primo cafè della matinata quanno il telefono sonò.
Si erano fatte le otto. Non s’attrovava nell’umori adatto per sintiri parlari d’ammazzatine. Avrebbi semmai lui ammazzato a qualichiduno, se gliene s’appresentava l’occasioni.
Preferibilmenti qualichiduno che di nomi faciva Carlo.
Ci aviva ’nzirtato, era Catarella.
«Ah dottori dottori! Chi fa, dormiva?».
«No, Catarè, vigliante ero. Che fu?».
«Ci fu che ci fu un frutto che ci fu».
«Un furto? E pirchì veni a scassare i cabasisi a mia, eh?».
«Dottori, addimanno compressioni e pirdonanza, ma...».
«Ma, ’na minchia! Né compressioni né pirdonanza! Telefona subito ad Augello!».
A momenti Catarella si mittiva a chiangiri.
«Quisto appunto ci volevasi diri, spianno scusanza tantissima, dottori. Che il suddetto dottori Augello da stamatino attrovasi allicinziato».
Montalbano stunò. Ma manco ’na cammarera si pò cchiù licinziari su due piedi!
«Licenziato? E da chi?».
«Dottori, ma fu vossia stisso di persona pirsonalmenti ad allicinziarlo aieri doppopranzo!».
Montalbano s’arricordò.
«Catarè, è andato in licenza, non è stato licenziato!».
«E io che dissi? Non dissi accussì?».
«Senti, puro Fazio è stato allicinziato?».
«Macari quisto ci volevasi diri. Siccome che al mircato c’è stata ’na sciarriatina, il suddetto attrovasi in loco».
Non c’erano santi, attoccava annare a lui.
«Vabbeni, il denunziante è lì?».
Catarella fici ’na brevi pausa prima di parlari.
«Lì indovi che sarebbi, dottori?».
«Ma in commissariato, dove vuoi che sia?».
«Dottori, ma io come fazzo a sapiri chi è chisto lì?».
«C’è o non c’è?».
«Cu?».
«Il denunziante».
Catarella sinni ristò muto.
«Pronto?».
Catarella non arrispunnì.
Montalbano pinsò che la linea era caduta.
E lo pigliò il grannissimo, cosmico, irragionevoli scanto che l’assugliava quanno una tilefonata s’interrompiva: quello d’essiri ristato l’unica persona viventi in tutto l’universo criato.
Si misi a fari voci come un pazzo.
«Pronto? Pronto?».
«Ccà sugno, dottori».
«Pirchì non parli?».
«Dottori, vossia non s’offenni se ci dico che io non saccio che è ’sto denunzianti?».
Calma e pacienza, Montalbà.
«Sarebbe quello che ha subito il furto, Catarè».
«Ah, quello! Ma non s’acchiama denunzianti, s’acchiama Piritone».
Cioè a diri grosso peto. Possibbili?
«Sicuro che si chiama Piritone?».
«La mano supra al foco, dottori. Piritone Carlo».
Gli vinni di mittirisi a fari vociate, dù Carli nella stissa matinata erano difficili da supportari.

L'incontro con Angelica:
La porta si raprì e al commissario capitarono di seguito i tri seguenti fenomeni:
primo, leggero annigliamento della vista, secunno, sostanziali ammollimento delle gammi e, terzo, notevoli ammanco di sciato.
Pirchì la signura Cosulich non sulo era 'na trentina di stupefacenti biddrizza naturali, acqua e saponi, 'na cosa rara che non adopirava pitturazioni facciali come i sarbaggi, ma…
Ma era vero o era tutto un travaglio della sò immaginazioni?
Era possibbili che potissi capitare un fatto accussì?
La signora Cosulich era pricisa 'ntifica, 'na stampa e 'na figura, con l'Angelica dell'Orlando furioso, accussì come lui se l'era immaginata e spasimata viva, di carni, a sidici anni, talianno ammucciuni le illustrazioni di Gustavo Doré che sò zia gli aviva proibito.
'Na cosa 'nconcepibili, un vero e propio miracolo.

Come alla Donna egli drizzò lo sguardo,
riconobbe, quantunque di lontano,
l'angelico sembiante, e quel bel volto
ch'all'amorosa rete il tenea involto.

Angelica, oh Angelica!
Sinni era 'nnamurato completamenti perso a prima vista e pirdiva bona parti delle nottati immaginannosi di fari con lei cosi accussì vastase che non avrebbi mai avuto il coraggio di confidari manco all'amico cchiù stritto.
Ah, quante volte aviva pinsato d'essiri lui Medoro, il pastori del quali Angelica si era 'nnamurata facenno nesciri pazzo furiuso al poviro Orlando!
Si rappresentava spasimanno e trimanno la scena di lei nuda supra alla paglia, dintra a 'na grutta, col foco addrumato, mentri fora chioviva e luntano si sentiva un coro di picorelle che facivano bee bee…

… e più d'un mese poi stero a diletto
i duo tranquilli amanti a ricrearsi.
Più lunge non vedea del giovinetto
la Donna, né di lui potea saziarsi;
né, per mai sempre pendergli dal collo,
il suo disir sentia di lui satollo.

«Si accomodi».
La leggera neglia che gli gravava supra all'occhi si diradò e Montalbano sulo allura vitti che lei 'ndossava 'na cammisetta bianca aderenti.

Le poppe ritondette parean latte,
che fuor de' giunchi allora allora tolli…

No, forsi le poppe di quei versi non appartinivano ad Angelica, ma comunque…

Buona lettura!!

Il link per ordinare il libro su ibs.
La scheda sul sito della Sellerio.
Il sito di Vigata
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