22 dicembre 2010

La bomba

"Non è che l'onorevole X dice ai servizi segreti di andare a Piazza Fontana e mettere una bomba... Al livello più alto si dice: il Paese va alla deriva, i comunisti finiranno per andare al potere. Al cerchio successivo si dice: sono preoccupati, cosa possiamo fare? E si va avanti fino all'ultimo livello, dove c'è uno che dice "ho capito". E succede quello che deve succedere. Così, nessuno ha mai la responsabilità diretta. E se vai a dire all'onorevole X che lui è la causa di Piazza Fontana, ti risponderà di no. Anche se in realtà è avvenuto proprio questo processo, per cerchi concentrici".

Questa era la teoria che spiegava le bombe e le minacce di colpo di stato nell'Italia democristiana, della guerra fredda, delle tensioni che andavano stabilizzate affinchè nulla cambi.

Chissà se va bene ancora nell'Italia della seconda Repubblica, della disoccupazione, degli studenti in piazza, delle deroghe ai contratti (perchè i diritti perfetti non ce li possiamo permettere, ci dice Tremonti) e di una generazione senza futuro. E delle bombe fatte ritrovare sui treni.

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