30 luglio 2010

Tanti saluti

Quasi quasi mi spiace, abbandonare per un pò il blog per le ferie.
Cosa accadrà nei prossimi giorni al governo? Chi seguirà Fini tra deputati e onorevoli (nel nuovo gruppo Nazione e libertà)? Cosa farà il Partito Democratico, riuscirà a trovare un leader autorevole e capace di unire, per le prossime elezioni?
E ancora, meglio votare adesso o aspettare? Se si andasse a votare si rischierebbe un altro 1924, con tanto di Aventino. E allora?

Non lo so.
Di certo è che nessuno può sfiduciare il presidente della Camera. Nessuno lo può cacciare.
Di certo è che ogni giorno in più di questo governo ci allontana sempre più dal ritorno ad un paese normale, dove chi governa pensa al paese e non ai suoi affari.
Perchè una cosa deve essere chiara: il nemico non sono più gli ebrei, come si diceva nella Germania di Hitler. Non sono le demoplutocrazie, come diceva il cavaliere Mussolini. I nemici non sono più ad est (anzi, ad est si possono fare ottimi affari). Non sono i comunisti, come si diceva nella prima repubblica. E non sono nemmeno i rom, i romeni, i clandestini, come negli anni passati ci han fatto credere. Nemmeno i giustizialisti, la gente che scende in piazza per manifestare le sue idee.

Prima di tutto vennero a prendere gli zingari
e fui contento, perché rubacchiavano.
Poi vennero a prendere gli ebrei
e stetti zitto, perché mi stavano antipatici.
Poi vennero a prendere gli omosessuali,
e fui sollevato, perché mi erano fastidiosi.
Poi vennero a prendere i comunisti,
ed io non dissi niente, perché non ero comunista.
Un giorno vennero a prendere me,
e non c'era rimasto nessuno a protestare.
(Martin Niemöller, ripreso su Metilbaraben)

Il nemico è dentro di noi: quando le istituzioni tollerano rapporti con la criminalità organizzata, quando si decidono promozioni e carriere dietro ad un tavolino in stile massonico, quando tollerano corruzioni e arricchimenti personali. Quando mortificano il merito e governano (nelle università) col meccanismo del clan (in Rai, nel CSM, in Parmalento, nelle ASL), della chiamata, del cane non mangia cane, ecco queste istituzioni fanno il male del paese.
E non si può sempre dare la colpa agli elettori.

Chissà cosa ci aspetterà al ritorno delle ferie. Minzolini nel suo editoriale apprezzava la cacciata di Fini, perchè dà chiarezza all'azione di governo e della maggioranza. Chiarezza non vuol dire autoritarismo. Il paese, lo Stato non è un'azienda privata.

Da commissariare con il sottosegretario per le emergenze, o con il comando della Guardia di Finanza, come sento dire ora da Tremonti a proposito della sanità in Calabria. O per la Puglia di Vendola ("non faremo diventare la Puglia come la Grecia", dice Tremonti, con a fianco l'ex governatore rinviato a giudizio Fitto).

Sebbene anche nelle società private bisogna rispondere agli azionisti. Chi sono allora, viene da chiedersi, gli azionisti di riferimento del PDL?

Mi sarebbe piaciuto scrivere qualcosa della strage alla stazione di Bologna ("la storia di una valigia, una bomba e 85 morti" come disse Carlo Lucarelli a Blu Notte). L'ultimo colpo della stagione delle bombe e della strategia della tensione oppure (per l'ennesima volta) si deve seguire la pista internazionale (come dice Priore nel suo libro)?

Vi lascio con le parole di Guccini su Il fatto ("Guccini: bomba di destra, basta con tarallucci e vino"):

Tornando al 1980, Guccini non può non pensare ai tanti depistaggi che nel corso degli anni attribuirono a qualunque entità la responsabilità dell’eccidio: “In Italia il mistero è una religione. Ogni tanto un politico parla e rivela un pezzo di verità apparente. L’unica cosa certa è l’immobilità del Paese, il ripetersi ciclico degli eventi, la commistione tra pezzi dello Stato e strutture criminali, come la vicenda delle trattative dell’inizio dei ‘90 tra Stato e mafia spiegano più esaurientemente di qualunque trattato”. Quindi ritrovarsi a ricordare, esorcizzando come in un coro greco il ripetersi dell’orrore, a Guccini pare importante. “Importantissimo. A chi mette in dubbio il valore della memoria, revisiona ogni angolo del nostro passato e denigra la Resistenza, rispondo che ci sono ambiti del nostro vivere che mettere in discussione è miserabile. I nostri sono tempi cupi. Tetri e anche ridicoli. Come sempre, come diceva Flaiano, su ciò che avviene in Italia gli elementi tragici e farseschi nuotano insieme. Ma cedere all’oblio, equivale riscrivere la Storia. Finire nella nebbia indefinita del tarallucci e vino, vista la tragedia che colpì Bologna, rappresenterebbe un non senso assoluto. Offensivo. Volgare”.

Mi porterò dietro due libri da leggere (per il momento):
1984 di George Orwell (ibs)
Il filo che brucia di Jeffery Deaver (ibs)

Qualche cinguettio, lo farò qui.
Saluti.

29 luglio 2010

Il lago di Venere di Domizia Yankov


Il noir usato come strumento per raccontare una pagina tragica della storia passata: le stragi di mafia della stagione 1992-1993, la trattativa tra una parte dello stato e cosa nostra (l'ala non stragista dei corleonesi), la ricerca di nuovi referenti politici, gli strani contatti tra esponenti massonici, mafiosi e infine il fiorire delle leghe meridionali.

Dietrologia? Fantapolitica e fantastoria? Forse.

Cosa è successo in quell'estate del 1993? Martin Mandara, un ex poliziotto che proprio in Sicilia aveva lavorato alla caccia di latitanti (e aveva pure rischiato la pelle), viene incaricato di andare a Pantelleria a torvare le tracce di un ex amico d'infanzia, Nullo Bonaccorsi. Un giornalista che, ad un certo punto, è scappato dal suo lavoro e dalla famiglia per rifugiarsi in Sicilia ..

Nel Dammuso di proprietà della giornalista Domizia Yankov, incontra l'americana Gibson (una che sa tante cose), amica di Nullo, si imbatte nel maresciallo dei carabinieri Calò, nel vicino di casa Farina.

Fino alla scoperta degli appunti del giornalista:

'Potremmo essere alle soglie di un colpo di Stato politico-mafioso gradito sia alle forze straniere che non vedono di buon occhio la nascita di un'Europa forte, e l'asse franco-tedesco potrebbe ostacolare i progetti di ricostruzione nei paesi dell'Est. Non sono solo in gioco interessi mafiosi'.
Nullo citava i verbali del pentito in modo dettagliato, ma arricchiva l'analisi con un'attenta lettura di eventi internazionali non direttamente collegabili a quanto stava accadendo in Italia. Tra i ritagli di giornale molti riguadavano la guerra in Bosnia, ma anche la scissione della Cecoslovacchia in due Stati distinti avvenuta nel gennaio di quell'anno.[..]
Anche i suoi giudizi delle stragi smebravano frutto di una riflessione documentata. Sosteneva ad esempio, che l'omocidio di Salvo Lima e le stragi di Capaci e via D'Amelio dell'anno precedente avevano un segno diverse da quelle appena compiute a Milano, Firenze e Roma. Secondo lui, la strategia che doveva far seguito ai tragici eventi era cambiata in corso d'opera per un qualche intervento esterno alle logiche mafiose.[..]
'Dopo la caduta del muro di Berlino, l'ex PCI si presenta con le carte in regola, sia per la sua marginale compromissione con il sistema di potere preessistente sia per la maggiore affidabilità sul fronte internazionale rispetto a personalità politiche come Andreotti, troppo legato agli arabi e al Vaticano'.

Nullo sembrava dare molta importanza a tutte le informazioni che riguardavano la massoneria e i suoi rapporti occulti con la criminalità. E faceva una previsione che in quel momento appariva avveniristica, ma di cui Martin intuiva l'esattezza.
'Loro appoggeranno una forza politica che a distanza di qualche anno partità dal sud .. Se davvero Cosa Nostra ha perso fiducia negli ex amici politici non può che dare la disponibilità alla nascita di un partito all'interno del quale collocare i uomini suoi. La mafia non intende più delegare la soluzione die propri problemi.'
Tutto previsto, tutto progettato. Dietro l'uccisione di Falcone e Borsellino non c'era soltanto la vendetta di un gruppo di mafiosi sanguinari, ma un complesso piano di destabilizzazione dello Stato che puntata a minare la Costituzione. Un altro pentito, di cui non sembrva conoscere il nome, aveva parlato di una riunione in Calabria con espoenti di tutte le leghe meridionali convocati a Lamezia Terme. Ma qualcuno aveva avanzato la prposta di incontrare gli amici di su, fuori dalla Sicilia, magari in un'isola vicina, approfittando dei movimenti turistici.
Pagina 164

Destabilizzare per stabilizzare? Come negli anni di piombo?
Forse per questo è stato rapito Nullo.

"Il delitto Moro è stato il primo tentativo di liquidare la DC, almeno la parte meno affidabile sul piano delle relaizoni internazionali. Dopo la caduta del muro di Berlino, si dovevano ridiscegnare i confini del mondo in modo funzionale agli interessi delle grandi potenze. A farlo non sono stati gli Stati o i governi, ma gruppi di potere invisibili che si sono impadroniti dell leve dell'economia con l'appoggio della criminalità organizzata. alla guerra tra Est e Ovest si sostituirà quella tra il nord e il sud del mondo, i vecchi nemici diventanno alleati".
Pagina 166.

Di chi fidarsi su quell'isola sempre misteriosa, piena di enigmi, dove conta il detto e il non detto delle persone (come l'ambiguo maresciallo Calò, come l'amica Gibson)? Lui che dalla Sicilia era scappato anni prima, per salvarsi la pelle, si trova di nuovo invischiato dalla paura, dalle emozioni:

"La furia degli elementi lo aveva sopraffatto, aveva ceduto alle emozioni. Anche Nullo era stato tradito, come lui, come chiunque metteva piede in quella terra maledetta: tradito da una donna di cui credeva di essere innamorato, tradito da persone che riteneva amiche, tradito dalla comunità di un paese estraneo e nemico dove aveva scelto di vivere. Provò pietà per lui e anche per quel corpo maciullato in fondo alla scogliera".
Pagina 167

Nella prefazione si parla di Sicilia come metafora: metafora di un potere che sfugge alle regole, anzi, che si fa le sue regole, che usa la criminalità come braccio armato.

"Immagini un tavolo dietro una porta chiusa dove tutti s'incontrano. Fanno parte tutti della stessa chiesa. Il monsignore, il cavaliere, l'assessore, il magistrato, l'imprenditore. E lì che si riuniscono, fanno i patti, poi garantiscono che i patti vengnao rispettati, stabiliscono le regole: la griglia degli appalti, la turnazione delle imprese, chi deve andare a Roma, e chi resta dov'è. La ruota gira, gira e ogni tanto qualcuno scende e lo trovano in fondo ad uno scoglio".
Pagina 176

Forse è tutto inventato. E allora è sufficiente leggerlo come un giallo come un altro. Ma forse no. In attesa che su queste vicende la magistratura ci dia delle risposte, possiamo pure lasciarci andare dietro queste suggestive (e tragiche) piste.

Altre letture (o riletture) che riguardano il rapporto mafia politica, la trattativa e cosa nostra.
- Il patto, di Nicola Biondo e Sigfrido Ranucci
- L'agenda nera della seconda Repubblica, di Giuseppe Lo Bianco e Sandra Rizza.
- I pezzi mancanti, di Salvo Palazzolo


Il link per ordinare il libro su ibs.
Technorati:

Sfida all'ok Corral


Almeno non possiamo lamentarci: questa estate sembra non volersi mai ammosciare nelle solite cronache. Bikini o monokini? Gelato alla fragola o al cioccolato? Mare o montagna? ...

Si preparano due sfide dietro l'altra, come in una gara di poker dove in troppi stanno pure bluffando.
Riuscirà Fini a ricucire con B., oppure verrà cacciato fuori dalla coalizione ? (e con chi se ne va, poi?).

E poi la sfida più affascinante: Grillo contro Feltri.
Ne parla Wil (e ieri mi ero gustato l'intervista a Il fatto):

Non pensi che parlare di “incontrarsi fisicamente” sia un linguaggio violento?
Se c’è uno che sa usare le parole sono io. E mi sono veramente rotto i co-gli-oni di chi le usa per infangare ragazze e ragazzi che fanno politica in modo pulito, senza mendicare prebende…

Per lei è un attacco politico?
Ho affidato Il Giornale a un avvocato. Il titolo di prima dà una notizia falsa: “Grillo vuole soldi dallo Stato”. Poi, quando vai a pagina 7, il pezzo è pieno di condizionali e ipotetiche: se… se… se… Ecco come il signor Feltri fa scuola di disinformazione.

La metti anche sul piano personale.
Certo, Feltri è una Onlus. Lui si che è pieno di soldi pubblici: a Libero prendeva direttamente 5 milioni di euro all’anno. Ora con Il Giornale, fa incetta di contributi indiretti…

Qui la risposta di Feltri:


C'è tensione (nel partito dell'amore)

Roma, 28 luglio 2010 - Scontro nel corso della conferenza stampa di Denis Verdini in corso nella sede del Pdl a via dell'Umiltà. La tensione sale quando una giornalista dell'Unità chiede conto a Denis Verdini di alcuni assegni versati per il Giornale di Toscana.

La giornalista domanda di avere dei dettagli ma a risponderle è Giorgio Stracquadanio, deputato del Pdl seduto in prima fila:
«Signora sta dicendo una montagna di cazzate».

Pronta la replica della cronista:
«Le cazzate le dirà lei, tenga a posto le parole».
La cronista , Claudia Fusani, fa per ripetere la domanda al coordinatore del Pdl ma subito interviene strillando Giuliano Ferrara, direttore del Foglio:
«Adesso basta - grida alzandosi in piedi - perchè non chiedete a lei come mai è passata da Repubblica all'Unità in condizioni ancora da chiarire. La Fusani - attacca Ferrara - che dà lezioni di moralità! Siamo in uno Stato di polizia». [link]

Come è passata da Rep. all'Unità, l'ha spiegato Beha nel suo libro "I mostri" e in una lettera a Dagospia:
Ho notato che tra i rinforzi della nuova Unità c'è una collega ex Repubblica, come Claudia Fusani, che da qualche tempo non scriveva su quel giornale, lo stesso di provenienza di De Gregorio/Cecioni, perché coinvolta nella brutta vicenda Pollari, Mancini, Pompa, "Betulla" / Farina, insieme all'altro cronista di giudiziaria, Luca Fazzo.

Quest'ultimo è stato cacciato perché aveva motivato le sue telefonate informative alla Banda Sismi come un tributo alla salvezza del Paese. La Fusani, idem come sopra, aveva resistito almeno nello stipendio per una diversa motivazione: avvisava i compagni di merende del Sismi al fine di salvaguardare una fonte preziosa per il suo giornale. Dal che si deve dedurre epigraficamente che conta più la Repubblica della Repubblica Italiana. Bene, Fazzo è al Giornale, la Fusani responsabile della giudiziaria all'Unità. Per la seconda, che vorrà dire?


Chi è che si fidava di Fini?


Fini nell'intervista al Foglio, porge un ramoscello d'ulivo al cavaliere per fare pace.
“Resettare tutto, senza risentimenti”: con questa formula esordisce in una breve conversazione serale con il Foglio Gianfranco Fini, presidente della Camera, leader di una componente del Pdl con la quale la maggioranza berlusconiana è in rotta aperta dopo mesi di roventi polemiche. Che cosa vuol dire, presidente? “Vuol dire che Berlusconi ed io non abbiamo il dovere di essere e nemmeno di sembrare amici, ma dobbiamo onorare un impegno politico ed elettorale con gli italiani.

Chi è che si era fidato di Gianfri?

Riuscirà a far la pace oppure è troppo tardi come scrive Libero (e dice Bossi)?

28 luglio 2010

Seconda stella a destra ..

"La legalità è la nostra stella polare" (B. davanti ai suoi).. peccato che hanno sbagliato stella, visto l'andazzo tra condannati e inquisiti nel PDL.

Strano concetto di legalità.
Forse una legalità che non c'è, come nella canzone di Bennato de "L'isola che non c'è"

Il taglio del gettone

Una ne fanno e cento ne pensano ...

L’hanno già ribattezzato così, il “taglio con il gettone”. Non perdono mai il senso dell’ironia i parlamentari italiani quando utilizzano il loro preziosissimo tempo non solo per garantire il pieno funzionamento della macchina democratica del Paese ma, soprattutto, per studiare il modo di recuperare, senza scosse e senza scandalo, i soldi che la manovra di Tremonti ha tagliato dai loro faraonici stipendi. E anche stavolta ci sono riusciti.

15.000 euro in busta paga meno 1.000. Da ieri, intanto, è ufficiale; sono mille euro netti al mese che usciranno da una busta paga di circa 15mila e composta di una serie innumerevole di indennità. 500 euro saranno sottratti alla voce “diaria di soggiorno” e altri 500 da quella di tremila circa che serve per pagare i cosiddetti “collaboratori”, meglio noti come portaborse. Mille euro sono tanti? “Sì, sono tanti – ci racconta alla Camera un Gaetano Quagliariello, vicepresidente dei senatori Pdl, che quando si parla di soldi non scherza mai – e io me lo ricordo bene come era il mio 730 quando non ero ancora parlamentare e facevo il giornalista! Ci ho guadagnato almeno il 30% e mille euro al mese, fatte le debite proporzioni, sono davvero tanti!”.

Ecco, allora, che si capisce perché fin dall’8 di giugno scorso, l’ufficio di presidenza della Camera dei deputati, annusata l’aria dei tagli in vista, abbia subito cominciato a studiare come mitigare il rigore annunciato dai presidenti delle Camere per le tasche dei componenti della “casta”.
I gettoni di presenza. Il trucco è stato trovato quasi subito: introdurre un meccanismo di gettoni di presenza per la partecipazione ai lavori delle commissioni.

Continua sul sito de Il fatto.
A quando un altro bel V-Day, così mi sfogo un pò?

La zona franca che non c'è

Da Il nichilista, un botta e risposta con un esponente dell'oppsizione (liberale?) sul tema della rettifica dei blogger:

“Non capisco perchè nel nuovo testo della legge sulle intercettazioni i blogger debbano avere una zona franca penale e non debbano, invece, soggiacere come tutti gli altri operatori dell’informazione alle stesse regole di salvaguardia della tutela della privacy [...] è una aberrazione giuridica punire un giornalista per una frase detta o scritta e non punire per la stessa identica frase un blogger.

Sostenere la diversità delle piattaforme di comunicazione e delle connesse dinamiche di controllo è una grande ingenuità, perchè anche per i blogger ‘la legge non ammette ignoranza’ dal momento che ognuno, quando scrive o parla, deve sapere quello che dice, così come avviene nelle normali relazioni umane a prescindere dalla tradizionale comunicazione sui media. Nè vale invocare la sterilità di tale disciplina di eguaglianza di trattamento, alla luce dei possibili raggiri tecnici attraverso ‘provider’ esteri (si veda
l’ultima normativa esimente dell’Irlanda), perchè possono esssere puniti anche i reati compiuti all’estero, contro cittadini o istituzioni italiane.

Tale impunità se dovesse passare
trasformerebbe dopo qualche settimana i blog nel più grande ‘affare’ del web, sapendo che ognuno può, in quei siti, compiere i più impietosi atti squadristici!

Parola di Amedeo Ciccanti, UDC. Ecco come certa “opposizione” difende la libertà di espressione in Rete. Pensando che se non passasse l’obbligo di rettifica (così come contenuto nell’attuale stesura del comma 29 art. 1 del ddl intercettazioni) i blogger avrebbero una “zona franca penale“, per cui in caso di diffamazione, ad esempio, la legge non potrebbe punirli. Ventilando il rischio che l’eventuale accoglimento degli emendamenti possa produrre una modifica che introduca una improbabile “impunità” che renderebbe leciti “i più impietosi atti squadristici” – così che aprire un blog diventerebbe un “affare” (certo, gireremo tutti con l’auto blu). E attribuendo la recente norma che protegge i blogger dai processi non all’Islanda ma all’Irlanda.

Peccato che mentre non ci sarà – giustamente – alcuna “zona franca penale”, l’approvazione del comma 29 applicherà una ulteriore sanzione – questa sì discutibile – per il semplice fatto che una richiesta di rettifica non sia accolta entro 48 ore. E questo a prescindere dalla verità o falsità di quanto scritto, perché – come stabilisce l’art.8 della legge sulla stampa, che verrebbe esteso a tutti i “siti informatici” - la richiesta deve ossere ottemperata ogni volta che i soggetti coinvolti ritengano i contenuti pubblicati contrari al vero. Altro che difesa della verità contro i blogger bugiardi.

Invito dunque Ciccanti – che deve essersi inserito nel solco lasciato all’interno del partito dal senatore D’Alia – a informarsi, prima di parlare dei “più impietosi atti squadristici” che noi blogger saremmo in grado di commettere. A me risulta semmai il contrario. Così che dopo quanto detto una “rettifica”, se proprio la vuole, dovrebbe essere lui a produrla. Io non gliela chiederò: mi accontenterei di semplici scuse. Perché non solo un blogger, ma anche un parlamentare “quando scrive o parla, deve sapere quello che dice”.

Aggiungo questa domanda, a chiusura del bel post di Fabio Chiusi: come la mettiamo con i politici che scrivono sui giornali (o durante intervista) e poi si trincerano dietro le immunità parlamentari per non rispondere delle accuse per diffamazione?

Gli ultimi giorni di Salò

Tutti che si chiedono quando cade. Quando assisteremo alla scissione del partito di maggioranza relativa.
Alla fine del governo delle cricche.

Se questi sono gli ultimi giorni, saranno i più convulsi, dove vedremo, in modo più o meno palese, a piccoli colpi di mano.

Come le mani sulla Rai, con le nomine e le definizione del palinsento (via Annozero, Dandini, Report, Corradino Mineo ..).

Le nomine dei membri laici del CSM (di nomina politica) e del vicepresidente.

La legge bavaglio, che dopo il contentino ai giornalisti non è più un'emergenza (almeno sui giornali). Che poi ci siano persone che perdono il diritto all'espressione (pena un multa di 12000 euro per la mancata rettifica del blogger, manco fossimo in Cina), a chi importa?
Inizia oggi la 24 ore di protesta, organizzata da Valigia Blu, Idv, il popolo viola, la CGIL...

La fiducia sulla manovra, che cartolarizza i beni del paese, affinchè i comuni possani svenderli al miglior offerente. Che taglia risorse per trasporti, sanità, istruzione.
Sei la figlia di papi? Allora ti meriti il posto di professore (perchè la meritocrazia è tutto in questo paese, vedi il caso Trota).

C'è una certa agitazione: come nel 1992-93, come nell'estate del 2006, ci sono troppi coperchi sollevati e si capisce il nervosismo ("io non parlo, l'ultima volta che l'ho fatto guardate che è successo .."). Da una parte la disoccupazione, gli scandali, la delocalizzazione, la crisi, dall'altra parte la solita P2, l'incubo intercettazioni, lo spauracchio (per qualcuno) delle elezioni ..

Come il botta e risposta tra la Lega (tramite l'ex ministro della giustizia Castelli, che della mafia ne dovrebbe sapere qualcosa) e lo scrittore Saviano. "Dove eravate?"

Dove eravate quando la cricca si riuniva per decidere appalti? Quando si pilotavano nomine (in Rai, in magistratura, nelle Asl)?
Un nuovo modello di paese rischia di affacciarsi. Un modello "Pomigliano" (o Fabbrica Pomigliano), in deroga a contratti nazionali, accordi e principi della costituzione. Dove in nome della globalizzazione spariscono le imprese nazionali. Un modello basato sul ricatto.

Saranno giorni difficili. Speriamo gli ultimi.

27 luglio 2010

Possiamo ancora chiamarlo libero mercato?

Quello che succede per la Fiat, accade alla Omsa: Lo stabilimento Omsa di Faenza, in provincia di Ravenna, dava lavoro a 350 dipendenti, quasi tutte donne: tra pochi giorni queste lavoratrici saranno costrette a mantenersi con la cassa integrazione, dato che la Golden Lady Company, il gruppo proprietario del prestigioso marchio calzaturiero, ha deciso di spostare lo stabilimento in Serbia.

Chi paga la Cassa integrazione alle dipendenti Omsa? Noi.
Chi paga gli incentivi alla Omsa per investire in Serbia? Il governo serbo.

Possiamo ancora chiamare questa cosa qua libero mercato? Possiamo chiamare queste persone liberi imprenditori privati?

Leggo su Dagospia, che commenta l'ipotesi di Fiat di uscire da Confindustria:
Avviso ai naviganti N.1: "Si avvisano i signori naviganti che Giovanni Lettieri, presidente dell'Unione Industriali di Napoli, sta per ricevere la lettera in cui Sergio Marpionne comunica l'uscita della Fiat dalla Confindustria locale.

Finora il buon Lettieri ha fatto buon viso di fronte a questo annuncio unilaterale che stringe il cuore "manifatturiero" anche della presidente di Confindustria Emma Marcegaglia. Il tesoriere dell'Associazione napoletana ha già fatto i conti sulla perdita delle quote rappresentata dall'uscita dell'azienda di Pomigliano d'Arco e la somma arriva a 150mila euro".

Cosa dice il ministro dello sviluppo economico?

Caro Veronesi

Il Prof. Veronesi ha poi espresso un’opinione sul fattore rischio («oggi calcolato quasi vicino allo zero»), che sembra non tener conto dei cosiddetti piccoli incidenti quotidiani, riportati da tutte le Agenzie, che si verificano proprio in Francia; per non parlare delle basse emissioni permanenti degli impianti, come dimostra lo studio del Prof. Hoffman ordinato dalla Cancelliera Merkel. Parlare invece di nucleare come «l’alternativa più valida al petrolio» è solo suggestivo, poiché il petrolio serve soprattutto a far muovere le macchine e solo in minima parte ad alimentare le centrali elettriche. Infatti in Francia, Paese più nuclearizzato d’Europa, il consumo procapite di petrolio è più alto rispetto a quello italiano. Succede di essere approssimativi quando ci si occupa di troppe cose.

La risposta della giornalista di Report Milena Gabanelli, alla lettera di Umberto Veronesi al corriere sulle sue ragioni per il nucleare.

Sappiamo quale è la posizione del senatore PD. E le obiezioni fatte dalla Gabanelli (Report si è occupato del nucleare più volte). In attesa di una sollecita risposta dal senatore sono andato sul sito del partito per sapere quale è la posizione del PD.

Da una parte gli scienziati (tra cui Hack e Veronesi), Chicco Testa. I dubbi della Bonino e la risposta chiara di Bersani.
Speriamo che questa linea sia tenuta.

Da quando esiste la regola?

Fini: "chi è indagato lasci gli incarichi di partito".
Bene, benissimo. Ma da quando vale la regola? E' retroattiva?
Valeva anche per Giuseppe Valentino?

«Favoreggiamento a Ricucci»: indagato senatore An L’ex sottosegretario Valentino lo avrebbe avvertito di esser intercettato dai pm. Storace: un complotto

Inchiesta Ce4, indagato anche ex ministro Mario Landolfi - Pupia.Tv

Segnalo l'editoriale su Granata di Libero:
Il deputato siciliano in procinto d’essere cacciato dal PdL, nomen omen, è esplosivo. Un genere di materiale bellico che di solito gli eserciti sparano in campo avversario, contando che mieta più vittime possibile. Il problema che il Granata di Montecitorio scoppia sempre in campo amico, o, quantomeno, in quello alleato, poiché i soldati vestono la stessa divisa dell’onorevole bomba. Di qui il sospetto di intelligenza col nemico, ovvero di militare nell’esercito di Silvio ma di lavorare in realtà per i rivali. Nulla di nuovo del resto, perché anche qui il cognome aiuta a orientarsi. Granata, secondo il dizionario della lingua italiana, sta per rosso, un rosso particolare del colore della melagrana, ma sempre indubitabilmente rosso.Ora, che cosa ci faccia un tipo così in un partito dove il vermiglio è bandito dalla nascita, è un’altra faccenda. Di lui si racconta che abbia tentato l’avventura prima nel Fronte della gioventù di Siracusa e poi nel Movimento sociale. Quando crollò la prima Repubblica pare abbia tentato di riciclarsi con la Rete di Leoluca Orlando, l''ex democristiano che a forza di promettere la primavera siciliana è finito a far l’autunno con Di Pietro.

La capitale morale


Brutte frequentazioni tra esponenti politici, dirigenti delle Asl (bipartisan, lega compresa, come nel caso Ciocca) con persone sotto indagine per mafia.

Una bomba biologica sotto il Santa Giulia, con lo scaricabarile sul chi doveva controllare.
E gli scandali sulla sanità? Pure quelli: come il giro di operazioni non necessarie al Santa Rita.

Ultimo capitolo, il giro di coca nei locali della Milano da bere notturna, quella frequentata da vip, escort, veline, calciatori, figli di papa (
magari politici ).
Un giro in cui si scopre (oddio, scopre è una parola grossa), gli agganci con chi doveva controllare, con i vigili urbani ..
Per loro nessuna tolleranza zero: mica sono accattoni o writer.
O cantanti come Morgan: scommetto che stasera guarderete la pubblicità di Belen con occhi diversi.

Milano, capitale morale del paese.
O forse, semplicemente specchio di quanto succede nel paese.

Ultim'ora:
- Michele Serra nell'articolo "La coca, Belen e le altre, chiusa la Milano da sniffare", scrive:

Uno degli antidoti possibili, forse il più potente, sarebbe registrare, con un improvviso sussulto della percezione, quanto tutto questo [il consumo trasversale della droga] sia tragicamente conformista. Così, a occhio e croce, siamo ancora molto lontani da quel giorno. Nelle movide (non solo milanesi) il tempo per riflettere non è dato, e anzi: hanno un successo travolgente soprattutto perché aiutano a non farlo. Riempire il tempo, ogni nicchia di tempo, di stimoli, impulsi, godimenti, soffoca il tempo, gli impedisce di lievitare.

- Gli avvocati delle persone arrestate hanno chiesto la revoca del sequestro e la scarcerazione al tribunale del riesame: «Non esiste più il privè come una volta e soprattutto non c'è più il bagno esterno che serve tutti gli utenti»

26 luglio 2010

L'Unica Speranza è non arrendersi mai


In memoria di una ragazza coraggiosa, Rita Atria, che ha lottato a suo modo contro la mafia e per questo è morta.

The war log


Sul New York Times, sul Guardian e su Der Spiegel, l'inchiesta tratta dai documenti di Wikileaks, sulla guerrra (reale) in Afghanistan.
A trove of military documents made public on Sunday by an organization called
WikiLeaks reflects deep suspicions among American officials that Pakistan’s military
spy service has for years guided the Afghan insurgency with a hidden hand,
even as Pakistan receives more than $1 billion a year from Washington for its help
combating the militants.
US intelligence records reveal civilian killings, 'friendly fire' deaths and shadowy special forces

In an unprecedented development, close to 92,000 classified documents pertaining to the war
in Afghanistan have been leaked. SPIEGEL, the New York Times and the Guardian have
analyzed the raft of mostly classified documents. The war logs expose the true scale of the
Western military deployment --
and the problems beleaguering Germany's Bundeswehr in the Hindu Kush.

Come diceva Bogart? E' la stampa. E tu non ci puoi fare niente.

Ostriche e champagne


Si dice che il presidente russo pasteggi ad ostriche e champagne.
Non so perchè mi è venuta in mente la scena di Blues Brothers (qui in inglese) : ".. quanto vuole per tue donne .. io compra tutte .."

Capitalismo e democrazia

Sostiene il presidente che la Fiat, essendo una libera impresa, può investire dove vuole, a patto che non si perdano posti di lavoro in Italia.
Che poi il lavoro sia pagato poco, stressante, con deroghe al contratto nazionale, di basso profilo, poco importa.
Che l'impresa lasci dietro di sè delle macerie industriali e ambientali (come l'Ilva a Taranto, o l'Eternit in Piemonte, o la Thyssen a Torino).

L'importante è lavorare, mantenere le fabbriche in Italia, mantenere i guadagni e i profitti.
Si dice libera impresa, ma oggi, nel mondo globalizzato, significa multinazionali che arrivano, chiedono soldi allo stato, spremono il lavoro al massimo (come si trattasse di una merce)
Eppure l'articolo 41 della costituzione indica chiaramente che la libera impresa :
"Non può svolgersi in contrasto con l'utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana".


La Fiat se ne vuole andare? Bene: potrebbe essere arrivato il momento di puntare all'auto ecologica (visto che il mercato dell'auto a benzina è saturo, se non ci sono incentivi non si vende).
Un governo che sapesse fare una programmazione industriale potrebbe iniziare una politica che disincentiva petrolio e assimilati.
Investe nel trasporto pubblico.
E punta all'auto elettrica.

Certo, in questo modo ci perderebbero i grandi costruttori (basta autostrade), i petrolieri (le trivellazioni le fate nel vostro giardino).
Ma ci guadagnerebbe il paese. Non è questo forse il compito della politica?

Mi ha colpito una cosa, del film-documentario di Michael Moore (Capitalism a love story): l'occupazione da parte degli operai della GM, della fabbrica di Flint nel dicembre 1936. Occupazione in cui gli operai dovettere fronteggiare la polizia e gli sgherri della GM.
Il presidente Roosevelt in accordo col governatore, mandò a Flint la guardia nazionale, a proteggere i lavoratori. Non l'imprenditore, non i suoi sgherri.







Roosevelt voleva poi far approvare una seconda carta dei diritti dell'uomo contro i trust, i monopoli, l’ingordigia del mercato (il second Bill of Right)
..

Questo succedeva in quell'america. E poi pensi all'america dei derivati, delle case pignorate dalle banche, dei Madoff, dei Bear Sterns ..
E anche l'Italia dei Samuele Landi, di Eutelia, di Telecom e Fiat.
Il capitalismo non deve coincidere con la democrazia.




We have come to a clear realization of the fact that true individual freedom cannot exist without economic security and independence. “Necessitous men are not free men.”[2] People who are hungry and out of a job are the stuff of which dictatorships are made.
In our day these economic truths have become accepted as self-evident. We have accepted, so to speak, a second Bill of Rights under which a new basis of security and prosperity can be established for all—regardless of station, race, or creed.
Among these are:
The right to a useful and remunerative job in the industries or shops or farms or mines of the nation;
The right to earn enough to provide adequate food and clothing and recreation;
The right of every farmer to raise and sell his products at a return which will give him and his family a decent living;
The right of every businessman, large and small, to trade in an atmosphere of freedom from unfair competition and domination by monopolies at home or abroad;
The right of every family to a decent home;
The right to adequate medical care and the opportunity to achieve and enjoy good health;
The right to adequate protection from the economic fears of old age, sickness, accident, and unemployment;
The right to a good education.
All of these rights spell security. And after this war is won we must be prepared to move forward, in the implementation of these rights, to new goals of human happiness and well-being.
For unless there is security here at home there cannot be lasting peace in the world.