31 ottobre 2010

Tra un Montecarlo e un bunga bunga

Un pò di notizie che riguardano un paese in cui si continua a parlare della casa di Montecarlo e del presidente dal buon cuore (che telefona in questura): a tal proposito vorrei segnalare il caso della mamma coraggio Marinella Colombo, arrestata (e scarcerata ma con obbligo di firma).

Il mare nero: l'inchiesta di Report parlerà di cosa succede nel mare per colpa delle trivellazioni nel mare. Succede che i pescatori pescano petrolio anche dalle reti:
la ricerca, la trivellazione, l'estrazione e il trasporto pongono continuamente a rischio l'ambiente in cui viviamo soprattutto se il danno provocato da uno sversamento di petrolio avviene in acqua. Siamo andati in Lousiana appena dopo la chiusura del pozzo per vedere come funzionano le bonifiche e i risarcimenti. Dopo l'esplosione della piattaforma della BP nel Golfo del Messico sono fuoriusciti circa 5 milioni di barili, solo il 60% e' stato recuperato o bruciato. Il resto dove e' finito?
E se dovesse succedere in Italia?

Le promesse di Brunetta: taglio ai dipendenti, ma non alle auto blu.
"Il ministro della Pubblica amministrazione torna a dare i "numeri"! Renato Brunetta stima che in cinque anni "si può prevedere una riduzione dell'occupazione nel pubblico impiego di 300 mila unità pari a -8,4% per effetto del blocco del turn over, contratti di lavoro flessibile e collocamento a riposo". Nel testo è spiegato che il personale pubblico si è già ridotto di 72 mila occupati nel 2008/2009. 72.000 lavoratori sottratti a corsie degli ospedali, aule giudiziarie, forze dell'ordine, scuola. Tra qualche giorno sarà varato il provvedimento per dimezzare (?) i costi delle auto blu, non per dimezzarle! Lo ha detto sempre Brunetta: "Non sarà un disegno di legge ma un decreto legge".

Quelli che non chiedono soldi allo stato: la Fiat ha chiesto la Cassa integrazione in deroga per i lavoratori di Pomigliano.
Che fine ha fatto il piano di rilancio?
Chi è che non chiedeva i soldi allo stato?

Terrore rosso. Dall'autonomia al partito armato di Pietro Calogero, Carlo Fumian, Michele Sartori

Nei lunghi anni Settanta il terrorismo italiano rappresentò per il sistema democratico una minaccia senza uguali in Europa. Questo libro, che ricostruisce pagine essenziali ma poco note della lotta armata in Italia, è un intreccio unitario di cronaca, testimonianza e storia che, a partire da Padova e dal Veneto, svela le strategie insurrezionali del partito armato in tutte le sue articolazioni, movimenti di massa e avanguardie combattenti, Autonomia Organizzata e Brigate Rosse”.
[Dalla terza di copertina]

La storia dell'Autonomia in Veneto, dal congresso di Firenze e la scelta della lotta armata, del 1971. Fino alla fine del partito armato. Da Padova (con i primi omicidi da parte delle Br nel 1974, i missini Mazzola e Girolucci uccisi in una sezione del MSI), a Padova con all'arresto dei brugatisti che avevano rapito il generale Dozier, nel 1981. Da Padova a Padova, in una parabola discendente iniziata col blitz passato alla storia del “7 aprile”, che portò all'arresto dei vertici di Potere Operaio con l'accusa di “aver diretto e organizzato una associazione sovversiva denominata Potere Operaio”, ordini di cattura firmati dal procuraratore Pietro Calogero. Un nucleo ristretto fu accusato anche di concorso in banda armata per “avere organizzato e diretto una associazione denominata 'Brigate Rosse' ”: Antonio Negri, Franco Piperno e Oreste Scalzone.

La prima parte del libro, “La cronaca” a cura di Michele Sartori, parte dal 1971 e le parole gridate alla conferenza di Roma di Potere Operaio, il gruppo-partito : “L'unica proposta di partito è quella del partito armato”. Partito dell'insurrezione per cui “muovere verso lo sbocco di potere significa significa dirigere l'ontera articolazione del movimento delle masse verso la lotta armata”.


Ne farà di strada, il partito-movimento di Antonio Negri a partire dai primi anni 70: Sartori racconta del passaggio ad Autonomia Operaia Organizzata, la nascita dei Collettivi Politici in Veneto, ala militare del Fronte comunista combattente.
I contatti con i vertici delle Br: la carta di identità fornita a Morucci dopo la fuga dal carcere di Treviso proveniente da uno stock rubato dai Nap e passato tramite P.O. L'omicidio del brigadiere Niedda da parte del Br Despali e dal militante delle brigate Ferretto ( una delle strutture illegali di P.O.) Carlo Picchiura. La questione delle armi, la strategia comune dei gruppi, i contatti tra Curcio e Antonio Negri. Il ruolo dei giornali dell'Autonomia: “Controinformazione”, “Potere Operaio”, “Il Rosso” (del cui gruppo facevano parte Mario Ferrandi, Marco Barbone e Corrado Alunni ).

Un crescendo di violenza, episodi di criminalità, rapine, e anche il passaggio ali omicidi. La violenze dentro le scuole, le università, un clima di pressione contro professori, giornalisti, magistrati e forze dell'ordine. Crescendo che culmina con le notte dei fuochi a Padova del febbraio-marzo 1977.

“Sul solido fondamento di sentenze passate in giudicato, Michele Sartori racconta l'impressionante evoluzione della strategia terroristica che dal Veneto si proietta su gran parte del territorio nazionale” [Dalla terza di copertina].

Indice dei capitoli.

  • Genesi del partito armato: Potere Operaio, Brigate Rosse, «Rosso» (1971-1974)
  • Il laboratorio veneto di Br, Nap, Autonomia (1974-1975)
  • I Collettivi Veneti. «Rosso». I Cocori (1974-1977)
  • I Proletari Armati per il Comunismo (1978-1979)
  • Prima e dopo il 7 aprile (1979-1980)
  • Ritorno, omicidi, scissione e fine delle Br (1979-1982)
  • L’ultima vittima. L’evasione di Susanna Ronconi (1982)
  • Le conclusioni dei processi.

Qualche dato del “terrore rosso” in Veneto:

Bel triennio 1977-1979 il Veneto registra 1197 atti di violenza di cui 708 a Padova: 817 attentati, 174 aggressioni e 206 tra espropri, rapine e saccheggi.
Le sigle autonome che firmano gli attentati sono 65: solo il 19% degli attentati di matrice autonoma colpisce obbiettivi privati quali industrie, banche, negozi, agenzie immobiliari, ecc. Per il resto i bersagli privilegiati sono i partiti (21%), scuole e università (20%), PS,CC, giudici, testimoni, stampa (11%), obiettivi sociali come trasporti pubblici, Iacp, ecc (11%).
Il terrorismo in Veneto si lascia alle spalle una scia di 15 morti: Giuseppe Mazzola e Graziano Giralucci. L'appuntato Antonio Niedda, la guardia giurata Franco Battagliarin.
Il macellaio Lino Sabbadin, ucciso da PAC.
Gli autonomi Maria Antonietta Berna, Angelo Dal Santo e Alberto Graziani, ; Lorenzo Bertoli, suicida in carcere.
Il dirigente del petrolchimico Sergio Gori. Il commissario PS Alfredo Albanese; il brigadiere Enea Codotto e il carabiniere Luigi Maronese.
Il direttore del Petrolchimico Giuseppe Taliercio.
L'ultima vittima, Angelo Furlan, ucciso da un'autobomba durante l'evasione della Ronconi.


La testimonianza di Pietro Calogero Contro l’eversione.

La seconda parte del libro accoglie l'intervista al magistrato Pietro Calogero, autore dell'inchiesta su Potere Operaio e Autonomia, raccolta da Silvia Giralucci (per la preparazione del documentario Con i loro occhi).
In questa intervista, la sua opinione sul terrorismo di destra (per l'inchiesta sulla strage di Piazza Fontana) e sul terrorismo di sinistra: la genesi, l'ipotesi della etorodirezione, i tentativi di golpe, la fine.

L'eversione in Italia.
In Italia combattere l'eversione è sempre stato difficile, perchè l'eversione non è mai stata isolata. È sempre stata all'interno di una strategia dove strutture deviate delle istituzioni l'hanno utilizzata come strumento di lotta politica, per perseguire interessi propri caratterizzanti da una logica istituzionale, diversi da quelli degli eversori: interessi di mutamento degli equilibri politici, non di sovvertimento. Così è avvenuto con lo stragismo e la strategia della tensione della fine degli anni Sessanta, e così anche con la lotta armata di sinistra.”

Il ruolo del Sid e i suoi rapporti col terrorismo nero.

Numerosi dati processuali autorizzano la conclusione che il nostro Sid ebbe un ruolo attivo sia nella fase realizzativa della trama del sovvertimento sfociata negli attentati del 1969 [Calogero raccolse la testimonianza del maestro Lorenzon, che portò poi alla pista di Ordine Nuovo con gli arresti di Ventura e Freda], sia nella fase di copertura dei soggetti indagati per i singoli eventi terroristici.
Non intendo, così dicendo, avallare la tesi che quegli eventi furono il prodotto di complotti posti in atto da poteri dello Stato in associazione con bande eversive. Al contrario, sono persuaso che il terrorismo nero della fine delgi anni sessanta (come anche il terrorismo rosso degli anni settanta di cui dirò in seguito) fu un fenomeno autoctono, nel senso che, attraverso la pianificazione della lotta armata e del sovvertimento violento delle istituzioni, esso espresse motivazioni, istanze e finalità interne e specifiche a ciascuna banda.
In questa strategia, geneticamente e organizzativamente indipendente, uomini e apparati del Servizio si sono attivamente inseriti strumentalizzandone i principali segmenti attuativi per il raggiungimento di obiettivi politici non del tutto coincidenti con quelli delle bande terroristiche. Così mentre le bande gravitanti attorno a Ordine Nuovo puntavano al rivesciamento della forma di governo e alla sua sostituzione con un regime autoritario di stampo fascista, i poteri statali, che ne conoscevano e a volte ne sostenevano la strategia mediante forme stabili di collegamento con propri organi e fiduciari, perseguivano il ben diverso e limitato obbiettivo di riequilibrare l'asse della politica italiana, pericolosamente sibilanciato a sinistra, allontanandno dall'area di governo il pericolo comunista e rafforzando la leadership dei tradizionali partiti di centro (in primo luogo la Democrazia Cristiana).”

Carlo Fumian Alle armi
L'ultima parte di Terrore Rosso, è un breve saggio sul terrorismo negli altri paesi e in Italia.
Come nasce, per quali motivi, e per quali fini: “a partire da una ricostruzione storica più generale del fenomeno terroristico e delle sue implicazioni, ricostruisce gli esordi del 'partito armato' in Italia e i nessi profondi - al di là di divisioni tattiche figlie del settarismo tipico delle formazioni estremiste - che legavano i gruppi armati a un comune disegno strategico insurrezionale.”

Nel breve saggio si parla della storia del terrorismo nel mondo occidentale, per arrivare poi in Italia. Il “silenzio operoso dei servizi” nel contrasto all'eversione “mai alcuna segnalazione utile alla magistratura nel corso di un lungo, sanguinoso, incredibile decennio” a fronte di un terrorismo che si andava estendendo e organizzando con basi di massa.
Dal terrorismo nero al terrorismo rosso, col 1974 come anno che fa da spartiacque. La crescita del Partito Comunista Italiano, visto come inaccettabile “tappo della rivoluzione” da alcuni per il suo essere legalitario garante di un riformismo normalizzatore. Per altri, un inaccettabile spostamento dell'asse dell'asse della fedeltà atlantica dell'Italia. Insomma una crescita che andava in qualche modo ostacolata, cosa che le derive golpiste e stragiste, con l'appoggio ai terroristi di destra, non erano riuscite a fare.

Infine, la genesi del partito armato e il ruolo egemone di Potere Operaio:
Il neoleninismo di Potere Operaio conduce presto il gruppo dirigente a elaborare il concetto fondamentale dell'autonomia operaia, della spontaneità creativa delle masse operaie irriducibili al capitale e al riformismo. Ma spontaneità non significa spontaneismo : il neoleninismo non dimentica il ruolo centrale del partito, seppure in una nuova, rovesciata accezione: come scriverà Tronti, con una formula che verrà adottata da Lotta Continua e Potere Operaio, 'la strategia alle masse, la tattica al partito'.
Il concetto chiave dell'autonomia operaia si ritrova nel documento fondativo del Collettivo Politico Metropolitano, e ad esso si riferiranno incessantemente i documenti delle Brigate Rosse: 'l'Autonomia Operaia è l'area da cui hanno preso origine le Brigate Rosse' , proclamerà nel 1976 un documento di Soccorso Rosso.

Del resto, Potere Operaio (come successivamente Autonomia Operaia Organizzata) era l'unico dei tre gruppi ache potesse contare su migliaia di militanti, su un cervello politico culturalmente non improvvisato e progettualmente esperto, e infine su una rete di periodici attraverso cui diffondere capillarmente il messaggio della mobilitazione armata, nelle forme sia dell'illegalità di massa e del terrorismo diffuso, sia nel sostegno alla clandestinità e strutturato. È in questo contesto che matura la svolta insurrezionale, a ridosso, paradossalmente, dei successi conseguiti dai sindacati a partire dall'autunno caldo del 1969, che sembrano non lasciare spazio all'iniziativa autonoma degli operai, la cui conflittualità non pareva disposta a scorparsi dall'egida di organizzazioni riformiste, strumenti del Capitale conficcati nel cuore della Classe. Le lotte sindacali avevano sconfitto, noteranno sia il Collettivo Politico Metropolitano che Potere Operaio, non il 'movimento autonomo' del proletario, bensì il suo spontaneismo. Una sola dev'essere la risposta: organizzazione. Qui tra il 1970 e il 1971, si getta la base del 'partito armato' .”

Il link per ordinare il libro su ibs.
La scheda del libro sul sito di Laterza.
L'intervista di Pietro Calogero sul Corriere.

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30 ottobre 2010

Il fango

Di chi la colpa dello stato del paese? Di chi parla del fango, o di chi ne è causa (con tutti gli scandali, imbrogli, abusi)?
Le notizie di oggi non sono solo schizzi di fango (come afferma il presidente di Confindustria), ma indice di un esecutivo che si sente al di sopra di tutto e crede di poter fare di tutto (come telefonare alla Questura di Milano). Indice di un potere che sembra essere vittima di troppi ricatti e ricattatori.

La credibilità del governo non è messa a rischio dall'informazione: ma lo Stato e le istituzioni (la cultura, la scuola, la sanità), e anche le imprese sono a rischio proprio per questo azione di governo.

29 ottobre 2010

Finchè c'è un giudice (libero) c'è speranza

Prendiamo due notizie di oggi.
La Moratti sapeva del rischio derivati per Milano (già nel 2008): come politico non ha ritenuto di dover procedere contro le banche (e magari anche contro l'ex sindaco).

La fine della premiata macelleria S Rita, con la condanna in primo grado del primario Brega Massone. Condanna cui si è arrivato non per i controlli della regione, ma grazie a delle intercettazioni richieste dai pm.

Adesso avete capito perchè serve una magistatura non sottoposta ai voleri (e alle necessità) della politica?

La multa milionaria

Quanto ci costa l'emergenza rifiuti in Campania lo possiamo stimare, per poi usarla come arma politica per attaccare le amministrazioni (di sinistra), come si è visto ieri sera ad Annozero.

La Commissione europea ha rinviato l'Italia davanti alla Corte di giustizia europea per la mancata applicazione di una sentenza del 2004 su alcune discariche nei dintorni di Milano. La Commissione chiederà il pagamento di multe perchè a distanza di sei anni dalla sentenza solo una discarica è stata dismessa mentre le altre due non sono ancora state bonificate.

Le discariche nel mirino sono quelle relative all'area ex Sisas di Pioltello Rodano, nel Milanese, un'area di 300 mila metri quadrati su cui aveva sede un'azienda del Polo chimico fallito nel 2001. Classificata come sito di bonifica di interesse nazionale, l'area ex Sisas contiene circa 280 mila tonnellate di rifiuti industriali ancora da smaltire. La bonifica della vasca C, quella ritenuta più pericolosa, è stata conclusa nel giugno 2009, con l'asportazione di circa 35 mila tonnellate di scorie.

Frutto di un accordo del 2007 tra Ministero dell'Ambiente, Regione Lombardia e i Comuni di Rodano e Pioltello, la bonifica è stata gestita fino al giugno scorso dalla 'Tr Estate 2', società che faceva capo a Giuseppe Grossi, l'imprenditore arrestato nell'ambito dell'inchiesta Montecity-Santa Giulia. Il commissario straordinario per la bonifica ex Sisas nominato in aprile dal Governo, ha avviato una procedura per individuare un nuovo soggetto incaricato di concludere l'operazione. Gara che è stata aggiudicata alla società 'Daneco', che dal settembre scorso ha avviato i lavori di bonifica che dovranno concludersi entro il marzo del prossimo anno. Dopo la decisione della Commissione europea, l'Italia rischia di dover pagare una multa di poco meno di 200mila euro al giorno dalla data della nuova sentenza e fino all'applicazione della decisione e se la Corte europea decidesse per la condanna il nostro Paese dovrebbe anche pagare una somma di 21.420 euro per ogni giorno trascorso tra la prima e la seconda sentenza.


Annozero : il miracolo no!

Pure la predica e la lezioncina da parte del sottosegretario leghista Castelli si sono dovuto sorbire gli abitanti di Terzigno. Non gli bastava la puzza che si sente per chilometri attorno alla discarica Sari, le malattie e le morti (su cui non esiste al momento una correlazione scientifica), gli sversamenti illegali che la camorra ha fatto sulle terre di quella che una volta era la Campania Felix.

"Come mai quasi tutte le regioni riescono a fare le discariche e la Campania no?".
"Al nord si risolvono i problemi dei rifiuti e al sud no".
"Vorrei sapere da questi intelligentoni " sempre il sottosegretario rivolto al pubblico "dove volete mettere i rifiuti".

Ecco, questa politica supponente e arrogante, capaca di ascoltare solo se stessa e nascondere la realtà che non ci piace è quella che oggi sta portando il paese allo sfascio.
Forse Castelli non ha mai sentito parlare dei rifiuti industriali sversati in modo illegale dal nord nel triangolo della morte.
Forse il sottosegretario non ha mai sentito parlare dell'emergenza rifiuti a Palermo (di cui si preferisce non parlare); non ha mai sentito parlare della discarica di Pioltello (ex area sisas, al nord nel milanese), per cui (notizia di ieri) la commissione rifiuti europea ha deciso di portare l'Italia davanti alla corte di giustizia europea. Area che doveva essere bonificata dall'imprenditore Giuseppe Grossi e che invece è rimasta tal quale, con spreco di denaro pubblico.
Forse l'esponente della lega non sa che l'inceneritore di Acerra (quello che oggi viene gestito da una impresa del nord, forse perchè al sud non sono capaci) ha avuto problemi da subito e che non è affatto un modello.
Forse non sa che quando Milano aveva anche lei problemi con i rifiuti, parte di questi se li sono accollati anche altre regioni. Altro che "noi al nord abbiamo già dato".

Ha mai sentito parlare di Gomorra, di Eco4, dei racconti dai pentiti dei rapporti tra l'onorevole Cosentino e le cosche?
Se la colpa, come si sente ripetere da tutti, è degli amministratori locali (le liste piene di indegni che ha denunciato Pisanu), è anche colpa di chi li sceglie e li mette in lista.
Non possiamo sempre cavarcela dicendo che "noi guardiamo a casa nostra": e le tangentopoli che coinvolgono amministratori della Lega?

Purtroppo la puntata di ieri di Annozero ha centrato poco lo scopo: tante chiacchiere, tante promesse e poco spazio (a mio avviso) a iniziative concrete.
Riusciranno in 10 giorni a risolvere il problema dei rifiuti a Napoli?
Si riuscirà a mettere a norma la discarica di Terzigno?
Si riuscirà finalmente a creare un circolo "virtuoso" dei rifiuti, in cui si parli di riciclaggio, di produrre meno rifiuti, di raccolta differenziata?

In studio, abbiamo sentito molte proposte, da parte del sindaco di Salerno De Luca (anche lui amministratore con qualche problema di giustizia). Stop alla seconda discarica a cava Vitiello. Stop alla legge "stupida" che impone alla province di gestire con una sola società tutto il ciclo dei rifiuti, togliendo potere ai sindaci.
Incentivi ai comuni che fanno la differenziata.

A proposito, come mai questo governo, che è andato in deroga a tante leggi e a tanti principi, si "è inginocchiato", come a detto Bertolaso, proprio di fronte a questa, permettendo lo scioglimento del comune di Camigliano? Uno dei comuni che fa la differenziata, tra l'altro.

In studio c'è stato anche un battibecco vicace tra il giornalista Antonello Caporale e il sottosegretario Bertolaso. Che è sì quello delle emergenze (ha citato il terremoto a San Giuliano, ma non quello dell'Aquila ...), ma è anche quello che non si è acorto di quanto combinavano i suoi dirigenti, con gli appalti della Maddalena per il G8.
Cosa è successo in questi due anni, in Campania? "In questi due anni ha funzionato tutto". Io sono stato come un Pronto Soccorso, spiegava in studio il sottosegretario, finita per decreto l'emergenza, abbiamo consegnato tutto ai comuni e alle province.

E i sette impianti di compostaggio che dovevano essere a piano e non sono stati fatti?
E i rifiuti che vengono sversati "tal quale" (cioè con l'umido che non è stato trattato) dentro la discarica di Sari?
E l'impianto di Acerra che ancora è in manutenzione straordinaria? Lo raccontava l'ex presidente della commissione rifiuti Sodano) qui non si brucia il rifiuto secco, trattato dagli ex cdr/stir, ma brucia un rifiuto ancora umido con dentro anche la plastica, il che porta alle caldaie a lavorare in condizioni non a norma.
A Caivano, le telecamere di Annozero inquadravano i camion che portano i rifiuti, fermi in attesa. Perchè l'impianto non risce a smaltire i rifiuti che arrivano.
Anzichè premiare i comuni e i sindaci che fanno la differenziata, li si manda a casa, come per Vincenzo a Camigliano. L'iter dello scioglimento è avvenuto in 7 giorni, manco fosse il comune di Fondi, per cui invece è stato silurato il prefetto.

Forse per far funzionare tutto bisognerebbe far rientrare la Campania nel novero delle regioni "normali", dove non si governa in deroga. Fare delle leggi meno "stupide" e mettere nelle liste personaggi al di sopra di ogni sospetto. Uscire dalla logica emergenziale: "l'emergenza è un'industria che produce ricchezza", spiegava Caporale che poi continuava facendo il parallelo tra la Camorra che pure lei lavora in deroga e la protezione civile.

Infine, le persone dell'area vesuviana. Che vivono in un'area bellissima, ma rovinata da anni di cattiva politica. Con la puzza di giorno, e la battaglia di notte.
Gente come Armando e Francesca, con i problemi di tumore alla tiroide e alla mammella.

A questa gente possiamo fare altre promesse, come quella di fare altri impianti in meno di due anni?

28 ottobre 2010

Libertà di stampa



La cosa più bella, a fine filmato, sono i due personaggi anzianotti che accusano il giornalista David Pierluigi de Il fatto quotidiano che voleva fare domande a Minzolini e Belpietro, di essere venuto a provocare.
Due tipici esponenti del partito dell'amore.
Voi provocate, noi riconciliamo. Voi odio, noi amore. Noi siamo liberali, democratici, facciamo parlare tutti. Voi comunisti, network dell'odio, fate campagne mediatiche contro ..

un incontro blindatissimo, in cui non era consentito fare domande e che ha avuto per protagonisti i direttori Augusto Minzolini, Vittorio Feltri e Maurizio Belpietro.
Certo, poi va spiegato che sono i giornalisti di Panorama ad avere contatti con un finanziere infedele. Che è stato Il giornale ad avere preso le intercettazioni coperte di Fassino.

Nel frattempo, il TG1 perde share, la Rai ha in conti in rosso e l'Italia sprofonda nelle classifiche su libertà di informazione e sulla percezione della corruzione. Ci sarà un nesso?

Forse non sono tutte minchiate

Mori indagato per concorso esterno in associazione mafiosa.
Spatuzza che riconosce (ma con qualche inesattezza e dubbio, dice il procuratore Lari) un funzionario del sisde come lo sconosciuto presente nel garage quando si preparava l'attentato a Paolo Borsellino.

Forse, un giorno scopriremo che non sono tutte minchiate quelle di Spatuzza e che fine ha fatto l'agenda rossa.

Condoglianze Moreno

40 anni, un male incurabile e via. Morta lasciando un marito, Moreno e tre bambini.
FIRENZE, 27 ottobre 2010 - Grave lutto per Moreno Torricelli. L'ex difensore di Juventus, Fiorentina, Espanyol e Arezzo ha perso la moglie Barbara, 40 anni, affetta da un male incurabile. La famiglia invita a fare offerte al "Progetto Luce" del reparto di Ematologia dell'ospedale di Careggi, sezione di Firenze dell’Ail, l’Associazione italiana contro le leucemie. I funerali si terranno domani alle 14 nella chiesa del Galluzzo, frazione di Firenze. Una seconda cerimonia funebre è prevista per venerdì alle 15 a Monguzzo (Como), dove la donna era nata. Torricelli, Barbara e i loro tre figli – Arianna, 16 anni, Alessio, 11, e Aurora, 10 – avevano scelto da tempo di vivere a Firenze, visto che il quarantenne ex difensore aveva iniziato ad allenare. L’ultima squadra era stato il Figline.

In queste situazioni, dove tutto accade troppo in fretta e senza un perchè, non è facile trovare le parole.
Se non che ti siamo vicini.

27 ottobre 2010

I conti non tornano in Rai

Sempre a proposito di informazione, conti in rosso in Rai e quel clima di pressioni sui programmi di informazione.
Dicono che Mauro Masi sia preoccupato per i conti Rai: il passivo in bilancio (-130 milioni di euro), la voragine entro un paio di anni (-650 milioni), la diffidenza di banche e creditori. E poi dicono che per Ingrid Muccitelli, l’ultima fidanzata del direttore generale, sia disposto a uno strappo. Un regalino per l’ex giornalista di Omnibus e protagonista di Insieme sul due: un settimanale di economia in tarda serata su Raidue, dieci puntate che andranno in onda dal prossimo 3 gennaio assieme a Barbara Carfagna, conduttrice del Tg1 di Augusto Minzolini. Masi ha evitato il periodo di garanzia che, per ascolti e share, divide la torta pubblicitaria tra il servizio pubblico e i concorrenti privati come Mediaset, La7 e Sky.

Il programma è scivolato nei palinsesti di luglio, bloccato a settembre, riemerso un paio di giorni fa: adesso viale Mazzini – confermano fonti qualificate – dovrà valutare la proposta di Raidue. Per il momento c’è una scheda informativa, aspettando titolo e matricola: il nome dei produttori, la fascia oraria e la tipologia di trasmissione. Sarà la multinazionale Endemol, controllata al 33 per cento da Mediaset (e dunque da Silvio Berlusconi), a preparare i contenuti per il settimanale di Carfagna e Muccitelli. Una società esterna significa nuovi costi e nuovi contratti, proprio nei giorni dei tagli annunciati, di trattative (saltate) con i sindacati per un piano industriale di lacrime e sangue. Non c’è bisogno di frugare nella memoria, appena quindici giorni fa, Masi ha chiesto a Roberto Benigni di ridursi l’ingaggio per Vieni via con me di Roberto Saviano e Fabio Fazio. Risultato: il premio Oscar sarà ospite a titolo gratuito, la rubrica di Carfagna-Muccitelli avrà un prezzo. Che per una bozza di palinsesto esordirà a gennaio, ma potrebbe slittare: non per una retromarcia di Masi, piuttosto per la confusione di Raidue.

Congelato per il ponte estivo, torna d’attualità il “pacchetto di nomine”, definizione di viale Mazzini, all’ordine del Consiglio di amministrazione di domani: una serie di cambi al vertici di reti generaliste e digitali. Traballa (e da tempo) la direzione di Massimo Liofredi. Attenti osservatori di viale Mazzini fanno notare un’agenzia di lunedì: Liofredi snocciolava i successi di Raidue. Più che un manifesto di share era un biglietto d’addio. La poltrona dell’ex cantante dei Kristal è al centro di un baratto politico tra Pdl e Carroccio: la leghista Giovanna Bianchi Clerici voterà Susanna Petruni (Tg1) soltanto se Franco Ferraro sarà l’erede di Corradino Mineo a Rainews.

E per trovare una soluzione, senza rischiare tonfi, ieri Masi ha riunito i cinque consiglieri di maggioranza nel suo ufficio: i berlusconiani Alessio Gorla e Antonio Verro, l’ex finiano (?) Guglielmo Rositani, il tecnico Angelo Maria Petroni e appunto la Bianchi Clerici. È finita l’esperienza al secondo canale di Liofredi, già dirottato – secondo un foglio che circola in Rai – ai servizi per i diritti sportivi. Pronto un contentino per Mineo, promozioni per i finiani – come per sancire un patto di governo – Gianni Scipione Rossi (Rai Parlamento) e Roberto Rosseti (coordinamento sedi regionali).
E poi un mucchio di cariche per il digitale terrestre, in bilico Carlo Freccero a Rai4, commissariato da una lettera di Masi poi invalidata dal Collegio dei sindaci. A viale Mazzini temono i ricorsi al Tribunale del Lavoro: polemiche, risarcimenti e reintegri. Ma per Mineo e Liofredi sarà inevitabile fare causa all’azienda. Entrambi l’avevano pensato già la scorsa estate. I sindacati hanno mollato Masi perché poco credibile: prima ordina sacrifici poi dispensa poltrone e regala programmi. E per Report la copertura legale è sempre più incerta: “Ce la tolgono? Vuol dire che non ci vogliono”, dice Milena Gabanelli a FareFuturo.




L'archiviazione che non basta


Libero: I PM graziano Fini.
Il giornale: "Fini indagato in segreto"
Per cui, se anche la questione è stata archiviata, non va bene, si doveva andare ancora più a fondo.
Se la procura ha tenuto la vicenda segreta, in nome della privacy, per evitare strumentalizzazioni politiche, non va bene. Se esce dalle procure una indagine su altri politici, è giustizia ad orologeria, fuga di notizie, processi mediatici.
Sfugge ancora ai segugi, il fatto poi, che di mezzo non ci siano soldi pubblici, che sia una questione tra privati. E che c'è un altro politico sul quale proprio non si può indagare, perchè si è fatto uno scudo che non esiste nelle altre democrazie.

Ma valle a spiegare certe cose.

I mandanti

E per fortuna che non si deve strumentalizzare l'aggressione a Capezzone.
"Esprimiamo una totale solidarietà a Daniele Capezzone e rileviamo - dice il capogruppo Fabrizio Cicchitto- che l'atmosfera peggiora sempre di più a causa dell'esistenza di uno squadrismo di sinistra che accentua col passare del tempo la sua arroganza e la sua aggressività. Il noto network dell'odio sta producendo effetti nefasti sempre più visibili".

Arriva poi la solidarietà del ministro Renato Brunetta: "Da tempo metteva in guardia il Paese da un clima politico avvelenato, che tanti seminatori di odio non esitano ad alimentare con un linguaggio violento. Purtroppo (per lui e per tutti noi) anche questa volta ha avuto ragione". Dello stesso tenore le parole di Sandro Bondi: "Che cosa deve ancora accadere affinchè cessi il clima di odio contro di noi alimentato da una parte della sinistra e dell'informazione ideologizzata?".

Brunetta è quello che diceva che certa sinistra dovrebbe andare a morire ammazzata.

Toni duri anche da parte di Maurizio Gasparri e Gaetano Quagliariello, presidente e vicepresidente vicario del gruppo del Pdl al Senato: "Un bruttissimo episodio, purtroppo frutto di un clima politico dominato da insulti e durissimi attacchi verbali. Occorre, prima che sia troppo tardi, un maggior senso di responsabilità per fermare i predicatori d'odio e riportare la politica a una normale dialettica".

Ancora non si conosce chi è il picchiatore, ma si fanno già i nomi dei mandanti.
Noi.

26 ottobre 2010

Per qualcuno sono anche soddisfazioni


Inutile cercare nella busta paga di un operaio (e nelle sue pause) le ragioni per cui l'Italia non è competitiva e non attira capitali stranieri.

E' tutto qui, ritratto in modo impietoso dalla tabella di Trasparency international: l'Italia è al 67 esimo posto al mondo, per percezione della corruzione.
Siamo davanti solo al Brasile e alla Georgia, ma con ancora uno sforzo di questa maggioranza, e ce la possiamo fare.

Dice il presidente dell'esecutivo, che settimane fa aveva tirato fuori dal cilindro una legge anti corruzione:
"Ritengo che una legge che sospenda i processi delle più alte cariche dello Stato mentre adempiono alle loro funzioni istituzionali sia opportuna ed anzi, vista la magistratura con cui abbiamo a che fare, assolutamente indispensabile".

Stesso presidente che oggi è assente ingiustificato (anzi, autogiustificato) dalla convocazione dei pm romani per l'inchiesta Mediatrade, dove guarda caso si parla di corruzione.

Insomma, sto lodo che fino a ieri era figlio di madre ignota, alla fine è come la serva, che serve.
Altrimenti come potremmo primeggiare nel campo delle mazzette?

Lo spiegava bene Report domenica scorsa: 120-130 miliardi di euro la stima di quanto ci costa la corruzione.
La sottofatturazione, evasione alla dogana, costa 30 miliardi di euro (dato doganale).

Per qualcuno sono soddisfazioni.

Il sorteggio: il clima nelle fabbriche

"guarda che queste cose succedevano veramente": questo è stato il commento di mio padre, ex operaio tessile e sindacalista CGIL, ad una scena del film andato in onda sulla Rai, "Il sorteggio".

La lite in mensa tra gli operai che si dividono (dopo l'omicidio da parte delle BR di un carabiniere) in quelli che "era un ragazzo come voi" e gli altri "l'aveva scelto lui di fare il carabiniere".

Una buona fiction, che parte dal processo alle Br a Torino, il clima di tensione nelle fabbriche (tra chi parteggiava per i terroristi e chi ne condannava idee e metodi e la vasta zona grigia in mezzo), la paura tra i giurati dopo l'omicidio dell'avvocato Fulvio Croce. In mezzo, la presa di coscienza dell'operaio Tonino.

Paga sempre Paolo


Insomma, alla fine paga sempre Paolo i guai del presidente.
Nel watergate all'italiana (i nastri Fassino Consorte), si arriverà mai al Nixon della storia?

Va ricordato a Libero che l'indagine su Paolo B. e altri riguarda la "fuga" di notizie coperte dal segreto istruttorio e non la questione delle scalate.
PS: Il fatto quotidiano risponde a Belpietro sulla questione dei finanziamenti.
Chi è che racconta balle?


Il caso della Lares di Paderno Dugnano

Gli operai della Lares di Paderno Dugnano hanno raggiunto un piccolo record: 600 giorni di presidio per cercare di salvare la fabbrica, dopo la dichirazione di bancarotta e dopo l'arresto del commissario nominato dal ministero.
E stanno perdendo la battaglia: al posto della fabbrica, sorgeranno appartamenti.
E il lavoro?
Si fa fatica persino a trovare quello in nero.

Rimane solo la cassa integrazione, paliativo ad una crisi che sta cambiando il tessuto sociale della regione.
Ogni giorno il TG3 regionale della Lombardia racconta la storia di una fabbrica in crisi, del nostro territorio: ieri questo servizio del TGR seguiva quello dell'incontro degli industriali dell'area di Monza Brianza su "etica, giustizia e sicurezza", sponsorizzato dalla banca Arner.
Tre ministri erano presenti all'incontro, assieme al presidente di regione.

Per fortuna verrebbe da dire.

A dicembre finiscono i soldi: cosa facciamo?

25 ottobre 2010

Non è uno scherzo

Sponsor, banca Arner: sì, proprio quella di cui Report ha parlato qui e qui.

Pare che sia la Marcegaglia che Berlusconi saranno assenti. Così eviterà di chiederle come va ..

Report conti, sconti e Tremonti

L'inchiesta di Stefania Rimini parte dalla convention di CL a Rimini, dove Tremonti sfoggiando un braccialetto magnetico (su cui pende una pratica dell'antitrust) sfoggiava il suo consueto ottimismo, dopo la manovra correttiva da 25 miliardi, con i tagli lineari a scuola, pubblica amministrazione e sanità.
La linea di rigore, per evitare di fare la fine della Grecia.
Contemporaneamente però, 50 milioni, presi dai fondi per la Social Card e dati ai comuni per una chiesa qua, un parco là. La scuola Bosina alla moglie di Bossi.

Per rimettere a posto i conti servirebbe affrontare il tema sprechi ed evasione (di cui Report ha tanto parlato), e magari anche qualche manovra di rilancio per l'economia (come il taglio delle tasse ai ceti medi, renderemeno stringente il patto di stabilità per i comuni che hanno i soldi). In che direzione sta andando l'azione di Tremonti, invece? "Tremonti è un buon amministratore del declino italiano", Mario Seminerio commenta così, il lavoro del ministro.

Per quanto riguarda enti inutili, l'ICE (116 uffici in 66 paesi) non è stata tagliata. Sulla sua utilità fa fede il racconto di un viticultore che aveva chiesto un elenco di venditori per il canale estero.
Ma almeno a tutti gli enti pubblici sono state tagliate le auto di servizio (-20%).

Che impatto avranno i 25 miliardi di tagli?
Serviranno a salvare il paese? Dipende dall'andamento dei tassi di interesse.
In ogni caso serve tagliare il debito, per essere meno sotto ricatto da parte degli speculatori esteri.

Tagliare sì, ma senza darsi la zappa sui piedi.
Senza fondi, i vigili del fuoco devono lavorare con mezzi vecchi, facendo debiti con i fornitori (le bollette, il carburante), senza pagare le riparazioni.
Chiudono i commissariati, come a Centocelle (vi ricordate la campagna pubblicitaria sulla sicurezza nelle città del centrodestra e di Alemanno?). Il personale di polizia che ha arrestato Provenzano ancora deve prendere lo straordinario; la polizia e i vigili del fuoco non potranno assumere nuove persone.

Però ci sono le scorte: 4 persone a Taormina, a Dell'Utri, a Paolo Berlusconi. Una scorta non si nega a nessuno.

Tremonti aveva giurato che avrebbe portato il bilancio in pareggio nel 2003. Il periodo 2000-2001 era favorevole per il valore del cambio con cui siamo entrati nell'euro.
Abbiamo sprecato l'occasione (e ci siamo bevuti l'ennesima promessa): perchp prima si è dato la colpa all'11 settembre (per poi scoprire che gli altri paesi crescevano più di noi) e poi alla crisi globale (anche se si è detto che l'Italia era messa meglio e che noi ne eravamo fuori).

La riforma fiscale.
Se ne parla dal 1994 (con un Tremonti più giovane), così come dal 2002 che si parla di riduzione delle tasse.
Quello che c'è di sicuro sono i tagli a comuni, province e regioni (di tagliare province e accorpare comuni non se ne parla più).
Cosa succederà dopo i tagli di 4 miliardi alle regioni? Queste dovranno tagliare i servizi ai cittadini.
Come il Gris a Mogliano, una struttura pubblica per disabili, cui ora le famiglie dovranno dare una retta.
I treni dei pendolari, sia per le Ferrovie dello stato che per le ferrovie pseudo private, come le Ferrovie Nord.
Le strutture sanitarie: chiusura di pronto soccorsi, reparti e posti letto, per il piano di rientro nei debiti. Ma continuano le convenzioni coi privati.
Verrano tagliati i contratti a termine nella sanità, che si troveranno senza indennità, poichè gli accordi prevedono che se hai due contratti a progetto, niente indennità.

Si prevedono a seguito dei tagli, una riduzione dei posti di lavoro.

A Cerveteri, senza soldi, non si può fare turismo archeologico, ma in compenso si parla di un bel condono per chi ha beni archeologici non dichiarati.
Come lo vogliamo rilanciare il turismo? Con il cemento e i condoni?

Il turboaccertamento.
Una delle novità della manovra (passata ) è l'accertamento preventivo dell'agenzia delle entrate: ora è il contribuente che deve dimostrare che è l'agenzia delle entrate che ha sbagliato.
Siccome si sbaglia una volta su tre, sarà alta la probabilità che molti contribuenti non si accorgano dell'errore.

Serve fare cassa e in fretta. Ecco allora condoni, sanzioni più basse per condoni (come per le case).
Eppure, servirebbero manovre di rilancio: l'abbassamento delle tasse, più liberalizzazioni, meno stato nei trasporti e nella gestione dei rifiuti.
Questi enti vengono tenuti stretti perchè usati come poltrornifici, per pilotare assunzioni, per dare vantaggi agli amici.
Ci sono riforme a costo zero: liberalizzare banche (abbiamo costi alti, per servizi non adeguati) e assicurazioni (la RCA che aumenta sempre): queste porterebbero ad un aumento di produttività del 14%.

Invece di preferisce cancellare enti di ricerca (nonostante alla convention di Rimini siano tutti a parlare dell'importanza della ricerca e dello sviluppo), come per l'ISPELS e ISAE.
Si preferisce tagliare la cultura (-53 milioni) e anche all'istruzione tecnica che tanto piace al ministro.
Basta andare nelle scuole: genitori che deovo imbiancare le aule, contibuti chiesti alle famiglie, aule piene, tagli alle ore di insegnamento ...

La lotta all'evasione.
Dalla lotta all'evasione si aspettano 10 miliardi di euro.
Peccato che prima si debba risolvere una ambiguità di fondo: quella tra il Tremonti ministro e del Tremonti tributarista.
Cui si sono rivolti anche persone indagate per evasione, come Dolce e Gabbana:
Il consulente dal lato fiscale di Dolce & Gabbana, che dovrà trattare con gli 007 del Fisco, è lo studio Romagnoli (ex Romagnoli e Tremonti, dopo che l’attuale ministro dell’Economia ha formalmente lasciato). Se la trattativa non andasse a buon fine, si andrebbe all’accertamento, portando a contestare 370 milioni di euro tra sanzioni e interessi. Una cifra record.

Lo studio di Tremonti (o ex studio, perchè si è dimesso dopo essere ridiventato ministro) ha anche avuto rapporti con Gnutti (per la vicenda Bell) e Consorte (all'epoca delle scalate bancarie).
Sono 5 milioni gli italiani che possono decidere quanto evadere: si stima che l'evasione ammonti a 120-130 miliardi. Quei soldi ci servono, per non far la fine della Grecia.
Gli strumenti messi in atto, sono quelli ripresi dal governo Prodi: peccato però che a conti fatti, essendo le sanzioni per infedeltà fiscale così basse (sono state abbassate di 1/8), a chi evade conviene pagare e andare avanti.
In questo modo l'agenzia delle entrate può mostrare un alto numero di accertamenti, anche se in realtà c'è un aumento dell'evasione reale.
Perchè un condono chiama condono: è un meccanismo che stimola chi si è fatto scudare e condonare a proseguire per questa strada.

Se occorre fare la lotta all'evasione, come risolviamo l'ambiguità del ministro? Il ministro dello scudo, che ha lasciato i soldi al sicuro a S.Marino o in Svizzera.
La giornalista ha anche raccontato della consulenza per Mondadori del 1994, per delle plusvalenze.
Storia che è finita con la legge ad aziendam, di questa estate.

Siamo sicuri che sia la persona giusta per andare a caccia degli evasori?

Tutta colpa degli operai


Mi chiedo se poi Marchionne dopo l'intervista a Chetempo che fa, troppo preso dai suoi impegni, si sia visto la puntata di Report sulla finanziaria e sul taglio dei costi.
Magari avrebbe capito che se l'Italia ha problemi di costi, efficienza e credibilità non è solo colpa degli operai, che si guardano le partite e stanno a casa.

Forse se l'Italia ha dei problemi di produzione ed efficienza è anche colpa dell'evasione, della corruzione, delle infrastrutture che al sud non terminano mai, della criminalità organizzata.

Che furbacchione Marchionne: riesce a fare un'intervista in cui parla solo di promesse future (parificare gli stipendi itaiani con quelli di altre nazioni), sorvola sui piani industriali (quali modelli per il futuro? Boh), parla di Pomigliano ma si dimentica di Termini Imerese (e delle migliaia di persone a casa). E si dimentica di un dato di fatto: senza incentivi il mercato dell'auto si è bloccato, e la Fiat vende sempre di meno. Anche qui colpa degli operai anarchici che si guardano le partite?

Gli incentivi alla Fiat? Sono serviti di più alle aziende straniere.
Gli aiuti di stato (e la protezione monopolitistica da parte dello stato con le concorrenti asiatiche)? Abbiamo già dato, risponde l'amministratore delegato, aiutando il paese a crescere.

Prima di pagare , vedere cammello, si dice: invece gli operai Fiat devono rinunciare subito ad un turno di pausa, sugli scioperi, lavorare seguendo ritmi che puntano ad una maggiore produttività quando gli impianti del sud sono sottouttilizzati al 40-50%.

Eppure è sempre colpa degli operai italiani: "senza l'Italia la fiat sarebbe in positivo", "nemmeno un euro di profitto dall'Italia".
Colpa delle persone alla catena di montaggio (non del management che prende bonus e stipendi da favola): degli anarchici che si permettono pure di sabotare la catena di montaggio, come i tre di Melfi.
Siccome c'è già una sentenza di primo grado che dice il contrario, sarebbe auspicabile usare toni diversi.
O il garantismo vale solo per chi sta in alto?
Delle due l'una: la fiat vuole uscire dal paese e carca una scuda, oppure Marchionne si vuole buttare in politica.

Dal blog di Stefano Feltri:
Sono sei anni che è in quell’azienda. E basta leggere gli ultimi dati trimestrali per capire come la ripresina economica abbia fatto ripartire tutti i settori del gruppo Fiat tranne l’auto, e non è un problema solo dell’Italia. Le macchine agricole segnano +31 per cento nei ricavi, i veicoli industriali di Iveco +15, la componentistica +22. L’automobile, inclusa la Ferrari che sta andando bene, +1,3. Andare via dall’Italia migliorerebbe la situazione? Forse sì.

Eppure la situazione non era molto diversa in aprile, quando Marchionne ha presentato il suo maxi-piano di investimenti denominato “
Fabbrica Italia”, 20 miliardi di investimenti in cinque anni. Perché programmare uno sforzo di quel tipo su un Paese che non rende e che non renderà? Davvero pensava che sarebbe bastato piegare i sindacati riducendo un po’ le pause e aumentando i turni per risolvere i problemi? Ma a che serve raddoppiare la capacità produttiva degli stabilimenti quando le vendite crollano del 30 per cento? Marchionne dice sempre che i nuovi modelli sono pronti, che arriveranno nel 2011 come risultato dell’integrazione con Chrysler e che allora gli stabilimenti funzioneranno a pieno ritmo.

Ma l’ultimatum che il manager ripete da qualche giorno – o i sindacati accettano tutte le richieste entro fine anno, o Fabbrica Italia salta – lascia pensare che il grande piano strategico non sia poi così strategico, se l’azienda può permettersi di cancellarlo da un giorno all’altro. E che questo stia per succedere.

I conti della Fiat miglioreranno? Di sicuro una riduzione della presenza in Italia si inserisce nella progressiva
internazionalizzazione del gruppo che potrebbe culminare nella cessione di Fiat Auto, ora scorporata dalla parte macchine agricole e camion. Per l’Italia, poi, saranno problemi grossi. Con decine di migliaia di potenziali disoccupati. E il governo che finora ha osservato compiaciuto le spaccature tra sindacati, usando la vicenda Fiat per isolare Cgil e Fiom, avrà un problema non piccolo da risolvere. Sempre che non cerchi prima di comprarsi l’italianità di Marchionne a colpi di incentivi pubblici. Come si è sempre fatto e come sta facendo la Serbia per attirare la produzione che ora si fa in Italia.