14 febbraio 2011

Quelli che .. bisogna lavorare alla festa dei 150 anni

Attività parlamentare al minimo
Solo una legge dall'inizio dell'anno
Sempre più brevi i Consigli dei ministri: l'ultimo è durato cinque minuti, la media supera di poco un'ora [Corriere]

Forse non si stanno ammazzando tanto di fatica.
Ecco perchè per alcuni ministri, è indifferente stare a casa o lavorare (?) il 17 marzo.

L'articolo di sergio Rizzo continua:
Non che l'attività di governo sia particolarmente più frenetica. Con le energie tutte concentrate a parare i colpi della magistratura che indaga sui festini nelle residenze di Silvio Berlusconi, come dimostrano i recenti propositi di rimettere in cima all'agenda dell'esecutivo il processo breve o il decreto sulle intercettazioni, resta evidentemente poco carburante per altro. A giudicare dalla durata fulminea delle riunioni di Palazzo Chigi, le discussioni sulle questioni di merito dei singoli provvedimenti sono sempre più rapide. L'ultimo Consiglio dei ministri, quello sull'emergenza degli sbarchi a Lampedusa, è durato cinque minuti d'orologio: dalle 13.35 alle 13.40. Il 21 gennaio, per esaminare e approvare una decina di provvedimenti, fra cui quisquilie come il Piano sanitario nazionale e la disciplina degli sfratti, oltre a quindici nomine, ci hanno messo poco più di un'ora. La durata media delle 50 riunioni di governo dal primo gennaio 2010 a oggi è stata di 64 minuti, meno della metà di quella del precedente (e rissoso) esecutivo di centrosinistra. E questo di per sé potrebbe anche non essere un segnale negativo. Se non fosse però che mentre il dibattito interno si fa sempre più flebile, rimangono penosamente al palo progetti e riforme che rappresentavano l'ossatura del programma di governo.

Rendendo forse ancora più inutile l'esistenza a Palazzo Chigi, già di per sé sorprendente, di ben due strutture incaricate di seguire il «Programma»: quella del ministro Gianfranco Rotondi e quella del sottosegretario alla Presidenza Daniela Garnero Santanchè. Qualche caso? Il rilancio dell'energia nucleare (in clamoroso ritardo) e il piano casa (un flop gigantesco). Mentre le iniziative per dare «una scossa all'economia», termine coniato dal governo Berlusconi sette anni orsono ma finora senza risultati, sono prigioniere della carenza di risorse economiche, quando non della necessità di recuperare consensi in pericolosa discesa o della mancanza di fantasia, come sta a dimostrare il riciclaggio di vecchie promesse mai decollate. Piani per il Sud, riforme fiscali... E siamo poi sicuri che i tempi di alcune proposte, per esempio la riforma della Costituzione nella parte che riguarda l'impresa, siano compatibili con il fiato corto di questa sedicesima legislatura?

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