22 marzo 2011

L'italianità delle aziende italiane

L'unica soluzione per arginare la (s)vendita all'estero dei marchi italiani (come la Parmalat, scalata da Lactalis) e quella di mettere un tetto al libero mercato. Il protezionismo.

Il ministro Giulio Tremonti e il sottosegretario Gianni Letta ieri hanno perfino convocatol’ambasciatore francese in Italia, Jean-Marc de La Sablière , per informarlo, secondo quanto raccontano le agenzie di stampa, che il governo sta valutando la “possibilità di adottare provvedimenti legislativi per meglio difendere le imprese italiane dall’offensiva francese ”. [Il fatto quotidiano del 19-03-2011]

Quando sento parlare di difesa dell'italianità i vengono in mente rispettivamente Fazio (quello della Banca), i furbetti del quartierino e la cordata per salvare Alitalia (oggi in mano ai francesi).

Possibile che per prendere e risollevare un'azienda come la Parmalat, non si trovi un imprenditore disposto ad investire soldi suoi (come Ferrero)? Forse è di questo si dovrebbe discutere, e non di articolo 41. O di una riforma della giustizia che non server a salvare lavoro e imprese.

Sempre da Il fatto, del 20-03: Secondo l’ex commissario Consob Salvatore Bragantini, poco importa se le decisioni di Tremonti e del governo sulla vicenda Parmalat saranno compatibili con la normativa europea: “Comunque vada, ci vorranno almeno un paio d’anni perché l’Europa dichiari illegittimo il provvedimento”.
E per allora gli investitori francesi si saranno già ritirati e la Parmalat sarà in mano ai capitani coraggiosi difensori dell’italianità. Ben felici di vendere appena il governo non avrà più bisogno di loro.


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