12 aprile 2011

La signora di Ellis Island di Mimmo Gangemi

"Vennero da Paracorio tre fratelli .. la troncò, non era adatta ad un giorno così. Non seppe come franare i ricordi dell'intera sia vita, spuntavano uno appresso all'altro, sollecitati da quell'apparizione inaspettata: la baracca quad'era figlio di famiglia, il viaggio per nave sul mare Oceano, la disperazione a Ellis Island e la Madonna con il bambino planata su un umile contadino, i sacrifici americani dentro la miniera e la fonderia, il corpo morto di Ehitù tra le sue braccia, Antoni che la montagna non aveva restituito. Si affacciò Sara. Dietro di lei, Turuzzo, e allora li cacciò via entrambi.
Si rivide in nei passi da padrone dentro i fondi di sua proprietà, e tra i castagni con le foglie ingiallite dall'autunno la volta che Anna Maria gli aveva rivelato di essere incinta. Poi nella grande guerra, mentre correva in affanno di fatica e paura nelle valli insanguinate dell'Isonzo [..]
La famiglia suscitava l'invidia dei paesani partiti pari e rimasti indietro. Era progredita molto più di quanto Giuseppe avesse potuto costruire nei sogni migliori, mentre l'antro oscuro del piroscafo inghiottiva la sua miseria e le sue paure nel porto di Napoli. Lassù avevano deciso che dovesse essere così. Un lungo disegno cominciato in una terra straniera - con lui, Giuseppe , prigioniero dietro le transenne e la sua Madonna di Ellis Island accorsa a liberarlo - e proseguito negli anni d'America e in quelli dopo il ritorno. Un lungo disegno in cui erano entrati anche Ciccio e Saverio, le loro vite così diverse eppure capaci entrambe d'incanalare un futuro migliore per tutti.
Sorrise, Giuseppe. E si avviò verso casa con una sensazione di pace addosso. Di nuovo si accorse che sillabava la cantilena. Stavolta lasciò che corresse libera, incurante che i paesani lo vedessero parlare da solo:
- Vennero da Paracorio tre fratelli .. - La condusse lenta fino a se stesso."


Attraverso la storia di Giuseppe, un giovane di un paesino dell'Aspromonte, Gangemi ripercorre 70 di storia italiana.
Dall'epoca dell'emigrazione verso l'America, per la ricerca di fortuna, affrontando quei viaggi drammatici sul mare Oceano, per sbarcare poi su una terra dove il guadagno se lo si doveva sudare facendo i lavori più umili. Nella miniere, col rischio di fare la fine del sorcio, o dentro le fonderie, a sudare il caldo dell'inferno.

La nascita del fascismo, l'epoca coloniale, le guerre in Africa e la seconda guerra mondiale. La ricostruzione del paese e l'inizio di un periodo di nuovo benessere.
In questa saga familiare, centrale è un 'episodio accaduto a Giuseppe appena sbarcato ad Ellis Island: febbricitante (per un problema di favismo), viene scartato dai poliziotti. Ma una signora con un bambino in braccio, che Giuseppe immagina essere la Madonna del Carmine, lo aiuta a superare le sbarre.
Giuseppe decide allora, di consacrare uno dei suoi figli alla Chiesa: non solo come pegno per la sua salvezza, ma anche come mezzo per smontare l'immobilità sociale in cui era cresciuto. Un figlio prete avrebbe studiato.
E non sarebbe stato semplicemente il figlio di un contadino, destinato ad essere contadino egli stesso. Scegliere il proprio destino, anche col sacrificio, piuttosto che subirlo.

Questa voglia di andare contro le convenzioni, di costruirsi un futuro con le proprie mani, contagierà anche i due primi figli.
Saverio che, destinato prete, rifiuta per andare a studiare da telegrafista a Roma, per poi girare il mondo. A Bengasi, sulla quarta sponda dell'impero, e poi in Abissinia a Lekemti.
Sarà testimone dell'Italia coloniale in terra africana: italiani buona gente, si dice. Per le strade e le opere civili costruite. Ma anche responsabili delle deportazioni e dei campi di concentramento.

Ciccio invece prenderà la tonaca al posto di Saverio, diventando prete e continuando la carriera scolastica, nonostante il divieto assurdo del suo vescovo.
E sarà anche preda di tanti dubbi, non solo relativi alla bontà della sua scelta.
Ma anche per la difficoltà a comprendere certi atteggiamenti conservatori della Chiesa, che lasciano troppi vuoti che altri colmeranno.

Nel corso della saga, che parte dalla mattina del 9 maggio 1902, si racconta delle condizioni degli italiani in america: visti come persone che rubavano il lavoro, perchè accettavano paghe e condizioni di lavoro infami. Ma dentro questa miseria, la solidarietà che si sviluppa tra minatori, come nel rapporto col giovane Ehitù.
Dei matrimoni, concordati tra le famiglie, della gioia delle nascita di un figlio maschio (o del lutto, nel caso di una bambina, che non avrebbe aiutato nei campi).
Delle magarie di Cata la Magara, i riti antichi per allontanare malocchi e invidie, per guarire da malattie (come la spagnola che ad inizio secolo decimò l'Europa). Magarie apparentemente in contrasto con la professione religiosa.
Il macello sui campi di battaglia della prima Guerra Mondiale.
L'estraneità nei confronti della politica, vista come un qualcosa che mai avrebbe aiutato i poveri ad emanciparsi da una vita di fatiche e lotte sui terreni da coltivare.
Infine, viene descritta la ndrangheta delle origini, le coppole storte, a metà tra criminali (ancora per piccoli reati) e metà persone di rispetto.

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