16 giugno 2011

Il gioco degli specchi di Andrea Camilleri



Inizia con un sogno, l'ennesimo, questo diciottesimo romanzo col commissario Montalbano. In questo si trova seduto su una sedia, attaccato a dei fili, di fronte ad un medico dalla varbetta caprigna, che lo sottopone ad un test psicologico...

Dal sogno, il risveglio alla realtà: una bomba fatta scoppiare davanti ad un magazzino vacante. Ovvio pensare ad una storia di pizzo non pagato, essendo in terra di mafia. Ma questo non persuade la testa fina del commissario e nemmeno quella dei suoi collaboratori, Fazio e Augello.
Il magazzino era vuoto. Il danno fatto è stato minimo.

Che significato ha allora la bomba? Ma siamo sicuri che l'obiettivo era il magazzino, si chiede il commissario.
Nella villetta di fianco casa sua, a Marinella, sono arrivati ad abitare i coniugi Lombardo: la mattina stessa della bomba, Montalbano incontra Liliana Lombardo “’na bedda bruna torinisa di tutto rispetto”, ferma col cofano aperto della macchina.
Qualcuno le ha volutamente spaccato il motore, ma questo lo sapremo poi, e così Salvo l'accompagna dal meccanico.

Il sogno, un caso di cronaca, una bella donna: su questi ingredienti si basa “Il gioco degli specchi”, per imbastire una trama in cui nulla è come appare, tutto sembra senza una spiegazione: arrivano al commissario una serie di false piste (lettere anonime, soffiate ) che lo indirizzano sulle piste più sbagliate. Viene tirato dentro una storia di ricatti che potrebbe metterlo ko e da cui riesce a uscirne anticipando le mosse di un nemico invisibile.

- Mentre tu m'arrifirivi di Aloisi,io mi annavo sempre cchiu facenno pirsuaso di 'na cosa - continuò il commissario.
Fazio Appizzò l'orichi.
- Me la dicissi.
- Na vota mi capitò di vidiri 'na pillicola di Orson Welles nella quali c'era 'na scena che si svolgiva dintra a 'na càmmara fatta tutti di specchi e uno non accapiva cchiù indove s'attrovava, pirdiva il senso dell'orientamento. Mi pari che con noi vonno fari lo stisso 'ntifico joco, portarici dintra a 'na cammara fatta di specchi.
- Si spiegassi meglio.
- Vonno farinni perdiri il senso dell'orientamento. Stano facenno tutto il possibili e magari l'impossibili per non farinni accapiri a chi era veramente destinato l'avvertimento. Tanto per esseri chiari, non penso cchiù che la bumma sia stata casualmenti spostata verso il magazzino d'Arnone, sugno convinto che la bumma è stata posizionata accussì apposta.
- Accomenzo a capiri.

La storia si trasforma in un noir in bianco e nero (come in bianco e nero è la pillicola americana, La signora di Shangai di Orson Welles), o anche in una “tragedia scespiriana”, perchè i pupari che stanno mettendo in piedi questa opira, non si fermano alle bombe, ma ora è lo stesso commissario che potrebbe trovarsi tirato dentro un tranello.
Difficile confondere le idee al commissario, anche se a portare avanti questi depistaggi è la bella Liliana, che forse ha pure lei qualche legame con la storia delle bombe (che sono due, la seconda sempre di fronte ad un magazzino dismesso). Bombe fatte esplodere senza senso, proiettili sparati ma non si capisce chi fosse l'obiettivo, una storia d'amore, un villino con una stanza segreta e tanta violenza. Immagini che si riflettono, senza un preciso perchè, da questi specchi metaforici.

E Montalbano dovrà agire secondo giustizia, ma non solo:
“La giustizia si era mittuta 'n moto.
Ma Montalbano non era convinciuto che la giustizia alla fine avrebbi fatto giustizia.
Ostacoli assà, e continuati, avrebbi 'ncontrato nel pricorso, avvocati pagati a piso d'oro, onorevoli che dovivano la loro elezioni alla mafia e si dovivnao sdibbitari, qualichi judici meno coraggioso dall'autri, un cintinaro di favusi testimoni a favori ..
Ma forsi un modo di futtirlo definitivamenti c'era”.

Qui l'incipit e altro.

Il sito Vigata.org

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