10 luglio 2011

La deriva – sempre più in basso

La puntata della Grande Storia (Sesso soldi e segreti )ha finalmente messo fine a uno dei tanto luoghi comuni che, a furia di sentire ripetere, diventano verità.
Erano fascisti, avevano tolto agli italiani delle libertà, mandavano qualcuno al confine, qualcuno è stato bastonato, ma almeno non rubavano.
E invece no: “fascisti, arricchitevi!” è stato il grido di battaglia della rivoluzione in camicia nera: un accaparrarsi dei posti nelle aziende di stato, nelle banche, nei giornali, nelle forze armate.
E fu tutto un magna magna: dal conte Volpi di Misurata (quello della Sade e del Vajont, per intenderci), Costanzo Ciano (l'eroe di guerra, con tanti conflitti di interesse), Leandro Arpinati (sottosegretario con interessi nelle costruzioni), Buffarini Guidi (arricchitosi alle spalle delle famiglie ebree), il ras Farinacci (fascio e mazzette).
I sussidi concessi da Mussolini con i suoi fondi personali (ma sempre soldi pubblici), per tutti gli amici e amiche che venivano a battere cassa a Palazzo Venezia.

I soldi degli industriali per favorire Mussolini (e per spartirsi le commesse per gli appalti di materiale bellico): i Pirelli, gli Agnelli.

E tutta la stola dei faccendieri (anche allora) che speculavano sui costi della guerra (quella dove sono morti migliaia di italiani, in Africa prima e in Europa poi).
La banche salvate coi soldi pubblici, con una perdita per lo Stato di 5 miliardi di lire.
Il fascismo, e la guerra poi, sono state un affare per molti parassiti in camicia nera, industriali, banchieri, amanti.

Un sistema di potere appoggiato sulla corruzione, sui soldi, sui ricatti sessuali, sulle invidie, sulla brama di potere dove quei pochi illusi che cercarono di fare pulizia all'interno del partito fascista furono cacciati via: Augusto Turati e Giovanni Giuriati tra i pochi.

Oggi, degni eredi di cotanto passato, stanno facendo di tutto per mantenere alto il livello della ruberia, dello scandalo, delle bugie al paese: ancora ballano sulla nave che affonda, un paese con un alo debito pubblico e nelle mire degli speculatori, come già successo con la Grecia.
Eppure questi, politici-industriali-faccendieri-banchieri pensano che è ancora tempo di vacche grasse.

Un ministro accusato di mafia.
Un premier ritenuto in sede civile corresponsabile della corruzione di un giudice.
Il braccio destro del ministro dell'Economia per cui i magistrati hanno chiesto l'autorizzazione all'arresto.
E il maggior partito di opposizione alle prese con problemi di questione morale.

E oggi, come allora, al popolino lacrime e sangue per una manovra di tagli (che non convince, vedi Lavoce.info) mentre lassù ancora si balla.

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