11 settembre 2011

I materiali del killer di Gianni Biondillo

I libro di Gianni Biondillo sono un'occasione per viaggiare per le strade e i quartieri di Milano, a partire dalla Quarto Oggiaro dove l'ispettore Michele Ferraro è nato ed è cresciuto assieme a Mimmo 'o animalo e Don Ciccio. L'occhio dell'ispettore testimonia i cambiamenti sociali, architetturali e anche criminali delle vie, delle zone, delle persone.

In questo libro, la dimensione geografica del viaggio, che inizia con una rapina in villa finita con la morte della vittima e del ladro, si enfatizza ancora di più: “I materiali del killer” attraversa letteralmente tutta l'Italia, da Milano, a Genova. Da Roma a Caserta. Sulle tracce di Haile l'implacabile, un criminale di piccola tacca, fatto evadere mentre veniva trasportato dal carcere all'ospedale, da un commando della camorra. Agguato in cui muoiono sia i componenti della banda che i poliziotti di scorta.

Chi è Haile, allora? E' veramente quello che dice di essere? Perchè è stato arrestato?

A rispondere a queste domande deve rispondere la squadra di agenti dello Sco (il Servizio Centrale Operativo), venuti da Roma. Comandato dal commissario Elena Rinaldi.
E qui inizia il primo flash back: avevamo lasciato Ferraro alle prese con la separazione dalla moglie Francesca, in compagnia di Comaschi e di Lanza.
Ora invece lo troviamo reduce da una parentesi romana, da una relazione proprio con questa Rinaldi; una nuova casa in via Padova, un vicino di casa marchettaro e rumoroso (ma simpatico), con una figlia in età adolescenziale e col primo menarca, i primo peli bianchi sulla barba, gli occhi incollati alla mattina per il sonno, una sveglia che gli canta “tanti auguri a te” prima di essere inesorabilmente centrata da una ciabatta lanciata con stile poco olimpionico ma efficace .. Persino Lanza, per il momento, è assente, per una trasferta a Bruxelles.

Calma. Man mano tutto si mette a posto: capiremo cosa è successo in questa parentesi al nostro Ferraro e, in altri flash back, capiremo chi è veramente questo Haile. Che, con la sua fuga che sembra così ben programmata (come se possedesse una cassetta degli attrezzi per non farsi scovare, racconta Biondillo nell'intervista a Infinitestorie), si prende gioco delle forze dell'ordine.
Cosa ha in testa? Quale è il suo obiettivo?
Ferraro deve unirsi alla squadra dello Sco, creando qualche contrasto (per quella storia passata) con gli altri “maschi” del gruppo (chi è il vero maschio alfa del branco?) e dove ritrova l'agente Fusco.

E il viaggio avanti e indietro nel tempo (scopriremo cosa è successo al povero Ferraro nel pomeriggio in cui l'Italia battè il Brasile nel 1982), diventa anche un viaggio che abbraccia le tragedie del continente africano.
Le guerre civili che infiammano il continente, guerre per la libertà di un popolo, ma che si trasformano sempre in guerre di predazione dove eserciti di mercenari rubano, depredano, seviziano, uccidono.
Guerre che, assieme alla fame, alla povertà estreme, costringono un'enorme massa di persone ad emigrare, a lasciare la loro terra verso una nuova terra promessa.
L'Europa, l'Italia.
E per sfuggire ad una guerra, diventano vittime di quella criminalità internazionale che traffica in esseri umani come fossero merce qualunque.
Criminalità che fa della globalizzazione e delle tragedie del terzo mondo una sua ragione sociale. Anche col consenso di qualche paese cosiddetto democratico.
Come l'Italia, ad esempio. Dove gli stranieri, e i rom, sono una risorsa. Perchè usatiper le campagne politico, perchè additati come cause di tutti i malidel paese.

Il materiale del killer non è solo un libro scritto bene, dove l'autore si diverte a giocare con le parole alternando pagine di puro divertimento (il risveglio di Ferraro) a pagine di stringente attualità.
Dialoghi, battute, scontri tra Ferraro e gli altri “maschi” della squadra di cattura in stile tardo adolescenziale. Ma anche stupri, violenze, morti e sangue. Il tutto raccontato facendo uso di memorie, digressioni, dialoghi, anche in dialetto.

C'è speranza per venirne fuori, per sanare questi conflitti, per trovare un equilibrio mondiale (ed italiano) in cui l'immigrazione non sia vista come causa di conflitto e di tensioni?
Forse. Almeno è quello che si augura l'autore, nell'ultima pagina del libro.

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