07 dicembre 2011

Da dove nasce la catastrofe


Il presidente Napolitano, nella sua visita a Mantova ha detto che con questo decreto “Salva Italia”,abbiamo salvato il paese dalla catastrofe. Catastrofe che è ben rappresentata dai due indicatori finanziari del 9 novembre scorso: lo spread a 575 punti e il rendimento dei BTP a 7,8%

Abbiamo salvato l'Italia: ma i numeri della manovra dicono che il peso di questo salvataggio ricade su pensioni e tasse: questo è quanto ci si aspetta di incassare dalle varie voci
IMU 3,8 miliardi
Pensioni 3,8 miliardi
Tassa lusso 450 milioni
Scudo 2,1 miliardi

Chi sta pagando per salvare l'Italia?
Forse non è proprio una manovra equa.
E c'è un'altra cosa da tenere a mente: questa catastrofe non si è originata così per caso (come un asteroide che è cascato sulla terra). Questa è frutto anche di anni di cattiva politica, di cui è responsabile per la maggior parte il centrodestra di Berlusconi. Fa benissimo a ricordarlo Bersani, ad ogni intervista: non dimentichiamoci da dove stiamo arrivando. Anni di condoni e scudi fiscali (leggi su cui c'è anche la firma di Napolitano). Per mesi il Parlamento si è occupato di intercettazioni, di processi brevi e lunghi, di prescrizioni facili, solo per salvare l'ex premier dai problemi giudiziari.
Il primo atto del governo, assieme alla svendita di Alitalia ai patrioti della Cai (e Passera ne sa qualcosa) , è stato il lodo Alfano (e la minaccia del bavaglio alla stampa).
Non proprio azioni tese allo sviluppo del paese, al rilancio dell'economia, al risanamento dei conti.

Per non parlare della deregulation sui voli di stato (che Prodi aveva limitato), sulle auto blu cresciute, sulle spese di Palazzo Chigi cresciute senza controllo.

Le spese per la gestione degli eventi straordinari fatte dalla Protezione civile, in favore degli amici: Verdini, Anemone, Bertolaso, Balducci ….
In 10 anni di governo Berlusconi (con la pausa dei 2 anni di Prodi) il debitopubblico è aumentato di quasi 600 miliardi. Cosa ricorderemo di questi anni di berlusconismo?

La riforma fiscale mai fatta. Il piano per il sud sempre sbandierato, mai applicato. I tagli alla scuola della Gelmini e la sua riforma con i ricercatori a tempo. In nome della meritocrazia, dicevano.
Poco meritocratiche però, le nomine di parenti e amici dentro le aziende di stato: pratica condivisa da molti altri ministri, Brambilla, Galan, Romano, Gelmini.
Doveva ricostruire l'Aquila e non l'ha fatto. Napoli e la Campania sono ancora alle prese coi rifiuti. Alitalia ha ancora problemi e comunque passerà ai francesi.

Per non parlare della leggeobiettivo, per i progetti strategici del paese: che ha prodotto cantieri infiniti, preventivi non rispettati, appalti senza gara.
Il piano casa? Una deregulation nelle costruzioni che avrebbe portato ad altri crolli come quello di Barletta.
La riforma della giustizia? Un favore ai crimini dei colletti bianchi.
La riforma della pubblica amministrazione? Tanto rumore per nulla o quasi (certo, almeno Brunetta ci ha provato...).

Ha ragione Bersani: non dimentichiamoci da dove siamo venuti. Da un paese in cui un direttore di TG è statoappena rinviato a giudizio per aver usato soldi pubblici per fini personali. E si è difeso dicendo che però ha ridato tutto.
La commistione tra pubblico e privato, per cui uno si sente autorizzato a usare i soldi di tutti per fare quello che gli pare.
Anche per questo la manovra appare poco equa.

E ora è il Partito Democratico ad essere in debito (il PDL almeno ha ottenuto che non si tocchino i ceti alti e nessuna patrimoniale).
È ora di riscuotere: lo scudo fiscale, le frequenze del beauty contest, l'ICI per le strutturecommerciali della Chiesa, le spese militari, tagli alle spese inutili (ai fini della democrazia) della politica.

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