08 dicembre 2011

The great debaters

Il film, interpretato e diretto da Denzel Washington, racconta una storia vera: le sfide “oratorie” del gruppo di dibattito del college nero di Wiley, nel Texas degli anni 30.
Sfide in cui due gruppi di ragazzi (di ciascun college) dovevano argomentare a favore e contro un determinato argomento: i sussidi governativi e la disoccupazione, la necessità di scuole separate per bianchi e ragazzi di colore, la disobbedienza civile ..



I quattro ragazzi di Wiley, diretti dal professor Melvin Tolson (professor nonché poeta e sindacalista), arrivarono a battere il gruppo di oratori di Harvard.
In una sfida  dove l'asserzione su cui dibattere riguardava la disobbedienza civile, questo è il discorso finale di James Leonard Farmer Junior: è sempre giusto rispettare le leggi? Anche quando sai che lo sceriffo non farà nulla per difendere un nero dal linciaggio (il cui nome deriva dallo schiavista Willy Linch)?

In Texas they lynch Negroes. My teammates and I saw a man strung up by his neck and set on fire. We drove through a lynch mob, pressed our faces against the floorboard. I looked at my teammates. I saw the fear in their eyes and, worse, the shame. What was this Negro's crime that he should be hung without trial in a dark forest filled with fog. Was he a thief? Was he a killer? Or just a Negro? Was he a sharecropper? A preacher? Were his children waiting up for him? And who are we to just lie there and do nothing. No matter what he did, the mob was the criminal. But the law did nothing. Just left us wondering, "Why?" My opponent says nothing that erodes the rule of law can be moral. But there is no rule of law in the Jim Crow south. Not when Negroes are denied housing. Turned away from schools, hospitals. And not when we are lynched. St Augustine said, "An unjust law in no law at all.' Which means I have a right, even a duty to resist. With violence or civil disobedience. You should pray I choose the latter.
The great debaters è un film in cui si parla di diritti civili (non solo per le persone di colore, che venivano linciate, ma anche i diritti dei coloni, bianchi e neri), e della lotta per la loro affermazione.
« Ma il mio oppositore dice che oggi non è ancora il giorno perché bianchi e neri frequentino lo stesso college, perché condividano lo stesso campus. Per stare nelle stesse classi. Bene, vorreste essere così gentili da dirmi quando verrà questo giorno? Verra domani?Verrà la settimana prossima? verra fra cento anni? Mai? No! Il tempo per la giustizia, il tempo per la libertà e il tempo per l'uguaglianza è sempre, sempre adesso. »Samantha Booke, nel suo discorso contro l'università dell'Oklahoma.

Un film potente, forte e purtroppo, su molti punti, ancora attuale. 



Da wikipedia:
Diversi personaggi che compaiono nel film sono esistiti realmente, ma talvolta con altri nomi:
  • Melvin Beaunorus Tolson ( 1898 - 1966) è realmente esistito, poeta di fama mondiale, ebbe moltissimi onori fra cui quello di un centro museale a suo nome (Melvin B. Tolson Black Heritage Center) [4]
  • Henry Lowe, è in realtà Henry Heights.
  • Hamilton Burgess in realtà si chiamava Hamilton Boswell, o più probabilmente Hobart Jarrett.[6]
La finale del torneo non era contro la squadra di Harvard ma contro quella dell'università del Sud della California.[2] Anche dopo la storica vittoria con i campioni in carica il gruppo non poté mai fregiarsi del titolo di vincitori, agli afroamericani infatti non era permesso partecipare ufficialmente ai dibattiti, fino a dopo la seconda guerra mondiale.[7]

Scheda su The Great Debaters dell'Internet Movie Database, e il sito dedicato al film.

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