30 dicembre 2011

Per legge superiore di Giorgio Fontana


Georges De La Tour – Maddalena

L'incipit:
“I chiodi. Tutto cominciava da lì. Ogni giorno, andando al lavoro oppure uscendo per pranzo o ancora tornando a casa, Doni si fermava un istante e li guardava.Da lontano sembravano solo imperfezioni o macchie naturali delle lastre: e invece erano chiodi, grossi chiodi a espansione in metallo: un modo per tener saldo il marmo, visto che la malta originale stava per cedere e l'intero edificio era a rischio. Quegli oggetto avevano qualcosa di morale, naturalmente. Il luogo della Giustizia piegato alle leggi più alte della materia. Ma Doni ci vedeva soltanto l'idiozia della gente, e appena un monito: mai edificare sulla sabbia”.

Roberto Doni è un sostituto procuratore generale, presso la procura di Milano. A 65 anni, ha raggiunto quasi l'apice della carriera, il cui passo successivo sarebbe la promozione alla Procura Generale in qualche sede di provincia.
Di idee conservatrici, iscritto alla piccola corrente di magistratura indipendente ha sempre svolto il suo lavoro con metodo e coscienza, secondo il principio personale “eccezioni sempre, errori mai”. 
Le sue idee, la sua carriera e un po' anche la sua vita, saranno cambiate dall'incontro con Elena Vincenzi, giornalista free-press, che gli chiede di occuparsi del caso Khaled.
Un nordafricano, condannato in primo grado perchè ritenuto responsabile, con altri immigrati, dell'aggressione e del ferimento di una coppia di ragazzi, in via Padova (uno di quei casi che giornali e certi partiti politici strumentalizzano bene).
In appello, dovrebbe essere proprio Doni a sostenere l'accusa: la procura Generale ha infatti chiesto una condanna più pesante in appello.

Doni, inizialmente vorrebbe lasciar perdere la richiesta di aiuto della giornalista, che sostiene l'innocenza di Khaled, per la presenza di testimoni che potrebbero scagionarlo.
Ma viene quasi trascinato dentro questa piccola indagine, uno strappo proprio a quelle regole e procedure che ha così pedissequamente seguito nella sua carriera. In appello non è prevista alcuna indagine sul caso.
Lui che è stato fino a quel momento una persona sobria e formale, e che si è sposato presto con una ragazza più giovane di lui, perché “quello era il compito di tutti i maschi nati dopo la guerra, .. rendere giustizia agli sforzi dei padri”, e che oggi coltiva il sottile piacere di poter spendere, alla fine della sua carriera, i propri soldi per un bel vestito.

Il giovane e il vecchio Doni :
“Una famiglia normale, degli studi normali, un buon intuito e molto metodo. Era un figlio dei suoi tempi, come Elisa [la figlia] era figlia dei suoi: così intelligente da dover fuggire per conquistarli.”


Assieme a Elena, inizia un viaggio dentro quartieri di Milano che non aveva mai attraversato: zona Loreto, via Padova: per la prima volta tocca con la propria mano quella miseria che aveva conosciuto durante il suo lavoro, una miseria fatta di odori, cipolle e polvere, panni stesi e carta vecchia, il contrasto tra il suo bel vestito grigio formale, e le case dei lavoratori amici di Khaled. 

Sarà la morte di uno dei testimoni, che avrebbe potuto dare un alibi a Khaled, che spingerà Doni a prendere una decisione difficile, facendogli nascere dei dubbi sulla sua natura di magistrato: una scelta diversa da quella scontata di condanna, scelta che tutti, dai media alla Procura stessa si aspettano per questo caso.
Ma è la scelta dettata dalla legge superiore, per quella giustizia che “deve essere fatta, qualunque cosa accada”, come dovrebbe essere scritto sul palazzo della Procura (mutata negli anni del fascismo in un modo meno assoluto di “giustizia affinché non muoia il mondo”).

Partendo come romanzo giudiziario, “Per legge superiore” è un racconto che affronta temi etici su leggi e giustizia nel descrivere la coscienza di un magistrato che, da persona di potere incline a provare piacere nell'essere ubbidito, scopre come tutti gli ingranaggi della legge, che prima aveva sempre applicato, non siano però in grado di dare una risposta ai propri dubbi. Il contrasto tra l'applicazione di regole e formalismi, che porterebbero alla condanna di un probabile innocente; il contrasto tra la Milano borghese (di cui Doni fa parte) e la Milano multietnica di via Padova, attraversata assieme alla giovane e combattiva giornalista. Il contrasto tra la giustizia dei fatti e quella della legge superiore dei valori.


L'intervista all'autore su Il recensore.


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