29 febbraio 2012

Il paese cancellato dal TAV

San Giuliano, il paese cancellato dal Tav: il servizio del Fatto quotidiano
San Giuliano è una frazione di Susa. Qui verrà costruita la stazione internazionale per il Tav. Per realizzare quest’opera, molte case del villaggio verranno demolite. Le istituzioni non hanno ancora comunicato ai residenti quali abitazioni dovranno essere espropriate. Luca Perino, residente e animatore del blog Tavveleno mostra i progetti della stazione  di Cosimo Caridi

Un paese cancellato, famiglie sfrattate in nome .. del progresso? Per i treni ad alta velocità per andare a Lione? Quali merci spostiamo, se le imprese chiudono?

 

Le Italia parallele



Ha ragione Crozza, esistono due Italia parallele (o forse, una sopra l'altra).

Quella dei precari della ricerca e quella dei baroni. Come la vicenda dei Frati alla Sapienza (quanti Frati servano prima che si parli di baronia?).
Quella degli impiegati e degli operai, e quella dei manager pubblici (che verranno ancora salvati dalla scure della presunta equità).
Quella delle persone alle prese con la terza settimana del mese, e quella della Casta, alle prese con i finti tagli (come i benefit a vita agli ex presidenti del senato,  ma tra due legislature, assicura Schifani).
Quella delle proteste contro il TAV in Val di Susa (la condanna delle violenza non toglie la domanda da porsi sull'utilità dell' opera) e quella delle proteste dei taxisti e, soprattutto, delle altre lobby.
Quella dei treni dei pendolari (che domani avranno un'altra giornata pesante) e quella dei frecciarossa.

Di destra o di sinistra


Quale è la posizione del PD che appoggia l'azione del governo Monti? Destra col loden, o sinistra riformista?
Di questo passo, a furia di polemiche interne, sorpassi al centro per l'appoggio a Monti (o Passera), consegneremo nuovamente il paese al centro destra, alle prossime elezioni.

E continueremo a chiederci se Veltroni è di sinistra o di destra, come dice Vendola. A proposito, nominare un assessore (alla sanità come Tedesco) in conflitto di interessi, è di destra o di sinistra? Chiudere due ospedali pubblici per aprirne uno privato assieme a Don Verzè è di destra o di sinistra?


Se essere di sinistra significa stare dalla parte dei più deboli, delle persone meno tutelate, allora viene da chiedersi come si possa non difendere l'articolo 18 e contro certe posizioni di alcuni imprenditori che impongono diktat ai lavoratori (e nemmeno rispettano le sentenze dei tribunali, come a Melfi).
E allora, se questo è essere di sinistra, verrebbe tagliata fuori tutta una parte delle teste pensanti dei partiti di quell'area politica.
Quella che si nasconde dietro la parola riforme e riformismo, quella che anzichè difendere preferisce la parola cambiare.


Quello che interessa agli elettori è conoscere le idee dei candidati su scuola, sanità, ricerca, giustizia (per tutti), ambiente, trasporto pubblico, cultura. Quale piano industriale hanno per l'energia, per i trasporti nazionali (rotaia o gomma, bus ecologici o auto?) ..

28 febbraio 2012

Il giallo di via Tadino di Dario Crapanzano


Il giallo di via Tadino, Milano 1950

L'incipit
"Il 2 marzo 1950, giovedì, alle ore 19.50, tutto era tranquillo, nella vecchia casa milanese di ringhiera di via Tadino 17/A, a Porta Venezia. Una debole luce filtrava dai vetri delle seconde porte e dalle finestre dei molti appartamenti che si afffacciavano sul cortile, distribuiti sui quattro piani dello stabile. Quasi nessuno aveva ancora chiuso la porta principale, quella in legno massiccio, che rimaneva aperta fino all'ora del sonno.[..]All'improvviso, la snocchiosa queite della sera fu violentemente scossa da un grido, un disperato urlo di donna, un agghiacciante e prolungato "nooooo!", subito seguito dal fragore di un tremendo tonfo. Il tabaccaio, sentiti sia il grido sia il tonfo, uscì dalla porta del suo retro e si trovò di fronte all'orribile spettacolo di un corpo di donna, immobile e scomposto in via innaturale, disteso sui ciottoli tondi bagnati dalla pioggia che costituivano la pavimentazione del cortile".

Per quale motivo la bella signora Clara Bernacchi si sarebbe buttata dalla ringhiera del terzo piano del suo stabile? Come mai qual grido prolungato, quel "noooooo!" che accompagnava la caduta?
Del caso di via Tadino se ne occupa il commissario Mario Arrigoni, del commissariato di Porta Venezia, uno che nonostante i tanti anni in polizia, "cercava di mantenere le sue buone abitudini". Come cenare in famiglia e passare il tempo libero assieme alla moglie Lucia e la figlia Claudia.
Ma quella sera di marzo, dovrà interrompere la sua cena per accorrere sul luogo dell'omicidio per i primi rilievi del caso, assieme ai suoi due colleghi, il vice Mastrantonio e il giovane agente Di Pasquale.  
L'omicidio di via Tadino che all'apparenza si presenta come un suicidio, non convince il commissario Arrigoni, uno che, nonostante l'aspetto bonario, è un poliziotto capace di usare la testa, cercando di non seguire le piste più scontate, durante le indagini, per non trascurare nessuna pista.
E in questo caso, alcune cose non tornano. 
Quel grido, per esempio, e anche l'assenza di un valido motivo per il suicidio: la morta era spostata col signor Virginio, conduceva una vita abbastanza disinvolta (non solo per i costumi dell'epoca), usciva con altri uomini per andare a ballare, dava lezioni di chitarra al giovane figlio dei vicini.
Era una donna molto chiacchierata, come scopriranno gli agenti stessi interrogando le persone dello stabile (la portinaia impicciona, l'amica nello stesso stabile che l'accompagnava nelle uscite danzanti ....).
E da quei racconti emerge una realtà di invidie, piccole miserie e un grande desiderio di una vita più agiata: che ci sia questo dietro questa morte?

Ma l'inchiesta sulla morte di via Tadino è anche un viaggio nella Milano degli anni 50: quella con le macerie della guerra ancora fresche che erano state accantonate a formare la collina di Monte Stella.
Quella dove le famiglie passavano le serate accanto alla radio, leggendo un buon libro o al bar a discutere di calcio.
La grande Torino era appena stata cancellata, per la tragedia di Superga. E i milanesi si dividevano per il derby.
Nelle case non erano ancora presenti i frigoriferi e i cibi venivano tenuti al fresco con dei blocchi di ghiaccio venduti nelle strade.
Nelle strade giravano meno auto rispetto ad oggi: la Fiat inaugurava la nuova 1400, e la Lambretta e la Vespa si facevano concorrenza per le due ruote.
I panini si chiamavano in dialetto Saguis (da sandwich) e la gente andava al lavoro con la schisceta dietro.
Un giovane regista di nome Strehler che iniziava la sua carriera al Piccolo.

Nel corso della lettura affiorano anche luoghi storici della Milano: il quartiere Casoretto e la sua Abbazia in piazza San Materno.
La casa Luraschi in corso Buenos Aires 1, la prima a non rispettare la regola della "servitù del Resegone".

Per lo stile elegante e sobrio, Crapanzano ricorda molto Simenon, così come Arrigoni il commissario Maigret.
Anche lui, un investigatore di altri tempi.

Il link per ordinare il libro su ibs.
Technorati Dario Crapanzano

La madre dei cretini

La prima pagina de Il giornale di oggi ,grazie a Wil ( Luca Abbà è ancora in coma farmacologico).



Francia batte Italia sulla cultura

Il confronto Italia Francia sulla cultura è impietoso.
Non solo in Francia non è stato tagliato neanche un euro al ministero della cultura, non solo il ministro della cultura francese ha accettato l'intervista di Raffaella Pusceddu (mentre il ministro Ornaghi non si è nemmeno degnato di rispondere all'invito), dicendo che proprio nei periodi di crisi sono necessari i finanziamenti alla cultura, come un investimento per lo sviluppo del territorio (citando i casi dei musei di Metz e di Bilbao).
In Francia esiste una legge che da benefici fiscali ai privati che effettuano una donazione nella cultura, fino al 60%.
Anche per questo la Francia batte l'Italia sulla cultura.
Mentre lì Versailles splende nella sua magnificenza e gli archivi di stato sono l'orgoglio nazionale, in Italia si spendono milioni di euro (7 per la precisione) per il sito Cultura Italia: dopo anni di lavoro e i soldi spesi, servirà ancora del tempo affinchè sia pienamente fruibile per il pubblico.

E la dottoressa Caffo, di fronte alla giornalista di Presadiretta è sbottata "non sono d'accordo con questa impostazione".




In Italia la cultura non è vista come un'industria che produce sapere, che apre le menti delle persone: Presadiretta ha raccontato gli episodi del lido di Venezia e della nuova cinecittà a Roma.
Per costruire il nuovo palazzo del Cinema a Venezia sono stato spesi fino ad ora 30 ml di euro: per costruire un buco pieno di amianto che ora aspetta pure la bonifica.
Siccome il comune non aveva i soldi, ha venduto ai privati i suoi pezzi migliori, ad una società di proprietà di un ex assessore al comune, la Est Capital.
Il cantiere del Palazzo del Cinema, affidato alla Sacaim, una delle imprese più potenti a Venezia e nel Veneto, si è impantanato perché, ai primi scavi è venuto fuori amianto. E più si scavava più ci si imbatteva nella micidiale sostanza. I costi in questi tre anni sono impazziti: fra progettazioni e lavori si è già speso 35 milioni. Troppo per avere solo una voragine e per la pazienza dei lidensi, già minata dalla distruzione di una delle più belle pinete dell'isola, centotrenta alberi sbaraccati. Che la pineta non si dovesse radere al suolo erano convinti anche i progettisti del Palazzo del Cinema (Rudy Ricciotti e lo studio 5+1AA).
Ma l'argomento che ora inquieta gli abitanti del Lido (circa sedicimila persone) è un altro: il Palazzo del Cinema chissà quando l'avremo, ma intanto galoppano i progetti immobiliari che servivano a pagare l'opera fantasma. Ci troveremo un territorio stravolto, dicono, in cambio di che cosa? L'area dell'Ospedale a Mare è stata acquistata da un fondo immobiliare, Est Capital, sorto per iniziativa di un ex assessore della giunta Cacciari, Gianfranco Mossetto. Il quale esibisce sfarzosi progetti per far tornare il Lido, dice, ai fasti di un secolo fa. La prima mossa il gruppo l'ha compiuta nel 2007, acquistando i due gioielli del turismo lidense, l'Hotel des Bains e l'Hotel Excelsior e il Forte di Malamocco, un complesso militare austriaco costruito a metà Ottocento. Il Des Bains, scenario dei turbamenti di Gustav von Aschenbach nella Morte a Venezia di Thomas Mann, è in ristrutturazione da due anni. L'albergo verrà trasformato parzialmente in residence, ma i lavori sono fermi e non si sa quando riprenderanno. Anche il Forte di Malamocco è investito da un progetto: 32 ville, un albergo, una piscina e altre attrezzature. Anche se non rientrano nell'operazione finanziaria per il Palazzo del Cinema, questi interventi cascano fra le competenze di Spaziante, che nei fatti, insieme a Est Capital, sta disegnando il futuro del Lido. A poche decine di metri dall'Ospedale a Mare c'è l'area della Favorita, quasi due ettari di terreno. Il Comune, che ne è proprietario, vorrebbe vendere anche questa e anche questa finirebbe cementificata. Ma per il momento le offerte non raggiungono i 20 milioni richiesti: si sono fatti avanti i comitati ambientalisti, offrendo la cifra simbolica di un euro, un gruppo romano (8 milioni) e la solita Est Capital (10 milioni). 

E Venezia, uno dei gioielli del turismo culturale italiano, si sta piano piano svendendo ai privati: il ponte del Rialto alla Diesel, il fondaco dei Tedeschi ai Benetton.

Il destino degli spazi di Cinecittà, in gestione alla Cinecittà studios potrebbe essere quello del cemento: al posto dei seti dove hanno girato i grandi registi italiani, alberghi, ristoranti e parchi a tema.
I set si smobilitano perchè, si dice, i lavoratori costano troppo. E in quegli spazi, si producono il grande fratelli e le trasmissioni della De Filippi.
E il cinema italiano? Che futuro avrà?

Il professor Sacco, della libera università di Milano ha le idee precise:  la politica non è un lusso, e queste affermazioni dimostrano quanto rozza sia la concezione della cultura ahce abbimao in Italia. Qui serve un disegno politico economico che dia alla cultura un peso strategico che deve avere.
Ancora non abbiamo perso il treno, per rilanciare la cultura, non solo come conservazione dei beni (che tra l'altro nemmeno sappiamo fare), ma come produzione di idee, per aprire le menti e mettere in discussione le proprie scelte.

27 febbraio 2012

Il dialogo mancato sul TAV

In Val di Susa sono iniziati, con un blitz, gli espropri dei terreni per il tunnel del TAV: un ragazzo proprietario dei terreni espropriati è ora in ospedale, dopo essere caduto da un traliccio, su cui era salito per protesta.


E per fortuna che si auspicava il dialogo tra le parti sulla TAV.
L'unica cosa che mi è chiara, ora, è che non c'è niente da fare: questa grande opera sa da fare!
E così andremo avanti con gli scontri: con la violenza da una parte, e l'ostinazione per questa opera inutile, dall'altra.


E sempre più mi ricorda un'altra storia, di tanti anni fa .. nella valle di Erto e Casso, e la diga del Vajont.

Riformismo, per chi?

Eurostat certifica che in Italia abbiamo gli stipendi più bassi d'Europa, peggio della Grecia (23000 euro contro 29000 euro).
Non solo, abbiamo avuto pure la crescita dei salari più bassa d'Europa (solo +3% di aumento tra il 2005 e il 2009).

[immagine presa da non leggerlo]


Nel contempo abbiamo i manager pubblici più pagati d'Europa e la classe politica con i salari più alti: troppo alti, in confronti alla qualità (leggi anticostituzionali, a protezione delle lobby, le leggi ad personam) e alla quantità di lavoro che fanno (vedi alla voce assenteismo).
In Parlamento siedono condannati, inquisiti, politici sotto processo.


L'articolo 18, lo ha spiegato per bene Lucia Annunziata ieri a Valter Veltroni, vale solo per il 35% dei lavoratori e, ogni anni, sono solo 700 i ricorsi ai tribunali per questa legge.
Nonostante queste tutele contro i licenziamenti discriminatori, si sono persi in questi tempi di crisi migliaia di posti, le aziende delocalizzano o ricorrono alla cassa integrazione.
Di fronte a questi numeri, come si fa a dire che i problemi dell'Italia sono i costi del lavoro (e non invece delle troppe tasse), le rigidità dei contratti (e non invece la burocrazia), certi sindacati che sanno solo dire di no?
Come si fa a dire che se vogliamo aumentare i salari (e questo sarebbe si un impulso per i consumi) si deve aumentare la produttività?

Chi lavora oggi, perchè ancora ha un posto, è costretto già a fare sacrifici. Chiedete alle donne impiegate alla Luxottica dello stabilimento di Rovigo, che hanno accettato il turno delle 5-12.
O i lavoratori di Mirafiori e Pomigliano che hanno votato si al referendum pro Fiat, sperando negli investimenti del piano Fabbrica Italia.


Persone che oggi si sentono dire che se non siamo sufficientemente competitivi per esportare in America, due stabilimenti in Italia sono a rischio.
Dobbiamo trasformarci nei cinesi d'Europa?
E' questo il riformismo del governo tecnico?

Sul tema, leggete qui e qui

Presadiretta - cultura a fondo


Ieri sera Presadiretta ha fatto un viaggio nella cultura e "nell'Italia più bella, tra i beni archeologici, in mezzo alle persone che si stanno battendo affinchè la cultura non venga tagliata" (Iacona, nella presentazione della puntata).
Un viaggio dentro l'industria che crea conoscenza, sapere, cultura e anche ricchezza: un'industria, quella dello spettacolo, dei musei, delle biblioteche, degli archivi di stato (luoghi dove è custodita la nostra Storia), che ha subito dei tagli pesanti in questi anni.
Il ministero dei beni culturali è passato da 1,640 ml di euro nel 2008, a 575 ml di euro l'anno scorso: ma siamo certi che , specie in tempi di crisi, siano giusti questi tagli alla cultura? E, poi, cosa vuol dire tagliare i fondi alla cultura?
Per scoprilo, Presadiretta è andata al teatro Valle a Roma, occupato dal giugno passato, per evitare l'ennesima privatizzazione che avrebbe portato alla chiusura del teatro.
Durante l'occupazione, le persone hanno cercato di reimparare il mestiere del fare teatro e hanno creato una serie di eventi che ha fatto rivivere la struttura.


Ma per capire quanto sia difficile il momento per il mondo dello spettacolo, si deve arrivare alla questione dei sussidi e dei finanziamenti pubblici.


L'inps, ritirando fuori una legge del 1935 ha tolto il sussidio di disoccupazione agli artisti: sono considerati artisit però, anche i tecnici di studio, sia sulla scena teatrale che quelli di un set cinematografico.
Come gli aiuti registi, gli scenografi, gli attori.


Inoltre, per gli attori, c'è stata la beffa dell'IMAIE, l'ente pubblico che doveva tutelare l'immagine e i  degli stessi (sarebbe l'equivalente della siae). questo ente, che aveva nelle sue casse 130 ml di euro, è stato chiuso nel 2009, e ora sostituito con altre strutture, che però hanno diversa funzione, ovvero ci sarebbero più enti che dovrebbero tutelare gli stessi diritti degli artisti (una cosa che non esiste in Europa).


Il paragone con la Francia mette in luce la diversa concezione che abbiamo noi e loro della cultura: il centro nazionale per il cinema francese riceve ogni anno 750 ml di euro all'anno, finanziato con una tassa sui biglietti del cinema e sulla tv.
Con questi soldi si sono prodotti 260 film nel 2011 (contro i 61 prodotti in Italia grazie ai contributi pubblici, molti dei quali nemmeno vanno nelle sale).
In Francia si staccano più biglietti per il cinema (+4%), mentre in Italia accade il contrario (-8%).


Elisa Iotti è andata dentro gli archivi di Stato.
A Roma, la sede è dentro un palazzo del 500, sede dell'università di Roma; qui dentro è passata la storia: Michelangelo, Fermi, Caravaggio.
Qui dentro sono custoditi documenti dal valore inestimabile, documenti che raccontano la Storia italiana, e anche mondiale.
Quanti fondi riceve dallo stato?
300000 euro l'anno, per tutte le sedi (un taglio del 70%), niente soldi per il restauro, niente ricambio del personale (per il blocco dei concorsi e delle assunzioni): "ci facessero capire che cosa vogliono fare", il grido d'accusa lanciato dal professor Eugenio Sardo.
Finiti gli spazi nella sede ufficiale, i faldoni provenienti dai tribunali, finiscono "incarcerati" nelle aule di Rebibbia.
Le carte del processo Moro, del caso Gelli: "senza memoria ci si può inventare la storia di un paese .. la storia serve per elaborare le strategie del futuro".


E i problemi di Roma sono comuni a tutti gli archivi italiani, lasciati spesso al buon cuore dei volontari (come capitato ad Anguillara, dopo l'alluvione).




Dopo gli archivi, le biblioteche.

A Roma, la bilioteca nazionale, come tutte le biblioteche comunali, ha subito dei tagli: fuori dai cancelli i poliziotti in assetto antisommossa tenevano a bada le proteste di bibliotecari, scrittori, attori, artisti e lavoratori della conoscenza, che intendevano protestare con un'assemblea pubblica contro questi tagli alla cultura.
"Cultura, turismo sono il mezzo per affrontare la crisi .. e come se in Arabia tagliassero i fondi per estrarre il petrolio".


Beh, non è proprio così: mentre si tagliano i fondi per le biblioteche che già funzionano, a Milano si spendono milioni di euro per la BEIC.
BEIC sta per biblioteca europea, un'opera ancora incompiuta, che fin'ora è costata 30 milioni di euro, e costerà in tutto 350 ml di euro.
7 piani, 3 milioni di titoli, 300000 posti di lettura: ma c'è il rischio concreto che l'opera non venga terminata, come ammette lo stesso presidente della fondazione, Antonio Padoa Schioppa.


E mentre a Londra prendono piede gli "Idea store", una specie di seconda casa dove passare il tempo leggendo, a Bologna un'esperimento analogo sta andando in crisi sempre per carenza di fondi.
La curatrice della biblioteca commentava questa storia in modo amaro "la cultura aiuta la crescita civile di una nazione". Che futuro ci dobbiamo aspettare senza cultura?


Il museo di Brera.
Anche a Brera, nonostante le promesse (??) dei ministri ex Gelmini e La Russa (nonchè dell'ex sindaco di Milano), non sono arrivati i fondi per la grande Brera.
E ora i quadri che non possono venire esposti, giacciono nelle sale. 
Anche per colpa dei troppi politici che pensano che con la cultura non si mangia.
Peccato che invece l'ignoranza abbia fatto ingrassare una intera classe politica e dirigenziale, sulle spalle di un paese che, proprio con la cultura, potrebbe basare il suo sviluppo.  

26 febbraio 2012

La cultura a fondo

La natura ci aveva messo del suo, facendo dell'Italia il paese delle montagne, delle dolci colline, delle verdi campagne, delle costiere e dei mari.
I nostri predecessori hanno arricchito l'Italia con Chiese, palazzi, teatri, monumenti: intere città d'arte da visitare per giorni interi (Firenze, Roma) e musei all'aria aperta dove passare le ore (Pompei).
I nostri musei sono pieni di opere d'arte: quadri, reperti antichi, sculture.
Noi, di nostro, non dovevamo fare niente, se non ringraziare chi è venuto prima di noi (Giotto, Michelangelo, Brunelleschi, Leonardo Da Vinci.. solo per dire qualche nome), e preservare questo patrimonio.
Per non parlare del teatro e del cinema.
La nostra polizza per il futuro, le opere d'arte (che nemmeno conosciamo per quante sono), ci permetterebbero di vivere tranquillamente, se sfruttate per un turismo che punta sulla qualità e sulla cultura.
E invece .. spendiamo meno di altri paesi, con meno opere d'arte e quel poco è stato sempre più tagliato.
Più auto blu, più commissari di nomina politica, meno musei, meno archeologi, meno personale per le strutture. E siamo sicuri che possiamo veramente fare a meno di teatri, musei, cinema (dopo aver rinunciato alle industrie e cementato il paesaggio italiano)? 
Non ce la meritiamo questa fortuna.

Stasera Presadiretta con la puntata "cultura a fondo" parla della cultura in Italia. 
In Italia sta la gran parte  del patrimonio culturale del pianeta, ma abbiamo già dato prova di non sapere conservarlo.  Che facciamo per fermare lo sfascio?
A “Presadiretta” facce e voci di quanti si sono ribellati al declino: gli occupanti del Valle che considerano la cultura un bene comune come l’acqua, lavoratori, dirigenti e sovrintendenti del ministero che non si vogliono arrendere, i macchinisti e i tecnici che premono per la sopravvivenza di Cinecittà e invece i film si fanno fuori dall’Italia.
E intanto i tagli al welfare stanno impoverendo  chi lavora  nello spettacolo. A “Culturaafondo” anche gli sprechi assurdi che hanno sperperato i pochi soldi.
In Francia, invece, i massicci finanziamenti dello stato al settore non diminuiscono con la crisi, anzi.  E le donazioni dei privati a tutto il settore,  grazie alle agevolazioni  fiscali, si stanno moltiplicando.
Negli altri paesi avanzati si sta investendo sulla cultura che è considerata l’industria del futuro. E noi?
“Culturaafondo” e’ un racconto di:  Francesca Barzini con Antonella Bottini, Lisa Iotti, Silvia Luzi e Raffaella Pusceddu, Rebeca Samonà.  Hanno collaborato Marina Del Vecchio e Sabrina Carreras.

Sullo stesso argomento, la puntata di Report "Mali culturali".

Lo spot della puntata.

Un uomo (solo) al comando

Come si può non essere d'accordo con le parole usate nell'intervista di ieri sera del segretario Bersani a Che tempo che fa.
Peccato che non si capisce mai se parla a titolo personale o come segretario del partito democratico che, certamente, può avere al suo interno una pluralità di voci.
Ma, almeno su certi principi, dovrebbe essere almeno concorde.


Prendiamo il caso Fiat: sui referendum di Pomigliano e Mirafiori, in troppi nel PD hanno fatto il tifo per Marchionne. Che ne pensano ora Chiamparino ("Marchionne merita un tappeto rosso") e Fassino?
E sull'articolo 18? Con chi sta il partito: con Bersani (e dunque con Fassina) oppure con Veltroni?


Anche sulla giustizia, spiace dirlo, ma non esiste un solo partito democratico: basta ricordare la vicenda del giudice Forleo a Milano, la riforma della giustizia di Mastella (e la voglia di stoppare le intercettazioni anche nel centrosinistra). Berlusconi è stato prosciolto nel processo Mills per intervenuta prescrizione? 
E chi ha appoggiato i vari lodi, il legittimo impedimento: centrodestra e centristi, le persone con cui oggi si vuole fare le riforme costituzionali.
Per non parlare delle aperture di Violante per una riforma della giustizia contro i pm che fanno "spettacolo".



Insomma, siamo sicuri che la linea del segretario sia la stessa del suo partito?


25 febbraio 2012

Sempre più prescritto!

B. salvato grazie alla prescrizione a Milano, al processo Mills: ancora una volta si dimostra più veloce della legge nel salvarsi dalle condanne (altro che il neutrino).

PS: non sapremo mai se l'ex presidente del Consiglio ha corrotto un teste per salvarsi in un processo penale.
E poi parliamo di perdita di credibilità, di scarso interesse per gli investitori esteri, di poca crescita .... ditelo ancora, che è sempre colpa della Fiom, dell'articolo 18, del welfare, delle troppe tutele dei lavoratori.

24 febbraio 2012

Fuori dalla Costituzione

Senatori della repubblica che si dimenticano dell'esistenza dell'articolo 3 della costituzione, del reato di apologia di fascismo:
"Due gay che si baciano mi fanno schifo. Oggi non vale nemmeno più la pena mandarceli, ma durante il fascismo venivano mandati a Carbonia, scavavano e stavano benissimo."

Partiti che si dimenticano che quando amministrano, lo fanno per tutti i cittadini, non solo per i loro elettori:
La segnalazione di Daniele Sensi e Wil: Su ogni comune il sole delle alpi ..

Generali con stipendio da manager, che nemmeno un manager dovrebbe prendere (in una nazione con problemi di debito e che ripudia pure la guerra).

E, nello stesso paese, lavoratori che devono salire sulle torri (a Bologna e Milano), bloccare strade, scendere in piazza, per farsi sentire. Nonostante l'esitenza di un altro articolo ("l'Italia è una repubblica fondata sul lavoro") che oggi vale meno di un titolo di stato greco (con tutto il rispetto per la Grecia).
Ultimo caso, la mercedes che chiude la sede nel Lazio

Il capo della BCE spiega che serve maggiore flessibilità (in sintonia con l'ad di Fiat):

In gran parte dell’Europa, infatti, c’è un mondo del lavoro a due velocità: molto flessibile per i giovani che hanno contratti di tre o sei mesi che possono venir rinnovati per anni ed altamente inflessibile per la parte protetta della popolazione, dove i salari riflettono più l’anzianità che la produttività.


Peccato in Italia ci siano gli stipendi più bassi, e che le aziende, quando devono licenziare non si fanno problemi (articolo 18 o non articolo 18), altro che contratti inflessibili: chiedete alle lavoratrici dell'Omsa quanto sono state flessibili loro!

Dunque, par di capire, per investire in Italia le aziende chiedono la possibilità di poter licenziare senza giusta causa, senza cioè rispettare il principio per cui i cittadini hanno pari "dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 2, 37 c. 1, 48 c. 1, 51 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 8, 19], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali."
Anche questo è finito fuori dalla Costituzione?

Servizio pubblico Celentano c'è?

Il futuro della Rai, le polemiche sui monologhi di Celentano a Sanremo, il concetto di servizio pubblico... tutta una puntata attorno al festival, la dirigenza Rai, il monito della Lei, e le critiche del lui al Vaticano, ai giornali cattolici (che pure nel passato avevano chiesto le chiusure di programmi ritenuti scomodi).

Ma nell'anteprima della puntata di Servizio Pubblico, Santoro si è occupato di due sentenze: la prima, quella del reintegro dei tre operai della Fiat di Melfi, licenziati dall'azienda per un presunto sabotaggio.
E poi quella, "mostruosa" di condanna della Rai e di Corrado Formigli, per un servizio che l'azienda ha ritenuto diffamatorio.

Santoro, che è stato assolto in questo vicenda, ha definito questa “una sentenza che potrebbe ferire l’azienda e stracciare la vita di un giornalista e ancor più tener lontani i giornalisti dal toccare centri di potere, marchi prestigiosi”.
Rivolto a Marchionne, Santoro ha poi chiesto“se ritiene che con questa sentenza il marchio Fiat sia diventato più simpatico per gli italiani, con questa forza muscolare”.

Altro aspetto, il diritto alla critica, anzi “la necessità della critica”: “Senza di essa -spiega- invecchiano anche le aziende. E se questa sentenza fosse confermata, per me sarebbe un fatto altrettanto grave come se fossi condannato io”.

 [Il fatto quotidiano ]
 
Se nel passato la situazione della Fiat è stata vicina al baratro è anche per la scarsa qualità dei modelli messi sul mercato, su cui la stampa non ha mai fatto critiche, presentandoli come modelli vincenti.
Una stampa che non critica per paura delle denunce dei potenti (come la Fiat, come i politici), fa invecchiare anche le aziende: la Fiat, come la Rai, non può illudersi di vivere senza critica, hanno bisogno entrambi di avere attorno tutti quelli che hanno del talento, lasciandoli esprimere (come Celentano).

"Se si vuole controllare il potere bisogna correre questi rischi (le querele e le denunce da parte dei potenti), è il prezzo della libertà, del servizio pubblico".

Dopo questa copertina, è iniziata la puntata, in cui gli interventi in studio degli ospiti si sono alternati ai servizi da Sanremo: la folla attorno all'Ariston, i dirigenti Rai a passeggio (e così scopri che in Rai ha un ruolo dirigenziale l'ex Avanguardia Nazionale Guido Paglia), le conferenze stampa. Mazza contro Mazzi, Morandi su Celentano ..

Secondo il presidente Galimberti, "la Rai è ingovernabile".
E allora, la domanda rivolta agli ospiti è: chi comanda in Rai?

Belpietro ha parlato di una sceneggiata Rai, nello scontro tra Mazza direttore di Rai 1 e Mazza direttore del festival.
“Mi sembra che sia abbastanza chiaro chi comanda: comanda lo spettacolo! Celentano ha fatto Celentano, ha detto quello che di solito dice, e quindi la Rai è perfettamente riuscita nell’intento che aveva, fare ascolti! Se ne parliamo ancora significa che il gioco è riuscito, ciò che è accaduto alla Rai riguardo le polemiche è stata solo una sceneggiata”.
 
Lucia Annunziata invece ha sottolineato la reazione del "nessuno sapeva" della dirigenza Rai, sul discorso di Celentano. Piuttosto che rispondere alle critiche (dei giornali cattolici) la dirigenza ha preferito confessare di non sapere piuttosto che prendersi le reponsabilità.

Carlo Freccero, che ieri sera era d'accordo con Belpietro sulla crisi della Rai, si chiedeva come mai la Rai non avesse avuto il coraggio di difendere il suo successo.

“Mi stupisce del perché la Rai non ha parlato del successo. Tra l’altro ha vinto la canzone Non è l’inferno di Emma, con Celentano che parlava di Paradiso in un’alchimia perfetta!”

Gli attacchi del corriere nascono dall'articolo di Grasso sul corriere, che diceva che questo festival era indegno, poco consono al clima sobrio del governo.

Norma Rangeri ha parlato di grande ipocrisia: “Grande ipocrisia Rai che chiama grande star come Celentano e poi se ne dissocia. Celentano ha attaccato il Vaticano in sostanza ed è un grande credente. Quel grido di accusa, viene dal profondo dell’animo di una persona che crede e questo nel pubblico ha un effetto molto forte”.

La Rai vive una decadenza come quella dei partiti da cui dipende, ha commentato Santoro: soffre per la mancanza di governo e chiama Celentano per risollevarsi negli ascolti.

In collegamento, sempre per parlare di Rai e festival, c'era Massimo Bernardini con Giulia Innocenzi: Bernardini ha mostrato l'andamento degli ascolti nelle serate di Sanremo e i prospetti di vendita degli spazi pubblicitari (200000 euro per il break di martedì e sabato), con cui sapevano già che Celentano avrebbe fatto il botto.

“E’ un errore parlare di ipocrisia: c’è un bivio nella Rai, deve scegliere qual è la sua vocazione”.
Giulia Innocenzi ha introdotto il sondaggio su facebook: “Qual è il programma  non da servizio pubblico?” Primo tra i personaggi che vorrebbero vedere alla Rai: Beppe Grillo!


Altro giornalista Rai, Corradino Mineo ha ricordato che esiste anche una Rai che fa cose belle, come il sostegno al film die fratelli Taviani, dentro un carcere.
La Rai ha voluto Celentano, per fare gli ascolti: il panico è arrivato quando si è messo a parlare dei giornali cattolici, e i vertici Rai non hanno saputo gestire bene questa polemica.

Qualche numero: rispetto alla BBC, la Rai spende meno per i prodotti interni (196 milioni per la produzione e 135 milioni per l'acquisto dall'estero). Mentre la BBC spende il 60,5% per i contenuti, in Rai si spende il 52%, il resto è per spese sull'apparato da mantenere: il cda, i dirigenti, i consulenti.

Dalla torre, Antonio Di pietro ha espresso solidarietà a Celentano:

“Io esprimo solidarietà a Celentano per ragioni di merito e metodo. Ha detto che ci sono due Vaticano: quello dei poveri Cristi e quello dello Ior, e questo si sapeva. E poi sul Referendum elettorale…ha detto due verità!”
Oggi la Rai è un controllore nominato dal controllato, perchè il nuovo cda a marzo sarà nominato da questa politica, come il "ladro che si sceglie il poliziotto".
Che fare allora? Riformare la Gasparri come chiede l'IDV (con i tempi lunghi), oppure come propone Santoro, chiedere ai partiti di fare un passo indietro sulle nomine?

Belpietro non ha dubbi “La Rai va privatizzata, è l’unico sistema per sottrarla ai partiti!”

E poi che informazione avremmo? Con la Rai in mano ai patrioti della stessa razza dei capitani coraggiosi di Alitalia?

Il consigliere Rizzo Nervo, dimessosi dopo le nomine di Maccari al TG1 
“Quanto visto durante questo Sanremo è lo specchio della decadenza della Rai. Io penso che la Rai Celentano non lo voleva ed ha appreso della sua presenza in una conferenza stampa. Lo ha subito come ha subito Anno Zero e Vieni Via con me, questo testimonia il fatto che la Rai vive alla giornata. Non c’è più professionalità, come avviene nei momenti di grande crisi!”

La Rai in crisi che non sa difendere i suoi successi e le sue trasmissioni di successo: Saviano, Annozero, Vieni via con me e anche Celentano: colpa della decadenza professionale, che nasce da questo suo rapporto con la politica.

Cosa è servizio pubblico, allora: Celentano?
E se L’Isola dei famosi non è un programma da Rai, come diceva Belpietro, chi è che ha deciso di inseguire mediaset nella sua programmazione, nel suo stile editoriale?
Chi nomina i dirigenti e i direttori di canale in Rai?
La stessa maggioranza che Belpietro ha difeso sul suo giornale (con le gravi colpe di una sinistra che a suo tempo non ha saputo riformare la Rai).
E l'editto bulgaro è roba da servizio pubblico?
E la censura che è sempre aleggiata in questi anni in Rai, è roba da servizio pubblico?
Chi ci garantisce che in una rai privatizzata sia garantita la pluralità, l'assenza di censure, un'informazione da servizio pubblico?

Se Mediaset sta morendo, la Rai non deve inseguirla nel suo declino: all'epoca della Rai lottizzata dei partiti, il commento di Santoro prima dell'intervento di Celentano, c'era spazio anche per Biagi, Tortora, Guzzanti e Luttazzi.
Oggi la lottizzazione è fatta da partiti che sono personali, non più "grandi partiti", e non rappresentano più il paese.

L'intervento di Celentano.



L'intervento di Marco Travaglio.

23 febbraio 2012

Farla franca di Gherardo Colombo con Franco Marzoli

La legge è uguale per tutti?


Farla franca non è solo un libro sull'inchiesta di Mani pulite, ma un saggio che, partendo dalle vicende di Tangentopoli affronta il rapporto degli italiani e delle regole, l'emergenza corruzione nell'Italia della prima repubblica e nell'Italia di oggi, il rapporto della magistratura con la politica, con la stampa e con gli italiani.
Più un saggio che una cronistoria: nel libro ci sono rimandi ad altre letture, per chi vuole approfondire meglio la storia dell'inchiesta milanese, come l'ultimo libro di Barbacetto, Gomez, Travaglio "Mani pulite" ed. Chiarelettere.


Il libro è diviso in più parti: nella prima, l'intervista all'ex magistrato Colombo dall'ex compagno di studi Franco Marzoli.
L'ingresso di Colombo in magistratura, i primi scandali su cui indagò (la loggia P2 e i fondi neri di imprese dell'Iri): inchieste affossate nel passaggio alla procura di Roma, l'allora porto delle nebbie. Non erano ancora gli anni in cui il potere politico poteva essere messo sotto inchiesta.
L'inizio di Mani pulite, con l'arresto di Mario Chiesa a Milano nel febbraio 1992 e l'ingresso nel pool.
La scoperta del livello di corruzione, sempre più ampio, sempre più allargato a tutti i partiti: come cambiò la sua vita in quei mesi, i rapporti con gli imprenditori e i politici, con i media, con l'opinione pubblica.
Dagli slogan "Di Pietro Colombo andate fino in fondo", fino al reflusso, quando le inchieste iniziarono a toccare cittadini qualunque (e non più solo gli odiati politici). Con gli avvisi di garanzia a Berlusconi, il vento iniziò a cambiare. Sia per le persone che per i giornali.

Colombo affronta anche la questione della carcerazione preventiva: il pool è stato infatti accusato di averne abusato per ottenere più facilmente delle confessioni. A questa accusa l'autore risponde ricordando che quegli arresti erano necessari per evitare l'inquinamento delle prove e che sono stati confermati dal tribunale del riesame e dalla Cassazione.
Dunque, più che eccessiva carcerazione, in discussione è il fatto che in poco tempo finirono in carcere molti uomini potenti. 
Il principio della legge uguale per tutti, ancora una volta, dunque.


Nel libro, in appendice, sono riportate le lettere scritte prima di suicidarsi di Sergio Moroni e di Renato Amorese: al pool è imputata anche la colpa dei suicidi degli imprenditori finiti sotto inchiesta. A parte che nessuno di questi era in carcere per l'inchiesta Mani pulite (Cagliari era in carcere per altri reati), Colombo  affronta questo tema cercando di tenere un punto di osservazione più distaccato. Considerando il trauma di questi imprenditori che per la prima volta affrontavano il carcere per episodi che  ritenevano non configurare dei reati (per la serie così fan tutti).


Le controriforme della politica per rendere più difficile il contrasto alla corruzione, portare a termine i processi, condannare i colpevoli.
Gli anni della Bicamerale, il tavolo per le riforme degli assetti della democrazia, partendo dal libro di Previti, l'articolo molto critico di Colombo sul Corriere  ("la bicamerale figlia del ricatto") che suscità le critiche di maggioranza e opposizione:
 Secondo il magistrato, la Bicamerale e' figlia di quella "societa' del ricatto". Il tentativo di riscrivere la seconda parte della Costituzione e' la sola strada a disposizione di quella "societa" per occultare il passato. Conclusione: "La nuova Costituzione puo' avere come fondamento quel ricatto 
La magistratura e' una variabile non coerente con il sistema consociativo. Per questo infastidisce, preoccupa, inquieta. Potere diffuso per antonomasia, puo' rompere in qualsiasi punto e imprevedibilmente il patto del silenzio, della complicita' consociativa che il ricatto consiglia. Ecco la necessita' di ridimensionare l'indipendenza del magistrato. Una magistratura meno indipendente, o addirittura dipendente, non riuscirebbe piu' a svolgere il controllo di legalita' che le e' proprio".
 E, infine, le amare considerazioni finali: non si poteva pensare di risolvere i problemi di corruzione italiani con la sola azione della magistratura.
Perchè, come racconta il professor Galimberti nella sua introduzione, i problemi dell'Italia non sono solo economici, ma "sono molto più radicati, più profondi, più antichi,e  quindi da individuare nell'antropologia dell'italiano, fortemente individualista per nulla sensibile alla dimensione del sociale, che guarda allo Stato come ad un'entità separata, e alle sue leggi come dispositivi da cui difendersi con le strategie dell'elusione, dell'evasione, dell'esportazione illecita dei capitali, della corruzione e al limite con pratiche mafiose". 


La tesi porta ad una sola conclusione: Mani pulite, nata anche grazie al crollo del muro di Berlino (che cambiò gli assetti e gli equilibri politici europei e italiani), ma anche grazie alla crisi economica che allora (come oggi) era in atto (c'erano meno soldi per ottenere appalti e dunque all'improvviso gli imprenditori divennero insofferenti alla voracità della politica), non è servita a molto.
"Mi pare evidente che l’imperativo di far funzionare la giustizia nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione (l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge), che in Mani pulite, così come in qualsiasi altra indagine, abbiamo cercato di attuare, non si sia realizzato. Tra prescrizioni e leggi cambiate, alla fine il risultato processuale è stato molto limitato, e si è riaffermato il senso d’impunità che esisteva prima dell’inizio delle indagini e che già avevo sperimentato nella mia precedente esperienza. Tanto che fenomeni corruttivi hanno continuato a manifestarsi anche successivamente, sembra con una certa intensità. Temo quindi, per usare un’estrema sintesi, che Mani pulite, giudiziariamente, sia servita a poco o a «nulla », e che anche culturalmente sia servita a ben poco."

Se non a far emergere in tutto il suo squallore il sistema corruttivo dei partiti.
Ma non ha cambiato affatto la mentalità della classe dirigente del paese, dei cittadini (che sono le vittime finali di questo sistema che drena denaro dal pubblico per arricchire i privati).


Ed è dunque per questo motivo che, dopo 32 anni di vita togata, il procuratore Colombo ha deciso di andare in giro per il paese, nelle scuole e nelle biblioteche, per fare opera di educazione.
Sulla Costituzione, sul valore delle leggi e sul valore della legalità.
E' un lavoro che si basa sui tempi lunghi, rivolto alle giovani generazioni, ancora incontaminate dalla indifferenza e rassegnazione oggi diffuse tra quanti, dopo ogni caso di corruzione dicono "non cambia mai niente".
Cambiare si deve, invece, a cominciare dal rispetto di quell'articolo 3 della Costituzione che recita:
 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 237 c. 148 c. 151 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 819], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.


In appendice al libro alcune appendici:

- la cronologia di Mani pulite
- gli aspetti economico-finanziari di Mani pulite
- Mani pulite e la stampa

Il link per ordinare il libro su ibs.
La scheda del libro sul sito di Longanesi
Technorati:

... e nemmeno la Fornero fa sconti


Botta e risposta tra il ministro e il segretario del PD: Bersani non fa sconti sulla riforma del lavoro? E nemmeno il ministro è disposto a farli, ad aspettare l'ok del partito
“Riforma avanti anche senza il consenso del Partito democratico”
Che risponderà ora Bersani?
Si metterà di traverso? Avrà toni più concilianti (per non lasciarsi sfuggire questo Monti dalla destra)?
Scenderà in piazza con la Fiom, oppure lascerà questo sindacato da solo nella sua lotta?


Nel frattempo prendiamo atto della liberalizzazione a metà sui taxi (e farmacie e gas ..), sulla riflessione che prosegue sull'Ici alla chiesa.
In un paese con problemi seri di crescita (riviste al ribasso le stime), nel mondo del lavoro, nelle imprese, nella sanità.
In un governo che sarà lesto a togliere pezzi di welfare con l'articolo 18 (sarà possibile licenziare anche senza giusta causa, un pò come gli gira al padrone), ma che invece si è dimostrato poco lesto a tagliare stipendi d'oro, costi della politica e domare le proteste dei taxi.

Update: il botta e risposta va avanti ... Bersani a Monti: "se salta il tavolo liberi tutti" (par di capire allora che Monti non è il papa straniero, peccato..).

La vergine e i giornalisti


La nota di Mentana (sulla sua pagina FB), sulla condanna della Rai e del giornalista Corrado Formigli (per il servizio ritenuto diffamatorio sulla Mito):
La Rai e Formigli costretti a pagare alla Fiat 7 milioni di euro, di cui 5 milioni 250mila per danno non patrimoniale. Cosa è il danno non patrimoniale? E’ il danno morale, reputazionale, all’immagine della Fiat. Ora, la Fiat non è una Onlus. E’ la più grande azienda manifatturiera d’Italia, ma non solo. La Fiat è anche proprietaria di un giornale importante, la Stampa, e di una influente concessionaria di pubblicità, Publikompass, oltre a essere il secondo azionista della Rcs, che edita il Corriere della Sera e la Gazzetta dello Sport. Non può non sapere quanto sia importante la libertà di informazione, e quanto la metta a repentaglio la minaccia di pene economiche gravissime per chi osa scrivere o dire cose sgradite. Un simile salasso pecuniario per la Rai e Formigli avrebbe almeno un minimo di giustificazione se la Fiat non avesse mai cercato di ingraziarsi i giornalisti, con viaggi premio a esotiche rassegne o gare automobilistiche, o se non avesse cercato di influenzare per decenni giornalisti di ogni ordine e grado con auto in prova illimitata. Ma la Fiat ha sempre usato abbondantemente del suo potere, della sua influenza e della debolezza della categoria giornalistica, dimostrate da una abbondante casistica di servizi televisivi preventivamente entusiastici all’apparizione di ogni modello, Duna e Stilo comprese. Che oggi si comporti da vergine insidiata dall’orco della mala informazione è tanto ingiusto quanto grottesco. Sarebbe giusto che al Lingotto, finchè la sede della Fiat resta lì, si mettessero una mano sulla coscienza, e facessero un gesto adeguato di fair play. Perché un giornalista come Formigli guadagna certo più di un operaio di Pomigliano, ma infinitamente meno di un Marchionne, per di più pagando le tasse in Italia.
La condanna si sta rivelando un mezzo boomerang.
Domanda: come si concilia la richiesta della cancellazione dell'articolo 18 (e di altre tutele per chi lavora in nome della competitività e la concorrenza) da una parte , con questa richiesta risarcitoria (che suona come una minaccia contro chiunque osi criticare l'azienda)?

22 febbraio 2012

7 milioni per 156 secondi

Formigli e la Rai sono stati condannati in sede civile a pagare 7 milioni di euro per un video trasmesso ad Annozero in cui si valutavano le performance di alcune auto sportive tra cui la Mito.


7 milioni: più dei risarcimenti per le morti della Eternit.
E da parte da un collegio di periti che, scrive la Gabanelli, in possibile conflitto di interessi:
Mi limito a considerare due aspetti. Il primo: la perizia affidata dal Tribunale ad un Collegio di esperti composto dal professor Francesco Profumo, dal professor Federico Cheli e dal professor Salvio Vicari. Profumo, oggi Ministro, al momento del conferimento dell’incarico era rettore del Politecnico di Torino. La difesa di Formigli ha obiettato che il Politecnico di Torino viene finanziato dalla Fiat (nel 2011 Fiat e Politecnico di Torino hanno rinnovato fino al 2014 l'accordo di collaborazione che ha permesso, alla fine degli anni Novanta, di istituire il Corso di Laurea in Ingegneria dell'Autoveicolo). Dal curriculum del professor Cheli emerge che: «Da anni è responsabile di una serie di contratti di ricerca tra il Politecnico di Milano e, tra le altre, le società Pirelli Pneumatici, Bridgestone, Centro Ricerche Fiat, Ferrari Auto, Fiat Auto». Salvio Vicari, docente alla Bocconi, è stato nel consiglio di amministrazione della Valdani-Vicari e associati. Dentro la Valdani-Vicari troviamo l’ex direttore generale di Teksid France ( gruppo siderurgico fondato da Fiat). Dalla Valdani Vicari invece proviene l’attuale tax senior specialist di Fiat Services. E’ possibile domandarsi se nella loro valutazione ci sia imparzialità? 
Secondo aspetto: la quantificazione del danno. Per il Tribunale il servizio di Formigli ha compromesso la reputazione progettuale e commerciale dell’automobile in questione. Tradotto in euro: 1.750.000 danni patrimoniali, 3.250.000 per l’offesa arrecata a una società composta da un assai rilevante numero di persone. Pochi giorni fa, sempre a Torino, nella sentenza Eternit il tribunale condanna 2 dirigenti a 16 anni di reclusione per disastro doloso e omissioni di misure infortunistiche, e ai responsabili civili impone il risarcimento di 30.000 euro ad ogni famiglia che ha avuto un morto in casa per amianto. Il Tribunale civile di Milano, nel 2011, ha aggiornato le tabelle che fissano i danni per perdita parentale. La morte di un figlio, di un genitore, della moglie o di un marito viene liquidata con tetto massimo di 308.700 euro. Per la perdita di un fratello o di un nipote il tetto massimo è di 134.040. Ben altra cifra dovranno pagare la Rai e Formigli per aver accusato una vettura di essere meno veloce di un’altra. Un’informazione considerata incompleta. Va ricordato inoltre che Formigli aveva invitato, invano, i vertici al confronto.
La sentenza del Tribunale di Torino costituisce un monito molto duro verso il diritto di critica (che in questo caso non è stato preso in considerazione), e che lascerà il segno, poiché difficilmente un editore si assumerà il rischio di sostenere simili cifre. Non risulta invece che sia mai stata emessa condanna esemplare nei confronti di coloro che ti portano in tribunale senza motivo. Per loro il rischio massimo, oltre la doverosa condanna alle spese, è solo una piccola multa, 1000 euro, per aver disturbato il giudice.

I migliori amici del TAV


Lunedì scorso Giancarlo Caselli doveva essere qui a Milano a presentare il libro "Assalto alla giustizia". Incontro saltato, dice la casa editrice, per «per evitare problemi di ordine pubblico»: «si sarebbe potuto mettere facilmente in seria difficoltà sia il luogo dove le presentazioni si sarebbero svolte, sia il pubblico e i relatori che fossero intervenuti» .


Sul corriere, Caselli commenta questo clima di odio minacce
«A quegli scontri hanno partecipato alcuni "professionisti della violenza". E non siamo di fronte a banali scritte sui muri, bensì alla convocazione preventiva per impedire la libera espressione delle idee. Sono anni che mi muovo e parlo in mezzo a gente che talora fischia e contesta, ma non ho mai visto iniziative organizzate come queste. Fatte le debite proporzioni, questi episodi mi ricordano i familiari dei camorristi che circondano le auto delle forze dell' ordine per impedire gli arresti dei loro congiunti».


Il che non significa paragonare il movimento No Tav alla Camorra (come qualcuno ha scritto), ma semplicemente analizzare gli atti non banalizzandoli come semplici critiche o contestazioni.


Gli attacchi al procuratore capo Caselli (anche da parte di ex colleghi), le minacce, le scritte sui miri, le contestazioni, sono il modo migliore per non parlare più dell'utilità o meno del TAV in Val di Susa.
Attacchi pretestuosi e senza senso: non è la procura che ha raccolto le notizie di reato dopo gli scontri dell'estate passata, non è il solo pm che autorizza gli arresti (c'è il gip, il tribunale del riesame, la Cassazione).
Come mai si attacca Caselli e non altri magistrati? Come mai sempre e solo il pm, e nulla contro certi giornali e televisioni che hanno commentato gli scontri in Val di Susa con termini ben più duri?


Chi sta dietro questa campagna contro un giudice che, proprio per il lavoro delicato che deve fare, deve poter operare in modo sereno e non deve sentirsi isolato?

Bersani non fa sconti


Non deve essere facile tenere unito assieme un partito come il PD, specie di questi tempi in cui dietro la sobrietà del governo "strano" ferve l'aria del cambiamento.
Chiamatelo inciucio o larghe intese.


Bersani avverte il ministro Fornero che senza consenso non è scontato il voto del suo partito. Ma ne è così sicuro?
Se il governo dovesse mettere la fiducia, con voto segreto, come voteranno i montiani?
E poi, il PD non farà sconti nemmeno se dovesse sparite la norma sull'ICI per le case della chiesa (o essere annacquata)?
Nemmeno se fra pochi mesi il governo dovesse scongelare il beauty contest per riproporlo così com'è, nascosto in qualche leggina?
E da che parte si schiererà, per le elezioni in Confindustria: dalla parte di (Marchionne) Bombassei ? Con i lavoratori di Pomigliano e i sindacalisti della Fiom?