23 febbraio 2012

Farla franca di Gherardo Colombo con Franco Marzoli

La legge è uguale per tutti?


Farla franca non è solo un libro sull'inchiesta di Mani pulite, ma un saggio che, partendo dalle vicende di Tangentopoli affronta il rapporto degli italiani e delle regole, l'emergenza corruzione nell'Italia della prima repubblica e nell'Italia di oggi, il rapporto della magistratura con la politica, con la stampa e con gli italiani.
Più un saggio che una cronistoria: nel libro ci sono rimandi ad altre letture, per chi vuole approfondire meglio la storia dell'inchiesta milanese, come l'ultimo libro di Barbacetto, Gomez, Travaglio "Mani pulite" ed. Chiarelettere.


Il libro è diviso in più parti: nella prima, l'intervista all'ex magistrato Colombo dall'ex compagno di studi Franco Marzoli.
L'ingresso di Colombo in magistratura, i primi scandali su cui indagò (la loggia P2 e i fondi neri di imprese dell'Iri): inchieste affossate nel passaggio alla procura di Roma, l'allora porto delle nebbie. Non erano ancora gli anni in cui il potere politico poteva essere messo sotto inchiesta.
L'inizio di Mani pulite, con l'arresto di Mario Chiesa a Milano nel febbraio 1992 e l'ingresso nel pool.
La scoperta del livello di corruzione, sempre più ampio, sempre più allargato a tutti i partiti: come cambiò la sua vita in quei mesi, i rapporti con gli imprenditori e i politici, con i media, con l'opinione pubblica.
Dagli slogan "Di Pietro Colombo andate fino in fondo", fino al reflusso, quando le inchieste iniziarono a toccare cittadini qualunque (e non più solo gli odiati politici). Con gli avvisi di garanzia a Berlusconi, il vento iniziò a cambiare. Sia per le persone che per i giornali.

Colombo affronta anche la questione della carcerazione preventiva: il pool è stato infatti accusato di averne abusato per ottenere più facilmente delle confessioni. A questa accusa l'autore risponde ricordando che quegli arresti erano necessari per evitare l'inquinamento delle prove e che sono stati confermati dal tribunale del riesame e dalla Cassazione.
Dunque, più che eccessiva carcerazione, in discussione è il fatto che in poco tempo finirono in carcere molti uomini potenti. 
Il principio della legge uguale per tutti, ancora una volta, dunque.


Nel libro, in appendice, sono riportate le lettere scritte prima di suicidarsi di Sergio Moroni e di Renato Amorese: al pool è imputata anche la colpa dei suicidi degli imprenditori finiti sotto inchiesta. A parte che nessuno di questi era in carcere per l'inchiesta Mani pulite (Cagliari era in carcere per altri reati), Colombo  affronta questo tema cercando di tenere un punto di osservazione più distaccato. Considerando il trauma di questi imprenditori che per la prima volta affrontavano il carcere per episodi che  ritenevano non configurare dei reati (per la serie così fan tutti).


Le controriforme della politica per rendere più difficile il contrasto alla corruzione, portare a termine i processi, condannare i colpevoli.
Gli anni della Bicamerale, il tavolo per le riforme degli assetti della democrazia, partendo dal libro di Previti, l'articolo molto critico di Colombo sul Corriere  ("la bicamerale figlia del ricatto") che suscità le critiche di maggioranza e opposizione:
 Secondo il magistrato, la Bicamerale e' figlia di quella "societa' del ricatto". Il tentativo di riscrivere la seconda parte della Costituzione e' la sola strada a disposizione di quella "societa" per occultare il passato. Conclusione: "La nuova Costituzione puo' avere come fondamento quel ricatto 
La magistratura e' una variabile non coerente con il sistema consociativo. Per questo infastidisce, preoccupa, inquieta. Potere diffuso per antonomasia, puo' rompere in qualsiasi punto e imprevedibilmente il patto del silenzio, della complicita' consociativa che il ricatto consiglia. Ecco la necessita' di ridimensionare l'indipendenza del magistrato. Una magistratura meno indipendente, o addirittura dipendente, non riuscirebbe piu' a svolgere il controllo di legalita' che le e' proprio".
 E, infine, le amare considerazioni finali: non si poteva pensare di risolvere i problemi di corruzione italiani con la sola azione della magistratura.
Perchè, come racconta il professor Galimberti nella sua introduzione, i problemi dell'Italia non sono solo economici, ma "sono molto più radicati, più profondi, più antichi,e  quindi da individuare nell'antropologia dell'italiano, fortemente individualista per nulla sensibile alla dimensione del sociale, che guarda allo Stato come ad un'entità separata, e alle sue leggi come dispositivi da cui difendersi con le strategie dell'elusione, dell'evasione, dell'esportazione illecita dei capitali, della corruzione e al limite con pratiche mafiose". 


La tesi porta ad una sola conclusione: Mani pulite, nata anche grazie al crollo del muro di Berlino (che cambiò gli assetti e gli equilibri politici europei e italiani), ma anche grazie alla crisi economica che allora (come oggi) era in atto (c'erano meno soldi per ottenere appalti e dunque all'improvviso gli imprenditori divennero insofferenti alla voracità della politica), non è servita a molto.
"Mi pare evidente che l’imperativo di far funzionare la giustizia nel rispetto dell’articolo 3 della Costituzione (l’uguaglianza di tutti i cittadini di fronte alla legge), che in Mani pulite, così come in qualsiasi altra indagine, abbiamo cercato di attuare, non si sia realizzato. Tra prescrizioni e leggi cambiate, alla fine il risultato processuale è stato molto limitato, e si è riaffermato il senso d’impunità che esisteva prima dell’inizio delle indagini e che già avevo sperimentato nella mia precedente esperienza. Tanto che fenomeni corruttivi hanno continuato a manifestarsi anche successivamente, sembra con una certa intensità. Temo quindi, per usare un’estrema sintesi, che Mani pulite, giudiziariamente, sia servita a poco o a «nulla », e che anche culturalmente sia servita a ben poco."

Se non a far emergere in tutto il suo squallore il sistema corruttivo dei partiti.
Ma non ha cambiato affatto la mentalità della classe dirigente del paese, dei cittadini (che sono le vittime finali di questo sistema che drena denaro dal pubblico per arricchire i privati).


Ed è dunque per questo motivo che, dopo 32 anni di vita togata, il procuratore Colombo ha deciso di andare in giro per il paese, nelle scuole e nelle biblioteche, per fare opera di educazione.
Sulla Costituzione, sul valore delle leggi e sul valore della legalità.
E' un lavoro che si basa sui tempi lunghi, rivolto alle giovani generazioni, ancora incontaminate dalla indifferenza e rassegnazione oggi diffuse tra quanti, dopo ogni caso di corruzione dicono "non cambia mai niente".
Cambiare si deve, invece, a cominciare dal rispetto di quell'articolo 3 della Costituzione che recita:
 Tutti i cittadini hanno pari dignità sociale [cfr. XIV] e sono eguali davanti alla legge, senza distinzione di sesso [cfr. artt. 29 c. 237 c. 148 c. 151 c. 1], di razza, di lingua [cfr. art. 6], di religione [cfr. artt. 819], di opinioni politiche [cfr. art. 22], di condizioni personali e sociali.


In appendice al libro alcune appendici:

- la cronologia di Mani pulite
- gli aspetti economico-finanziari di Mani pulite
- Mani pulite e la stampa

Il link per ordinare il libro su ibs.
La scheda del libro sul sito di Longanesi
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