22 febbraio 2012

I migliori amici del TAV


Lunedì scorso Giancarlo Caselli doveva essere qui a Milano a presentare il libro "Assalto alla giustizia". Incontro saltato, dice la casa editrice, per «per evitare problemi di ordine pubblico»: «si sarebbe potuto mettere facilmente in seria difficoltà sia il luogo dove le presentazioni si sarebbero svolte, sia il pubblico e i relatori che fossero intervenuti» .


Sul corriere, Caselli commenta questo clima di odio minacce
«A quegli scontri hanno partecipato alcuni "professionisti della violenza". E non siamo di fronte a banali scritte sui muri, bensì alla convocazione preventiva per impedire la libera espressione delle idee. Sono anni che mi muovo e parlo in mezzo a gente che talora fischia e contesta, ma non ho mai visto iniziative organizzate come queste. Fatte le debite proporzioni, questi episodi mi ricordano i familiari dei camorristi che circondano le auto delle forze dell' ordine per impedire gli arresti dei loro congiunti».


Il che non significa paragonare il movimento No Tav alla Camorra (come qualcuno ha scritto), ma semplicemente analizzare gli atti non banalizzandoli come semplici critiche o contestazioni.


Gli attacchi al procuratore capo Caselli (anche da parte di ex colleghi), le minacce, le scritte sui miri, le contestazioni, sono il modo migliore per non parlare più dell'utilità o meno del TAV in Val di Susa.
Attacchi pretestuosi e senza senso: non è la procura che ha raccolto le notizie di reato dopo gli scontri dell'estate passata, non è il solo pm che autorizza gli arresti (c'è il gip, il tribunale del riesame, la Cassazione).
Come mai si attacca Caselli e non altri magistrati? Come mai sempre e solo il pm, e nulla contro certi giornali e televisioni che hanno commentato gli scontri in Val di Susa con termini ben più duri?


Chi sta dietro questa campagna contro un giudice che, proprio per il lavoro delicato che deve fare, deve poter operare in modo sereno e non deve sentirsi isolato?

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