13 febbraio 2012

La sentenza storica

"Colpevoli dei reati a loro contestati". Queste le prime frasi lette dal giudice del processo Eternit. Il magnate svizzero Stephan Schmidheiny, 65 anni, e il barone belga Louis De Cartier De Marchienne, 91 anni, sono stati condannati a 16 anni di reclusione per disastro doloso e omissione dolosa di misure infortunistiche.

La condanna vale per i reati commessi negli stabilimenti piemontesi di Casale e Cavagnolo, dal 13 agosto 1999 in avanti. Quelli precedenti risultano invece prescritti, come i reati contestati negli stabilimenti di Bagnoli (Napoli) e Rubiera (Reggio Emilia).

Lunghissimo l'elenco dei risarcimenti, la cui lettura da parte del giudice Giuseppe Casalbore è durata tre ore. Ai sindacati andranno 100 mila euro, 4 milioni al Comune di Cavagnolo, 15 milioni all'Inail (da revisionare in sede civile), 5 milioni all'Asl. Alla Regione Piemonte spettano 20 milioni, mentre il Comune di Casale sarà risarcito con 25 milioni.

Non ridarà vita ai morti e comunque, data l'età delle persone condannate, nessuno dei responsabili starà per molto in carcere, ma quella di Torino contro i vertici di Eternit è una sentenza storica.
Perchè si stabilisce un principio di responsabilità diretta tra imprenditore e le cause della morte di migliaia di persone.

Avevo scritto, commentando la puntata di Blu Notte "morti silenziose":
Quando si farà (se si farà), sarà un maxi processo su cui ci sarà molto da dire.
Per il momento, per tutti i lavoratori che entravano nella Eternit di Casale nella speranza di cambiare vita, e che invece hanno perso la vita, per i loro familiari, per i figli, rimane solo la magra consolazione del fatto che oggi l'amianto è diventato un fatto di cronaca di cui parlano i giornali.
Forse, anche quando si terrà il maxi processo contro dirigenti che cosideravano le morti per amianto un rischio di impresa sostenibile, le morti per amianto non saranno più morti silenziose.
Ricordiamo i numeri:
2960 morti per amianto in Italia (solo quelli censiti, eslusi i casi finiti in prescrizione)
800 morti per Mesotelioma solo a Casale.
 
Lucarelli citava un articolo della rivista "Medicina del lavoro", uscito nel 1972.
Si parlava già dei rischi di amianto. Nel 1972 .. qualche migliaio di morti prima.

Poi,l'articolo si chiudeva con una affermazione agghiacciante: "è consigliabile mettere a lavorare sull'amianto persone di oltre 40 anni poichè, visto il lungo decorso della malattia, è probabile che moriranno prima della malattia".Agghiacciante: di questo passo il lavoro diventa solo produttore di denaro, non un mezzo per migliorare le proprie prospettive di vita.
Con questa concezione del lavoro, concludeva Lucarelli, la morte diventa solo un costo di produzione che si può affrontare.
Per questo si muore di lavoro?

Oggi qualcosa potrebbe essere cambiato. Non è più accettabili morire per questo, sul lavoro.

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