22 marzo 2012

La regina di Pomerania di Andrea Camilleri

La regina di Pomerania e altre storie di Vigata

Quanno che nel munno 'ntero s'arrivò a mità dell'anno milli e ottocento e nivantanovi non ci fu jornali o rivista che non parlassi del novo secolo, di come sribbiro stati anni di civirtà e progresso, di paci e prosperità, con l'appricazioni delle granni scoperte sicentifiche che annavano dalla luci lettrica vhe di notti avrebbi illuminato le strate a jorno, a quella speci di carrozza a motori chiamata automobili [..] I jornali contavano anche dei granni festeggiamenti che si stavano priparanno in ogni parti, da Parigi a Nuovaiorca, e parlavano del ballo Excelsior che si sarebbi viduto alla Scala di Milano e che sarebbi stato il cchiù grannoso binvinuto al primo secolo moderno, quello indovi la vita di tutti sarebbi cangiata. In meglio, naturalmenti.
«E ccà a Vigata non facemo nenti?».

Inizia così, dal gran ballo in maschera organizzato per il passaggio al nuovo secolo, in cui una moderna Giulietta incontrerà un Romeo che non saprà conquistarla, l'ultimo libro di racconti di Andrea Camilleri.
C'è qualcosa che non funziona, alla fine della lettura di questi: come se non brillassero abbastanza di luce propria.
Ma vivessero di luce riflessa, per il solo fatto di essere nati dalla mente e dalla fantasia di Camilleri e ambientati nella Vigata, tra la fine del 1800 e i prima metà del secolo passato.

C'è, come è detto, una storia che ricorda quella di Romeo e Giulietta ma con un finale diverso. Due gelatai che si sfidano, anche per colpa di una donna, ma con sportività.
Un paio di scarpe nuove che non ne vogliono sapere di essere indossate da un padrone diverso, un asino che si chiama Mussolini (e che si dimostra meno asino di quello che si crede).
Una storia di truffa attorno al fantomatico regno di Pomerania, con un Console onorario ben distinto e relativa mogliera che racconta il capostazione al suo arrivo a Vigata "era notti, ma quanno scisero dal treno parse che era spuntato il sole".

Uno degli episodi riguarda un caso di epidemia di littre anonime, che colpì Vigata verso la fine del 1945: lettere su cui il profissori Bruccoleri ha un'opinione ben pricisa:

«la causa scatinanti era stata il ritorno della dimocrazia doppo vint’anni e passa di fascismo, in quanto che, essenno la dimocrazia sinonimo di libbirtà, aviva fatto addivintari a tutti libbiri di scriviri ogni minchiata che ci passava per la testa e di scummigliare tanti artarini sia pure in forma ’ncognita».

Al termine della storia, il professore imparerà però che esistono anche lettere anonime di una categoria cui non aveva pensato:
«Di ritorno 'n treno, il profissori Ernesto Bruccoleri arriflittì che c'era 'na sesta categoria di littre nonime che doviva pigliare 'n considerazioni, quele che scrivute con l'intento di portari mali, finivano 'nveci per ottiniri l'effetto contrario.
Ma erano talmente scarse che, percentualmenti, non potivano contari, era come se non c'erano.
Purtroppo.».


E poi una signore che si rivolge agli spiriti per una questione molto terrena. Un  marchese non più giovane che riscopre gli ardori giovanili con una contadina con qualche istinto bestiale, ma a diventare bestiale sarà proprio lui.
Infine una moderna Cenerentola, bella come una Madonna, che fece del bene nel proprio letto.

Le storie raccolte in questo volume sono:
Romeo e Giulietta
I duellanti
Le scarpe nuove
La Regina di Pomerania
La lettera anonima
La seduta spiritica
L’uovo sbattuto
Di padre ignoto


La scheda del libro sul sito della Sellerio e di Vigata.
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