22 luglio 2012

Uffa che noia, uffa che barba


Leggo l'articolo di Feltri e non so se ridere o piangere. 

Uffa che noia, uffa che barba, questa mafia.

Vuoi mettere quelle belle inchieste sulla casa di Montecarlo del cognato di Fini, che hanno occupato le prime pagine del Giornale quando Fini strappò con Berlusconi ..
Vuoi mettere quell'inchiesta sul dossier Mitrokhin? Quella che sosteneva che Prodi fosse un agente del kgb. Quella finita con la querela e la condanna del teste chiave...
E anche l'altra, anche quella sulle prima pagine, titoloni e titoloni: la presunta tangente (veramente presunta) per l'acquisto di Telekom Serbia, tangenti prese da Prodi, Fassino e Dini.
Igor Marini, l'accusatore, è finito in carcere. I mandanti politici di questa campagna sono rimasti liberi.

Vuoi mettere questi casi con le inchieste sulla mafia? La trattativa, le bombe della stagione 1992-1993, la ndrangheta che investe al nord, che entra nelle piccole e grandi aziende in crisi e le spolpa dall'interno. La mafia che vince gli appalti per le grandi opere, per i lavori dell'alta velocità, ma anche per i lavori nei piccoli comuni della Brianza. Vi ricordate ancora il caso Perego?

Mafia e ndrangheta che spostano voti alle elezioni regionali, provinciali e comunali e allora qualche candidato con pochi scrupoli è pure disposto a chiedere i voti durante qualche cena elettorale.

Che barba questa mafia: roba da carabinieri, roba da romanzi di Sciascia (per inciso, il libro è un capolavoro perchè parla della mafia a Roma, dei contatti con la politica), roba che accade in Sicilia, lontano da qui....

L'articolo di Feltri è un salto indietro di una generazione, o forse due, nella lotta alla mafia. La mafia esiste, ma è solo roba di banditi. Come se le condanne di Contrada (numero tre del Sisde), di Andreotti (sette volte presidente del Consiglio, condannato per mafia ma prescritto), di Cuffaro (il senatore condannato per favoreggiamento) non ci fossero mai state.

“Cosa nostra è un affare siciliano, e la Sicilia è lontana, incomprensibile. L'ho visitata senza comprenderla. Osservando la splendida natura, ho constatato che la regione è una miniera d'oro non sfruttata per imbecillità: con quelle coste, con quei paesaggi, con la cultura che si respira nella zona, è sorprendente rilevare come la gente sia in bolletta, campi di espedienti - in certi casi criminali - e di impiego pubblico, il che è lo stesso”
Ops: chi ha governato la Sicilia? Il 61a zero del 2001? Le denunce fatte nel passato dal segretario Pci PioLa Torre (quasi in solitudine anche da parte del suo stesso partito) sono dei primi anni '80.

Lo sapevano (e lo sappiamo) tutti che in Sicilia la cosa pubblica era gestita (ed è gestita) da politici con brutte frequentazioni, che coltivavano i propri interessi (i voti per le elezioni) e non il bene comune.

Un aspetto mi ha sempre turbato: il livello culturale dei cosiddetti capibastone o mammasantissima, descritti quali uomini scaltri, inafferrabili, geni del male, diabolici, ricchissimi. Poi, nelle rare circostanze in cui ne beccano uno, ti trovi davanti Toto Riina, analfabeta autentico (sa fare solo la firma).


Ricordo: egli fu arrestato nel centro di Palermo, vicino a casa, mentre viaggiava su un'utilitaria, però guidata da un autista.Era ricercato da anni e anni e nessuno aveva pensato che potesse vivere dove aveva sempre vissuto: nel proprio appartamento, un buco. Conduceva esistenza da miserabile, però passava per il boss dei boss. Che gusto c'è a essere un boss e tirare avanti da barbone? Mistero. Poi arrestarono Bernardo Provenzano, altro delinquente al vertice dell'organizzazione, un illetterato, contadino incapace di coltivare i campi, ma bravissimo a commettere reati odiosi. Pure lui fu catturato nella propria residenza: una modesta masseria, arredata come una porcilaia, nessuna traccia di lusso, zero comfort, nessun simbolo del potere attribuitogli, quello di dominare l'isola intera, determinandone i mediocri destini. ”

Come fa comodo descrivere Riina e Provenzano, che nell'epoca d'oro vivevano nel lusso di Palermo (Riina ha sempre vissuto nel suo bunker nel quartiere de l'Uditore), con tanto di guardiaspalle (e mercedes blindate) e protezioni istituzionali. La moglie di Riina riuscì a partorire nella miglior clinica di Palermo senza dover nascondere la sua indentità. Mentre Falcone e Borsellino dovettere scappare all'Asinara per preparare il maxi processo.
La conclusione è solamente una: se uomini così bassi sono riusciti per tanto tempo a sfuggire alla giustizia, significa che coloro i quali li braccavano invano erano più bassi ancora.
O forse la conclusione è che la partita stato mafia è sempre stata truccata: quelli che volevano veramente sconfiggere Cosa Nostra sono sempre stati bloccato. Falcone e Borsellino (e tanti altri) prima. Ingroia oggi.
Vorremmo soltanto che la mafia smettesse di essere l'ombelico della nostra povera patria, due terzi almeno della quale non c'entrano con la criminalità organizzata, ignorandone malcostumi e nefandezze. L'aspirazione della maggioranza degli italiani è di non essere confusa con la minoranza di siculi e calabresi e campani che delinquono su «scala industriale». Insistere nel mettere a fuoco una questione marginale, per quanto grave, quale la mafia, contribuisce allo sputtanamento del Paese, dipinto all'estero come un nido immenso di vipere dove trovare un onesto è impresa sovrumana. È vero. Al Centro e al Nord dello stivale la filiera mafiosa ha affondato qualche radice: ovvio, il denaro sporco si aggrega a quello pulito. Ma diciamolo chiaramente: il vivaio della piovra è in acque meridionali ed è lì che bisogna agire per eliminarlo. Ancora più crudelmente: se questo è un affare siciliano, se lo grattino i siciliani. Ma grattino forte.Un quarto di secolo fa, il sindaco di Palermo era Leoluca Orlando, critico aspro di Giovanni Falcone, ammazzato dalla mafia. Oggi il sindaco di Palermo è ancora Leoluca Orlando: eletto dai palermitani. Ma allora, si può sapere che vogliono i siciliani da noi? Vogliono lo status quo?”
A parte qualche considerazione economica  sul giro d'affari dellemafie, per cui conviene eccome fare la guerra a queste organizzazioni criminali, mi chiedo se Feltri scriverebbe le stesse cose se parlassimo di estremismo islamico. O del terrorismo rosso.
C'è anche la questione strettamente giudiziaria: le ultime grosse indagini sulle mafie si sono concluse al nord: l'inchiesta nata dall'operazione Minotauro in Piemonte, l'operazione infinito in Lombardia.


No, per Feltri la mafia è solo cosa da Siciliani: come se i Graviano (come racconta Spatuzza) quando parlavano di canale 5, del paesano che gli avrebbe messo il paese in mano intendessero altre persone e non Berlusconi e Dell'Utri.
Come se la questione mafia non fosse soprattutto una faccenda politica: l'altro giorno all'assemblea siciliana è stata bocciata una proposta che intendeva cacciar fuori dal sottogoverno del parlamento siciliano i condannatiper mafia.
Stessa scena nel parlamentone a Roma.
Leggi l'articolo sul Il giornale e ti sembra di sentir parlare ancora il cavaliere quando diceva che avrebbe fatto strozzare gli sceneggiatori della piovra perchè avevano rovinato l'immagine del paese.

Ma lo sanno o no che nella settimana passata il quotidiano Die Welt ha titolato la prima pagina “Il padrino parte 4”, per il ritorno del Berlusca?


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