08 ottobre 2012

Report I garanti, di Michele Buono


Tutti gli uomini delle authority: chi nomina chi e chi deve vigilare su cosa.
Giusto una mezz'ora prima del servizio di Report, il segretario Bersani intervistato da Fazio, spiegava come nel disegno di leggo contro la corruzione (di cui Report si era occupata settimana scorsa) manchino almeno tre cose: l'autoriciclaggio, l'allungamento della prescrizione e il falso in bilancio.
Ecco, l'inchiesta d Michele Buono ha mostrato come la lista delle cose che mancano, per tornare ad essere un paese “normale” in Europa, va allungata. Anche il nostro sistema delle authority, gli enti di garanzia su mercato, borsa, dati personali, energia, trasporti e telecomunicazioni, va riformato.
Poiché mancano dei requisiti richiesti da commissari e presidenti: competenza, indipendenza e anche trasparenza.
Chi sperava che, l'avvento dei tecnici avrebbe fatto cambiare le cose, è rimasto deluso: il presidente dell'AGCOM (nominato dal governo questo giugno) è un bocconiano, gli altri commissari sono stato nominati da Senato e Camera. Eccetto il professor Decina (che potrebbe essere in conflitto di interessi avendo lavorato in Telecom) nessuno degli altri membri ha esperienza nelle telecomunicazioni).

Nessuno dei commissari o dei presidenti citati dalla trasmissione ha accettato l'intervista: e questo è un altro problema del sistema di potere italiano. Sempre pronto a rilasciare dichiarazioni di fronte ad un microfono amico, sempre pronto a nascondersi dietro questioni di opportunità, quando le domande arrivano da giornalisti giornalisti. Eppure le authority dovrebbero regolare il mercato, creare le condizioni affinché ci sia vera concorrenza, tutelare i nostri risparmi ..

Partiamo per ordine.
AGCOM – garante per le comunicazioni.
Anzichè prendere una decisione in base ai cv mandati alle commissioni in Parlamento, si è deciso con un sms che i capigruppo hanno mandato ai “peones”, con i nomi delle persone da votare. Uno per il PD (Decina) uno per il PDL (Martusciello). Al Senato stessa cosa con Posteraro e Preto.
A che serve allora il parlamento e i parlamentari? A ratificare interessi superiori? Del capo del partito di maggioranza relativa, guarda caso proprietario di 3 televisioni?
“Non c'è tempo” di guardare i curriculum, è stato detto al senatore Marino, si doveva votare, su pressioni dei presidenti di Camera e Senato. Fini e Schifani.

Come funziona in Inghilterra? C'è una prima commissione per gli incarichi pubblici, che indice una gara a cui tutti possono partecipare. I concorrenti non idonei perché in conflitto di interesse vengono scartati.
Poi c'è una seconda commissione parlamentare, “cultura e media” che valuta i candidati che passano la prima selezione.
In Inghilterra non succede che i partiti impongano un nome alla commissione.

Le Nazioni Unite volevamo vederci meglio, nel nostro sistema di nomine dei garanti delle comunicazioni (perché è qualcosa che influenza il mondo dell'informazione): il signor Frank La Rue ha scritto al sottosegretario De Mistura, per un incontro “ma nessuno se lo è filato”. Per fortuna che ci stanno i tecnici, vien da dire.
E l'asta delle frequenze? Rimandata, in attesa del regolamento della gara fatto proprio dall'AGCOM. Un favore a qualcuno?

Il garante della Privacy.
Commissario è stata nominata Augusta Iannini, magistrato fuori ruolo, a capo dell'ufficio legislativo del ministero della giustizia.
Dovrà vigilare sul rispetto della privacy anche della trasmissione del marito, Bruno Vespa, conduttore di Porta a Porta.
Il disegno di legge contro la corruzione voleva mettere un freno ai magistrati fuori ruolo (emendamento Giacchetti): un contro emendamento del ministro stesso ha poi esteso anche alle authority l'elenco degli uffici (oltre Corte Costituzionale, Quirinale..) cui è possibile rimanere fuori ruolo.
Un caso.

Authority dei trasporti.
Pasquale De Lise, magistrato amministrativo in pensione, che è stato a capo del Consiglio di Stato, è stato nominato commissario. 
Il suo nome era uscito fuori nell'inchiesta sulla cricca (la ricostruzione dell'Aquila, i lavori del G8); come capo del Tar del Lazio si è occupato di cause riguardanti appalti, e ha seguito pure un arbitrato dell'Anas.
Non è indagato, certo. Ma è sempre la solita questione di opportunità.

Non solo: il giornalista di Report ha intervistato un membro del Grande Oriente Democratico, circa l'appartenenza di De Lise alla Massoneria.
De Lise ha smentito, ma è anche vero che l'autogoverno dei magistrati amministrativi ha messo sotto accusa Alessio Liberati, per la sua proposta di far firmare a tutti i giudici del TAR una carta in cui questo indicava la non appartenenza ad alcuna massoneria.
Cosa che sarebbe frequente nel sottobosco dei ministeri (direttori, capo di gabinetto).

Di certo è che a volte questi magistrati fanno consulenze per le authority, mentre poi devono decidere sulle delibere delle stesse. Sono sempre gli stessi.

La Gabanelli ha cercato di porre queste domande a Patroni Griffi, Monti, Passera, senza ottenere risposta.

L'Isvap e la Consob: assicurazioni e borsa.
C'è un'assicurazione indebitata con una banca, per salvarsi la banca decide di farla fondere con un'altra assicurazione, anche lei debitrice.
Chi controlla su questa fusione? Che potrebbe avere grossi impatti sul mercato delle assicurazioni (si creerebbe un colosso), ma anche sui nostri risparmi.

Parliamo di Fonsai del gruppo Ligresti, di Unipol e di Mediobanca.
Fonsai è l'assicurazione in crisi, nonostante in Italia la RCA sia obbligatoria: il titolo è in perdita, così come è crollata dal 2006 la capitalizzazione, e i prospetti della società non sono buoni.
Chi se ne è accorto dei problemi di Fondiaria? Nè Isvap né Consob, ma il fondo Amber che su questo titolo aveva investito. 
Scoprendo che, a contribuire a questa perdita siano stati gli emolumenti dati agli amministratori (i Ligresti); le consulenze pagate da Fondiaria a Salvatore Ligresti e altri progetti comprati da società dei Ligresti (come la catena Ata Hotel). Affari dove Fondiaria perdeva capitale che finiva nelle tasche della famiglia: “operazioni con le parti correlate”, si dice. Operazioni in conflitto di interesse.

In un report dell'ufficio studi dell'Isvap del 2003 (sul bilancio 2002) si evidenziava come la riserva dei sinistri di questa assicurazione fosse insufficiente a garantire la copertura: nonostante questo Isvap non ha fatto niente; con riserve incongrue si sono comunque distribuiti utili.

E ora che la situazione è così critica, Mediobanca deve fare il possibile per non far fallire Fonsai, che le è creditrice. Il che è anche giusto. Meno corretto è il ruolo di Vegas, presidente della Consob: quale è il suo ruolo in questa fusione? Di chi sta difendendo gli interessi? Dei piccoli risparmiatori (e degli assicurati) o di altri?
Salvare i carri, si dice nei film western, quando le carovane erano attaccate dagli indiani:
MILENA GABANELLI IN STUDIOAllora, vediamo qual è il campo da difendere e i carri da piazzare. FonSai è una società quotata, molto indebitata con le banche, con i conti messi male. É normale che l’Autorità di Vigilanza, l’Isvap, dal 2001 al 2011, per dieci, anni non abbia mai fatto un’ispezione là dentro? Apriamo una parentesi: il presidente dell’Isvap Giannini è lì dal 2002 e suo figlio per un annetto ha lavorato per FonSai. Nel CDA di FonSai c’è
Vincenzo La Russa fratello del più noto Ignazio; per il gruppo Ligresti ha lavorato anche il figlio Geronimo, il figlio dell’ex Ministro. Con questo vogliamo insinuare qualcosa? Certo che no! È solo un fatto. Ma era così complicato vedere come erano messi quei conti? Evidentemente no. Perché lo ha fatto il Fondo Amber in un paio di settimane, che ha un ufficio con 5 dipendenti. Ma oltre all’Isvap viene da pensare: il collegio sindacale d’era? Adesso a salvare il gruppo si è fatta avanti Unipol. Non con una’offerta pubblica d’acquisto perché ci vogliono troppi soldi e non li ha. E allora come si fa? Bisogna mettere in piedi un’operazione complessa; ad organizzarla, si dice, l’amministratore delegato di Mediobanca che deve avere più di un miliardo da
FonSai e 400 milioni da Unipol, insieme al presidente della Consob Vegas. Ma la Consob, che è un’autorità di vigilanza, che cosa c’entra in tutto questo? A fine gennaio il Senatore Lannutti solleva il problema Senato davanti alla Commissione Tesoro e dice: “Il presidente di un’autorità di sua iniziativa non può
incontrare un soggetto vigilato e dirgli come fare per risolvere il suo problema”. Vegas, a fine gennaio, in Commissione Finanza ha risposto così:GIUSEPPE VEGAS – PRESIDENTE CONSOBIl compito dell’Autorità è quello di controllare il mercato, ma il controllo del mercato non deve avvenire solo quando i polli sono scappati, come dire. E quindi logicamente le Autorità incontrano chi chiede di essere incontrato e chi espone dei programmi.

In un altro paese non sarebbe successo.
MILENA GABANELLI IN STUDIOUnipol, che vuol dire Lega delle Cooperative, corre a salvare un’assicurazione sull’orlo del fallimento. Tutte e due quotate: c’è chi ha investito i suoi risparmi e ci sono milioni di assicurati. Un’operazione importante sulla quale bisogna vigilare e andare a fare le pulci. E infatti, il dirigente dell’Isvap competente, Cucinotta, guarda i conti di Unipol e poi dice “ho dei dubbi che riesca a prendersi sulle spalle il carico del gruppo Ligresti”.
Avrà ragione? Avrà torto? Sta di fatto che l’operazione va avanti lo stesso anche senza la sua firma. Ma anche l’amministratore delegato di Generali, Perissinotto, che di assicurazioni dovrebbe capirne, dice pubblicamente “la salute finanziaria di Unipol è precaria”. Siccome Mediobanca ha in pancia Generali e i mal di pancia, in genere non piacciono a nessuno, anche Perissinotto via. Insomma sembra che nessuno debba
mettersi di traverso a questa operazione. Mediobanca deve rientrare dei suoi soldi, e per farlo mette insieme i due debitori e le autorità avallano. Le ricadute? Intanto ce ne è una: un problema di concentrazione. Mettendosi insieme queste assicurazioni formano un grande gruppo, questo limita la concorrenza che si traduce in polizze Rca auto il cui prezzo invece di scendere, sale. Dovrebbe intervenire l’Antitrust. L’Antitrust
che dice? Smentendo se stessa, avalla.

Che farà l'antitrust di Pitruzzella, quando le agenzie chiuderanno e i premi delle assicurazioni aumenteranno? 
Vigilerà. 
E i piccoli risparmiatori? Che succederà se si scoprisse che qualcuno ha nascosto i veri conti, a chi si dovrebbero rivolgere?

Nessun commento: