08 ottobre 2012

Vengo da Marte

In piedi a pochi passi da Gianni Letta, abruzzese e conosciutissimo in citta', Giorgio Napolitano boccia quello che avrebbe dovuto essere il fiore all'occhiello del Governo Berlusconi: la ricostruzione dell'Aquila. Lo fa con toni soffici, ma inequivocabili. "E' l'ora di ricostruire", dice. Il riferimento e' all'evidente stato del centro della citta', tutto puntelli e palazzi pieni di crepe. Ma soprattutto a come la ricostruzione e' stata pensata e progettata fin dall'inizio: fuori citta', con una formula sintetizzata nel neologismo inglese "new town".
Il presidente boccia i progetti sulle new town a l'Aquila: ma dove era lui quando il presidente del Consiglio emanava decreti sulla ricostruzione? 
Non poteva parlarne direttamente a Gianni Letta, anzichè farlo sapere ai giornali?

"Mi pare ci siano prospettive serie", ha proseguito Napolitano", e' tempo di pensare a ricostruire la citta' al di la' di precedenti esperienze che puntavano piuttosto a costruire fuori. Oggi costruiamo dentro e mi pare la strada giusta".

Abbiamo aspettato tre anni per la ricostruzione. Dove era lei? A lanciare moniti come i seguenti, per "decongestionare" le polemiche sul G8 a l'Aquila. Non disturbate il manovratore (da polisblog):

«non volevo zittire né la politica né l’informazio­ne, che hanno sempre le loro ragioni, ma sol­lecitare un momento decongestionante, di­ciamo così, per salvaguardare l’immagine del Paese. Mi pare che, nell’insieme, l’Italia sia uscita bene da questo G8 e che si sia espressa nel complesso una maggior consa­pevolezza e condivisione della responsabili­tà nazionale».

Nessun commento: