31 ottobre 2012

Ma che paese stiamo diventando?

Fare raccomandazioni (all'Aler, per la figlia di un boss)? E' normale.
C'è un buco di bilancio, per una gestione poco accorta (è un eufemismo) dei conti in un ospedale privato, ma sostenuto da soldi pubblici?  Licenzia i dipendenti.
Il giudice ti chiede di reintegrare dei lavoratori discriminati? E tu ne licenzi altrettanti.

Ma che paese stiamo diventando?

La pagliuzza e la trave

Antonio Di Pietro
Io prendo atto che a voi interessa più lo stuzzicadenti che la trave, lei sta producendo
nei confronti di un partito che ha avuto un giudice, ha avuto giudice penale, civile,
amministrativo e contabile che ha controllato tutto. Report realizza un servizio
pubblico prendendosela con noi invece che guardare le travi, ne prendo atto.
SABRINA GIANNINI
Lei che ne sa di quelli con cui me la prendo?
(da Report, Gli insaziabili)

Caro Di Pietro, proprio perché da te ci si aspetta il massimo della trasparenza e della correttezza, andiamo a guardare anche la pagliuzza.
Senza dimenticarci delle tante travi negli occhi degli altri partiti.
Senza dimenticarci che assieme al partito dell'Idv abbiamo fatto campagna per i referendum, contro il bavaglio alla stampa, contro Berlusconi e le sue leggi.
E' per il bene del tuo partito, e anche per il nostro bene, che si fanno certe domande, sulle "pagliuzze".
Visto che, a furia di guardare le travi negli altri, non vediamo tante altre speranze.

Coraggio, è arrivato il momento di rinnovarsi.

Affari di stato

L'inchiesta è quella su Finmeccanica e le tangenti (presunte) per la vendita di navi a Panama.
Per questa nichiesta sono stati intercettati i vertici dell'azienda di stato: nell'articolo di Marco Lillo su Il fatto quotidiano "B. il premier che sussurrava agli indagati di Finmeccanica", possiamo così leggere queste conversazioni tra i nostri supermanager e l'allora presidente del Consiglio.

Uno squarcio di come funziona il mercato delle armi in Italia e nel mondo.

Agli atti dell’ultimo rivolo dell’indagine napoletana dei pm Henry John Woodcock e Vincenzo Piscitelli su Finmeccanica c’è una telefonata del 2 agosto 2011 tra Silvio Berlusconi e Massimo Ponzellini, allora potente presidente della prima società di costruzioni italiana, Impregilo. La conversazione secondo i pm di Napoli dimostra i rapporti tra il “soggetto corruttore” Lavitola e il “corrotto” (per quanto non punibile), il presidente di Panama Ricardo Martinelli, e il “protettore” politico-istituzionale, e lo sponsor del Lavitola, Silvio Berlusconi, presidente del Consiglio dell’epoca.

Ponzellini: Ciao Silvio tutto bene? Che piacere sentirti ...
Berlusconi: No bene no, sto proprio male ma comunque andiamo avanti, senti una cosa, ti telefono perché, mi telefonano da Panama e dicono che devo contattare i vertici Impregilo, tu sei ancora Impregilo vero?
P: Son presidente sì.
B: E dire che sulla questione ospedali dovete trovare l’accordo con Panama, si altrimenti il presidente del Panama rilascerà alle 19 e 30 di questa sera ora panamense una dichiarazione per bloccare l’opera di Impregilo sullo stretto, con un grave tracollo, conseguente in borsa per Impregilo, io ti passo l’informazione cosi come me l’hanno lasciata scritta a seguito questo qui, è quel tale Lavitola no, amico del presidente di Panama. Mi ha telefonato sei volte mi ha trovato alla fine e mi ha lasciato detto questo.
P: Ti ringrazio come sempre di tutto dell’informazione mi metto in moto subito siccome domani alle 7 e 30 sono da Gianni Letta ti lascio la soluzione , ma stasera già intervengo. Mi hai fatto un regalo mi ha fatto piacere, ho fatto gli auguri per la mano, spero che vada bene. Tu domani sei a Roma?

B: Lasciamo perdere vado a parlare due volte sia alla Camera sia al Senato per un discorso per cui non sono per niente convinto.

La mattina dopo, il 3 agosto alle 11 e 37 Ponzellini chiama subito l’allora amministratore delegato di Impregilo Rubegni (carica che ha lasciato nel luglio scorso).

Ponzellini: Ho preso un inculata ieri sera, sfurioso del presidente Berlusconi.
Rubegni: Per che cosa?
P: Perché gli ha telefonata Lavitola che Martinelli è incazzato per la scuola.

R: E vabbè a Lavitola gli passa... no la scuola era un ospedale, gli passerà l’incazzatura, oh basta non che tutti, tutti con interposta persona... quello telefona... ma che cazzo di Paese è, uno stato di banane... E quindi durissimi, quindi il titolo anzi semmai c’è lo fa salire.

Agli atti c’è anche l’intercettazione di una telefonata nella quale si accusa Silvio Berlusconi di fuga di notizie sull’inchiesta a beneficio degli indagati. Il 20 agosto del 2011 Paolo Pozzessere, direttore commerciale di Finmeccanica, parla con la consulente del gruppo, e modella colombiana, Debbie Castaneda, delle indagini in corso su di lei. La fonte della soffiata è niente meno che il presidente Berlusconi ma lei non ci vuole credere. Questa è la sintesi effettuata dalla polizia per la Procura di Napoli:
“Debbie dice che ha parlato con Berlusconi che ha negato di aver detto una cosa (non specifica quale) e Paolo dice non è vero perché tale cosa Berlusconi l’ha detta a tre persone differenti e che la cazzata invece l’ha detta a lei (Debbie). Paolo dice che Berlusconi ha parlato con Orsi, Iardella e Guarguaglini in occasione della sfilata del 2 giugno e gli avrebbe detto dì stare attenti a Debbie perché la stessa è coinvolta in un’indagine della magistratura, cosa che avrebbe lasciato di stucco le tre persone, visto i problemi che Finmeccanica ha gia con la magistratura. Tale cosa è stata riferita a Paolo Pozzessere successivamente da Guarguaglini”.

PARLA Pozzessere tranquillo perché come dice al telefono:
“Tanto questo è il telefono brasiliano quindi posso pure parlare”, e poi aggiunge altri particolari così sintetizzati nell’informativa: “A dire di Paolo Pozzessere tale notizia sarebbe arrivata a Berlusconi tramite uno della Finanza”. Infine dall’inchiesta emerge nitido il ruolo di Claudio Scajola: è intervenuto per sbloccare la vendita da parte di Fincantieri e Fin-meccanica delle navi brasiliane da 5 miliardi, vendita sulla quale sarebbe stata chiesta una mazzetta pari all’undici per cento della commessa, secondo l’ex direttore centrale Finmeccanica Lorenzo Borgogni e che invece, secondo il racconto ai pm di Giuseppe Bono, amministratore delegato di Fincantieri, si trasforma nell’acquisto di un’azienda brasiliana per un valore di 70 milioni, pari al 3 per cento della commessa. L’ex ministro dello sviluppo economico Scajola avrebbe messo in pista il deputato del Pdl Massimo Nicolucci, amico dell’imprenditore Salvatore Graziano, a sua volta legato al ministro della difesa brasiliano Nestor Jobin. Ci fu anche una riunione tecnica alla presenza anche dell’attuale sottosegretario alla difesa Filippo Milone, allora consigliere del ministro La Russa, contrario alla vendita. 


Affari di stato. Affari che ingrassano i commensali del banchetto (coi soldi pubblici) ma ancheil nostro debito pubblico del nostro paese.
Paese in cui i disoccupati sono al massimo registrato da 20 anni.
Paese in cui il governatore della banca d'Italia chiede anche ai manager della banche di stringere sui loro stipendi.

La democrazia liquidata



“Ieri è successa una cosa fantastica. Incredibile. Epocale. Che cambierà il futuro della politica in Italia. I parlamentari hanno maturato il vitalizio! Ce l’hanno fatta. Ma guarda che la novità di ieri sono le elezioni in Sicilia, con la vittoria di Grillo e il 53% degli astenuti. Infatti, è una coincidenza mostruosa: nel giorno in cui l’Italia manda in pensione la vecchia politica, la vecchia politica si dà la pensione”. Il comico genovese ha aggiunto “Capisci che, in Italia, ci stiamo muovendo al contrario? Le persone che non votano sono più di quelle che votano; le persone che non lavorano, sono più di quelle che lavorano e le persone che non abbiamo eletto sono quelle che ci governano. Questa non è una democrazia liquida, ma una democrazia liquidata”.[Crozza, a Ballarò nella puntata 30 ottobre].
A governare il paese non ci saranno più governi espressione della maggioranza degli italiani. Come ha spiegato a Der Spiegel il governatore Draghi, i governo dovranno pure cedere parte della loro sovranità: questo per colpa del debito pubblico che, le maggioranza passate, hanno lasciato crescere senza preoccuparsi delle generazioni future:
"se vogliamo ristabilire la fiducia nell'Eurozona, i Paesi devono cedere a livello europeo una parte della loro sovranità".

La democrazia liquidata è il nostro futuro?
Futuro nel quale, è difficile distinguere spazi di rinnovamento: il voto siciliano racconta della decrescita dei partiti tradizionali; il vincitore dovrà governare con un partito che è l'espressione della continuità politica regionale (il partito dell'UDC). Dietro le parole di rivoluzione e pulizia ci sarà ben poco.



L'unico cambiamento in atto, è la crescita del movimento (non partito) di Grillo: sul M5S si sono scagliati tutti. Da Vendola (il suo partito con l'Idv nemmeno è entrato nel parlamento regionale), a Crocetta, ai centristi di Casini.
Come se, l'enorme debito nazionale (che ci sta costringendo a perdere sovranità ed esporci così pericolosamente coi mercati) e anche quello regionale, fosse colpa di Grillo e dei neoletti.
A proposito, solo gli eletti del M5S, a quanto mi risulta, si taglieranno veramente lo stipendio.

A Roma come si prepareranno, per la prossima primavera?
E' veramente la grande coalizione tecnica quella che ci aspetta?

Che brutta fine.

30 ottobre 2012

Una voce di notte, di Andrea Camilleri

Incipit:
S'arrisbigliò che erano appena le sei e mezza del mattino, arriposato, frisco, e perfettamente lucito di testa.
Si susì, annò a raprire le pirsiane, taliò fora.
Mari carmo, 'na tavola, e un celo sireno, cilestre con qualichi nuvoletta bianca che pariva pittata da un pittori dilettanti e mittuta lì per fari billizza. 'Na jornata 'n definitiva anonima che gli piacì propio per questa mancanza di carattiri.
Pirchì ci sunno certe jornate che t'impongono fino dal primo lumi d'alba la loro forti pirsonalità, e tu non puoi fari autro che calari la schina, sottomittiri e sopportari.

Il Montalbano nervoso: nervoso nelle prime pagine del libro, per l'arrivo del suo compleanno (annunciato via telefono dalla fidanzata Livia), quei 58 anni che significano meno due ai "sissanta". L'età della vecchiaia:
D’ora in po’ non avrebbi cchiù pigliato un mezzo pubblico,
nello scanto che qualichi picciotto, vidennolo, si
susiva e gli cidiva il posto.
Po’ arriflittì che i mezzi pubblici avrebbi potuto
continuari a pigliarli tranquillamenti pirchì quella di cediri
il posto all’anziani era ’na costumanza che non s’usava
cchiù.
Ora non c’era cchiù rispetto per l’anziani, vinivano
sdilliggiati e offisi, come se quelli che li sdilliggiavano
e l’offinnivano non erano distinati ad addivintari vecchi
macari loro.
Ma pirchì gli vinivano ’n testa ’sti considerazioni?
Forsi pirchì si sintiva d’appartiniri già alla categoria dei
vecchi?

Ma il nervoso nasce anche da altri spunti: lo scontro con un pirata della strada Giovanni Strangio, figlio del presidente della Provincia Michele Strangio, che poi avrà anche un ruolo più importante nella storia:
"Montalbano gli augurò di catafottirisi dintra a un burroni. E per essiri cchiù sicuro, gli agurò macari che la machina pigliava foco.
Ma come erano addivintati in questo paisi? Nell'urtimi anni pariva che erano arretrati di secoli, forsi, se gli livavi i vistiti, sutta avresti attrovata la pelli di pecora dell'omini primitivi.
Pirchì tanta insofferenza reciproca? Com'è che non si sopportava cchiù il vicino di casa, il collega d'ufficio e macari il compagno di banco?2
pagina 19

Ma il fato (o chi per lui) congiura per rendergli il festeggiamento indigesto: la scoperta di un furto in un supermercato, controllato da prestanome della famiglia mafiosa dei Cuffaro e dove nel cda siede un politico nazionale colluso con loro (l'onorevole Mongibello).
Un caso da poco, che però sfocia da subito in tragedia, per il suicidio (almeno all'apparenza) del direttore del supermercato, tale Borsellino: un suicidio per cosa? Perchè era responsabile del furto, avendo dato le chiavi al ladro? O c'è altro sotto?

Il giornalista Ragonese, di Televigata, non ha dubbi: la colpa è dei commissari Montalbano e Augello, per i loro metodi inquisitori, che hanno portato il direttore al gesto estremo.
"Finuta la tilefonata, si annò ad assittari nella verandina fumannosi 'na sicaretta. Pirchì uno come Ragonese, si spiò, e come lui tanti autri, cchiù importanti, che scrivivano supra ai giornali nazionali e comparivano nelle televisioni cchiù seguite, facivano il loro misteri in questo modo?
Un giornaista serio gli avrebbi tilefonato per conosciri la sò virsioni dei fatti e, ascutate le dù campane, avrebbi detto la sò opinioni.
'Nveci i giornalisti come Ragonese stavano a sintiri 'na sula campana, quella dei loro patroni. E spisso non si potiva diri che lo facivano per dinaro.
E allura pirchì? Non c'era che 'na risposta: pirchì avivano l'anima del servo. Erano gli entusiasti volontari del servilismo, cadivano 'n ginocchio davanti al Potirim uali che era.
Non ci potivano fari nenti: erano nisciuti accussì."
pagina 55

Ragonese, e i giornalisti come lui, sono pupi nelle mani di pupari che vogliono portare l'indagine, e l'opinione pubblica, secondo una certa direzione. Ovvero scaricare le colpe sul povero direttore, che comunque era uomo di mafia.
In questo storia ci va di mezzo anche una guardia giurata, che ha pagato la colpa di essere passato nel posto sbagliato, il supermercato dove è avvenuto il furto, e di aver visto qualcosa che non doveva vedere.

Ma altri fatti di sangue, capitano a Vigata: il pirata della strada con cui Montalbano aveva avuto uno scontro (e che il pm aveva liquidato, in onore del padre presidente della provincia), arriva in commissariato a denunciare la morte della fidanzata Mariangela. Che qualcuno ha ucciso, andando anche ad infierire sul corpo.
Due casi che scottano: la morte del direttore fa scattare le solite reazioni da parte di certa politica. Il politico che chiede una interpellanza per lamentarsi dei modi della polizia. Il presidente della provincia che fa pressioni sul Questore e sulla stampa.
Lo sdegno, per Montalbano, è troppo: troppi i fronti contro cui dovevano cautelarsi, loro, i poliziotti onesti, o che comunque avevano una certa idea del loro lavoro, dell'etica, della democrazia, delle legge:
"Nell'ultimi anni, e forsi macari per l'avanzari dell'età, sempri meno arrinisciva a controllari lo sdegno, e la conseguenti rivolta, che gli viniva provocato dall'appoggio, cchiù o meno scoperto, che un certo potiri politico dava, attraverso deputati e senatori collusi, alla mafia. E ora stavano accomenzando a fari 'na serie di liggi che con la legalità non avivano nenti a chiffare.
Che paisi era quello indove un ministro che era stato  'n carrica 'na vota aviva ditto che con la mafia bisognava convivere? Che paisi era quello indove un senatore, connannato in primo grado per collusione con la mafia, si era risprisintato er era stato rieletto?  Che paisi era quello indove un deputato regionali, connannato in primo grado per aviri aiutato mafiosi, viniva promosso senatori? Che paisi era quello indove uno che era stato ministro e presidenti del consiglio 'na gran quantità di volte, aviva avuto riconosciuto in via definitiva , ma prescritto , il reato di collusione con la mafia e continuava a fari il senatore a vita?
Il fatto stisso che 'sta genti non si dimittiva spontaneamenti, stava a dimostrare di quali pasta erano fatto."
pagina 73

Che fare allora: assogettarsi ai voleri dei pupari che stanno manovrando i fili dall'alto? Alle false raccomandazioni del "signori e quistori" Bonetti Alberighi, timoroso di finire a fondo assieme a Montalbano per l'interpellanza parlamentare, perché in queste inchieste ci sono troppi potenti, e allora chi tocca i fili muore?
No. Montalbano non ci sta: a costo di allordarsi le mani, il nostro commissario è disposto anche a infrangere qualche regola, qualche legge, per sbrogliare questa matassa, i due crimini (il furto e il suicidio nel supermercato, e la morte della ragazza) che partono separati per poi intrecciarsi nuovamente. Stretto in mezzo tra il superiore, l'opinione pubblica (combinata da giornalisti come quel Ragonese), pm troppo zelanti col potere, decide di intervenire in prima persona per forzare la mano gli aventi. Anche con l'aiuto "tecnologico" di Catarella, e quello più sbirresco dell'ispettore Fazio.
"Pò aviva pensato che lui potiva non aviri a chiffare con la morti di Strangio. Era stata ’na voci di notti, anonima, a parlari con lui. 'Na voci di notti che avrebbe potuto essiri benissimo quella della stissa sò coscienza. Era ’na giustificazioni tanticchia tirata, tanticchia ipocrita, certo, ma per un gesuita sarebbi stata addritta. E po, pirchì farisi tanti scrupoli davanti a genti che li scrupoli non sapivano manco indove stavano di casa e non facivano autro che sfuggiri al castigo giovannosi del loro potiri politico?
No, avrebbi fatto quello che aviva addeciso. E se aviva funzionato ’na prima volta, avrebbi funzionato macari la secunna."
pagina 246

Una voce di notte è, forse, il romanzo pià politico di Camilleri, tra quelli con protagonista Montalbano: imprenditori mafiosi, e mafiosi dal colletto bianco; presidenti di provincia che si credono padreterni; politico collusi e funzionari dello Stato zelanti col potere. Giornalisti ventriloqui, che parlano con le parole dettate da chi li paga.
"Si imbatte in un sogno, Montalbano, che gli è rimasto attaccato alle palpebre. La sua devozione cinematografica vi riconosce lo spezzone di un film di Brian De Palma con le atmosfere thrilling della Chicago corrotta e violenta di Al Capone. Il film è il remake di un serial televisivo. Il sogno è un remake di secondo grado, che fa il verso al citazionismo del regista (e dello stesso Camilleri, che intitola il romanzo con il rivolgimento parodico della serenata napoletana Voce ’e notte). Montalbano è come l’agente governativo del film. Ha anche lui una squadra di tre poliziotti «intoccabili» che lavorano d’intesa. Della squadra, insieme a Fazio con il suo portatile archivio genealogico, e ad Augello, zelante quanto suscettibile, fa parte a pieno titolo il telefonista Catarella: l’elettrizzato folletto della scienza tecnologica messa al servizio delle indagini, cui non nuocciono esilaranti frappa menti e sfracelli linguistici.
Montalbano non trattiene lo sdegno davanti alla Chicago di Al Capone, che dilaga in terra italica. Fa sua l’irritata impazienza di Cicerone contro Catilina. E rimodula in vigatese l’antica requisitoria latina: «In quale parte del mondo ci troviamo? Quale governo abbiamo? In quale città viviamo?»."
Salvatore Silvano Nigro

Il sito di Vigata.        
Il link per ordinare il libro su ibs.
La scheda del libro su Sellerio.       
Technorati:  

La lezione di Saviano (la legge della faida)

Un'altra lezione di Roberto Saviano su cosa è la criminalità organizzata: le faide con cui i clan risolvono le loro controversie, senza andare troppo per il sottile distinguendo affiliati, parenti, amici o conoscenti.
E qualche volta ci può andare di mezzo anche un innocente: "qualcosa avrà fatto", "si è trovato nel posto sbagliato".
Non ce nulla di peggio che sentirsi dire che, se vivi in un certo posto, non hai più certi diritti. Di uscire la sera, di vivere.
Dovrebbe essere l'emergenza nazionale, quella sulla criminalità organizzata: la mafia dei colletti bianchi, le ecomafia, le sofisticazioni alimentari.

In Senato si discute della legge sulla diffamazione, che per salvarne uno dal carcere, intimidisce tutti gli altri giornalisti giornalisti.

La Sicilia, ombelico d'Italia


L'udienza preliminare del processo per la trattativa stato mafia.
L'esito delle elezioni regionali in Sicilia.

Ieri in Sicilia erano puntati gli occhi del paese. Per il processo in cui lo stato dovrà interrogare lo stato, per fare luce su un periodo oscuro, la fine della seconda repubblica. Una fine segnata dal tritolo, dal sangue, dai ricatti e dagli accordi  tra poteri occulti nascosti tra le pieghe della nostra democrazia e la mafia.
Un processo che avrà una vita difficile. E non perché tra gli imputati gli ex capi di cosa nostra: molte le richieste di spostarlo su altri Tribunali, di stopparlo.

E poi l'esito delle elezioni regionali che sanciscono quello che era chiaro prima (il peso dei partiti) e che potrebbe valere anche per le prossime elezioni nazionali.
Il peso dell'astensione. Il PDL in pezzi e Alfano che rimane col cerino in mano. La strana alleanza PD+UDC benedetta dal voto (la maggioranza relativa di meno della metà degli elettori, comunque), ma che probabilmente non ha i voti per governare da sola. Crocetta dovrà allearsi con Micciché (il fondatore di Forza Italia) o Musumeci (l'alleato nero di B.).

E poi l'eploit del M5S di Grillo: si sarà sentito il boom questa volta a Roma? Il voto ha stabilito, ancora una volta, la distanza tra politica, palazzo, istituzioni e popolo. La Sicilia è autonoma, ma non per Lombardo, ma per la distanza dei cittadini da chi li dovrebbe rappresentare.
Tutti i partiti di massa sono arretrati rispetto alle passate elezioni.
Non si può più parlare di antipolitica.

Oggi si vota per la legge anti corruzione. E il ddl salva sallusti terminerà il suo iter al Senato. Come a dire: domani è un altro giorno.

29 ottobre 2012

Basterebbe copiare (Report e l'incandidabilità dei condannati)

Report, servizio di Bernardo Iovene, sul ddl anti corruzione, per la parte che riguarda l'incandidabilità dei condannati. Ma per pene oltre i due anni.
Serve a qualcosa? Il commento finale della Gabanelli:
RODOLFO MARIA SABELLI – PRESIDENTE ANM
In materia di reati contro la pubblica amministrazione, per i fatti di corruzione, e le condanne per corruzione a pena superiore ai due anni saranno poche, ma poi sa per la corruzione si apre anche un altro discorso, che è quello della concreta possibilità di arrivare a condanne definitive. Io vi chiedo ma c’è veramente bisogno di una legge per stabilire che chi è stato condannato a una pena superiore a due anni di reclusione per reati così gravi, perché stiamo parlando di mafia, di terrorismo, di corruzione non può sedere in Parlamento? Io credo che appartenga al bagaglio etico minimo di un paese civile il principio che chi è stato condannato per reati così gravi a pene così gravi non può rappresentare i cittadini.
MILENA GABANELLI IN STUDIO
In effetti è un problema che non si dovrebbe nemmeno porre, vuoi fare il parlamentare? Il requisito richiesto è che devi essere incensurato, e i  partiti devono presentare dei candidati che non hanno processi in corso. Per ricostruire il rapporto di fiducia fra politica e cittadini, è da qui che bisogna partire.; perchè la legge non può normare tutto, può solo mettere dei paletti come succede ovunque, e che sono per altro più stringenti che da noi. Per esempio: in Germania il codice penale prevede che chi viene condannato ad 1 un anno di reclusione per 5 anni non si può candidare. E in caso di condanna per corruzione e falso in atti d’ufficio non puoi più ricoprire cariche pubbliche. E comunque il partito espelle coloro che sono nei guai con la giustizia per reati che ne compromettono il buon nome. In questo momento dentro nel Bundestag non c’è nessuno che ha processi in corso.
In Francia dove sono di bocca buona, chiunque può candidarsi, e in questo momento i parlamentari che hanno condanne o processi in corso sono una quindicina. Insomma, un po’ meno dei nostri cento. Però chi non ha speso in modo corretto oppure falsificato il rendiconto sul finanziamento della campagna elettorale, nonché taroccato le schede, non si può candidare da 1 a 3 anni. E se l’accertamento avviene dopo che sei stato eletto, vai a casa, e vai a casa anche se salta fuori che hai mentito sulla tua dichiarazione dei redditi. Gran Bretagna. In Inghilterra l'incandidabilità scatta per condannati ad un anno per qualsiasi reato. Ma dentro ai partiti ci sono delle commissioni che verificano se vi sono pendenze penali, o delle indagini in corso. In questo momento al Parlamento inglese ci sono due inguaiati: uno è sotto processo per aver scaricato sulla moglie i punti per eccesso di velocità, l’altro è stato multato per rissa e ha annunciato che non si ricandiderà. Poi tutti i parlamentari coinvolti nello scandalo del 2009 sui rimborsi a piè di lista si sono dimessi. Come dire, basterebbe copiare.

La caccia all'evasione

In Grecia il giornalista che si è permesso di pubblicare la lista degli evasori greci, la "lista Lagarde", è stato arrestato per violazione della privacy:
Ha lanciato un ultimo messaggio su Twitter prima di venir portato via: «Stanno entrando ora in casa con un procuratore, mi arrestano. Diffondete la notizia». Le manette per Costas Vaxevanis, giornalista investigativo greco, sono scattate ieri. È accusato di violazione della privacy, dopo che il magazine Hot Doc, da lui diretto, ha pubblicato sabato una lista di 2.059 nomi di cittadini greci che hanno depositato soldi in Svizzera evadendo il fisco.
Nomi importanti: funzionari pubblici, armatori, editori, giornalisti, diversi uomini d’affari, ex ministri e pure un consigliere strettissimo del premier Samaras. Appena saputo del mandato d’arresto nei suoi confronti, Vaxevanis ha scritto: «Invece di arrestare gli evasori e i ministri che hanno avuto in mano la lista, cercano di arrestare la verità e la libertà di stampa».
In Germania accade invece che le liste degli evasori, anche se ottenute illegalmente, vengono usate per contrastare l'evasione (Report - La grande evasione):
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Per incassare il fisco tedesco usa ogni mezzo, compreso l’acquisto dei cd venduti da bancari svizzeri o del Lichtenstein, con nomi e conti segreti di migliaia di evasori. Sono prove ottenute illegalmente, ma la Corte Suprema tedesca ha stabilito che se servono a recuperare evasione va bene.
THOMAS EIGENTHALER – DSTG (SINDACATO FISCALE TEDESCO)
Ovviamente prima lo Stato si accerta che su questi cd siano contenute informazioni
effettivamente valide, e importanti. E alla fine il denaro pagato per acquistarli è risultato molto meno dell’evasione poi recuperata.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Per ottenere le liste elettroniche lo Stato finora ha speso meno di 10mln, ma entro quest’anno rientrerà di circa 1,8mld.
THOMAS EIGENTHALER – DSTG (SINDACATO FISCALE TEDESCO)
Per questo noi non vogliamo che si vieti l’utilizzo di questi cd. Anche perché c’è un altro aspetto positivo: siccome nessuno sa cosa c’è in quelle liste, ossia che informazioni possiede davvero il fisco, chi immagina che potrebbe esserci anche il suo nome, spesso prima di essere beccato preferisce autodenunciarsi. Ci sono state quasi 27.000 autodenunce, grazie alle quali sono rientrati 3-4mld nelle casse pubbliche.
GIOVANNA BOURSIER FUORI CAMPO
Da noi la magistratura ha ordinato di distruggere la lista Falciani con 5.000 nomi di italiani che però sono rimasti nelle mani del fisco che ha già accertato 560mln evasi.
GIOVANNA BOURSIER
Quindi la magistratura dice distruggete la lista Falciani perché non è utilizzabile come prova in quanto acquisita illegalmente. Il fisco va avanti…
GIANLUCA CAMPANA - GUARDIA DI FINANZA
Esattamente. Al momento noi abbiamo utilizzato queste informazioni per avviare oltre 3.000 verifiche di cui 2.700 concluse che, allo stato, ci hanno consentito di scoprire oltre 560 mln di redditi sottratti a tassazione e denunciare per reati tributari alle competenti procure della Repubblica circa 170 persone.
Dunque in Grecia, come in Italia, il principio della lotta all'evasione passa in secondo piano rispetto a quello della privacy (ma non ci si fa problemi a pubblicare servizi di gossip su la principessa Kate). 
Forse che sia questa la causa dei nostri problemi economici?
Gli evasori possono dormire sonni tranquilli.


Gli insaziabili - Report

Alcune riflessioni sulla scorsa puntata di Report (sui tesorieri dei partiti) che, come si dice, cade proprio come il cacio sui maccheroni, visti i tempi che corriamo.
Primo: Tu quoque Tonino? Tutto mi aspettavo, tranne che vedere certe cose nel partito di Di Pietro. Intendiamoci, probabilmente, caso Maruccio a parte, non c'è nulla di penale. Ma una questione di etica, di opportunità, sicuramente c'è. La gestione della cassa del partito dell'Italia dei valori, affidata a tre persone membri di una associazione duale al partito, che per anni ha gestito i rimborsi pubblico (che ora Di Pietro vuole abolire, come ha detto, ma che nel passato ha accettato). Cassa che era in mano sua e alla moglie: tutto corretto?
"Mia moglie non è mia moglie". No, queste cose dall'ex pm di Mani pulite, no.

C'è anche la questione dei rimborsi per l'IDV a Bologna, con i soldi finiti a finanziare convegli mai avvenuti. Vicenda per cui il consigliere Nanni è finito indagato.
Certo, non bisogna fare di tutta l'erba un fascio, nè soffermarsi su queste piccole pagliuzze, in un contesto dove girano certe travi. Ma quando poi queste "pagliuzze" come le chiama Tonino stesso diventano indagini della magistratura, noi cittadini non possiamo girarci dall'altra parte solo perché Di Pietro ha sposato nel passato le battaglie su giustizia, trasparenza, merito.

Di Pietro che ha guadagnato bene dalle cause penali che ha vinto: tanto bene che si è potuto permettere di comprarsi diversi appartamenti, poi, secondo quanto riporta il servizio di Sabrina Giannini, affittati al partito.
Di Pietro come Bossi, dunque: tutto casa e famiglia. Il figlio consigliere regionale (e diplomato con calma a 22 anni), le case personali, una gestione familistica dei conti (lui, la Mura, la moglie ..) ..

La seconda riflessione riguarda il controllo dei conti nei partiti.
Prima che succedesse lo scandalo, anche Lusi poteva dire di avere i conti in ordine.
Sabrina Giannini ha intervistato Tommaso di Tanno, uno dei revisori dei conti dei partiti: che è stato estremamente chiaro. I revisori certificano solo quanto i partiti stessi vogliono lasciar certificare. Sono solo "pezzi di carta" dove ci si può scrivere di tutto. Non solo: i revisori sono scelti col manuale Cencelli dalla Camera (da Fini, ad esempio). Alla faccia dell'indipendenza: ecco perché si temono i controlli preventivi della Corte dei Conti.

Sempre il presidente Fini giustificava il meccanismo dei rimborsi elettorali: quelli che assicura 500 ml di euro l'anno alla politica (tra rimborsi elettorali, finanziamento ai gironali di partito).
Doveva garantire che alla politica potesse accedere anche chi non è ricco. Vorrei chiedere a Fini: quanti "poveri" sono entrati in Parlamento?
E quanti poveri invece non si vedono oggi riconosciuto il diritto alle cure, all'istruzione, alla sanità?
non è gravemente lesivo dei nostri diritti come cittadini anche questo?

Infine l'ultima cosa: forse a pagare per tutto questo schifo saranno solamente i tre quattro capri espiatori, finiti in carcere (o ai domiciliari, come Lusi) e sui giornali.
E forse nemmeno loro, perché sarà difficile che, in un processo penale, si riescano a dimostrare delle violazioni del codice.
Questo comportamento, irrispettoso del cittadino, del bene pubblico, è quasi un furto legalizzato.
Oggi l'unico lavoro che conviene, l'unica impresa che conviene tirar su, è creare un partito e farsi eleggere.
Anche se poi muori, i soldi arrivano lo stesso, senza nessuno che controlla. Paga pantalone.

E se poi non ci sono soldi per scuole, medici, asili, treni dei pendolari, il welfare, ci si sente dire che sono cose che non ci possiamo permettere.

MILENA GABANELLI IN STUDIO
Era il 15 marzo del 1980, più di trent’anni fa e non era ancora successo quello che si è prodotto poi a nostra insaputa. Repubblica usciva con un racconto di Italo Calvino dal titolo “Apologo sull’onestà nel Paese dei corrotti”. Val la pena di leggere un paragrafo “C’era un paese che si reggeva sull’illecito. Non che mancassero le leggi, né che il sistema politico non fosse basato su principi che tutti più o meno dicevano di condividere. Ma questo sistema, articolato su un gran numero di centri di potere, aveva bisogno di mezzi finanziari smisurati (ne aveva bisogno perché quando ci si abitua a disporre di molti soldi non si è più capaci di concepire la vita in altro modo), chi poteva dar soldi in cambio di favori, in genere già aveva fatto questi soldi mediante favori ottenuti in precedenza; per cui ne risultava un sistema economico in qualche modo circolare e non privo d’una sua armonia”. Sembra scritto stamattina e ci sembra che questa armonia, la loro, duri da troppo tempo. Se vogliamo spezzare
questo circolo vizioso bisogna cominciare ora a separare il marcio dal sano.

Il link alla puntata di report e il pdf con la trascrizione del servizio.

28 ottobre 2012

Neolingua


Attacca il governo che sostiene, il fisco, il Quirinale e i magistrati: ma quando parla di magistrocrazia (un nuovo termine da aggiungere alla neolingua arcoriana), si riferisce ai magistrati  finiti nelle inchieste sulla P3 e P4? Ai giudici della Corte Costituzionale che andavano a cena con lui prima della sentenza sul Lodo? Ai giudici corrotti per il lodo Mondadori?

E quando parla di pressione fiscale, si ricorda o no che la promessa sul pareggio di bilancio l'ha fatta lui all'Europa? Che è stato Tremonti a decidere dell'aumento dell'Iva? Che l'accordo sul fiscal compact è passato nel silenzio del Parlamento, nessuna discussione?

Dobbiamo rimanere attaccati ancora per molto ai problemi giudiziari di quest'uomo? Può un paese, e la sua politica, e la sua giustizia, ruotare attorno a questo "spacca Monti"?

I tesorieri insaziabili.

Fino a qualche decennio fa, dei tesorieri dei partiti non si sapeva nulla. Poi arrivò tangentopoli, che rivelò (per chi ancora non l'aveva capito), quale fosse la loro vera funzione: saziare gli appetiti dei partiti.
Abolito in finanziamento pubblico, sull'onda dell'indignazione popolare (oggi si direbbe populista), questo è poi rientrato grazie alla truffa dei rimborsi elettorali. Rimborsi che, negli ultimi 10 anni, sono costati più di 1 miliardo, a fronte di spese certificate molto inferiori.
Soldi nostri, finiti nelle casse dei partiti: casse che sono gestiti da questi signori: i tesorieri, di cui stasera parlerà il servizio di Sabrina Giannini per Report “Gli insaziabili”.

Sono i Belsito (portava focacce a Bossi e così faceva carriera), a Lusi (tesoriere di un partito morto), a Fiorito (nevica, mi compro un Suv), Maruccio (sempre nel Lazio, ma nel partito di Di Pietro): emblema di una politica che ha vissuto e si ostina a vivere al di sopra delle sue possibilità. E che costringe il resto del paese a vivere (per la legge montiana dei saldi invariati) al di sotto delle possibilità.
Qualcuno li avrà votati, nelle regioni c'è anche il meccanismo delle preferenze, si dirà.
Ma noi, cosa sappiamo di come vengono gestiti i nostri soldi da questo sistema dei partiti?

Questi insaziabili non solo sono restii ai tagli (come la bocciatura dei partiti alle proposte della legge di stabilità del governo e la bocciatura del decreto che taglia i costi della politica regionale), ma nemmeno intendono rendere trasparente spese e entrate (i controlli della Corte dei Conti devono essere concordati, un po' come accadeva all'Ilva di Taranto per intenderci).

Ce lo possiamo permettere ancora per molto un sistema che divora risorse e non riesce a fare politica per il paese? Non sono casi isolati, quelli raccontati questa sera a Report, i tesorieri non hanno agito all'insaputa dei vertici dei partiti. È proprio tutto un sistema che non funziona.

Un sistema che tollera le tangenti, la corruzione lo spreco di denaro pubblico nelle casse dei partiti, e che poi, per voce di un ministro (Ornaghi), dice che "il welfare è finito, costa troppo allo stato".Che i giovani devono essere meno schizzinosi, e arrangiarsi a fare quello che trovano (la Fornero, che tra l'altro è anche ministro per le pari opportunità).
Che il sistema delle norme di tutela sul lavoro è stato di ostacolo allo sviluppo (Monti, riferendosi all'articolo 18).

La scheda della puntata:
I tesorieri di partito negli ultimi anni hanno vissuto all'ombra dei loro leader, schivi, sempre poco propensi a rilasciare interviste, in molti pensavano che fossero occupati a far quadrare i conti del proprio partito e far si che i soldi provenienti dai finanziamenti pubblici fossero impiegati esclusivamente per rimborsare le spese elettorali, far funzionare al meglio la macchina del partito, o destinati a nobili iniziative sul territorio. Le cronache di questi ultimi mesi ci hanno raccontato un'altra storia e hanno svelato come alcuni di loro agissero per squallidi interessi personali e che dalle casse del partito attingessero in molti, come fosse la festa della cuccagna. E' possibile che i tesorieri abbiano agito all'insaputa degli organi di partito? Che quello che è accaduto non fosse prevedibile ed evitabile? L'inchiesta di Sabrina Giannini farà la radiografia ai casi di Luigi Lusi, Francesco Belsito, Franco Fiorito e Vincenzo Maruccio, ma anche ai bilanci dei partiti. Dal racconto emerge che questi casi sono il frutto avvelenato di una strategia bipartisan, di un sistema che è fuori da ogni controllo e che negli anni ha divorato miliardi di euro provenienti dalle tasche e dai sacrifici dei cittadini.
L'articolo di Carlo Tecce su Il fatto, che fa le pulci ai conti del partito di Di Pietro:
Il titolo dice molto: insaziabile. Report si occupa stasera di tutti i soldi finiti nelle casse dei partiti e in larga parte dispersi. L'inchiesta di Sabrina Giannini studia l'Italia dei Valori. Antonio Di Pietro si mostra disponibile, ma imbarazzato: “Prendo atto che a voi interessa più lo stuzzicadenti che la trave, lei sta producendo nei confronti di un partito che ha avuto un giudice, ha avuto giudice penale, civile, amministrativo e contabile che ha controllato tutto”. E afferra il telefonino per chiamare Vincenzo Maruccio, capogruppo in Regione Lazio, al momento dell'intervista non ancora indagato per peculato.   Il servizio non inizia benissimo per l'ex magistrato. Prima grana bolognese, dice l'ex dirigente Idv Domenico Morace: “Feci una denuncia querela in Procura che riguardava l’intero partito Idv per il territorio di Bologna e chiedevo di essere sentito sui fondi regionali destinati al gruppo regionale. L’ho chiesto 2 anni fa e non ho avuto mai avuto la soddisfazione di essere chiamato se non in concomitanza, successivamente, alla mia intervista su Affari Italiani”. E aggiunge: “Le verifiche che io feci riguardarono le entità di queste somme che Nanni aveva a disposizione e scoprì che si stava parlando di circa 90 mila euro l’anno. A fronte di queste segnalazioni verificai anche che per la mole di denaro che veniva impegnata non c’era un’attività politica di riscontro all’utilizzo di queste somme, oggi con le indagini della magistratura in corso cominciamo a intuire che fine facevano questi denari pubblici”.   L'associazione che gestisce i soldi del partito viene fondata nel 2000 e per nove anni, ricorda la Giannini, è composta dallo stesso Di Pietro, Di Domenico e Silvana Mura.   LA GIANNINI annota le cifre gestite dall'Idv: “Ma i tesserati non fanno parte della associazione che gestisce la cassa e nella quale si entra solo con la firma davanti al notaio. Il giorno dopo l’ingresso della moglie nella società, è il 2004, la Camera approva il piano di ripartizione dei rimborsi elettorali. Arrivano circa 5 milioni di fondi. Come si vede da questo verbale di riunione il rendiconto sarà approvato, anzi auto-approvato, l’anno successivo dal solo Di Pietro. L’unico presente. L’associazione gestisce 50 milioni euro fino al 2009, quando compare il nuovo statuto”.   Poi si passa alle proprietà immobiliari di Di Pietro, cresciute esponenzialmente negli anni, secondo l'ex magistrato anche per le vittorie in tribunale grazie alle querele. Report chiede un parere a un geometra che, per conto di Elio Veltri, ex vicepresidente dell'Idv, ha catalogato e stimato gli immobili e le proprietà della famiglia dell'ex pm: “Escludendo da questa lista le 9 proprietà della moglie e le 2 del figlio maggiore, ne restano 45 comprese di garage e cantine”. Spiega il geometra D'Andrea: “Abbiamo una movimentazione economica del 33% dal 1995 al 2001 e dal 2002 al 2009 che arriva al 67%, prima dei rimborsi elettorali e dopo i rimborsi elettorali, entrambe al netto delle vendite. Dopo il 2001 la famiglia inizia ad acquistare beni”.   NEL 1995, racconta la Giannini, Maria Virginia Borletti, figlia del produttore milanese di macchine da cucire, decide di donare a Di Pietro e Romano Prodi una parte dell'eredità, quasi un miliardo di lire (che per l'ex pm non sono più di 500 milioni): “Eppure è lo stesso Di Pietro, nella nota memoria consegnata al magistrato, a dichiarare di avere usato la donazione Borletti per l’acquisto di immobili”. E lui ammette: “Certo che la parte che mi ha dato in donazione l'ho usata personalmente”. La giornalista insiste: “Solo a lei?”. E Di Pietro: “E certo che me l'ha data a livello personale”.
E a seguire: I CANDIDABILI. FATTA LA LEGGE... Bernardo Iovene 

La legge che il parlamento sta per approvare sulla candidabilità dei condannati non è una legge, ma una delega al governo che ha tempo un anno sulla carta e un mese a parola per varare una norma. Poi leggendo la delega si scopre che la norma dovrà avere dei limiti e cioè che i condannati a una pena inferiore a 2 anni si possono candidare. Facendo i conti tra attenuanti, patteggiamenti e prescrizioni, cosa cambia?
Ali Reza Arabnia
Finalmente un'azienda che ha deciso di reagire alla crisi investendo tutto l'investibile in innovazione e ricerca. E che quando è ripartita ha restituito ai suoi dipendenti tutti i soldi persi con la cassa integrazione.

Il laboratorio Sicilia

Prove di ingovernabilità in Sicilia.
Oggi si vota per la nuova assemblea regionale, con poche novità: la strana alleanza PD+UDC che appoggia Crocetta, il PDL che appoggia Musumeci. Il gruppo che fa capo a Micciché (ex Forza Italia) che cerca un suo spazio (e dietro di lui l'ex governatore Lombardo).
Pochi volti nuovi, molti riciclati dei passati governi siciliani. Molti, troppi, gli indagati e i condannati. Gliimpresentabili sono almeno 27, in una regione che nell'ultima legislatura ha avuto 29 deputati su 90 compromessi con la giustizia.
Da Franco Mineo, Grande Sud, accusato di aver favorito i boss dell'Acquasanta.
Giuseppe Drago, Pid, ex sottosegretario, condannato a 4 anni per appropriazione dei fondi regionali.
Giuseppe Buzzanca, PDL, condannato per peculato. Alfano aveva detto che nel suo partito non voleva ladri di galline.
Riccardo Minardo, partito dei siciliani (ex mpa), accusato di associazione a delinquere.
Girolamo Fazio, 4 mesi per violenza privata.
Ciccio Pettinato Idv, ex mpa, indagato per una presunta infiltrazione della mafia nei lavori per un parco eolico a Fondacheli.
Giuseppe Arena, partito dei siciliani, condannato in primo grado a due anni e due mesi per falso in bilancio.
Rudy Maira, Pid, ex vicepresidente della commissione antimafia, inquisito per associazione a delinquere.
Mario Bonomo, Fli, ex deputato indagato per concussione in una storia di tangenti sul fotovoltaico.
Giuseppe Spata Udc, condannato in primo grado per abuso d'ufficio, quando era dirigente al comune di Palermo.
Nino Reitano, Fli, indagato per voto di scambio.
Giuseppe Scala, per Crocetta, indagato per abuso d'ufficio, ex sindaco di Alcamo.
Giovanni di Giacinto, ex mpa ora per Crocetta: indagato per abuso d'ufficio.
Placido Oteri, Musumeci presidente, condannato per tentta estorsione. Si era ritirato, poi ha cambiato idea.

La Sicilia nel piccolo, è l'immagine del paese: anche nel parlamento, come hanno mostrato le telecamere di Report prima e Servizio Pubblico poi, i condannati e gli indagati non si fanno scrupolo nel ripresentarsi.

Poi c'è la questione del voto disgiunto dell'UDC e del partito di Miccichè affinchè nessuna delle due coalizioni pricipali (PD+UDC e PDL) vinca. E si arrivi ad una situazione di stallo dove anche i voti di Lombardo contino per arrivare ad una maggioranza. La grande coalizione che poi verrà replicata a livello romano.

Infine, l'incognita M5S: arriverà al 10%, al 15%: in ogni caso l'andamento di questo movimento è tenuto molto in considerazione. Dovesse raggiungere un buon risultato, il boom arriverà fino a Roma.
È gente nuova, lontana dagli schemini, dal teatrino, dalle nomine, dai clan.

26 ottobre 2012

Politica criminale

Il 25 ottobre il PDL ha provato a riaprire i termini del condono edilizio (firmatari l'ex ministro della giustizia, e ho detto tutto .. se i condoni li propongono i ministri della giustizia).

Oggi, la notizia da prima pagina è quella della scossa in Calabria sul Pollino.
Un morto e un ferito.

Qualcuno se ne assumerà la colpa? O si tirerà di nuovo in ballo il destino?
E non la politica sciagurata dei condoni, degli abuisi edilizi, della natura violata che poi alla fine, si riprende ciò che l'uomo le ha tolto.

Si prevedono forti pioggie nel nord. A Genova avranno imparato la lezione?

Servizio pubblico - ladri di stato

Sulle note dell'inno di Forza Italia parte la stagione di servizio pubblico, da quest'anno ospitata su La7: nell'anteprima di una puntata dove si è parlato del dopo Monti, dello stato di salute della politica e delle prossime elezioni, Santoro ha voluto ricordare a modo suo Berlusconi.
Che ieri anunnciava il suo passo indietro.

Santoro ha ricordato un'incontro tenuto ad Arcore, ai tempi di Samarcanda: arrivò alla villa di Berlusconi assieme a Freccero.
Qui si trovò davanti il cavaliere in tuta, che al telefono parlava con Buoncompagni ("quella ha le tette troppo piccole", come un Cetto la qualunque), con Galliani, col direttore di Panorama. E qui fece capire al giornalista la sua idea di scendere in campo.
Io ero contrario, all'epoca, e i fatti mi hanno dato ragione: "ma in questo paese la ragione è edei fessi", concludeva Santoro.

L'indomito Bertazzoni.
Primo servizio della stagione, le interviste volanti di Bertazzoni, coi deputati con problemi giudiziari. Si ricandiderà alle prossime elezioni?
Domanda fatta a Milanese, Cosentino, Verdini, Angelucci, Roberto Speciale, Aldo Brancher, De Gregorio (uno dei pochi che ha detto che sicuramente non si candida), Alberto Tedesco e Renato Farina, che si ricandiderà solo "se mi prendono".

E infine, l'outing di Salvatore Sciascia, condannato per le mazzette alla Finanza: ha ammesso tutto il deputato. Ma lui se "sente come un agioletto" , "io non volevo venire, me lo ha chiesto Berlusconi a dirmi che dovevo venire per controllare i conti".
E infine l'ammissione: "io sono un corruttore". Un corruttore che fa leggi, e che non ha difficoltà ad ammetterlo.

Se questo è il Parlamento, la strada per Grillo e il suo M5S è spianata: la sua battaglia sui condannati in parlamento, sui referendum traditi (da quello sui finanziamenti a quello sull'acqua), gli porterà molti voti dai delusi.
Delusi da questo governo che, come spiega il comico, "fa propaganda" e noi alle promesse dei politici non ci crediamo più.

In studio, tre esponenti politici (a vario titolo), simbolo del cambiamento.
Il presidente Fini, il candidato alle primarie del PD Renzi, e l'imprenditore Della Valle (che non è politico, ma potrebbe diventarlo).

Renzi: "penso che una parte del sistema dirigente non abbia consapevolezza della rabbia".
sistema di cui la macchietta Scascia fa parte.
Per il prossimo governo servono tre cose, da fare nei primi tre giorni:
- legge sulla corruzione seria (con dentro il falso in bilancio)
- legge sul conflitto di interessi
- abolire il finanziamento ai partiti

E infine l'amminimento al centrosinistra: non si deve illudere di aver già vinto Berlusconi e la destra. B. giocherà la sua carta della sopresa.

Fini: "la legalità è una sorta di obbligo morale, non è una bandiera".
Questi servizi (le interviste di Bertazzoni) spiegano il disgusto nei confronti della politica.
Spiega il presidente che oggi, i partiti, dovrebbero dire che, pèer una questione di opportunità, on si candidano le persone indagate per rarti gravi o contro la pubblica amministrazione.
Non per fare di tutta l'erba un fascio, ma per dare un segnale alla pubblica opinione.

Santoro, citando Cavour (liberale, che sulla stampa non avrebbe fatto alcuna legge a controllo), ha chiesto un parere a Fini sulla salva Sallusti e sulla vicenda della casa di Montecarlo.

Che la proposta partorita dalla commissione sia una sorta di vendetta della politica, c'è poco da aggiungere.
Su Montecarlo e sulla sua promessa di lasciare la carica nel caso fosse dimostrato che Tulliani e il proprietario della casa, ha voluto solo aggiungere che è una questione privata, che la magistratura ha archiviato la denuncia e che non ci sono di mezzo soldi pubblici.
Non ho nulla di cui pentirmi, ha concluso Fini, né davanti i miei elettori, né di fronte la mia coscienza.

Della Valle ha parlato del dopo Monti: sarebbe meglio mantenere questo governo, visto come ha migliorato l'immagine del paese all'estero (e come imprenditore, non può che apprezzare questo).
Oggi c'è una discreta confusione e bisognerà apsettare i prossimi mesi per capire quale sarà l'offerta dei partiti.
Della Valle vederebbe bene Monti come presidente del consiglio, affiancato da un vicepresidente politico, che tiene i rapporti col Parlamento.
Forse una persona come Renzi o Bersani.

Bisognerebbe chiederlo al paese, cosa ne pensa. Di mezzo, tra i desiderata di certi imprenditori, di Napolitano, di Confindustria, ci sono di mezzo gli elettori.
E rta gli elettori, purtroppo per le persone di cui sopra, ci sono tanti delusi, gli esodati, i tartassati dalle tasse, gli schizzinosi (o choosy)...

Siamo bloccati dal patto di stabilità, che strozza i comuni, costretti a vendere (privatizzare) i propri servizi.
Bloccati dal fiscal compact, a livello europeo, che impedisce un nuovo new deal.
Bloccati dal vincolo di pareggio di bilancio: pareggio che non riusciremo a raggingere, poiché, nonostante tutti i sacrifici fatti da una parte del paese, il pareggio non verrà raggiunto.
Il debito pubblico è aumentato, così come pure l'evasione, non è diminuita con i blitz.
Il governo punta sulle grandi opere, che in Italia significa corruzione e costi lievitati.
E l'austerità, citando Krugman, è un errore.

Servirebbe altro, al paese.

Perchè fuori dalle stanze dei palazzi, c'è un paese alle prese con i suoi problemi.
Come i familiari di Pasquale Romano, ucciso a Marianella perché scambiato per uno spacciatore.
Si è scritto che era nel posto sbagliato: ma che paese è quello dove una persona non è libera di uscire la sera?
Il padre di Pasquale al giornalista di Servizio Pubblico: "Qui a Cardito lo stato si vede solo nei momenti tragici".

E se lo stato decide che si devono tagliare le volanti, gli agenti delle forze dell'ordine, la sicurezza? Che facciamo?
Questi tagli, per l'austerità (di facciata) toccano i più deboli, tagliando sicurezza, isctruzione e sanità: altro che equità.

Sempre nello stesso Stato fa parte il comune di Alessandria: la precedente amministrazione ha lasciatoun buco di bilancio, ha piazzato nelle municipalizzate amici degli amici. E ora non ci sono soldi per pagare le persone e erogare servizi.

E non si può rispondere al sindaco che deve privatizzare tutto, prima di chiedere soldi allo Stato.


L'intervista a Ruby.



L'intervento di Travaglio.


25 ottobre 2012

Ladri di stato .. ritorna Servizio pubblico

Di argomenti da affrontare, nella prima puntata di Servizio Pubblico su La7, c'è ne se sono.
"Ladri di stato" è il titolo della puntata: uno stato che, a furia di scandali, riberie, rigore e tasse si sta sfilacciando.
Da una parte quelli del palazzo. Avvinghiati alla poltrona e ai diritti pregressi.
Dall'altra l'area dell'insofferenza. Esodati, cassintegrati, strizzati dalle tasse, dalle richieste di produttività, dai moniti.
In mezzo gli indecisi. Quelli che, come al solito, decideranno l'esito delle elezioni.

La scheda della puntata:

Gli scandali di questi mesi hanno lasciato negli italiani uno strascico di sfiducia nella politica e nelle Istituzioni. E' sempre scandaloso tradire i cittadini, lo è doppiamente in tempi di crisi economica: perché, oltre i casi di cronaca, ciò che viene rubato loro è la fiducia. In questa situazione salgono (stando ai sondaggi) i consensi per Beppe Grillo e per Matteo Renzi: ma saranno solo loro e Bersani a contendersi il ruolo di leader? “Ladri di Stato” è il titolo della prima puntata di Servizio Pubblico. Ospiti in studio Matteo Renzi, Gianfranco Fini e Diego Della Valle.

Se questi sono gli uomini, di Riccardo Iacona

Quella che state per leggere è la cronaca di un viaggio, durato qualche mese, cominciato a Enna e finito a Milano. e' una storia collettiva raccontata con il materiale vivo delle parole, delle testimonianze, un materiale impastato del dolore, della rabbia, dello sbigottimento dei sopravvissuti. E' l'incredibile racconto di una tragedia nazionale, che si sta svolgendo in tutto il nostro territorio, da sud a Nord, dai piccoli paesi alle grandi città, e investe tutti gli ambienti sociali, dal più povero al più ricco, nessuno escluso. E' la storia delle tante donne uccise in Italia. 137 solo l'anno scorso, una ogni tre giorni. Giaà più di 80 queest'anno, nel 2012, a fine estate [a fine ottobre abbiamo passato quota 100, con l'omicidio di Carmela Petrucci a Palermo], mentre questo libro sta andando in stampa. Una strage di donne che non si ferma, che non conosce crisi, che macina lutti e sparge dolore come una vera e proprpia macchina da guerra.
Perché di guerra si tratta, di uomini che si armano per uccidere le loro donne, quelle con cui stanno e quelle con cui sono stati. Gli assassini infatti sono quasi sempre loro, mariti, ex mariti, partner, ex partner. Una guerra che prima di finire sui giornali nasce nelle case, all'interno delle famiglie, nel luogo che dovrebbe essere più sicuro e protetto.
E invece diventa improvvisamente il più pericoloso, una prigione , l'anticamera della morte. E' una guerra che ha un obbiettivo immediato: annientare, ridurre al silenzio la donna che ha osato alzare la testa, che ha detto di no, che ha scelto di lasciare il compagno eo che si è rivolta ad un giudice; e un obiettivo strategico, più a lungo termine: impedire alle donne in Italia di essere libere di scegliere, di vivere , di amare. E' quindi una storia che ci riguarda da vicino, perché di dice come siamo nel profondo, tutti, nessuno escluso. E' una storia dell'Italia.
Riccardo Iacona - Questo libro. Da "Se questi sono gli uomini"

Riccardo Iacona, con la collaborazione delle giornaliste di Presa Diretta Sabrina Carreras e Giulia Bosetti, racconta in questo libro di una guerra: come spiega nella prefazione "Questo libro", è la guerra degli uomini nei confronti delle donne. Le fidanzate, le mogli, uccise con un colpo di pistola o strozzate con un cavo del DVD: per raccontare questo viaggio Iacona ha attraversato l'Italia, dal sud al nord. Perché questa è una emergenza che coinvolge tutti e tutto il paese e non è relegata agli strati sociali più bassi.
Da Enna, dove quest'anno è stata uccisa Vanessa Scialfa, dal fidanzato. Fino a Milano, dove nel febbraio 2012 è stata uccisa Antonia Bianco, dal convivente, con uno spillone che l'ha colpita al petto, dopo anni di minacce, botte. La prima denuncia del 2009, alla procura di Milano, è finita nel cassetto.

Le storie che vengono raccontate in queste pagine hanno molti tratti in comune: la donna che viene man mano costretta alla solitudine dal compagno. Costretta a rinunciare al lavoro, a non poter frequentare amiche e persino i familiari (magari con cui confidarsi). Il compagno che è recidivo alla violenza, e che passa dalle parole, ad alzare le mani fino a minacciare la morte. Per se e per la compagna.

Il tutto per colpa di una gelosia dell'uomo che va oltre il normale: queste donne erano considerate come oggetti, oggetti in disponibilità del maschio dominante.
Chi sono questi uomini? Solo nella minoranza dei casi sono dei pazzi. La violenza delle donne racconta di un problema sociale e culturale del nostro paese, solo un parte enfatizzato dalla crisi.
Lo spiega la professoressa Anna Costanza Baldry , che segue il centro anti violenza di Roma:
«Se di patologia si tratta, dobbiamo parlare di patologia sociale, sono uomini ossessionati dall'idea di punire la vittima, di distruggerla, o perché lei ha osato lasciarlo oppure perché si è rivolta ai carabinieri, perché ha chiesto l'affidamento dei figli, o perché ha osato disonorarlo mettendosi con un altro uomo. Sono queste le motivazioni degli omicidi che, come vede, hanno pi a che fare con l'immagine e il ruolo dell'uomo.  Questi omicidi parlano a tutti noi, ci raccontano di uomini che si sentono offesi nella loro mascolinità, che reagiscono con violenza alle donne che vogliono essere indipendenti. [..] il problema non è della singola donna, il problema è la violenza di genere che riguarda a 360 gradi tutta la nostra società.»
«E' per questo che il numero di donne uccise aumenta ogni anno di più?»
«Esatto. Negli ultimi anni c'è stata una forma di recrudescenza degli omicidi fatti dagli ex, che colpiscono la donna proprio quando finalmente riesce a uscire da una situazione che non le va più, quando hanno lasciato i loro uomini, si stanno ricostruendo una vita, quando sono tornate indipendenti dal volere e dai desideri del loro ex partner o marito. Paradossalmente di questi omicidi una volta ce n'erano meno, ma solo perché le donne erano più sottomesse. Vede, non è un caso che la metà di questi omicidi sia avvenuta in Veneto, Piemonte, Lombardia, emilia-romagna. C'è da domandarselo, perché? Perché sono le regioni dove le donne sono più indipendenti, lavorano di più, sono più libere, è lì che scatta la punizione. Io adesso insegno anche a Caserta e alcune delle mie studentesse mi hanno raccontato che anche se il lro findanzato ha alzato le mani con loro, all'altare lo portano lo stesso».

La professoressa Baldry ci regala una nuova prospettiva dalla queale vedere gli omicidi delle donne, come vittime di cioè di una vera e propria guerra di liberazione: l'onda di violenza che colpisce le donne è tanto più alta e forte quanto più stringente è il bisogno delle donne italiane di conquistare veramente le pari opportunità, a cominciare dal terreno delicatissimo del rapporto  sentimentale tra uomo e donna.
pagina 194-195
Cosa fare allora?
Nelle ultime pagine del saggio, Iacona mette alcune punti nero su bianco:
- mettere la lotta alla violenza contro le donne al centro dell'agenda politica per migliorare la legge sullo Stalking (una delle poche cose buone fatte dal passato governo).
- investire nel welfare e in particolare, nei centri antiviolenza nelle città. Oggi la copertura è di 1 posto letto ogni 110000 donne. Si dovrebbe arrivare a raggiungere la media europea di 1 posto letto (per le donne maltrattate) ogni 10000.
- cambiare atteggiamento nei confronti della violenza domestica (che però non è solo relegata nelle case, poiché molte delle violenze sono consumate all'aperto, come omicidi di mafia). Non dobbiamo più far finta di niente, girare la testa dall'altra parte, pensando che quell'uomo che minaccia e picchia la moglie/fidanzata, sia solo un problema interno a quella coppia.
- Infine, puntare su scuola e sulla formazione. Sono passati troppi anni dall'abrogazione del delitto d'onore, dalla legge sul divorzio. Eppure per molti uomini, siamo ancora ai tempi dell'età della pietra.

Come appendice del libro:
- L'elenco delle donne uccise nel 2012 in Italia: da Lenuta Lazar, uccisa a Ferrara il 2 gennaio a Ferrara. A Svetla Fileva, uccisa per strada a Bolzano.
Dopo che il lbro è andato in stampa, il macabro elenco va aggiornato con l'ultima ragazza uccisa: Carmela Petrucci, 17 anni, morta nel tentativo di difendere la sorella dall'aggressione del fidanzato.
- L'elenco dei centri antiviolenza aderenti alla Rete nazionale antiviolenza 1533 e all'associazione nazionale DiRe (donne in rete contro la violenza).

La scheda del libro sul sito di Chiarelettere.
Il link per ordinare il libro su ibs.
Technorati:

Sul ponte sventola bandana bianca







E il bandana se fa da parte (per salvare partito e affari).
Ma una cosa la devo dire: guardate le foto. Tutto questo è stato.
I baciamani con Gheddafi, le minorenni, le escort, la corruzione di magistrati, la bandana, le favole e le promesse mai mantenute (le tasse da abbassare, il miracolo italiano, il milione di posti di lavoro, la rivoluzione liberale, la lotta alla mafia, la sconfitta del cancro ..).

E qualcuno, la maggioranza relativa degli italiani, l'ha pure votato: lui e i suoi ministri impresentabili. Nani, ballerine e buffoni di corte. L'avete votato voi, non c'è stato alcun colpo di stato.
E se siamo arrivati a questo, al dover raschiare il fondo del barile (le detrazioni fiscali retroattive, gli esodati, l'IVA che aumenta) per salvare il paese, è anche colpa vostra.

24 ottobre 2012

E per fortuna che è ministro dell'ambiente

Ho appena letto la dichiarazione del ministro Clini, che condanna (senza aver letto le motivazioni) la sentenza de l'Aquila.
Sentenza che non va bene perché viola il diritto all'incertezza degli scienziati. Perchè hanno sbagliato previsioni.

Ma è vero proprio il contrario: quegli scienziati sono stati condannati per le certezze fasulle che hanno propinato alla popolazione dell'Aquila. La certezza che non ci sarebbe stata la scossa fatale.


Cosa accadrà dopo Monti?


Cosa accadrà dopo Monti?
Dopo un Monti se ne fa un altro.
Questo dice il passo indietro di B. (che rimane in Parlamento, perché i politici passano ma i processi rimastono).
Il discorso di Napolitano.
Anche dopo la bufera di Tangentopoli toccò ai tecnici.
Che dovevano essere equi, e alla fine si sono solo rivelati brutali contro i ceti deboli.
E, come alla fine della prima repubblica, all'improvviso saltano tutti i coperchi sugli scandali. Ieri la maxi tangente Enimont, oggi le maxi tangenti Finmeccanica.
O anche il sistema Sesto.

Le statistiche dicono che oggi il peso delle tasse 49% del PIL (e cresce anche  il rapporto debito PIL). Ogni cento euro,50 vanno al fisco. Per pagare gli stipendi a ministri e parlamentari. Le spese pazze delle regioni. Le spese per le grandi opere o per le commesse militari. Quelle che durante i lavori (o l'iter del progetto) hanno dei costi che si moltiplicano come fossero i pani e i pesci del discorso della montagna.

Anche loro, i poveri che ascoltava il Messia, aspettavano tempi migliori. La fase due.

A proposito di competenza

Il neo presidente del Maxxi, ha esordito ieri, alla presunta conferenza stampa con "ci rivediamo tra un milione di spettatori".
Sarebbero visitatori, ma va bene così.
D'altronde, quando c'è la competenza.

Renzi e il suo comitato hanno tirato in ballo il garante della privacy, per le nuove regole delle primarie (le norme ad renziam).
qui si troveranno di fronte il senatore Antonello Soro, nominato alla Privacy in quota PD (Bersani).

Ieri sera a Ballarò, una new entry nel salotto mediatico che prepara le discese nel campo politico: dopo la Todini, la Polverini, l'amministratore di Trenord, Biesuz, dove parlava del modello di produttività: lavorare di più, per poi prendere un incentivo.
Si prepara ad un nuovo ruolo politico?

A proposito di competenza.
Forse siamo noi che siamo un pò, come si dice .. choosy.

23 ottobre 2012

La passione per il delitto – Patrick Fogli e il circo mediatico

Nell'ambito della rassegna "La passione per il delitto", dopo le interviste a Massimo Carlotto, a Piergiorgio Pulixi e Roberto Riccardi, è arrivato il turno di Patrick Fogli e il suo libro "La puntualità del destino".
Si capisce, leggendo le pagine, che è un romanzo
scritto di getto, mettendoci dentro tutta la rabbia e il disgusto, in reazione al “circo mediatico”: l'insieme di trasmissioni, approfondimenti, servizi dei telegiornali, che si alimenta (e alimenta nello spettatore) la fame di dolore televisivo.
Pensate ai casi di Yara Gambirasio, di Sarah Scazzi.

Spiega Patrick che gli interessava raccontare quello che c'era dall'altra parte della telecamera: cosa succede dentro una famiglia normale, che diventa all'improvviso una notizia del TG nazionale, assediata da fotografi, vivisezionata per i suoi comportamenti (perché non piange? Perchè non prova dolore?) da psicologi e presunti esperti.

Attorno a questa famiglia sotto assedio, l'universo del mondo di oggi: scrivere questo libro è stato come una catarsi, per arrivare a farci delle domande su quello che guardiamo in televisione. Una televisione cui non interessa  “chi ha fatto cosa”: tutto questo è un dettaglio. Come nel caso di Yara Gambirasio è cessato appena è stato trovato il corpo. Fine delle trasmissioni. Nessuno si è chiesto sul perché dell'omicidio né sul chi.

Il romanzo racconta l'assedio sul nulla, da parte di una informazione che si ritiene al sopra degli altri tanto da poter fare una fisiognomica del dolore.
Dolore e attesa: i due temi del libro. E la domanda: quanto conosci la persona che ti sta accanto?

Viviamo in un a realtà anestetizzata, ha proseguito Fogli, dove quello che non conta sembra contare tantissimo: un mondo distorto. Non è normale l'altare laico davanti la casa delle vittime, con le bamboline e le scritte. È il dolore esibito, non è il dolore personale. La tragedia che subisce la famiglia Scaroni nel romanzo, sparecchia la tavola dal superfluo, e lascia quello che rimane.
Trovare Alessia, la bambina scomparsa: è questo quello che conta per l'ex poliziotto Alessio, uno che ha abbandonato la polizia per non doversi piegare a troppi condizionamenti e che ora, con questa ricerca, spera di chiudere un cerchio nella sua vita.

Trovare Alessia, senza accontentarsi del colpevole ideale, senza fermarsi al dolore, significa fare la cosa giusta. Riccardi, che sostanzialmente è una persona cinica, che pensa che “il mondo è saturo di idioti”, si trova catapultato in un modo di zombie.
Le immagini in TV, le telecamere davanti casa, i giornalisti insistenti.

Altro tema del libro, è la perdita del senso di responsabilità: viviamo in una società dove nessuno si prende le colpe. Dai due genitori, che scoprono il tradimento.
Ai media, che affrontano in modo superficiale, nell'informazione del dolore che trasforma tutto in un romanzo.
Superficiale, anche perché vittima del pregiudizio. Perché viviamo alla ricerca del nemico: in questa storia il nemico è quello più facile, l'extracomunitario che l'ha vista per ultimo.
Oggi il nemico pubblico è la classe politica – ha proseguito l'autore nel suo ragionamento – classe politica che noi abbiamo eletto. Non c'è stata alcuna dittatura, negli ultimi 50 anni.

In un mondo che tende a semplificare, Claudio, il poco di buono, quello di cui tutto il paese parla, è l'assassino. Il nemico perfetto. 
 
La metrica del libro: nell'intervista, Mauro Migliavada, chiedeva a Fogli della sua metrica, ovvero il comporre i capitoli come scene di un film, con stacchi dall'uno all'altro. Spiegava Fogli che lui non scrive libri “a prova di idiota”: non gli interessa scrivere per compiacere il lettore, che deve pagare un certo
scotto per adeguarsi al ritmo della scrittura.

Patrick Fogli ha scritto questo libro, come risposta a tutto lo schifo che si vede in televisione: “ritengo questo il libro più politico mai scritto”. Nonostante i precedenti libri riguardassero la strage alla stazione di Bologna e la trattativa stato-mafia dopo le bombe del 1992-93.

Perché è questa informazione che ci ha anestetizzato: mentre ci parlava dei delitti domestici (un tema affrontato anche da Carlotto poco prima) succedevano i casi Fiorito, Ruby e Zambetti.
L'anestesia ci ha fatto abituare a tutto: dopo il voto su Ruby nipote di Mubarak non è successo nulla nel paese. In Italia un partito che è partito come rivoluzionario, ha poi semplicemente preso il posto della DC nel nordest. E non è successo niente.

Oggi in politica si parla di rottamazione. Vedo Renzi e penso a Happy days. E per scrollarci di dosso questa sotto cultura, ci vorrà del tempo.

A cosa stai scrivendo - l'ultima domanda d'obbligo? Ad un romanzo che parla della storia di una rivoluzione. Quanto rimarrebbe del nostro modo di vivere, se arrivasse uno che ha intenzione di fare sul serio.
Alla prossima.

Da dove prendere i soldi

I saldi devono rimanere invariati, ripete il premier, a chi gli chiede di rivedere i meccanismi dei tagli su detrazioni e deduzioni.
Che sono retroattivi, andando a toccare accordi pregressi, e questo non va bene a Bersani e Casini.
Che pure hanno digerito la riforma delle pensioni del ministro del Welfare.

E allora, da dove prendere i soldi?
Lunedì Il fatto quotidiano ha dedicato un'intero numero o quasi, al business dei giochi online: "Slot machine, droga di stato".
Ci sono crediti che lo Stato vanta con le società di giochi online (la Corte dei conti in primo grado le ha condannate ad una multa da 2,5 miliardi), cui si potrebbe pure chiedere, come concessionari, di pagare più tasse.

Poi c'è la questione del caccia F35: non avendo firmato ancora un contratto, basterebbe uscire dal progetto (se gli Usa ce lo permettono ..).

E il TAV in Val di Susa: forse sarebbe il caso di dire, in attesa di tempi migliori, blocchiamo il progetto.

Come si vede, spazi da cui prendere soldi ce ne sono, oltre all'evasione, alla corruzione, ai costi della politica, ai costi delle regioni e dei consigli regionali (che sono sciolti ma continuano a costare).
Senza tirare in ballo le solite giovani generazioni, troppo schizzinose.