09 aprile 2013

Proprio non riescono a capirlo

Forse sono anche tutti questi anni di neoliberismo, di berlusconismo ...
Ho Letto con stupore l'editoriale di Aldo Cazzullo sul corriere (proprio nei giorni in cui il centrodestra rivendica il rispetto per i propri voti)

"Non si vorrebbe mancare di rispetto al mitico «popolo delle primarie», sempre entusiasta e numeroso (anche se domenica a Roma meno del solito); ma si ha l'impressione che questo «popolo» non abbia compreso bene a cosa servono, le primarie.
In America, dove le hanno inventate, l'obiettivo non è scegliere il personaggio più simpatico, identitario, vicino alla sensibilità dei militanti, portatore della linea più dura, pura, radicale. L'obiettivo è scegliere il candidato che ha più chances di battere gli avversari. L'uomo in cui possono riconoscersi non tanto i «compagni», quanto la maggioranza dei concittadini o dei connazionali. "

Dunque, par di capire, per contrapporsi ad un berlusconiano, dovremmo far vincere (noi elettori si intende) un candidato berlusconiamo nel centrosinistra. C'è mica un renziano libero a sinistra?
"In Italia, all'inizio le primarie sono state il modo di confermare una decisione già presa dai partiti (Prodi, Veltroni). Poi la scelta è diventata «vera». Da allora, vince quasi sempre il candidato più a sinistra. Pisapia a Milano. Doria a Genova. Zedda a Cagliari. Lo stesso Bersani, due volte: contro Franceschini, e soprattutto contro Renzi."

Quale è il problema, allora? Che la sinistra vince: c'è ancora un pregiudizio contro la sinistra (e non contro estremismi a destra)?

"Le primarie di Roma indicano che la lezione non è stata appresa. Non c'erano candidati di primo piano, è vero. C'era però un recordman delle preferenze come David Sassoli. E c'era soprattutto Paolo Gentiloni, l'unico ad avere un'esperienza nell'amministrazione della capitale e nel governo del Paese; ma nonostante l'appoggio di Renzi e di Veltroni ha avuto un risultato imbarazzante. I militanti romani hanno plebiscitato come d'abitudine il candidato più a sinistra, Ignazio Marino"
E il fatto che il candidato di Renzi e Veltroni non abbia vinto non significa nulla?
E poi, circa l'esperienza di Gentiloni, a cosa ci vogliamo riferire? Alla legge sul conflitto di interessi? Alle partite a tennis?

"Marino è un personaggio per certi aspetti interessante: chirurgo prestato alla politica, all'avanguardia sui diritti civili. Magari potrà pure vincere (anche a Roma, come in quasi tutte le grandi città italiane, il centrosinistra ha una base di partenza più ampia del centrodestra). Restano alcune perplessità oggettive. Nato a Genova da madre svizzera e padre siciliano, un percorso professionale tra Cambridge, Pittsburgh, Filadelfia e Palermo, Marino non c'entra molto con la capitale. Potrà anche strappare qualche voto grillino; ma avrà parecchie difficoltà a intercettare moderati e cattolici."
Eccolo il problema: ha un curriculum internazionale..
"Se ne possono trarre molte considerazioni, tutte legittime. Tra le quali c'è anche questa: non esistono, come la sinistra tende a credere, un'Italia immatura, sempre pronta a bersi le promesse di Berlusconi, e un'Italia "riflessiva"; esistono due minoranze di militanti - numerose se misurate in piazza o ai gazebo, piccole in termini assoluti -, pronte a seguire l'istinto e la passione, ma incapaci di indicare una soluzione condivisa a una vastissima Italia di mezzo, che alla politica crede sempre meno."
Magari il problema sono anche i giornalisti cui va bene qualunque inciucio verso il centro?

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