01 aprile 2013

Puliamo l'Italia – Presa diretta


Caffaro: il sito più inquinato d'Italia. Presa diretta nell'ultima puntata ha parlato del Caso Caffaro e del PCB.
Il primo a parlare dell'inquinamento della Caffaro a Brescia è stato Marino Ruzzenenti nel libro “Un secolo di cloro e PCB”: un intero quartiere nella zona sud di Brescia è stato inquinato, e ancora non sono partite le bonifiche, per la produzione di PCB da parte dell'industria Caffaro, fino al 1985.
Solo dopo il suo libro di denuncia – racconta Guzzimenti – sono arrivati il ministero dell'ambiente e della salute per fare le loro analisi, ed è venuta fuori una realtà ben peggiore di quella denunciata.

Ora il sito Caffaro è diventato sito di interesse nazionale, ma le prime bonifiche sono state interrotte dalla magistratura, perché hanno scoperto che la terra rimossa attorno alla fabbrica finiva in discarica (le bonifiche all'italiana ..).
E dunque, quello che si è fatto in questi anni sono solo le ordinanze del sindaco, reiterate ogni 6 mesi, che proibiscono alla gente e ai bambini, di andare a giocare sull'erba nei siti inquinati.

Si è lasciate vivere la gente attorno alla fabbrica. In balia al PCB, una molecola simile alla diossina, indistruttibile, “ostile alla vita”, un pericoloso cancerogeno. La fabbrica Caffaro ha prodotto 150000 tonnellate di PCB, circa 10 Kg al giorno sono andate disperse nella città, secondo le stime. Un inquinamento pazzesco.

È stata l'acqua ad aver portato il PCB dalla fabbrica, ad inquinare i campi e i terreni circostanti. La zona rossa è estesa per 4 milioni di metri quadri: qui è vietato passare sugli spazi verdi, ai bambini è vietato giocare sull'erba, nei parchi, nei giardini delle case. Ma come si fa a sgridare un bambino perché vuole correre su un prato all'apparenza “pulito”?

Iacona è andato ad intervistare il professor Grandjean sui rischi dell'inquinamento al PCB :
Secondo Philippe Grandjean, il più grande studioso delle conseguenze nell’uomo della contaminazione da diossine e Pcb che siamo andati a intervistare a Boston, nella Harvard University dove insegna e fa ricerca, “più della metà del Pcb depositato nel grasso della madre passa al neonato tramite il latte materno”.
Intollerabile, dice il professore, che in 20 anni non si sia fatto niente: si sapeva già dagli anni 30 che il PCB era pericoloso per l'uomo:
“È ormai provato che il Pcb provoca il cancro, in particolare cancro al seno, tumori del sangue e tumore al fegato. Ma fa anche molto di più: è collegato allo sviluppo del diabete e secondo le nostre ricerche impedisce il corretto sviluppo del cervello dei bambini, i bambini esposti al Pcb hanno capacità cognitive ridotte. Ma abbiamo visto anche che attacca il sistema immunitario del nostro corpo indebolendolo, aprendo la strada a diverse malattie”. Grandjean dà un giudizio senza appello: “Questo tipo di inquinamento va trattato come un serio problema di salute pubblica che richiederebbe una immediata bonifica perché espone la popolazione a malattie mortali” [Presadiretta torna con i veleni di Brescia – Il fatto quotidiano ].
Il confronto col caso di Anniston: un parallelo col caso di Brescia è stato l'inquinamento della Monsanto nella città di Anniston, nell'Alabama.
Qui, come a Brescia, si è prodotto PCB per decenni: la Monsanto sapeva del pericolo; quando la popolazione della città scoprì l'inquinamento fece una causa collettiva e, a differenza del caso di Brescia, la Monsanto fu costretta dalle autorità federali americane a pagare una multa di 700 ml di dollari e a fare le bonifiche a sue spese.
Come a Brescia, è stata l'acqua che ha portato il PCB ad inquinare i terreni: l'acqua uscita dagli impianti, l'acqua inquinata dai terreni della fabbrica. La stessa acqua usata per innaffiare i terreni, per il bestiame, per bere.
Chi è potuto scappare, se ne è andato: oggi ad Anniston sono rimaste degli scheletri di case, e quanti non hanno soldi a sufficienza per andar via. E sono tutti preoccupati: la Spoon River del PCB è una sequenza di morti per tumore al fegato, alla mammella, al sangue.
“Perché ci han fatto questo?” si chiedeva una signora anziana: forse perché attorno alla fabbrica vivono solo persone povere, per lo più di colore?

LA Monsanto, oggi Solucia, inquina ancora: qui la gente non è disposta più a credere alle promesse dell'azienda.
L'agenzia per l'ambiente EPA ha il compito di controllare bonifiche e inquinamento: a Iacona, la responsabile per Anniston ha spiegato come funzionano le leggi in America.
Se Monsanto si rifiutasse di bonificare, finirebbe a processo dove rischierebbe una multa tre volte tanto il costo della bonifica.
E, per iniziare queste bonifiche, non è necessario aspettare l'esito del processo: basta dimostrare che l'azienda ha inquinato.
Ecco, pensate adesso a quanto sta succedendo a Taranto, con l'Ilva che ha avuto una legge ad aziendam per riaprire la produzione, ma di bonifiche ancora non se ne sa nulla.

Torniamo a Brescia: la situazione di Brescia, dati alla mano, è comparabile con quella di Anniston.
I dati sulla presenza di PCB del sangue, indicano percentuali di molto superiori alla norma. Da 13 volte, a migliaia di volte.
I geologi dell'Arpa sono andati a prelevare dei campioni dell'acqua nella falda sotto l'azienda: ebbene, questa presenta percentuali dei maggiori inquinanti. Mercurio, cromo esavalente, solventi, PCB. L'inquinamento non è diminuito con la fine della produzione, anzi, i terreni della Caffaro sono ancora inquinanti.
Hanno inquinato il campo sportivo Morosini, dove la gente può solo allenarsi sulla pista.
La casa materna Acqui: i bambini non possono giocare sull'erba, ma comunque continuano a vivere in questa zona.
Nel quartiere 1 maggio il PCB è dappertutto, qui vivono 2500 persone.
Ma anche nel Chiesa nuova, che il comune non ha classificato a rischio, c'è il PCB: davanti le case, nei prati, nei giardini delle scuole.
Da 10 anni i bambini sono costretti a giocare sul cemento, come detenuti nella loro ora d'aria.

Ma il problema è la campagna nella zona a sud di Brescia: qui ci sono i campi che per anni hanno prodotto il mais per la polenta e gli altri ortaggi. Il comune ha ancora autorizzato alcune coltivazioni. Ma nel 2008 sono state trovate delle tracce di PCB nel late prodotto da una azienda agricola (dei signori Antonioli): significa che questo inquinante è entrato nella catena alimentare ed anche nel sangue dell'uomo.

Il professor Donato, che ha studiato i dati sui campioni di sangue dei cittadini bresciani, ha spiegato che qui ci sono livelli di PCB superiori che ad Anniston e, forse, è tutta la popolazione di Brescia che ha subito questo danno.

Da Brescia, con l'acqua dei fiumi, il PCB si è mosso per Km andando ad inquinare terreni di comuni distanti: a Castel Mella e Capriano del Colle (a 15 km dalla Caffaro).
Per anni non si è fatto nulla, eppure la roggia che porta l'acqua inquinata passa a fianco di campi coltivati e di zone dove si sta ancora costruendo.
E l'unica risposta delle istituzioni sono le ordinanze di divieto.

Ad Anniston la Monsanto ha pagato una multa da 700 ml di dollari: a Brescia l'unico processo è finito in archiviazione. Come ha fatto la Caffaro a salvarsi?
È stato sempre Marino Ruzzenenti a spiegarlo a Iacona: la fabbrica era della Snia, di proprietà degli imprenditori finiti nell'inchiestadei furbetti del quartierino (lescalate bancarie del 2005). Gnutti, Consorte, la finanza rossa vicina al partito che in quegli anni governava la città.
Ad un certo punto Gnutti entrò nella municipalizzata A2A e dunque, se il comune si fosse messo come parte civile al processo contro la Snia, doveva essere poi Gnutti a pagare le bonifiche.
Il giornalista punta il dito proprio contro il comune: solo i comitati civici e Legambientesi sono costituiti parte civile.

Nel 2004 Gnutti (uno dei capitani coraggiosi, come li definì l'allora premier D'Alema per la privatizzazione di Telecom) fa una scissione nelle sue società: la Hopa esce da Snia e dalla Caffaro. A Brescia rimane il bidone, e così è il pubblico che si dovrà far carico delle bonifiche.
Iacona ha sentito anche l'ex sindaco Paolo Corsini, oggi senatore PD, che non accetta questa ricostruzione. Come sindaco, fu sconsigliato dal presentarsi come parte civile, dal consigliere legale. E il processo finì in archiviazione.
Gnutti sostenitore di Corsini? “chi lo dice si prende la querela”, risponde il neo senatore.
Ma questa risposta è sufficiente per salvare da tutti gli onere l'azienda privata?
Anche perché Corsini, alla domanda “con chi ce la dobbiamo prendere” risponde “la parola ora spetta al pubblico”.
Allo stato, che non ha soldi e che dunque non fa nulla, di fatto.
Qui, dallo stato, sono arrivati solo 2 miliardi di lire per le prime bonifiche.
Il ministro Clini ha assicurato che a Brescia si deve intervenire “tempestivamente”.

Ma tempestivamente quanto? I numeri del rischio mortalità parlano chiaro
Finora la Asl di Brescia aveva condotto negli anni studi sulla mortalità per malattie tumorali nella città, a confronto con quella media del nord dell’Italia e per questa strada aveva già registrato un aumento quasi del doppio di tante forme tumorali, ma la particolarità e l’importanza di questo studio è che rende conto della incidenza dei tumori a Brescia, “la mortalità risente della velocità di una popolazione ad ammalarsi ma anche del livello di assistenza mentre l’incidenza ci dice esclusivamente del rischio.
È quindi più puntuale e precisa sul rischio che i cittadini di Brescia hanno di ammalarsi di tumore”, ci spiega Paolo Ricci che ho invitato in trasmissione perché raccontasse quello che ha scoperto. Nella sua ricerca il tumore maligno alla tiroide segna un più 49 per cento di incidenza a Brescia rispetto al Nord Italia, il linfoma non hodgkin più 20 per cento, il tumore al fegato il più 58 per cento, mentre infine il tumore al seno schizza al 26 per cento in più. Secondo Ricci la correlazione tra questa maggiore incidenza e il Pcb è più che probabile, visti i risultati della ricerca scientifica internazionale, ma date anche le incredibili dimensioni dell’inquinamento dei terreni a sud della Caffaro rilevati dai tecnici del ministero dell’Ambiente e dell’Arpa. [Presadiretta torna con i veleni di Brescia – Il fatto quotidiano ].

Cosa si dovrebbe fare: sempre il prof. Ricci risponde a questa domanda. Si dovrebbe vietare l'accesso alle aree contaminate. Informare la popolazione e gli amministratori del rischio.
Fare uno screening sulle madri, e anche dei controlli ematologici.
Ma c'è ancora una cosa da dire: contro quel “rumoroso silenzio” a Brescia, che dura da troppi anni, per timore di non saper gestire una situazione di allarme sociale.

A Brescia in questi anni sono stati spesi soldi per la metropolitana (935 ml, di cui 15 ml dal comune che si è pure indebitato). Eppure nel 2002 in un referendum che non aveva raggiunto il quorum aveva dato parere negativo al metrò.
Come anche al parcheggio da 21 ml di euro: anche per questa opera la gente è contraria.
La bonifica dell'ambiente sta all'ultimo posto: fino a quando si continuerà con questo silenzio sul PCB?  

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