28 aprile 2013

Quando la sanità si trasforma in profitto

Ci auguriamo, ancora una volta, che le puntate di Report, siano seguite dai ministri di questo governo “sobrio”, “giovane” e di “ripacificazione” che oggi hanno giurato sulla Costituzione.
Che, nell'articolo 32 dice “la Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite ai pazienti”.

Eppure le cronache raccontano che oggi, per la crisi, molti italiani sono private dalle cure garantite dalla Costituzione. Perché per essere curati serve un ticket.
Emergencysta aprendo strutture per garantire cure gratuite e di livello, qui in Italia, non nelle zone povere del mondo.

Come è potuto succedere? Come è potuto succedere che al San Raffaele, la struttura di eccellenza, così veniva presentata dagli amministratori lombardi, la nuova amministrazione di Rotelli deve tagliare posti e stipendi per rientrare dal buco?
Come si è arrivati agli sprechi e agli scandali nella sanità, in tante regioni e non solo nella Lombardia di Formigoni?
La Calabria delle mille strutture non a norma di cui ci ha parlato Presa diretta.
La sanità nel Lazio dove i dipendenti dell'IDI sono dovuti salire sul tetto per protestare.

Oggi, l'impressione che si ha leggendo le cronache dei giornali, le scelte della politica (che mette i ticket, che va sulla strada della privatizzazione della sanità) e che la sanità sia sempre più qualcosa per ricchi.

Oggi Report, nell'inchiesta di Sigfrido Ranucci, parla di un aspetto forse poco noto della sanità pubblica: quello dei rimborsi dei farmaci. Quelli inseriti nel prontuario che lo stato rimborsa alle aziende farmaceutiche.
Si arriva a scoprire che ancora oggi paghiamo cattive scelte degli anni passati e ancora aspettiamo che Poggiolini (quello di Tangentopoli, il manager della sanità del ministro De Lorenzo) risarcisca lo Stato italiano per milioni di euro per il danno procurato.

Effetti collaterali Sigfrido Ranucci
La spesa per i farmaci rimborsati dal sistema sanitario nazionale ammonta a più di 20 miliardi l’anno. Per rientrare dai costi esorbitanti della sanità in genere si tagliano posti letto e assistenza. Eppure ci sarebbero soldi che si possono recuperare. 
Per esempio dall’ex Ministro De Lorenzo, dall’ex direttore del servizio farmaceutico Duilio Poggiolini e da alcuni membri della commissione che approvava e decideva i prezzi dei farmaci, che devono ancora risarcire lo Stato italiano per milioni di euro per il danno procurato all’immagine della Pubblica Amministrazione. Il risarcimento l’ha chiesto nel 2009 la Corte dei Conti.
Intanto tra le carte dell’inchiesta della Procura di Firenze emergerebbero le prove di un sistema messo in atto da Alberto Aleotti, patron della Menarini, cioè la più importante azienda farmaceutica italiana. Questo sistema avrebbe consentito di vendere i farmaci e farseli rimborsare dal sistema sanitario nazionale a prezzi più alti del dovuto.
Questi profitti, secondo la Procura di Firenze, sarebbero stati accumulati da Aleotti all’estero: circa un miliardo di euro che poi ha scudato e lasciato in eredità a figli e nipoti. Nell’inchiesta giornalistica realizzata da Sigfrido Ranucci, emergono anche vecchie trame dove l’intreccio tra imprenditori farmaceutici, politici noti e insospettabili, e lobbisti legati alla Commissione che approva e stabilisce il prezzo dei farmaci, dalla prima repubblica ad oggi non si è mai interrotto.
Qui l'anteprima su ReportTime:

È da più di un anno che Duilio Poggiolini, ex direttore del servizio farmaceutico nazionale, Francesco De Lorenzo, ex ministro della Sanità, e alcuni componenti della Commissione interministeriale che negli anni ‘90 stabiliva il prezzo dei farmaci, sono stati condannati dalla Cassazione a risarcire quasi 20 milioni di euro per danno all’immagine dello Stato, ma finora nessuno ha ancora messo mano al portafoglio.La Corte dei Conti in prima battuta aveva anche chiesto a corrotti e corruttori di risarcire lo Stato per l’esorbitante cifra di oltre 15 mila miliardi di lire in conseguenza del danno erariale determinato dai prezzi dei farmaci rimborsati dal sistema sanitario nazionale. L’onere della prova però era a carico della pubblica amministrazione che non è stata mai in grado di documentarla. E così la richiesta è finita in cavalleria. Dopo 20 anni però vengono a galla i fili di vecchie trame. E da un’inchiesta della Procura di Firenze emergono carte che potrebbero mettere tutto di nuovo in discussione.E spuntano nuovamente alcuni dei protagonisti dello scandalo passato alla storia come Farmatruffa. È il caso di Alberto Aleotti, patron della Menarini, colosso italiano della Farmaceutica. Condannato per aver pagato tangenti negli anni ’80, oggi la Procura di Firenze lo accusa di aver nascosto nei paradisi fiscali un tesoro di oltre un miliardo di euro, accumulato grazie a una presunta truffa ai danni del sistema sanitario nazionale: in particolare grazie a un sistema di sovrafatturazione che gli avrebbe consentito di gonfiare il prezzo dei medicinali.Dalle carte rinvenute tra gli impolverati archivi della procura di Napoli, che indagò sulla tangentopoli dei farmaci, e da nuove intercettazioni emergerebbe anche che l’influenza del patron della Menarini sulle autorità non è mai scemata nel tempo. Secondo i magistrati, il patron della Menarini per difendere i propri interessi avrebbe intrattenuto contatti con importanti esponenti della politica, quali Gianni Letta. Una tradizione continuata anche dalla figlia Lucia Aleotti, intercettata con il responsabile nazionale sanità del Pdl, l’ex senatore Cesare Cursi.
Sempre di sanità, ma in Calabria si occuperà la seconda inchiesta di Antonino Monteleone

La Calabria ha 2milioni di abitanti e 2 miliardi di euro di debiti accumulati nella sanità che Agazio Loiero ha lasciato in eredità a Giuseppe Scopelliti. Che proprio in sanità ha promesso "cambieremo tutto" cominciando proprio dalla classe dirigente.Ma cosa succede quando il Governatore viene incaricato dal Governo di fare anche il "commissario ad acta" per risanare i conti ed è anche coordinatore regionale di un partito?
Infine, la vergognosa vicenda dell'Eternit a Casale:
La chiamano la "offerta del diavolo". E' il tentativo dell'ex direttore di Eternit Schmidheiny di convincere gli 11 comuni che si erano costituiti parte civile nel processo di Torino a ritirarsi in cambio di una manciata di euro. Mirabello Monferrato è stato il primo a dire di no, e a dimostrare che bonificare è possibile, a un tasso 15-20 volte superiore alla media nazionale.

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