15 aprile 2013

Romanzo capitale

Ad un certo punto ho fatto fatica a seguire l'inchiesta di Paolo Mondani: possibile, mi chiedevo? Possibile che tutto questo sia vero e non una fiction?
Mafie, ex terroristi di destra, ex esponenti della Magliana.

Sono calati gli omicidi, dice il sindaco, che sulla sicurezza ha fatto la campagna elettorale: ma i reati mafia sono aumentati. Ed è dovuo arrivare il nuovo procuratore Pignatone, per iniziare la guerra alle mafie, che qui si sono ora federate dopo aver fatto fuori tutti i cani sciolti, a colpi di confische. 
Il romanzo capitale, la carrellata sulle bande che oggi dominano Roma, parte da una vecchia conoscenza.
Enrico Nicoletti, il cassiere della banda della Magliana. Quello vicino ai De Pedis,a Sbardella, ad Andreotti. E' ancora lui quello che fa affari con le istituzioni.

E poi il clan Fasciani, che fa affari con le concessioni delle spiagge demaniali, con qualche minaccia ai concorrenti. Il clan della Camorra dei Fasciani porta a Gennaro Mokbel e al senatore De Girolamo, ex senatore AN - PDL.

Come ha fatto ad arrivare dove è arrivato, uno come Mokbel: dice l'avvocato Taormina, intervistato da Mondani che "era punto di emergenza di una suborganizzazione di AN".

Dall'estrema destra sono arrivati anche Lucarelli (portavoce di Forza Nuova) e Andrini, assunti dal comune.

Il comune di Roma che spende milioni in consulenze, avendo 24000 dipendendi.
Ma evidentemente, ai vecchi amici non si uò dire di no.
Come Lattarulo, assunto dal vicesindaco e poi finito con un incarico in regione.
Gianluca Ponzio (Terza Posizione), Francesco Bianco (ex Nar) assunti all'ATAC.

Sempre dalla Magliana arriva Massimo Carminati, il nero, che con le sue società fa affari con la pubblica amministrazione.

Come i membri del clan dei Casamonica: una cosca a sud di Roma accusata di spaccio, estorsione, usura. Assieme ai casalesi e alla ndrangheta fa affari col pubblico.
Vanta protezioni nel mondo della giustizia: il pm di Roma Staffa aveva concesso i domiciliari ad esponenti del clan in cambio di favori sessuali.
il clan arrivava anche dentro il comune: si è scoperto che riforniva di droga il consigliere comunale Piccolo (poi arrestato).

La ragnatela degli appalti.

L'inchiesta di Mondani è andata avanti: dopo la carrellata su cosche ed ex membri della Magliana ancora in circolazione (e pieni di soldi), si è passati al filone delle tangenti.
Quella sui filobus che da Tor Pagnotta dovevano portare i pendolari in centro.
Al centro della ragnatela compare la figura dell'uomo di Alemanno, Riccardo Mancini. con che competenze è stato messo all'EUR spa, a trattare per conto del comune di appalti sui trasporti?

L'inchiesta parte dalle dichiarazioni di Borgnogni, ex capo delle relazioni esterne di Finmeccanica: i protagonisti sono Cola, ex consulente finanziario di Guarguaglini, Finmeccanica, Iannilli (l'uomo del juke box), Ceraudo (manager della Breda che pagò la mazzetta da 500000 euro). E Mancini.

Manager pubblico di società in perdita, ma anche imprenditore privato di società che fanno affari col pubblico. Possibile?
Possibile, in questo romanzo che però è realtà.
Nel colleggio dei sindacati di Eur Spa siede il presidente dell'Inps Mastrapasqua. Non si è accorto di nulla? Nemmeno dei due derivati stipulati per coprire i buchi?
E dov'era il sindaco Alemanno? - si è chiesta la conduttrice Milena Gabanelli.

L'affare della metrò C

Daniele Autieri per "la Repubblica"
Mafia, 'ndrangheta, criminalità vicina alla destra estrema e un giro di tangenti che lambisce il Comune di Roma. Sono questi gli appetiti obliqui scatenati dalla linea C della metropolitana e raccontati nella puntata di Report dal titolo "Romanzo Capitale" che andrà in onda stasera.

Al centro, la più grande opera pubblica italiana oggi in costruzione: un costo di 3,4 miliardi di euro per 21 chilometri che uniscono la periferia al Colosseo. E degli affari sulla metro C - rivela Report - avrebbero parlato in una cena l'ex-ad di Finmeccanica, Pierfrancesco Guarguaglini, il suo superconsulente Lorenzo Cola, il sindaco Gianni Alemanno e l'exdelegato alle politiche agricole del Campidoglio Pietro Di Paolantonio. I diretti interessati smentiscono, ma sia gli inquirenti che altre fonti sentite nell'indagine confermano che oltre alla metro si sarebbe discusso della dismissione del patrimonio immobiliare del Campidoglio.

E oggi le briciole di pane lasciate dai protagonisti di questa vicenda portano alla crosta di affari sedimentata intorno ai cantieri dell'opera realizzata dal consorzio costituito da Astaldi, Vianini Lavori, Ansaldo Sts, Cmb e CCC. L'attenzione
degli inquirenti si concentra su alcune aziende, alla ricerca dei legami con il mondo criminale. Tra queste il Consorzio Stabile Roma Duemila che, in Ati con la Marcantonio Spa, ha ottenuto appalti per 16 milioni.

Presidente del Consorzio è Maurizio Marronaro, membro della stessa famiglia di imprenditori di Lorenzo Marronaro, che fino al 9 febbraio del 2011 è stato socio di Marco Iannilli, il commercialista di Cola indagato sia per le tangenti Enav che per quelle dell'appalto romano sui filobus affidato a Finmeccanica. E i legami con il mondo vicino all'amministrazione comunale vengono confermati a Report da un imprenditore.

«Dal 2008 è Riccardo Mancini (l'uomo di fiducia di Alemanno arrestato 20 giorni fa per le tangenti sui filobus pagate da Finmeccanica) che si mette al tavolo con le imprese e spartisce subappalti per realizzare la metro C». Tra queste - secondo la fonte - ce ne sarebbero alcune espressione degli interessi di Massimo Carminati, già membro della banda della Magliana, considerato oggi uno dei boss più potenti della Capitale. E proprio l'Ati Marcantonio-Consorzio Stabile Roma Duemila ha affidato diversi subappalti ad aziende intrecciate alla criminalità organizzata.

Tra loro la Fravesa, di proprietà dell'imprenditore Giovanni Tripodi di Melito Porto Salvo, in Calabria. Per gli inquirenti, la forza della Fravesa e di Giovanni Tripodi è legata «all'appoggio derivante dall'appartenenza ad una cosca ben radicata sull'intero territorio nazionale, qual è la cosca Iamonte».

L'informativa interdittiva della Prefettura di Roma nei confronti della Fravesa arriva il 28 gennaio del 2010 a lavoro già affidato. La famiglia Tripodi di Melito Porto Salvo entra nei cantieri della metro anche attraverso un'altra azienda, la Tripodi Trasporti. E anche questa partecipazione viene bloccata dopo l'intervento della Prefettura. La Palma srl, specializzata nell'affitto di macchinari e movimentazione di terra, ottiene invece 4 appalti, 3 dei quali arrivano dall'Ati Marcantonio-Consorzio Stabile Roma Duemila.

I subaffidamenti vanno dal 29 luglio 2008 al 10 giugno 2009 e vengono interrotti il 2 febbraio del 2010 dall'interdittiva antimafia. Nel documento interno della Prefettura si legge: «La famiglia Farruggio (Angelo Farruggio è proprietario e procuratore de La Palma srl) è notoriamente vicina alla mafia di Palma di Montechiaro, contando su vincoli di parentela con esponenti di spicco della criminalità organizzata locale».

Negli ultimi anni la Prefettura di Roma ha risposto a 5.265 richieste di informative antimafia sulla metro C; 12 sono stati gli interventi per bloccare gli appalti e 11 le informative atipiche su aziende vicine ad ambienti criminali. Un'attività intensa che non è bastata a fermare le infiltrazioni e a saziare gli appetiti

(preso da Dagospia http://www.dagospia.com/rubrica-3/politica/romanzo-capitale-le-mani-dei-clan-sulla-metropolitana-di-roma-54089.htm).

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