21 agosto 2013

A proposito dell'agibilita' di un condannato

Non so se è peggio sentire (e subire) i ricatti dei berluscones sull'agibilita' di B., oppure leggere gli editoriali dei presunti moderati come l'ex ambasciatore Romano (oggi sul corriere). Forse anziché l'art 18, il nostro  problema sono questi conservatori dello status quo. Corruzione e frode fiscale compresa.

20 agosto 2013

Chiuso per ferie

Con la seduta di oggi alla Camera abbiamo capito quanto importi a questi partiti (soprattutto il pdl) dei crimini contro le donne.
Certo, mica si votava su  soldi ai partiti, la riforma presidenziale o il salvataggio dalla galera di qualche gentiluomo. 

09 agosto 2013

(Semi)chiuso per ferie

Imu rimandata, ineleggibilità rimandata a settembre .. tutto rimandato e allora anche io posso staccare per un pò. O sbaglio?



Di certo c'è che non si è deciso

Dal Congresso del PD emerge un fatto: non è deciso ancora nullasu primarie e regole.
A Questo punto sembra chiaro come una parte del partito punti ora a Letta (in alternativa a Renzi) come candidato premier per le prossime elezioni.
Per arrivare a questo seguono due strategie: la prima, è quella che spera che B. rompa il patto che tiene vivo il governo, magari col pretesto dell'Imu o per causa delle sue condanne. B. d'altronde, la sua campagna elettorale, l'ha già iniziata.
L'altra strategia, convergente sul risultato, è quella di rinviare più in là possibile congresso e primarie, e far logorare “politicamente” Renzi in questo tempo.


Letta è giovane, alle prossime elezioni può spendere per sé qualche argomento: la fine della procedura di infrazione che ha sbloccato qualche miliardo per investimenti.
Il fatto di aver governato con Alfano (e B.) potrebbe incidere poco: dipende tutto da che legge elettorale uscirà da questa maggioranza. Tutto si gioca lì: dal tipo di legge elettorale dipenderà che tipo di alleanze fare prossimamente.


Se Letta non è gradito a Sel, va detto che nemmeno Renzi sembra in grado di aprire ad una alleanza a sinistra, come nelle passate elezioni (con buona pace di Battista che oggi è spaventato dalla svolta a sinistra del sindaco di Firenze).
Allora, basterà alzare le soglie di sbarramento, per far fuori i partitini.
Oppure, anziché guardare a sinistra, il PD potrebbe allearsi al centro con SC.


Tutti sperano che il cerino rimanga nelle mani dell'avversario. Il PDL che punta a dividere il PD e scaricare su di lui le colpe di una fine prematura di questo governo.
E dall'altra parte, i lettiani che sperano che sia B. a rompere per avere le mani libere.


Della volontà degli elettori, ancora una volta, non è interessato nessuno.


Ieri, in un sussulto di dignità, il governo ha approvato il DL contro il femminicidio (dove si parla di repressione del reato).
Nel giorno in cui il Senato approvava lo svuota carceri.
E Vietti richiamava il CSM dalle ferie per inquisire il giudice di Cassazione Esposito.
E la maggioranza bloccava la richiesta di Sel e M5S di decidere subito sulla incandidabilità di Berlusconi.

Eccolo, il governo di scopo (leggete anche il bel post di Gilioli qui).

08 agosto 2013

Pagano gli innocenti

Sulla prima pagina di Libero di oggi compare la lettera di Mughini “confesso che evado”.
Segno dei tempi che corriamo: non rispettare le leggi diventa quasi un titolo, come una sorta di obiezione di coscienza incivile.

Non da nascondere ma da rappresentare.


Da condannare sono gli altri: gli innocenti che, come il giudice Esposito, si sono permessi di concedere una intervista il cui succo è che B. è colpevole.
Perché sapeva. E non ci sarebbe altro da aggiungere.
Ma siccome se cade lui, cada tutto un sistema che si poggia su di lui (e sui suoi favori), o che di fatto l'ha sempre accettato (come i presunti moderati dei giornali italiani), ecco che scatta la difesa d'ufficio.

Quella che trasforma una sentenza di un tribunale in un plebiscito (o con me o contro di me), la falsa contrapposizione tra chi è contro B e chi è a favore (quella che bloccherebbe il paese , come se il paese non fosse bloccato da corruzione, evasione e sprechi vari).


È colpa degli innocenti e questo governo deve andare avanti, perché c'è la ripresina. Che si appoggia su qualche decimale (ma sempre con segno negativo), dovuto per lo più all'export verso l'estero.
Niente sul fronte dei consumi interni, niente sul fronte dell'occupazione. I 600 lavoratori della Berco (Thyssen) si salvano grazie ad una proroga della Cassa integrazione.

Certo, poco è meglio di niente.
Ma questo poco è veramente poco.
Si svuotano le carceri, salvando dalla carcerazione preventiva gli indagati per pene inferiori a cinque anni. Mafiosi e colletti bianchi ringrazieranno.
La legge Fini Giovanardi e Bossi Fini non vengono toccate.

Lasciando da parte, per un momento, tutti gli altri rinvii (legge elettorale, finanziamento ai partiti, Imu, Iva, l'incandidabilità di B.), c'erano delle riforme che si dovevano fare è non si sono fatte.

Sul femminicidio (e l'omofobia), per cominciare. L'altro giorno, 4 donne hanno rischiato la vita per colpa dei compagni, mariti, ex. “O mia o di nessun altro”.

E sul reato di tortura.
Almeno sui temi etici, un segnale si poteva dare.



Gli innocenti continueranno a pagare.

07 agosto 2013

Partito dell'amore

Maurizio Bianconi, PDL su Epifani: “Guglielmo Epifani, già segretario generale della Cgil e oggi segretario pro tempore del Pd, ci inonda di sciocchezze. Fra i miei colleghi di partito c’è chi si indigna o chi si arrabbia. Io no. Mi viene sempre in mente la frase di Bettino Craxi - afferma il vice capogruppo alla Camera -: i sindacalisti quando fanno i sindacalisti sono dei grandissimi rompicoglioni, quando entrano in politica restano dei grandissimi coglioni”.

Citare il latitante Craxi per difendere il condannato Berlusconi, non è male.
Certo, se applicassimo al PDL lo stesso metro di giudizio che loro applicano al PD, dovremmo dire che Bianconi insulta tutti gli elettori del PD.
E che, a questo punto, è il PD che in assenza di smentite, dovrebbe chiedersi fino a che punto vale la pena di continuare con questa alleanza.


A proposito, l’audio originale della telefonata del giudice Esposito col 
giornalista del Mattino.

 

Impunità

Anziché allontanare il condannato dalla politica, si attacca il giudice che si è permesso di condannare il reato di frode fiscale.
Sono giorni caotici, questi.

Non si può condannare un politico, la magistratura non può interferire in questo modo nella vita politica, ma nemmeno può entrare la vita delle imprese.
Interferendo su scalate, acquisizioni, sulla produzione.
L'Ilva di Taranto, le tangenti di Saipem, quelle di Finmeccanica.
La sentenza comprata per Mondadori.
I fondi neri rimpinzati da fatture gonfiate per frodare il fisco.

E' possibile cacciare dalla vita politica un leader così carismatico, che ha raccolto milioni di voti, che guida un partito dentro la coalizione di governo?
Secondo il diritto, la separazione dei poteri, la carta Costituzionale (su cui tutti lorsignori hanno giurato) si.

Ma per queste persone, la legge non è uguale. Separazione dei poteri significa "io so io ..", le leggi vanno interpretate, disattese se il caso (perfino la legge Severino, da loro votata).

Il presidente della Repubblica valuerà cosa fare.
Il segretario dell'opposizione dice che non farà sconti.
L'editorialista concede la sua lezione:

Così come non c'è mai stata nessuna Seconda Repubblica, la condanna di Berlusconi non farà nascere la Terza. La Repubblica è una soltanto, sempre la stessa. Che cambino o meno uomini, partiti o leggi elettorali. Ed essendo la stessa, le sue tare e i suoi conflitti di fondo si perpetuano. Così è per lo squilibrio di potenza fra magistratura e politica, uno squilibrio che secondo molti, compreso lo scomparso presidente della Repubblica Francesco Cossiga, risale a molto tempo prima delle inchieste di Mani Pulite di venti anni fa.
Al momento, apparentemente, tutto è come al solito: con Berlusconi e la destra contrapposti alla magistratura e la sinistra abbracciata ai magistrati. Gli uni reagiscono a quella che ritengono una orchestrata persecuzione. Gli altri si aggrappano alla magistratura, un po' per antiberlusconismo, un po' perché una parte dei loro elettori considera i magistrati (i pubblici ministeri soprattutto) delle semi-divinità o giù di lì, e un po' perché sperano in trattamenti «più comprensivi» di quelli riservati alla destra.

Ma lo squilibrio di potenza c'è (anche i magistrati più seri lo riconoscono) e, insieme alla grande inefficienza del nostro sistema di giustizia, richiederebbe correttivi. Una seria riforma della giustizia, del resto, l'ha chiesta anche il presidente della Repubblica, di sicuro non sospettabile di interessi partigiani.

C'è uno squilibrio, dicono. Tra chi chiede di rispettare le leggi, e chi le viola. E che fino a ieri godeva dell'impunità.

Allora, lottiamo contro la corruzione, il clientelismo, contro chi porta i soldi all'estero?
Ma nemmeno per sogno:

Serve una contro riforma della giustizia, fatta secondo lo spirito delle altre contro riforme (come quella sul lavoro da precarizzare che non ha creato niente):

Ma non ci sarà nessuna «riforma della giustizia» se per tale si intende una azione che tocchi i nodi di fondo: separazione delle carriere, trasformazione del pubblico ministero da superpoliziotto in semplice avvocato dell'accusa, revisione delle prerogative e dei meccanismi di funzionamento del Csm, cambiamento dei criteri di reclutamento e promozione dei magistrati, riforma dell'istituto dell'obbligatorietà dell'azione penale, eccetera. La classe politica, in tanti anni, non è riuscita nemmeno a varare una decente legge per impedire la diffusione pilotata delle intercettazioni. Altro che «riforma della giustizia».
[..]
È ormai inaccettabile, ad esempio, che un magistrato, o un amministratore, possano intervenire su delicate questioni finanziarie o industriali senza conoscenze approfondite di finanza o di economia industriale. È inaccettabile che gli interventi amministrativi o giudiziari siano fatti da persone non addestrate a valutare l'impatto sociale ed economico delle norme e delle loro applicazioni. Il diritto è uno strumento di regolazione sociale troppo importante per lasciarlo nelle mani di giuristi puri.

Capite. Se Fonsai è a rischio, è colpa dei pm. Se Telecom è stata svuotata dall'inteno, è colpa dei giustizialisti. Se la Rai è in rosso, è colpa dei giudici. Se le banche italiane sono a rischio è colpa del diritto.
Non di amministratori, politici, dirigenti, giornalisti incapaci.

06 agosto 2013

L'Italia degli anni '50

Carlo Lucarelli, nell'intervista di ieri sul Fatto quotidiano, ha ripercorso la storia del giallo, da Agata Christie, a Giorgio Scerbanenco a Andrea Camilleri.
In fondo, un annuncio per la sua prossima fatica: ritornerà il commissario De Luca (finalmente, aggiungo io).

Parliamo dei suoi personaggi, allora. l’ispettore Coliandro, Grazia
Negro, il commissario De Luca. Cosa rappresenta ognuno di loro?


Coliandro è nato in maniera negativa, mi serviva per raccontare, in maniera umorista e caricaturale, le contraddizioni contemporanee.
Poi è diventato televisivo e non è più un personaggio letterario.
Nella letteratura era cattivo e disperato mentre in tv è passato a un altro mondo. Un altro personaggio disperato, anche se non sembra, è Grazia Negro che vive le angosce non tanto subendole ma osservandole nelle persone attorno a lei. Il commissario De Luca, invece, è quello che vorrebbe raccontare i misteri italiani. È compromesso con il regime fascista ma cerca di dimenticarlo. Assiste a momenti fondamentali della storia italiana, è un osservatore prezioso. Il mio prossimo romanzo sarà con lui. Mi piacerebbe portarlo fin dove è possibile, agli anni 50, 60, per fare con la letteratura quello che ho realizzato in televisione con Blu Notte. Utilizzare un personaggio per raccontare come gli italiani sono finiti nei guai. In fondo scriviamo noir per questo.

E' l'Italia che ha già raccontato in Blu Notte parlando del caso Wilma Montesi, dell'ombra della P2 sulla nostra Repubblica, sui rapporti OSS/Cia e  Gladio. L'Italia terra di spie, di scandali, della guerra fredda. Degli scandali come il caso Montesi, e dei primi misteri d'Italia come la morte del bandito Giuliano, il processo per la strage di Portella.
L'Italia che si preparava ad entrare nell'illusione del boom, con le fabbriche del nord che producevano a pieno regime grazie all'emigrazione dei figli dei contadini dal sud.

Non vedo già l'ora di avere tra le mani il prossimo libro di Lucarelli.


I libri ambientati nel passato di Lucarelli (commissario De Luca/Marino)
- Indagine non autorizzata
- Carta bianca
- Estate torbida
- Via delle oche

Stabilità, amnistia e ricatti

Attenzione, avvertono, a ottobre arriverà il bello, ma solo se ci sarà stabilità.
A dirlo sono stati ieri il primo ministro Letta e il ministro dell'economia Saccomanni:
la "Ripresa - si sottolinea nel governo - che è figlia anche della stabilità sui mercati, che dunque bisogna sforzarsi di mantenere e consolidare".

A voler essere cattivi, anche questo è un ricatto: o governo o morte. O stabilità di questo esecutivo di larghe intese o niente ripresa.
Ad averlo saputo prima, i 28000 candidati che hanno mandato il cv all'Ikea per 200 posti di lavoro avrebbero aspettato tempi migliori.
Perché questo succede nel paese reale: un italiano su due non va in vacanza, gli altri ci vanno per pochi giorni.
Sempre per questa crisi, che prima era negata, poi è diventata una crisi internazionale, di sistema, gli italiani arrivano a risparmiare su cibo e salute.

Ma "i segnali di miglioramento ci sono". Basta aspettare.
Aspettare che le aziende strette tra le tasse e il credit crunch chiudano.
Aspettare che finiscano i soldi per la cassa integrazione.
Aspettare che si riesca a svendere gli ultimi gioielli di famiglia.

Tutto questo in una estate pazza dove al centro dell'attenzione c'è un condannato per frode fiscale, che domenica ha occupato una piazza per urlare la sua innocenza.
Da una parte ha rassicurato il governo, dall'altra ha mandato avanti i suoi uomini per ricattare le istituzioni.
O amnistia, o galera.
O si permette ad un condannato di continuare la sua attività politica (da assenteista in parlamento) oppure dimissioni.

Gli azzeccagarbugli del potere si sono messi in moto per trovare l'emendamento giusto da inserire nelle pieghe della legge Severino. Per una qualsiasi altra legge ad personam.

Tutto in nome della stabilità.
Sperando che poi gli italiani capiscano.
Perché lo fanno per noi. Chi non ha almeno una società off shore?

Un'ultima cosa al M5S: stanno perdendo un'altra occasione.
Perché non mettono loro il PD con le spalle al muro, con un accordo temporaneo e puntuale, su legge elettorale e no alla riforma dell'art 138 della Costituzione?

05 agosto 2013

Ferragosto in giallo – autori vari

E' possibile ambientare dei gialli nei caldi giorni di ferragosto, tra mangiatine all'aria aperta, creme solari, mare, sudore, con gente in ciabatte e costume (per chi è in vacanza) a godersi mare e sole o che combatte in città contro afa e sudore (se è costretto a lavorare)?


Alla Sellerio sono convinti di sì si sono detti: “perché non chiedere ai nostri autori di immettere i loro personaggi in situazioni prevedibili, istituzionali, controllate, in cui la loro reale autonomia di personaggi può essere verificata e magari confrontata con la fantasia preventiva del lettore?”.
Il primo esperimento è stato Natale in Giallo e ora, arrivata la stagione estiva, è il momento di Ferragosto in Giallo.


Ciascuno dei sei autori, Camilleri, Malvaldi, Manzini, Costa, Gimenéz-Bartlett, ha potuto così sbizzarrirsi, coi propri personaggi, con un unico vincolo: le calde giornate in cui gli italiani, e non solo, pensano a divertirsi, a riposare sotto l'ombrellone o al fresco in casa.
Ma anche in queste giornate può succedere l'imprevisto, il dramma, il caso o anche la passione umana (gelosia, rabbia, vendetta, odio). E allora, il giallo.

Andrea Camilleri - Notte di Ferragosto

Da anni e anni oramà a Vigata si era pigliata l'usanza che la notti di Ferrausto, quella tra il quattordici e il quinnici, chiossà di mezzo paìsi scasasse per annare a passare la sirata nella pilaja”.
Proprio su quella pilaja, Montalbano scopre un cadavere di un ragazzo. Morto per un overdose, o forse no. Perché c'è qualcosa che non quadra, nella morte, e allora il commissario indaga all'interno della cerchia familiare del ragazzo.

E troverà anche la pista giusta, ma non potrà prendersi il merito: “tutto quello che il commissario ci guadagnò fu un caloroso ringrazio del questori per «la comprensione e l'alto senso del dovere ». E a Montalbano, per la raggia, gli passò il pititto per dù jorni”.


Marco Malvaldi - Azione e reazione
Località La Pineta: un'altra indagine del gruppo di anziani investigatori che si ritrovano nel bar di Massimo. Un russo è stato ucciso dentro il resort di Aldo:


Il russo in questione, al secolo Pavel Gorlukovich, era entrato nella vita di Aldo una settimana prima, quando insieme alla moglie Ekaterina Ivanovna Semionova aveva preso possesso della Suite Leopoldina all'interno del resort di Villa del Chiostro.
[..]
il russo era una specie di campionario di tutto quello che non si fa quando si va a cena fuori. Scenate ai camerieri, bicchieri di barbaresco tirati giù come se fossero spuma, piatti dal sapore non gradito rovesciati sul pavimento”.


La cia (intesa come Combriccola Investigatori Anziani) farà centro un'altra volta, in barba alla polizia e al commissario Fusco.


Antonio Manzini Le ferie di agosto
Rocco Schiavone, vicequestore a Roma, sta per essere trasferito, per una sua non precisata colpa nel passato. Ma fa in tempo a risolvere un caso in quel di Ostia: una rapina che è quasi finita in strage.
Una macchina che ha sfondato il vetro della banca investendo i pochi clienti all'interno.
Rocco, che odia la gente in infradito e a cui pesa ancora la mancanza della moglie, userà i suoi metodi poco ortodossi per capire chi c'è dietro la rapina:



«Infatti » fece Rocco. «Qui hanno unito i rossi e i blu, ma il bianco e nero dello starter sono attaccati a cazzo di cane ». «Esatto. Questa macchina è stata avviata con la chiave. Normalmente. E i fili sono stati uniti per fare un po' di scena ».


Francesco Recami - Ferragosto nella casa di ringhiera
“La corte della casa di ringhiera era deserta, nella canicola estiva. Gli appartamenti erano tutti vuoti, non c'era proprio nessuno. In quella serata umida e caliginosa, l'unico segno della collettività  umana era una sommessa e confusa risonanza di apparecchi televisivi accesi”.
Succede tutto in una notte, per il signor De Angelis, un pensionato milanese che ha speso buona parte dei suoi risparmi per comprarsi una rombante BMW Z3 roadster.

Mentre si sta godendo il fresco, nella sera di ferragosto della sua casa di ringhiera (con un bel film di Dino Risi in bianco e nero) “improvvisamente gli si parò di fronte una visione, temette di avere le allucinazioni. Davanti a lui c'era una ragazza bionda seminuda, alta un metro e novanta ma nonostante questo formosissima”.

Sarà l'inizio di una serata all'insegna dell'avventura: fughe in auto, agenti dei servizi in vestito blu che inseguono la ragazza … Ma cosa avrà mai fatto questa donna bellissima, che fa girare la testa a tutti per strada, per essere inseguita in questa maniera?



«Ma perché, qual è il mestiere che fa lei ». «Faccio la escort, non si vede? Non l'aveva capito? Non se l'era immaginato? ». «E che cus'è che è 'na escort? ». La ragazza si mise a ridere. «Ma come, se i giornali non parlano d'altro... una volta si diceva puttana, prostituta, una mondana, insomma, veda lei... ».


Lupa di mare Gian Mauro Costa
L'investigatore palermitano Baiamonte si trova a Menfi, assieme a Rosa, la sua compagna: una situazione anomala. Non solo per la relazione con questa ragazza, ma anche il cambio di prospettiva di mare. Un mare che affaccia verso sud, verso l'Africa:

Per uno come Baiamonte, un palermitano abituato da sempre a fissare il mare come una stella polare, messo lì a indicare il nord, il nord delle emigrazioni, delle certezze, dei sogni terragni, si trattava di una bella inversione di prospettiva, di un cambiamento da capogiro.
Come quello che, nella sua vita, lo aveva portato a trasformarsi da modesto ed efficiente elettrotecnico a investigatore ormai professionista, ricco di intuito e povero di incarichi”.


Tra sedute di enogastronomia, bagni e cene, ha anche modo di seguire una sua piccola indagine a seguito di uno strano episodio.
In concomitanza con l'arrivo della Lupa (“veniva chiamato così un fenomeno che si presentava puntualmente a Menfi due, tre, quattro volte, nel corso della stagione più calda”, per lo scontro tra l'aria calda del Sahara che si raffredda sul mare di Sicilia, producendo per lo sbalzo di temperatura, uno sciame di bollicine che oscura il cielo), scoppiano due ordigni sulla spiaggia, uccidendo due cani randagi.
Un caso, o forse un attentato che non è riuscito solo per una questione di fortuna?
Chi volevano ammazzare, allora?
Sarà un'osservazione notturna, durante una notte insonne, delle luci di una barca, a far trovare a Enzo la strada giusta. Che porta dritta dritta al settore vinicolo.


Vero amore – Alicia Giménez-Bartlett
Prendere le ferie nel mese d'agosto mi è sempre parsa una decisione sbagliata. Potrei citare mille argomenti a sostegno di questa mia affermazione, e tutti suonerebbero altamente ragionevoli e comprensibili”.


Tocca all'ispettore Petra Delicado, assieme al vice Garzon, trovare il colpevole del delitto della moglie di un collega, in pieno agosto e con Barcellona invasa da turisti. Delitto i cui indizi portano dritti dritti verso il marito, l'ispettore Carreras.
In fondo al delitto, scopriranno il vero amore. L'amore di chi ha perso qualcuno.


La scheda del libro sul sito di Sellerio

Il link per ordinare il libro su ibs.

20 anni persi inutilmente

“Il populismo democratico ha quattro ingredienti: un popolo elettore che tende ad esprimersi in uno stile plebiscitario con un rapporto di finta immediatezza con il leader; la dominanza di una leadership personale, gratificata di qualità carismatiche; un sistema partitico semplificato con un ricambio di elite politiche che è di supporto immediato al leader; il ruolo decisivo e insostituibile dei media alleati ”Gian Enrico Rusconi, La Stampa 13 settembre 2008.
Il copione è stato eseguito fedelmente: da una parte i falchi che minacciano, pretendono, urlano. Sapendo che le loro richieste verranno comunque accettate, magari con un compromesso che porti a scegliere il male minore (la riforma dell'interdizione? Una riformina della giustizia?).


Dall'altra il perseguitato che si presenta davanti il portone di casa, su un palco abusivo, di fronte ad una platea di persone tele chiamate che sventolano le vecchie e care bandiere della discesa in campo.
E il perseguitato che usa toni da vittima, dà garanzie al governo, usa un tono moderato (ci penseranno i falchi per lui), non lo faccio per me ma per la libertà. Sono innocente e rimango qui.


Il potere dei magistrati e il regime della magistratura. Le sentenze politiche. Sono vittima di una persecuzione che dura venti anni. I comunisti che vogliono andare al governo col golpe giudiziario.


Sono 20 anni che sentiamo queste bufale, al pari della rivoluzione liberale e del miracolo italiano. All'estero ridono di noi e si chiedono perché.
Il perché è semplice: è il potere dei media da una parte che mette il cerone anche di fronte alla realtà. L'enorme frode fiscale che la giustizia ha sancito.
E il gruppo di potere che si è saldato attorno al leader. Se cade lui, cadono tutti.
Anche quelli che l'hanno rimandato al governo.
E che ora si stupiscono, si indignano, “valuteranno” i toni.


Ennesimo gioco delle parti di cui siete tutti colpevoli.
Abbiamo perso venti anni: venti anni in cui abbiamo perso cultura, industria, produzione, ricerca, turismo.

E ora dobbiamo sentirci dire che questo governo, ricattato, deve essere tenuto in piedi a qualunque costo?   

La scena è tratta dal film di Virzì "Ferie d'agosto" del 1995: il gruppo familiare di sinistra e quello di destra (che ha votato tutti ..).
Ecco siamo tornati a questo:

04 agosto 2013

Governo uber alles


Può cadere l'Italia, ma guai a toccare il governo.
Che non è stato votato dagli italiani.
Che anzi, nemmeno hanno votato in maggioranza per Berlusconi.
E che, sempre questo governo, ha solo rimandato i problemi.

Mi dispiace per tutti i piccoli fan delle larghe intese, da Repubblica a Corriere, che hanno fatto finta di non accorgersi chi fosse Berlusconi. Che ora minaccia, riccata, evoca. 
Polito che chiedeva ai partiti di essere seri.
Scalfari che domenica scorsa sosteneva che B. non avrebbe avuto una reazione spropositata.

E ora volete difendere le istituzioni da una persona che voi avete sostenuto?

La politica con le bombe

Bologna, Italia, ore 10.25 del 2 agosto 1980. Sala d'aspetto di seconda classe.
Sala d'aspetto di seconda classe.Il bimbo è tranquillo. Ticchetta.Non lo nota nessuno, nascosto dal sedile.Ha una faccia piuttosto comune.Dimensioni ordinarie, sparisce nel mezzo alla folla di bagagli e viaggiatori.Il bimbo è fatto di pelle, metallo e morte.Pesa ventisei chili, grammo più, grammo meno.Sette etti di coccodrillo verniciato, un chilo e due di acciaio inox, ottocento grammi di vestiti assortiti, diciotto chili di nitroglicerina per uso civile e cinque di compound B, una miscela di tritolo e T4.Il bimbo smette di ticchettare alle 10.25.Esplode.La scena al rallentatore: orrore puro.In principio è il nucleo: aria compressa, fuoco gassoso.Ha le dimensioni di un'unghia.Il nucleo inghiotte ossigeno, si espande, dilata i confini.Uccide.Prima devasta le cose: denti invisibili, incandescenti, divorano legno e plastica, fondono viti, scavano il marmo del pavimento, frammentano il vetro in milioni di schegge.Poi sbrana le persone: scioglie la carne, le ossa, ingrassa ancora.Si espande.Il corpo di Sandrina sublima. Sublima Angelica, dentro di lei.Frammenti di madre e figlia eiettati a cinquanta metri di distanza, sul binario 3. Li ritroveranno tra un mese.La faccia di Renato si squaglia. Il nucleo misura cinque metri di raggio, adesso.Frigge l'epidermide, si liquefa il derma.Il nucleo ingoia ottanta vite.In meno di tre secondi.Altri cinque li porterà via con calma.Stanotte.Mozza teste, stronca sogni, fonde interiora, crea il vuoto.Chi non muore ingerito dal nucleo, sperimenta l'onda d'urto.Le pareti, squassate, vacillano.Il botto si sente in tutta Bologna.Lo spostamento d'aria, alla Bolognina incrina, incrina i vetri delle case.Crolla il soffitto sopra la sala d'aspetto. Crollano gli uffici al primo piano.Fumo, sangue e polvere troppo densa per i polmoni di chi sopravvive.Chi si salva è fregiato. Alcuni perdono le gambe, le braccia.C'è chi ne porterà addosso i segni per sempre: cicatrici da quaranta centimetri.Tre secondi, forse dieci col crollo.Non dura di più.Silenzio.Per un minuto intero.E poi solo fumo giallo e nero. Odore di polvere da sparo.Sirene in lontananza.
"Settanta " pagine 661-662
Sono parole di Simone Sarasso, prese dal libro Settanta, che prendo in prestito per ricordare la strage alla stazione di Bologna. La bomba (il bimbo che ticchetta placido ) che scoppiò il 2 agosto uccidendo 85 vite e ferendone 200.
L'ultimo colpo di vento del tifone che negli anni '70 aveva spazzato l'Italia a colpi di attentati, sui treni, nelle piazze, nelle banche, per creare terrore tra la gente, per spegnere i desideri di riforma delle gente che scendeva in piazza per chiedere più diritti, più democrazia.
E si è ritrovata le bombe, il sangue, i colpi di pistola, l'odore del tritolo, il fumo che riempie le piazze. E i depistaggi, e le coperture e le connivenze da parte dello stato nei confronti di terroristi legati a quelle stragi.
Da Portella, con i troppi dubbi sul ruolo di Gaspare Pisciotta, alla strage di Piazza Fontata con la falsa pista degli anarchici preparata dal Sid e dall'Ufficio Affari Riservati.
Fino al depistaggio del Sismi di Musumeci e Belmonte, con l'aiuto della P32 di Gelli.
Il tutto per mantenere un clima di perenne emergenza, per cui la politica deve tenere ben dritto il timone, senza sbavature, senza debolezze, senza incertezze.
Non c'è tempo per cambiare, per provare nuove strade.



Per raccontare del contesto e dei mandanti di quelle stragi (senza colpevoli in carcere, e senza mandanti), mi affido ad un altro scrittore bolognese. Patrick Fogli che ne Il tempo infranto, ci ha portato dentro le stanze del potere, criminale.


È questo il dialogo tra un ex giudice in pensione e un vecchio senatore, residuo di quel periodo storico:

“.. ma io non credo ai mandanti. Non ci ho mai creduto. Credo alle convenienze e ai dati di fatto, alle opportunità e ai gruppi di potere. Io stesso, in qualche modo e con scopi molto diversi, ne ho fatto e ne faccio parte.
In quegli anni c'era gente che metteva le bombe. Sembra semplicistico detto così e forse lo è, ma alla mia età si può permettere in po' di sintesi storica. E poi i fatti lo dimostrano. C'erano organizzazioni convinte che gli attentati indiscriminati facessero parte di una strategia lecita. Anzi, non solo. Potrei dire redditizia.
Ripeto, la storia lo insegna. E dall'altra parte c'erano gruppi politici, gruppi di potere, li chiami come vuole, che pensavano di poter usare quel magma rivoluzionario, omicida e criminale per incanalarne gli effetti nella direzione voluta. Alla fine degli anni sessanta e negli anni settanta quella direzione era, tra l'altro, contenere il consenso del Partito Comunista entro confini prestabiliti, scatenando nella gente la paura, il bisogno di ordine. Magari di forza. In questo senso ne sono convinto, sia il terrorismo nero che quello rosso, hanno fatto gioco.
Non credo – e non ci crederò nemmeno se mi porteranno le prove – che ci sia mai stato qualcuno che è andato da un gruppo di estrema destra a commissionare la strage di Piazza Fontana o di Piazza della Loggia, o la strage di Bologna. O che abbia ordinato alle Brigate Rosse di rapire Aldo Moro, per parlare di terrorismo di sinistra. Allo stesso modo però - e lei lo sa – ci sono settori dello Stato che conoscono molto bene certi movimenti. Con precisione e e attenzione. Ecco, credo che a volte si sia fatto in modo che questi settori dello Stato andassero a prendersi un caffè, si voltassero dall'altra parte, fingessero di non vedere. O magari, si limitassero a verificare che tutto andasse in un certo modo e che i responsabili, se necessario, potessero essere tenuti sotto controllo. ”

Oggi viviamo tempi diversi. Diversa la partecipazione della gente alla “cosa pubblica”, meno affollate le piazze.
Oggi, per indirizzare nel senso giusto le cose, è sufficiente un telegiornale condotto da un direttore cui il governo saprà essere riconoscente.
Un editoriale su un giornale “moderato” e dunque (tradotto dal politichese) conservatore.


Un discorso a reti unificate o un governo a reti unificate.

02 agosto 2013

2 agosto 1980


Il 2 agosto 1980 è un altro di quei buchi neri della nostra storia: un altro di quei misteri di cui, ad ogni anniversario, il politico di turno chiede che si faccia verità o che si faccia luce sulle responsabilità.
Passato l'anniversario, ai parenti rimane la solita amarezza nel trovarsi soli col proprio dolore, con uno stato alle spalle che da una parte si commuove, dall'altra tira fuori omissis, ragioni (e segreti) di stato per nascondere.

Tanto, passati tutti questi anni, chi si ricorda più cosa è successo sul Tirreno il 27 giugno 1980, a Milano il 12 adicembre 1969, a Portella della Ginestra il 1 maggio 1947, a Bologna il 2 agosto 1980 ..


Chi si ricorda più dei depistaggi, della P2, del Sismi deviato, dell'azione della magistratura bloccata, impedita, degli 85 morti e dei 200 feriti?

Il re è nudo (e pure condannato)


Da ieri sera si può dire: Berlusconi è un pregiudicato, colpevole del reato di evasione fiscale con frode.
L'ex presidente del Consiglio, anche quando era presidente del Consiglio si è preoccupato dei suoi affari e non di quelli degli italiani.
In un colpo solo la sentenza della Cassazione mostra il re nelle sue imbarazzanti (per noi persone civili) nudità.

Il conflitto di interessi. Tutti gli ingegni per gonfiare le spese e spostare così soldi in società off shore. Le leggi ad personam per bloccare i processi.

Da ieri non solo il re è nudo, ma pure i suoi sottoposti.
Le persone del suo partito, l'esercito (esultante) di Silvio, i difensori dell'ex cavaliere sui giornali. Quelli che hanno spinto per le larghe intese. Pure Napolitano e Letta.

E ora, che nessuno si sogni di toccare la Costituzione.
Da ieri c'è un motivo in più per impedire a questa maggioranza senza arte né parte di stravolgere la nostra Carta.
Il messaggio del presidente, dove si parla di una clima di serenità per le riforme, è semplicemente irricevibile.
Che riforma della giustizia può partorire questa maggioranza le cui sorti sono legate ad una persona condannata con sentenza passata in giudicato?
Perché il bene dell'Italia non passa più, e non deve passare più per un evasore.

Fatevene una ragione.

01 agosto 2013

Tutto e il contrario di tutto

E' successo al Senato oggi questa episodio e racconta di come votano i nostri rappresentanti.
Tutto e il contrario di tutto. Come nel film di Albanese "Tutto tutto, niente niente" ...


Le fondamenta della città, di Giuseppe Gennari

Può capitare, in Lombardia, che l'azienda che ti sta consegnando un pacco a casa tua, sia nelle mani della ndrangheta.
Oppure, è sia la società che sta effettuando dei lavori pubblici nel tuo comune, che è legata alla ndrangheta.
Oppure i buttafuori del locale in cui sei andato a divertirti.
O il bar dove vai a mangiare in pausa pranzo. O il chioschetto davanti lo stadio.
Anche loro potrebbero essere dipendenti della ndrangheta Spa.

Una delle più floride e potenti società di servizi che opera qui al nord. Il saggio del giudice per le indagini preliminari Giuseppe Gennari è un lungo racconto di questa società criminale di servizi: come ha fatto ad entrare nel nostro territorio, quali i servizi che offre e perché questi servizi sono così graditi al contesto imprenditoriale lumbard.
Gennari ha attinto dalla sua esperienza professionale per raccontare di inchieste (Parco sud, Crimine, Metallica ..), di personaggi dell'onorata società e di imprenditori rimasti contagiati da questo "virus".
E' proprio questa esperienza sul campo che ha permesso all'autore di spiegare cosa non funziona nel nostro sistema giudiziario, che oggi deve sempre di più inseguire questa nuova criminalità che non indossa più coppola e lupara e dove invece il mafioso si presenta come un manager capace di muovere capitali, offrire servizi, creare consenso (coi posti di lavoro).

Basta con omicidi, con lo spaccio della droga, il racket, gli omicidi in pieno giorno per regolare conti: questa nuova criminalità si occupa di movimentazione terra, gestione dei rifiuti, di costruzioni coi grandi appalti pubblici (la «corrente del golfo» economica, dice l'autore), di riscossione dei crediti, nel settore dei trasporti. E ovviamente lo fa in modo criminale, non rispettando le regole di uno stato democratico. Scrive il giudice: "il metodo mafioso si compone, ce lo dice sempre la legge, di tre elementi fondamentali: la forza di intimidazione, l'assoggettamento e l'omertà".
Spesso, racconta l'autore, non c'è nemmeno bisogno per il boss di fare delle esplicite minacce, per imporre un determinato appalto, per far sì che in una determinata zona lavorino certe società e non altre. Che un certo debito sia pagato.
Perché si sa chi si trova di fronte: ricorda l'autore che nessuna delle vittime della ndrangheta, nel settore dell'edilizia (padroncini che si sono trovati camion incendiati, attentati sui loro cantieri) ha mai denunciato qualcosa prima che la magistratura stessa intervenisse.
L'omertà, e la paura, non sono solo vizi del sud del nostro paese: "superato un certo punto, adeguarsi alle regole mafiose diviene un costume di vita, un'abitudine che non ha bisogno di essere messa continuamente in discussione".

La ndrangheta si è inseruta nel nostro tessuto come un virus, continua l'autore: ma il nostro organismo non si è dimostrato un organismo sano, capace di creare anticorpi a contrasto della penetrazione mafiosa.

L'autore usa la metafora del contagio del virus: "Il contagio si ha quando un virus maligno intacca un corpo sano. Al Nord il corpo sano non c'era e non c'é. E il virus ha intaccato un ambiente che ha spesso fatto coincidere i propri interessi con i servizi offerti dalla 'ndrangheta. Corruzione e 'ndrangheta. Reati economici e 'ndrangheta. Reati ambientali e 'ndrangheta".

Parlare ancora di pericolo infiltrazione, scaricare le colpe sulla pratica del confino che ha spiedito qui i mafiosi dal sud, dire come fanno molti, che la mafia viene nelle regioni del nord solo per riciclare è semplicemente falso.

La ndrangheta ha trovato in questa regione imprenditori molto felici di non doversi preoccupare di dove finivano i loro soldi.
Imprenditori che anziché rivolgersi alla giustizia civile per risolvere una questione creditizia, preferivano bussare alla porta di don Pepè Onorato e la sua squadra al bar Ebony.
La ndrangheta Spa evita problemi con le maestranze, coi sindacati: le società che si rivolgono ai suoi servizi spesso riescono a spuntare prezzi concorrenziali, perché magari non si pagano tutti i contributi.

Gennari non punta il dito solo contro il sistema imprenditoriale: ad aver contribuito alla crescita di questa mafia hanno contribuito quei professionisti senza troppi scrupoli di coscienza.
Commercialisti che si preoccupano di nascondere i capitali delle famiglie nei paesi offshore o in società intestate a prestanome.
Avvocati senza troppi problemi etici e di coscienza.
Funzionari di banca che, se da un parte lesinano i prestiti ad aziende e privati, dall'altra concedono mutui impegnativi alle famiglie dei don. Che poi, è un nuon metodo per impedire le confische dei beni (si chiama load bankink): "è una delle più classiche tecniche di autoriciclaggio e si chiama loan back. Chi ha guadagni illeciti da investire, si indebita con una banca. Così il denaro che puzza viene usato per ripagare le rate di mutuo".

La vicenda della Perego costruzioni.
Ivano Perego è stato arrestato nell'estate del 2010, nell'ambito dell'inchiesta "Crimine": il caso Perego è emblematico di quello che è successo nel settore dell'edilizia, dove ci sono tanti imprenditori stanchi della burocrazia che hanno deciso di creare sinergie e convivere con l'amico calabrese.

La ndrangheta, con la famiglia Strangio, era entrata nel capitale dell'impresa, che prendeva appalti pubblici in regione Lombardia. Solo la facciata dell'azienda era in mano alla famiglia brianzola.
Per la prima volta, "la 'ndrangheta si trova anche dall'altra parte del tavolo. Dalla parte di chi si aggiudica gli appalti, privati e pubblici, e poi smista il lavoro a cascata", ad altre aziende di famiglie ndranghetiste.

Il virus non entra solo nel capitale (per garantire a Ivano Perego la bella vita): i cantieri sono frequentati da personaggi come Antonino Belnome, il killer di compare Nunzio Novella (lo scissionista ucciso nel 2008), da Pasquale Varca, capo del «locale» di Erba.
Altro personaggio della storia è Andrea Pavone: "abilissimo creatore delle più strambe ingegnerie societarie e di funamboliche scalate", che Strangio ha messo, di fatto, al vertice di Pgc. La società nata nel 2008 e che rischia di scalare un altra potente società del settore, la Cosbau.

In questa brutta storia, si mescola tutto: mafie, imprenditori senza problemi di coscienza, scatole finanziarie.
Ma serve anche una persona per curare i rapporti con la politica e le lobby: "chi meglio di Antonio Oliverio, ex assessore della bistrattata giunta provinciale milanese presieduta da Penati".
Problemi dal punto di vista giudiziario? Nessuno. Lo spiega sempre l'autore parlando del «traffico di influenza»: "quell'attività  di intermediazione che viene fatta da chi, sfruttando le sue conoscenze acquisite nel tempo, mette in relazione imprenditori privati e persone delle istituzioni per fare ottenere ai primi vantaggi".
Ma non è reato, nonostante l'introduzione di una norma per punire il traffico di influenze fosse un obbligo derivante dagli obblighi della Convenzione del Consiglio d'Europa.

Sono finiti tutti in carcere. Perego e gli ndranghetisti.

Il patto col diavolo: il caso della TNT in Italia.
Altro episodio citato nel libro, l'inchiesta che ha coinvolto i vertici di TNT Italia che aveva affidato la gestione dei trasporti (in outsourcing) ad una società della famiglia Flachi, che consegnavano i colli alle persone.
In che modo questa azienda si è aggiudicata l'appalto in esclusiva? Offrendo servizi competitivi, per il prezzo (perché le mafie si possono permettere di non pagare controbuti a fine mese), e garantendo l'assenza di problemi nei confronti dei lavoratori.
Zero conflittualità aziendale: è questo quello che gli olandesi, e i manager italiani chiedevano a queste persone.
Pur sapendo, da un report dell'agenzia Kroll, quanto fossero pericolose.

Scrive nel libro Gennari: "Tnt si trova nella scomoda veste di «vittima attiva» del metodo mafioso. La vittima attiva (come il paninaro, come l'impresa di movimento terra) é quella che comprende che dalla relazione con la mafia può anche avere dei vantaggi".

La vicenda della TNT è allarmante per due motivi: da una parte per il fatto che questa società, pur sapendo di dover operare in un «ambiente» già  inquinato dalla presenza mafiosa, non si é mai rivolta alla procura della Repubblica.
Dall'altra, la capacità  delle organizzazioni mafiose di compiere un salto di qualità  decisivo, nell'offrire prestazioni credibili sul mercato.

I gemellaggi con lo stato.
Nell'ultima parte del libro si affronta il tema dei rapporti tra mafia e politica e tra mafia e stato.
I "gemellaggi" con lo stato, li chiama il pentito Antonino Belnome: quella serie di relazioni utili che una locale di ndrangheta riesce a costruirsi sul territorio che invischia professionisti, imprenditori, politici, pubblici amministratori, direttori di banca.

Questo è il vero capitale sociale della ndrangheta Spa: la rete di relazioni che la 'ndrangheta costruisce attorno a sé.
Una rete che si rafforza grazie al controllo del territorio, all'omerta per paura e per convenienza, "perché chi dovrebbe vedere e capire preferisce non farlo, preferisce prendere i soldi di chi paga tanto e subito per certi servizi".

L'imprenditore amico, che propone affari immobiliari al clan Valle che hanno soldi da investire sul loro territorio a Vigevano.
Lo società del clan Valle, tra il 2006 e il 2007, hanno ottenuto prestiti (per prestanome), usati per investire i guadagni illeciti: si chiama loan bank ed è una delle più classiche tecniche di autoriciclaggio.
Nella scalata di Pavone alla Cosbau può contare sull'alleanza di un altro noto istituto di credito, che poi subirà  un'ispezione di Banca d'Italia.
Mascaro, Flachi e Martino, che devono gestire l'affare Tnt, possono contare sul loro consulente di fiducia, per creare una società di comodo, "pulita".
I clan calabresi che si spartiscono il servizio di sicurezza nei locali notturni milanesi danno invece lavoro ad agenti di polizia che, per arrotondare lo stipendio.

Belnome, il «padrino» di Giussano, ha raccontato ai magistrati che era a conoscenza del suo arresto già  un paio di mesi prima: «aveva degli agganci con le forze dell'ordine.»
A Giussano, storico Comune padano, dal benzinaio al ristorante, al bar, alla discoteca alla moda nessuno si azzardava a presentare il «conto» a Belnome.

Ultimo caso, uscite sulle cronache dei giornali, l'arresto dell'assessore regionale Zambetti, che avrebbe acquistato, per la bellezza di duecentomila euro, un pacchetto di voti da un clan 'ndranghetista.
E "calabresi non si sarebbero accontentati dei soldi e avrebbero poi cominciato a chiedere altre cose: assunzioni di favore, una corsia preferenziale per gli appalti di Expo...".

Spezzare il legame mafia politica.
Il messaggio che arriva, arrivati in fondo al libro, è chiaro: fin che ci saranno persone che hannno bisogno della ndrangheta, questa potrà continuare a prosperare


Gennari ricorda cosa è successo durante l'iter di approvazione dell'articolo 416 ter (contro il voto di scambio) nel 1992.
Quando, dopo la strage di Capaci, il Parlamento voleva dare un segnale forte di lotta alla mafia: "la prima versione della legge diceva che doveva essere punito chi offriva qualsiasi «utilità»", spiega "e invece, all'ultimo momento, la parola «utilità» viene sostituita con «denaro»".
Anche il governo tecnico di Mario Monti (nonché questo governo di larghe intese), ha cercato (invano) di rivedere questo articolo nonché di normare in modo chiaro il reato di concorso esterno.
Ci sono evidentemente troppi interessi, affinché questo intreccio perverso tra mafia e politica venga spezzato.

Conclude l'autore, e alla luce di quanto ha raccontato in questo libro non posso che trovarmi d'accordo:
"Fintantoché la politica continuerà  a «leggere» le indagini della magistratura come un'interferenza dettata da oscuri disegni eversivi
della volontà  popolare, ci sarà  poco da fare".


E poi: "Chi è anche solo sfiorato dal sospetto di avere rapporti con organizzazioni mafiose, nel mio Paese ideale, non dovrebbe poter fare politica".

Il link per ordinare li libro su ibs.
La scheda del libro sul sito di Mondadori.

L'intervista su Famiglia Cristiana:

– Il libro sembra dire “attenzione, che la mafia ce l’avete sotto casa”. È così?

«La percezione che le mafie siano una cosa del Sud va abbandonata. Un esempio? La gestione degli spazi dove si piazzavano i chioschi dei venditori ambulanti. La ’ndrangheta ne aveva il monopolio, e gli ambulanti pagavano. Bisognava passare attraverso i boss calabresi per avere la "concessione". È una storia emblematica. Dimostra che spesso le vittime lo sono solo a metà: i venditori ambulanti subivano le imposizioni dei mafiosi, ma poi accadeva che ricorrevano al boss per far rispettare i loro “diritti” rispetto ai concorrenti. Quando la Finanza apri un chiosco “civetta” a fianco del paninaro che veniva estorto, quest’ultimo ha chiamato il padrino calabrese per far cacciare l’intruso».

– Anche il noto corriere espresso Tnt è finito nelle grinfie della criminalità.

«“Nelle grinfie” non direi. È un altro caso delle vittime a metà: un esempio abbastanza chiaro di alleanza utile fra l’imprenditore legale e questo tipo di realtà criminali. La Tnt usava una cooperativa della mafia per la distribuzione dei pacchi a Milano e provincia».

– La società ne era consapevole?

«Sì. La vicenda processuale lo ha dimostrato. La Tnt aveva problemi nell’area milanese con le sue cooperative: erano molto frammentate, conflittuali fra loro. Allora, i vertici italiani della multinazionale affidano a un consulente l’individuazione della soluzione: costui, che peraltro era un ex ufficiale dei carabinieri, porta alla Tnt una cooperativa di calabresi, dicendo che “con loro non avrete problemi”. Quando l’inchiesta giudiziaria ha portato allo scoperto la faccenda, la Tnt Olanda ha decapitato tutti i vertici italiani. Le filiali milanesi sono state ripulite dalla Procura e riconsegnate alla Tnt».

– Insomma, Milano come il Sud?

«No, è diverso. Qui al Nord la mafia ha avuto la capacità di entrare in sinergia con le attività economiche e sociali, mentre al Sud le hanno schiacciate. Il controllo del territorio nel Meridione è devastante, specie in Calabria dove la ’ndrangheta ha quasi preso il posto dello Stato. In Lombardia, invece, ha rapporti sinergici, convive, offre prestazioni che avvantaggiano. Il tutto senza i morti per la strada e la violenza, perché com’è noto la mafia calabrese preferisce il basso profilo e il silenzio».

Sono spariti i soldi

"Antonveneta, inchiesta beffa Sono sparite le mazzette Mps" titola Il giornale

Che beffa. Senza soldi, niente corruzione ai partiti (o al partito, in questo caso). Che è proprio quello che gli stessi giornali dicevano sulla  sentenza di condanna dell'ex governatore Del Turco.
Niente soldi, niente corruzione: dove sono le prove?

 

Made in Italy

In Italia non c'è più spazio per fare impresa: le sentenze della Consulta sui ricorsi della Fiom, le pretese dei sindacati sui diritti di chi lavora (specie per quelli che lavorano in piedi, alla catena), hanno portato l'AD di Fiat a questa tesi.
Ovvero che, a furia di chiedere diritti, di diritti si muore.

Oramai l'Italia si possono solo fare proclami, promesse, sparate.
Come i 20 miliardi del piano Italia.

In Italia ai lavoratori Fiat rimane la Cassa integrazione, che oramai diventerà cassa in deroga.
Non c'è spazio per fare imprese e quello che rimane lo paga l'inps.


Non c'è spazio per le imprese nonostante la legge 30, la deregulation, il lavoro nero, la riforma Fornero.
Ma alla fine, come aveva già spiegato JP Morgan, è tutta colpa delle Costituzioni del sud europa, nate alla fine della seconda guerra mondiale, dopo le lotte di liberazione dal fascismo.  

Quello che, forse, in molti si auspicano che ritorni.
Non si può fare impresa, e mica possiamo dare le colpe ai conflitti di interesse, alla corruzione, a quelli che portano i soldi all'estero e non pagano le tasse, alle mafie ..