24 novembre 2013

Che cos'è questa stabilità

Tg1 delle ore 13.30, sabato: Alfano parla al suo nuovo gruppo difendendo sia Berlusconi dall'aggressione giudiziaria, sia la scelta di smarcarsi dagli estremisti del PDL e rimanere al governo.
Mia mamma, non capiva e mi chiedeva: 
"Ma Alfano sta con Berlusconi o col PD?"
"Con tutti e due" ho dovuto rispondere.

Ecco, sta tutta qua la difficoltà nel comprendere e spiegare la politica italiana. Partiti e gruppi che si creano o che si sciolgono: nuovo centro destra di Alfano (che difenderà però Berlusconi sulla decadenza).
Berlusconi che, dall'altra parte (o forse dalla stessa parte di Alfano) sta preparando un discorso di chiamata in correità al Senato: "se consegnate me, poi tocca a voi". Cosa dobbiamo pensare, che tutti i senatori hanno problemi giudiziari?

I nuovi popolari di Mauro che abbandonano (il fallimentare) Monti per rimanere al centro. Il PD che abbandona i suoi elettori per mantenere in piedi l'alleanza di governo: niente sfiducia ad Alfano e alla Cancellieri.

Tutto in nome della stabilità. Stabilità politica.

Ma cos'è questa stabilità? E il tentativo, forse l'ultimo, per nascondere la realtà che ipocritamente tuttu fanno finta di non vedere. Stiamo affidando le sorti del nostro paese alle stesse persone che l'hanno governato fino ad ora. Queste larghe intese sono l'ultimo tentativo di difendere la casta e i suoi privilegi: Cuperlo, a Servizio Pubblico, si è pure arrabbiato con Santoro che gli rinfacciava la distanza dal paese.
Questi partiti di governo che si sono chiusi a riccio nelle larghe intese, promettendo riforme e la luce in fondo al tunnel, si sono dissociati dal paese.
A Genova il PD ha lasciato solo il sindaco Doria, alle prese con le proteste dei lavoratori dell'azienda pubblica di trasporto. Probabilmente al PD genovese e ligure andrebbe anche bene la privatizzazione.
A Genova la protesta ha bloccato la città per giorni (come i camionisti avevano bloccato il paese nel passato, per gli incentivi sul gasolio, come i tassisti avevano bloccato Roma ..): abbiamo avuto anche noi la nostra parte di Grecia. 
Non si capisce come mai la cattiva gestione del passato debba essere fatta pagare dai tramvieri e dagli autisti dei bus.
Parafrasando Renzi che ha citato Terence Hill, "altrimenti ci arrabbiamo noi".

Ma non è solo Genova: anche la Campania è stata abbandonata. Cosa si sta facendo di concreto per la terra dei fuochi, per le bonifiche, per contrastare le ecomafie? Taranto è stata abbandonata: a che punto sono le prescrizioni che la magistratura ha chiesto ai Riva e all'Ilva?
Stesso discorso per la Sardegna, dove fino a ieri si è cementificato, consentendo condoni di quartieri costruiti in zone a rischio, costruzioni in riva al mare, il mancato rispetto delle norme edilizie.

E ora?
E' un modello politico che è fallito: il modello politico degli abusi edilizi, della politica che non controlla, che lascia fare gli affari sporchi ai suoi amici nelle banche, nelle assicurazioni, nelle aziende "strategiche". La politica dei signori delle tessere, al sud come al nord: politica che non si chiede da dove vengono i voti. In Piemonte, come ha raccontato l'inchiesta Minotauro, in Lombardia (caso Zambetti). E nel sud, come abbiamo visto per le primarie del PD.
La politica che ha occupato le società pubbliche o partecipate, svuotandone le casse e ora, quando non ci sono soldi, scarica tutto sui cittadini e su chi lavora con un "un sistema di potere clientelare, spartitorio e diffusamente corrotto".

La politica che sa dare, come unica risposta, quella della cassa integrazione: sono soldi che servono per andare avanti, in momenti di crisi. Ma le operaie della Manufat, sempre a Servizio Pubblico sono state chiare: "vogliamo un lavoro". Non la sussistenza.



Alcuni drappi bianchi esposti nella zona di Inverigo Arosio, per l'iniziativa dell'imprenditore Giuseppe Caggiano

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