08 novembre 2013

I nuovi mostri 2.0

«Senti un po’... ma tu che fai? Non te movi oggi?», dice al telefono ad Agnese, il 7 ottobre scorso, come emerge dalle intercettazioni. «No ma’, perché sto male», replica accennando anche a un certificato medico da inviare a scuola. «E come facciamo? Perché io sto a corto. Dobbiamo recuperà». 
«Eh, mo domani vedo quello che posso fa’... Domani dopo scuola si vede, dai». «Ma ce la facciamo a recuperarla questa settimana?», chiede nuovamente. «Ma come no, avoglia»[le intercettazioni tra la madre di una delle baby escort e la figlia]
Forse nemmeno la mente di Dino Risi avrebbe potuto partorire questa nuova generazione di mostri: I mostri 2.0.
Una mamma che spinge la figlia a prostituirsi.
La figlia che vuole invece studiare e che, no ha ancora 16 anni, non la si può togliere dalla scuola ..
Ma dalle intercettazioni emerge un lato inquietante di questa madre, che da un lato spronava la figlia a lavorare, e dall’altro si preoccupava che andasse a scuola. Agnese, però, non ce la faceva a reggere il ritmo: «Ma io voglio andarci a scuola, solo che non c’ho tempo per fare i compiti».
E la madre: «Quando tu esci da scuola torni a casa... due ore studi... tre ore e...».
Agnese ribatte: «Dopo non ce la faccio ad andare da Minni (Mirko Ieni, lo sfruttatore arrestato dieci giorni fa, ndr), non ce la faccio se studio prima». La madre insiste: «Eh dall’una alle tre puoi... tanto tu vai sempre alle tre lì (nell’appartamento di viale Parioli affittato da Ieni, ndr.)». «Non ce la faccio, perché dopo che ho studiato sono stanca».
«Allora devi fare una scelta... puoi alternare i giorni...».
Gli insegnanti chiamano la madre della ragazzina per chiedere conto delle ripetute assenze a scuola.
La donna, esasperata, dà un aut-aut ad Agnese: «Allora rifletti bene su questo aspetto della scuola per cortesia.. perché se no è inutile.. io ti ritiro».
 
«Non mi puoi ritirare mamma, non c’ho sedici anni». «Apposta, allora ce devi andà», è la risposta. «Io voglio andarci, mamma, però non voglio andarci senza aver fatto i compiti» [Il Messaggero]

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