04 novembre 2013

Il prezzo delle larghe intese

Il ministro della giustizia non si può dimettere, pena la fine delle larghe intese.
Come anche era impossibile chiedere la testa di Alfano dopo la vicenda del rapimento della moglie del dissidente Kazako (Ablyazov).


Non si può votare la decadenza di Berlusconi, né palese né segreta (a meno che nell'urna si arrivi al miracolo) perché, come per Alfano, Cancellieri, il governo sarebbe a rischio (e noi non possiamo permetterci un'altra fase di instabilità).

Non si è potuto dire no alla richiesta di Berlusconi sulla cancellazione dell'IMU, altrimenti Brunetta si arrabbiava e il governo di scopo finiva lì.
Alla stessa maniera per cui non si è potuto mettere mano al settore dei giochi online per mettere dei paletti ai bar con slot machine, per alzare le commissioni, per fare pagare alle società la giusta multa (quei 2,5 miliardi stabiliti dalla Corte dei Conti).
Tra l'altro, ai tempi di Passera e Monti non si era potuto mettere mano nemmeno al settore televisivo, con la vendita dellefrequenze liberate dal digitale al mercato (e non a Rai e Mediaset col beauty contest), altrimenti il PDL bloccava tutto.

Mi chiedo se il prezzo di queste larghe intese non sia troppo alto. Se lo scopo di questo governo di servizio, che dovrebbe salvare il paese non sia altro. Il ministro Mauro da Santoro faceva il paragone con le formichine. Si muove piano piano, ma nella direzione giusta.

Giusta per chi?

Oggi ci stiamo chiedendo se il ministro Cancellieri si deve dimettere si o no. La settimana scorsa la domanda inutile era se il voto di decadenza dovesse essere palese o segreto.
Domande che nascondono dietro i veri problemi.

È giusto che un problema di un singolo carcerato passi per una telefonata al ministro della giustizia (dove tra l'altro la prima telefonata l'ha fatta la Cancellieri)?. Possiamo accettare il fatto che un ministro sia così legato (dal punto di vista anche personale) ad una famiglia sotto indagine giudiziaria, che si muova per aiutare un suo esponente “che si senta in colpa verso una delle famiglie più potenti di Italia, che si senta imbarazzata perché il figlio ha contribuito a smascherarne le malefatte (per questo incassando una buonuscita da 3,5 milioni di euro), che si spinge a definire ingiusti gli arresti del gip” (dall'articolo di Gustetti e Griseri uscito ieri suRepubblica)?

Il problema è il sistema Ligresti così come emerge dalle inchieste che lo coinvolgono. Non solo le dimissioni del ministro. Un sistema che tocca il mondo della finanza italiana e i suoi legami con la politica.

Infine, la battaglia su voto palese o meno: B. è stato già condannato con sentenza passata in giudicato. Cosa c'è da aggiungere?
Vogliamo riprendere il discorso sul sistema off shore, sulla frode fiscale, sui fondi neri con cui pagare mazzette, sulle leggi ad personam ...?



Se è questo il prezzo delle leghe intese, mantenere questo sistema, allora è meglio lasciar perdere.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Condivido in pieno! Ormai la governabilità è diventato un valore a prescindere dall'azione di governo.
Siamo un Paese ridicolo.