05 dicembre 2013

Un disegno politico da Prima Repubblica anti-bipolarismo


Un estratto del libro di Marco Travaglio "Viva il re" (Chiarelettere), sul presidente della Repubblica Napolitano: questa una parte del capitolo (che trovate sul numero del Fatto quotidiano di oggi), dove si parla del ruolo del presidente nella crisi del secondo governo Prodi, come emerge dal diario dell'ex ministro Padoa Schioppa.

Interessante la parte dove si parla della visione politica di Napolitano, specie se rapportata con la notizia di oggi sulla bocciatura del porcellum da parte della Consulta. E ancor di più dopo aver letto cosa hanno scritto del presidente della repubblica i giornalisti Pinotti e Santachiara nel libro "I panni sporchi della sinistra". Le assonanze col cavaliere e con la massoneria.

“Un disegno politico da Prima Repubblica anti-bipolarismo”
"Ma soprattutto – ripete spesso Padoa-Schioppa nei nostri colloqui – “Napolitano detesta il bipolarismo e persegue un suo disegno politico”, quello svelato nella breve crisi del febbraio 2007: quello di un governo di larghe intese che eliminerebbe l’alternanza fra destra e sinistra e scipperebbe agli elettori il diritto di scegliere da chi essere governati, per rimetterlo nelle mani delle segreterie dei partiti. Come nella Prima Repubblica, che rimane l’unico orizzonte di Napolitano. Ma anche – osserva malizioso l’ex ministro – “come in Unione Sovietica”: “il governo lo sceglie il partito (o i partiti) e non il popolo”. Peccato che la Costituzione dica tutt’altro. E che ciò metta in pericolo la democrazia italiana, specie se all’opposizione c’è Berlusconi. Che, come spesso è accaduto nella storia della conquista del potere dei partiti comunisti nel XX secolo, punta a entrare in larghe coalizioni da posizioni di minoranza, per poi prendersi la maggioranza.

Il 16 luglio dal ministero dell’Economia parte per il Quirinale una nota critica sulla posizione di Napolitano in materia di decreti urgenti e di emendamenti durante l’iter parlamentare (...) “perché introduce di fatto un filtro più fine di quello fissato dalla Corte costituzionale”, cioè si attribuisce “una valutazione e una responsabilità squisitamente politiche, che invece dovrebbero restare prerogative del governo e del Parlamento”.
Il 7 ottobre Padoa-Schioppa, in un’intervista al Tg1, difende il ricorso alla fiducia da parte del governo Prodi. Due giorni dopo Napolitano gli
scrive una lettera “privata” per esprimere un dissenso politico e istituzionale: quasi che l’uso della fiducia vada contro la Costituzione. Il ministro
rimane di sasso, anche perché la fiducia è prevista dalla prassi parlamentare e costituzionale, specie quando un governo si regge su una maggioranza
così risicata. È l’ennesimo bastone fra le ruote di un governo che, già di suo, barcolla. Ripensando a quei fatti nel 2009-2010, l’ex ministro commenterà
con amarezza il fatto che il Quirinale abbia poi concesso a Berlusconi ciò che aveva negato a Prodi: il via libera ai continui ricorsi alla fiducia,
nonostante l’amplissima maggioranza di cui nel 2008-2010 gode il centrodestra in entrambi i rami del Parlamento (contrariamente all’Unione nel
2006-2008). L’abuso della fiducia parlamentare, come vedremo, proseguirà nel silenzio-assenso del Quirinale anche sotto i governissimi di Monti
e di Letta jr".
Napolitano ha messo i bastoni tra le ruote a Prodi, racconta Padoa Schioppa al vicedirettore de Il fatto: gli contesta l'uso dei senatori a vita (recentemente ne ha nominati 4 per puntellare il governo Letta) e il ricorso alla fiducia (quello che poi Berlusconi e Monti hanno fatto).
Il finale del capitolo:

"Visto poi quello che il presidente sarà capace di fare e di dire per puntellare il terzo governo Berlusconi e soprattutto quelli dei “suoi” Monti e Letta, non c’è dubbio che Prodi non è caduto solo per i numeri risicati al Senato, per le campagne acquisti del Caimano e per i logoramenti del nuovo
Pd di Veltroni. Ma anche per il mancato appoggio (per non dire di peggio) del Quirinale. Padoa-Schioppa lo scrive nel suo diario già il 14 febbraio
2008, senza neppure il senno di poi: Napolitano ha un “giudizio negativo” su Prodi. E non solo non l’ha mai aiutato. Ma ha spesso contribuito
a “logorarlo” e ad “accelerarne la caduta” ".

Buona lettura e viva il re!

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