30 settembre 2013

Come si seleziona una classe politica

"Come siamo arrivati a questo punto?" si chiede Report, nella scheda della puntata di questa sera. Come si è arrivati a questa situazione tragicomica, dove il paese in bilico è tutto nelle mani di un senatore condannato per frode fiscale.
In che modo viene selezionata una classe politica? Quella che decide e propone le leggi di questo paese, effettua le scelte su dove investire (e dove tagliare), decide le nomine nelle società pubbliche controllate o partecipate (vedi nomine Rai, coi conti in rosso o nell'Aci), nelle authority (vedi Agcom o altre).
Quella che dovrebbe regolare i conflitti di interesse, ma non lo fa perché non lo potrebbe fare.
Il centrodestra per evidenti motivi di non autolesionismo.
Il centrosinistra per i suoi conflitti, piccoli, ma esistenti. Vedi caso Chiamparino, banchiere dentro la Fondazione Intesa che può decidere del futuro del suo AD, ma anche candidato governatore del PD in Piemonte.

L'inchiesta di Bernardo Iovene sarà come al solito un ritratto impietoso di quello che è oggi il nostro Parlamento e in particolare, del governo delle larghe intese.
Quello che dovrebbe salvare l'Italia, quello che chiede sacrifici ma non è stato capace nemmeno di fare completa trasparenza dei propri redditi.

Per raddrizzare la Concordia è stato messo in piedi un team, composto da esperti di tutti i paesi - si chiede ironicamente la Gabanelli nello spot della puntata: "Il Governo chi ha scelto in questi mesi per rimettere in piedi un Paese devastato da una crisi senza precedenti".
Ecco, questa sera vedremo chi sono ministri, sottosegretari e presidenti di commissione.
Per occuparsi di pubblica amministrazione serve una competenza?
A sentire la Biancofiore no, d'altronde nemmeno il ministro ha le competenze.
De Luca, da Salerno a Roma, per fare il viceministro, ma senza deleghe. Ma con lo stipendio, a quello non si rinuncia.
Alla domanda sulle sue esperienze in ambito infrastrutture ha risposto "me ne trovi un altro migliore". Per poi attaccare sui giornali il giornalista di Report.

Sabrina De Camillis non ha voluto rispondere alla domanda sul suo doppio ruolo, come sottosegretario (rapporti con il Parlamento) e consigliere regionale (anzi, è il giornalista che deve dire chi lo sta pagando ...).
Il ministro delle politiche agricole deve vigilare su un consorzio dove il direttore è il padre.
Micciché confessa di non avere le competenze, mentre Mazione è un tecnico in quota renziana, sottosegretario all'Interno.
Bubbico, viceministro all'Interno, spiega che non si possono scegliere i migliori perché  "nelle esperienze umane non sempre le buone volontà vengono confermate".
Walter Ferrazza, fidanzato della nipote di Samorì, ha spiegato che è seduto sulla poltrona di sottosegretario (agli Affari Regionali) per farsi quella esperienza che, altrimenti, ai giovani è preclusa.

Qui l'anticipazione della puntata sul corriere:


L’inchiesta realizzata negli ultimi 3 mesi del governo Letta è partita da una domanda: con quale criterio si scelgono i membri del governo, qualcuno valuta i curriculum e le loro competenze?
«In tutti i campi la competenza è fondamentale, lei va da un barbiere che non sa fare il barbiere?» Risponde Marco Vitale, economista d’impresa.

«Se il potere è disciplinato dalla competenza e dal senso di responsabilità allora è un bene. Se non è sorretto da queste cose diventa distruttivo. E si mette nelle mani della burocrazia. Ma oltre alla competenza ci vuole un’altra cosa, la spina dorsale, l’integrità. L’obiettivo deve essere il benessere e l’interesse del paese, viceversa quando andiamo nella congregazione di questa o di quella parte siamo nemici del paese».

Emerge che l’unico requisito è l’indicazione del partito, che spesso premia persone non elette. Questo sistema ha dato vita ad una classe dirigente debole, le cui capacità (se ci sono) non emergono, e dove ognuno corre per sé, mentre il paese agonizza.

La scheda dell'inchiesta sul sito di Report:
"ISTANTANEA PRIMA DELL'INCIDENTE"
Di Bernardo Iovene

Come siamo arrivati a questo punto? Perché se un capo partito schiocca le dita tutti sono pronti ad obbedire? Forse la risposta sta nel fatto che più che la competenza o l'amore per la cosa pubblica in un parlamentare si cerca la fedeltà a chi ti fa eleggere. Caratteristica favorita anche dal Porcellum, un sistema elettorale che tutti criticano ma che nessuno cambia. Ma poi c'è da far funzionare un Paese.

Per raddrizzare la Concordia abbiamo chiamato i migliori esperti mondiali. Il Governo chi ha scelto in questi mesi per rimettere in piedi un Paese devastato da una crisi senza precedenti? Quali sono i criteri di nomina dei ministri, sottosegretari e presidenti di Commissione? Siccome al di là della crisi di governo dovremmo ancora farci i conti per un po', abbiamo cercato di comprendere quali siano i requisiti necessari per ricoprire cariche cruciali.

Per questo abbiamo anche contattato tutti i componenti del Governo: ministri, viceministri e sottosegretari per chiedere direttamente a loro quale competenza avessero per ricoprire il ruolo a cui sono stati assegnati, perché sono stati scelti e da chi. Ci hanno risposto in pochi, gli altri non erano interessati alla domanda o non avevano tempo. Bernardo Iovene ha fatto la radiografia a una decina tra ministri e sottosegretari.

Alcuni hanno già dimostrato incompetenza nel settore a loro assegnato, altri la competenza specifica non ce l'hanno per niente. E quale potrebbe essere è l'immagine dell'Italia all'estero se il presidente della delegazione parlamentare della Nato era nello stesso tempo agli arresti domiciliari? E soprattutto qual è la ricaduta sull' intero sistema quando chi dovrebbe farlo funzionare dichiara che "imparerà strada facendo?" Abbiamo scattato un'istantanea del primo governo a larghe intese prima dell'incidente, a futura memoria con la speranza che a chi spetterà in futuro, scelga i migliori.

Diversamente trasformisti

Alfano e soci, quelli che i giornali chiamano le colombe (e su di cui potrebbe abbattersi il metodo Boffo), hanno coniato la definizione di "diversamente berlusconiani", in risposta alla scelta estremista dei falchi del partiti.
Quelli che hanno spinto alla rottura col governo delle larghe intese, al ritiro dei ministri e dei deputati dalla maggioranza.
Dando poi, ma questo è un classico berlusconiano, tutta la colpa al PD e a Letta.

Peccato che sia la solita ipocrisia del potere: non si può essere diversamente onesti, o diversamente contribuenti.
Non si può da una parte sostenere la persecuzione di B. e dall'altra criticare la scelta estremista di staccare la spina al governo.

Questa gente semplicemente sente il terreno franare sotto i piedi, sorpassati a destra dai falchi e col terrore che prima o poi il vuoto berlusconiano sia colmato da qualcosa di nuovo. Sanno che senza Berlusconi, chi darà loro un posto al sole?
Ma sanno anche che una delle regole della malapolitica italiana è quella di tenere i piedi in due scarpe: un pò con Berlusconi, ma senza chiudere le porte ai centristi. Hai visto mai?

Ora ci ritroviamo col problema di dover fare la legge di stabilità entro il 15, per mandarla a Bruxelles.
Il rincaro dell'IVA, la cui origine risale alla mancata riforma delle tasse promessa da Berlusconi nel 2011 (e poi non mantenuta).
Potrebbe tornare l'IMU, per la seconda rata, con anche i vari aumenti delle accise.

Il rischio, sulla carta è grosso: che si arrivi al commissariamento da parte della Troika. Che si debba chiedere gli aiuti alla BCE.
Forse è per questo che Berlusconi ha fatto un pò una retromarcia: possiamo votare la legge elettorale e la legge di stabilità.

Un film già visto: minacciare per poi passare all'incasso.
Già si parla di amnistia.
C'è sempre tempo per mettere mano nuovamente alla giustizia.

Per dare la colpa a Grillo e al suo oltranzismo (come hanno fatto ieri Scalfari e Letta) c'è sempre tempo.


PS: ma come si fa a parlare di moderati, all'interno del PDL. Il partito di Dell'Utri e Berlusconi. Di Ciarrapico, Brancher, Sciascia, Cosentino .. Gente che, a voler essere buoni, ha fatto finta di non vedere quello che era noto a tutti.
Lasciamo perdere.

29 settembre 2013

In ricordo di Carlo Castellaneta

Voglio ricordarlo con le ultime righe del suo romanzo Notti e nebbie, ambientato a Milano negli anni della repubblica di Salò, dove il protagonista è un commissario di polizia Bruno Spada, un fascista convinto, uno di quelli che si è occupato della lotta ai partigiani (usando le delazioni, la violenza), seppur con qualche tardivo scrupolo di coscienza.
A liberazione avvenuta, viene catturato dai partigiani e mandato a processo: ma sa che il paese avrà ancora bisogno di lui:


Siamo stati travolti, eppure qualcosa mi dice che non è finita, che la nostra idea, la nosra natura continuerà a sopravvivere.
Perché i vincitori, i nuovi padroni presto avranno bisogno di me. Finché l'uomo sarà fatto della stessa merda.
Conto su di voi”.
Perché i vincitori, i nuovi padroni presto avranno bisogno di me. Finché l'uomo sarà fatto della stessa merda.Conto su di voi”.
Il link per ordinare il libro su ibs e Amazon.   

Le 4 giornate di Napoli

Le 4 giornate di Napoli sono stati uno degli episodi più importanti nella lotta di Liberazione dal nazifascismo. Più importanti, ma anche più dimenticati: chi oggi si ricorda più che Napoli è medaglia d'oro al valore militare o di persone come Gennaro Capuozzo, 12 anni, morto sulle barricate mentre sparava ai tedeschi?
Forse nemmeno i napoletani hanno memoria.
D'altronde, in quei quattro giorni di battaglia, al Vomero attorno allo stadio (dove i tedeschi avevano raccolto gli uomini da deportare in Germania), nei quartieri e nelle strade, a combattere c'erano combattenti improvvisati: scugnizzi, impiegati, popolani, pescatori e soldati sbandati dall'8 settembre. Gente esasperata dall'occupazione, dalla fame, dai bombardamenti e dalle angherie dei tedeschi, che intendevano fare terra bruciata del porto, della zona industriale.
Gli eroi di quelle quattro giornate, che respinsero i carri armati Tigre della divisione Hermann Goering hanno nomi comuni come 'o professore, 'o tenente, 'o ferroviere ..


Fu proprio uno di questi straccioni banditi, come li chiamarono i tedeschi, che intimò la resa al colonnello Scholl, impeccabile nella sua divisa grigia (le scene sono prese dal film di Nanny Loy del 1962).

Suburra, di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo



Non siamo più ai tempi del Libano e del Dandi, anche se la loro memoria ancora rimane, nelle cronache delle strada, dove i loro nomi sono ancora ricordati dai pischelli ma anche dai nuovi capi della città. 

Non siamo più ai tempi della banda della Magliana, la cui epopea è stata raccontata prima in “Romanzo criminale” e poi con la costola “Nelle mani giuste ”.
Siamo negli ultimi mesi del governo Berlusconi, nella fine estate inizio autunno del 2011, anno in cui per la crisi economica, combattuta a colpi di spread, l'Italia passò da un esecutivo politico ad uno semi tecnico. 
Se gli anni sono passati, non lo sono i potenti che comandano veramente sul cupolone: mafia, camorra, ndrangheta, alleate con gruppi vicini all'estrema destra, in una nuova e inedita federazione. I semi della banda della Magliana sono ora tutti germogliati.
Non è più il controllo delle strade, per il traffico di stupefacenti (che rese ricca la banda del Libanese e i suoi federati): qui in ballo c'è un nuovo progetto edilizio.

Il Waterfront:
Municipio XIII. Cooperativa sociale di interesse pubblico. Concessione demaniale n. 24 - 8 maggio 2007 per esclusivo uso arenile a beneficio di infanzia, minori e diversamente abili".
Handicappati e regazzini, seeh! Cooperativa, seeh!Con gli arenili non si scherzava. Quegli ottocento metri di spiaggia chiusi a nord dal frangiflutti del porto turistico valevano oro. Oro. Come ogni metro di spiaggia da Ponente ai cancelli di Capocotta. C'era o no una buona ragione per cui, a Levante, l'ultimo stronzo cacciava ormai fino a sei milioni di euro per una concessione triennale? C'era o no una cazzo di ragione per cui la spiaggia di Ponente doveva essere dei padroni di Ponente? Semo o no padroni a casa nostra? C'era o no un motivo per restare afferrati a quella spiaggia, come a un tesoro?C'era, c'era, altroché se c'era.Il Waterfront, gli aveva spiegato un giorno il Samurai, sorridendo.
- Ostia sarà il Waterfront di Roma. Boardwalk Empire. Atlantic City, Italia. Pensa, prova a pensare. Sforzati di elevarti dal marciapiede, ogni tanto. Almeno qualche centimetro. So che per te è quasi impossibile, ma provaci. Non dico sempre. Qualche volta.- Uoter de che? - aveva rinculato lui, che a stento parlava l'italiano, figurarsi l'inglese.Il Samurai, come faceva sempre, lo aveva guardato con un tratto di compassione, rapidamente scolorita in una smorfia di disgusto. E aveva tradotto come si fa con gli analfabeti.- Casinò, alberghi, ristoranti, palestre, yacht, negozi. Questo significa Waterfront, sottocorticale che non sei altro.Ernummerootto era permaloso come una scimmia. Un matto che prendeva fuoco per niente. Ma aveva abbozzato per il rispetto che doveva. E per il grano che quella roba prometteva. "Pensa, zi', stavolta il regalo te lo faccio io", si era scaldato a colloquio in carcere con Nino, ripetendo come un pappagallino quella parola che non capiva, uoterfront.Pagina 55-57
Attorno a questo mega progetto edilizio, le bande di Roma: quella degli Anacleti, zingari che comandano sulla Romanina: Rocco Anacleti e i suoi scagnozzi, Paja e Fieno

“Riconobbe la BMW cabrio nera ferma all'incrocio con via delle Capannelle. La coda di cavallo bionda di Paja e i capelli neri rasati alla nuca di Fieno. Erano due cani rabbiosi che non arrivavano ai venticinque. Più giovani di lui di qualche anno. Due merde pippale fino al midollo. E come lui cresciute a Cinecittà. Avevano cominciato con le pasticche ai ragazzini, quando comandavnao i napoletani. Poi si ernao messi a scodinzolare con gli Anacleti,la dinastia di zingari antica come il Colosseo che spingeva ogni singolo grammo di coca e hashish fra Tor Bella Monaca e piazza Tuscolo. Fra il Casilino, Cinecittà e l'Appia. Gente seduta su una montagna di grano, che di gitano conservava solo la storia, qualche pagliacciata in costume, i matrimoni esagerati, l'avidità e una caterva di figli, cugini e nipoti iscritti con lo stesso nome all'anagrafe.Rocco Anacleti. Il padrone di Paja e Fieno. Il padrone di Max.”
Alleati agli Anacleti gli Adami, la famiglia che comanda su Ostia e che controlla le concessioni demaniali dei lidi: Ernummerootto è l'ambizioso capo:


Va bene, Nino e Libano si erano apparati e gli Adami erano sopravvissuti anche alla banda. Libano era morto. Dandi era morto. Zio Nino aveva messo i capelli bianchi e, nel vuoto, era rimasto il solo padrone del litorale. Coca, hashish, eroina. «Tutti avevano da passà sotto la cappella de zietto». Napoletani, siciliani, calabresi.[..] Comunque Adami, Sale, Anacleti, mica cazzi. Il capolavoro di zio Nino. Tre famiglie e mezza Roma in saccoccia. Da est a ovest. Appio, Tuscolano, Cinecittà, Quadraro, Mandrione, Casilino, di là. Eur, Axa, Infernetto, Casalpalocco e Ostia, di qua. Ventotto chilometri di raccondo anulare che sembravnao la corona di una regina. Certo, zio non se l'era potuta godere fino in fondo. Stava a bottega da cinque anni, ormai. Associazione a delinquere e traffico di stupefacenti. Ma doveva stare tranquillo. Ormai ci pensava lui, Ernumerootto”.Pagina 39
Sopra a tutto e tutti, il Samurai, reduce della generazione che voleva fare la rivoluzione fascista negli anni '80:


“Il Samurai aveva cinquantadue anni, era alto, con i capelli grigi cortissimi. Vestiva sempre con eleganza sobria, il suo colore preferito era il nero. Amava indossare, sotto le giacche di Kiton, magliette stretch che mettevano in risalto una muscolatura agile e naturale. Non pippava coca, non fumava sigarette, e soltanto in rare occasioni si concedeva un dito di whisky di puro malto.Il Samurai non era schiavo di niente e di nessuno.
Il Samurai non si lasciava controllare da niente e nessuno.
Era lui a controllare ogni cosa. Era lui il padrone.
Era cresciuto nel mito della rivoluzione nazionale fascista, si era fatto le ossa picchiando i rossi al liceo, era passato alle rapine per finanziare il gruppo, aveva vagheggiato il colpo di stato, la presa del potere, lo sterminio degli ebrei e dei comunisti. Un giorno vie morire il suo migliore amico sotto il piombo delle guardie. Lui stesso si salvò per miracolo.”

Da rivoluzionario mistico, il Samurai si trasforma in delinquente di strada per finanziare il suo gruppo, ad alleato della banda del Libanese, dopo l'incontro con Dandi in cella, che gli apre gli occhi sulla realtà, come vanno le cose a sto mondo:

- Vabbè, è chiaro. Dunque tu te voi ammazza' perché 'sto mondo de merda nun te merita.Il Samurai annuì: sintesi rozza, ma, doveva ammetterlo, efficace.- Lo sai chi me sembri? Uno di quei giapponesi dei film .. quelli con la spada curva ce stanno sempre a pensà a come spaccare la testa a qualche nemico, magari pe' qualche questione d'onore .. come si chiamano, dài, aiutami ..- Samurai.- Ecco, bravo. Lo sai chi sei tu? Sei un Samurai del cazzo. E scusa se te lo dico, ma tanto, visto che ti devi suicidà, parola più parola meno .. ma sembra proprio che non hai capito proprio come vanno le cose a 'sto mondo.- E chi mo lo dovrebbe spiegare, tu?- Guarda, bello, fai come te pare. Ma dimme 'na cosa: ma tu t'ammazzi , e te pare che al mondo gliene po' frega' qualcosa?Ma scusa, sai, non te se filavano quando facevi il rapinatore politicizzato, vòi che se mettono paura per un cadavere? [..]– A te te ce rode perché dici che il mondo te l’ha messo al culo. E tu ripagalo colla stessa moneta. Fottilo. Fottili tutti. Vedrai come te senti mejo, dopo. Proprio come dopo una bella scopata, damme retta, a’ Samurai.Chissà. Forse il Dandi aveva ragione. E forse nelle sue parole c’era piú verità che in tutti i libri che gli avevano acceso la mente, quando aveva deciso di abbandonare la strada maestra tracciata per lui dai genitori, la laurea, lo studio legale del padre che era stato del nonno, e prima ancora del bisnonno, e prima ancora...O forse, semplicemente, Dandi gli aveva detto ciò che lui voleva sentirsi dire.Il suicidio venne accantonato. Dandi e il Samurai lasciarono insieme il penitenziario di Regina Cœli.Il Dandi lo presentò ai suoi amici.Il Samurai entrò nella banda.Roba di un altro tempo.Il Dandi era morto.Il Libanese era morto.Tanti altri erano morti, qualcuno era diventato infame, qualcuno si faceva la galera in silenzio, sognando di ricominciare, magari con un lavoretto senza pretese.Il Samurai era ancora là. L’antico nome di battaglia denunciava ormai soltanto sogni abbandonati. Ad affibbiarglielo era stato il Dandi, ma lui aveva cercato di esserne degno.E il potere, quello, era concreto, vivo, reale.Il Samurai era il numero uno. Pagina 87


Ma il potere della strada è niente senza gli appoggi giusti e a Roma questo significa due cose: il palazzo, ovvero la politica, e il Vaticano, che significa una via facile per il riciclaggio (grazie ai conti segreti dello IOR) e una copertura religiosa ai piani di speculazione.
A fianco di ex terroristi, di camorristi, usurai e spacciatori, per completare l'affresco di una capitale malata e corrotta, il politico di turno, Pericle Malgradi.
Colui che in Campidoglio porterà avanti le leggi per il progetto edilizio Waterfront.
Cattolico di giorno, uomo di sani valori cristiani, famiglia e lavoro, prima di tutto. Cocainomane e puttaniere di notte.

La benedizione da oltre Tevere arriva grazie al vescovo monsignor Mariano Tempesta (e il fido braccio destro Benedetto Umiltà), uno di quelli che grazie al ruolo di responsabile dei beni della Santa Sede, ha saputo coltivare i giusti rapporti con politicanti, palazzinari, prestasoldi a strozzo e baciapile vari. E con qualche procacciatori di giovinetti per dei trastulli notturni:
Noto ai locali di San Giovanni in Laterano come Satanella, Francesco aveva il compito di selezionare il collocamento dei giovani segnalati alla benevolenza di Tempesta [il vescovo]. Alla Rai, come nelle grandi partecipate del Tesoro: Finmeccanica, Eni, Enel. Si favoleggiava di provini durante indimenticabili serata in uno scannatoio a due passi da piazza Navona, di proprietà di una confraternita vaticana, di cui, oltre al monsignore, era assiduo Benedetto Umiltà. Si vociferava pure di una sorta di giuramento di sangue che legava per la vita quel germoglio di classe dirigente ora concentrata sulla terrazza dell'hotel.pagina 339


Amen.
In questo romanzo non mancano i buoni: hanno il volto dello Stato, nella persona del colonnello del Ros Marco Malatesta. Una testa dura, che pure è cresciuto nel gruppo dei ragazzini educati dal verbo fascistoide del Samurai. Ma che ha saputo sottrarsi in tempo alla seduzione della sua parola.
“Zecche e zammammeri. Lo stesso linguaggio di Spartaco Liberati. La stessa cultura. La stessa paura. L'arma si apprestava a festeggiare il bicentenario. E ancora non riusciva a liberarsi dei miserabili come Terenzi [maresciallo della stazione di Ostia].E il guaio è che in tanti, troppi, continuavano a pensarla come Terenzi. Zecche e zammammeri. E tutto il resto va ben, madama la marchesa. Magari avevamo modi più sofisticati per fartelo capire, ma la cultura era quella. Una cultura putrida e tenace, dura a morire. Marco la conosceva fin troppo bene. Perché per anni era stata la sua. E a volte Marco doveva fare appello a tutte le sue risorse della propria fede per non soccombere. Perché c'era un altro pensiero che lo agitava. Che i miserabili fossero in realtà la maggioranza, e lui, e pochi altri, un'esigua minoranza. La faccia pulita che ostentavano nelle cerimonie ufficiali e che scansavano a spintoni quando il gioco si faceva duro.Ma non doveva cedere al pessimismo. Di pessimismo si può solo morire. Marco era sempre più convinto di avere nesso il dito nella piaga. Una piaga virulenta che infettava Roma. È da qui, da questo avamposto governato da un milite da operetta, sicuramente infedele, probabilmente corrotto, è da qui che si deve operare per arginare il contagio. Sempre che non sia troppo tardi. ”pagina 142
Ma tra i i buoni, o forse sarebbe meglio dire, i ribelli a questo sistema criminale, ci sono anche i ragazzi della “società civile”. Come Alice Savelli, una che sul proprio blog denuncia quello che succede nei quartieri nelle mani delle bande. Come il pestaggio da parte degli Anacleti di un artigiano iraniano, che voleva essere semplicemente pagato (chiara l'ispirazione ad un episodio realmente avvenuto).

Le istituzioni nella forma del colonnello dei carabinieri, e i giovani ribelli come la blogger Alice: saranno loro che cercheranno di sciogliere questa matassa criminale dove il male non si nasconde solo tra le bande, ma anche dentro le stesse istituzioni. Quelle che dovrebbero combattere mafie e spacciatori. Politici ricattati per i loro vizi. Magistrati buoni solo a chiudere un occhio, o meglio due, sui morti per strada, per derubricarli al limite per episodi sporadici (perché a Roma, come a Milano, la mafia non può esistere). 

Nel racconto c'è spazio anche per raccontare del mondo delle escort di alto bordo, dei salotti della sinistra radical chic, degli scontri del 15 ottobre a Roma, quando gli incappucciati fecero irruzione nel corteo dei precari, per mettere a soqquadro il centro di Roma. Della radio FM922, termometro della curva ma anche strumento per diffondere campagne politiche (contro gli immigrati o a favore dei costruttori, che creano tanti posti di lavoro).
E per spiegare come funziona la giustizia nei quartieri. Come Ostia :
- Capitano, mi spiace dirglielo – la interruppe Gaudino, - ma la verità è che qui i cattivi pensano agli ultimi. Dànno lavoro e anche uno straccio di speranza a chi non ne ha. Se ti rubano il motorino, qui, non vai in caserma, dove ce ne stiamo chiusi noi. Vai qua dietro, a piazza Gasparri. E il guaio è che lì il motorino lo ritrovano, mentre noi li salutiamo con la nostra brava denuncia. Ma che è una denuncia?Un pezzo di carta. Qui, ai cattivi gli vogliono bene, capitano.- Questa storia la raccontavano anche a Corleone, - tagliò corto Marco. - Ma ad un certo punto è finita.

Come finirà questa storia?

Non c'è lieto fine, come era logico aspettarsi: la lotta tra il male e il bene, che almeno tra i protagonisti della storia si risolverà alla fine quasi come un duello western (Marco Malatesta da una parte e il Samurai dall'altra), non arriva ad un finale consolatorio.
Il male è bene ancorato, dentro la città, ma anche dentro i palazzi. Dentro quelle istituzioni che non sembrano capaci di rinnovarsi. Che si sono dimostrate troppo permeabili alla criminalità, al fascino del denaro, della droga, delle escort.
Questo romanzo affonda nei casi di cronaca che i giornali (e anche le trasmissioni come Report) ci hanno raccontato. I morti per le strade, le guerre tra band, i festini dentro le case della Roma bene a base di sesso e droga. Gli scandali della curia romana, della Propaganda Fide, una sorta di immobiliare per vip e politici. Il fascistume che è stato fatto entrare nei palazzi, senza provare alcuna vergogna.



È vero, questo è solo un romanzo. Ma immagino quanto si siano divertiti Bonini e De Cataldo nello scriverlo: riuscire a mettere nero su bianco quello che nelle inchieste, negli articoli di giornale non si poteva scrivere anche se era noto a tutti.
La realtà non è poi così lontana dalla Suburra, la città che riuscirà ad avere la sua redenzione:
"La Suburra, l'antico quartiere dei lupanari cantati da Petronio, era ai loro piedi. Via dei Serpenti a destra, via del Colosseo e la sacra collina di Giove Fagutale a sinistra. Con quell'ammezzato che un ministro aveva scoperto comprato a sua insaputa da qualcun altro e per questo diventato ormai celebre come e più di un immortale fescennino.La Suburra, immagine eterna di una città irrimedibile.
Casa di una plebe violenta e disperata che secoli prima si era fatta borghesia e che nella città occupava il centro geografico esatto. Perché ne era e restava il cuore.La Suburra, l'origine di un contagio millenario, di una mutazione genetica irreversibile.Era quello il luogo. come non averci pensato prima.Come un fischione che annuncia il botto, l'urlo del Nero precedette lo schianto spaventoso di un cartello stradale divelto e trasformato in ariete contro le vetrine di un'agenzia di lavoro interinale. Gli incappucciati, ora, avevano infilato i caschi e tirato su i cappucci delle felpe, e si muovevano come i ballerini del Bolscioi. In una danza nichilista di fuoco, pietre, biglie di ferro".Pagina 372

La scheda del libro sul sito di Einaudi.

Il link per ordinare il libro su Ibs e Amazon.

27 settembre 2013

In Svizzera

Mentre ci si interroga sulla fine del governo Letta, e sulle probabili prossime elezioni (la bomba fine del mondo, scrive Gilioli), non dimentichiamoci del contesto con cui ci presenteremo a queste elezioni.

Quello in cui ci sono imprenditori che vanno in Svizzera, non per fare il nero (o per evadere il fisco con gli spalloni che portano il denaro fuori confine): ma per sfuggire alla burocrazia e alle tasse
.



Sempre perché qualcuno aveva promesso la rivoluzione liberale e si è visto poi che era una balla, o quell'altro che aveva indicato nell'art 18 il centro del male, che bloccava imprese e investitori esteri.

Dopo tutto che hanno visto, da fuori, su questo paese (Alitalia, Telecom, il caso Mediaset, ..) quale imprenditore verrebbe qui ad investire?

Servizio pubblico - la politica sporca

Seguendo Servizio Pubblico (e prima ancora Annozero), si capisce perché questo talk e il suo conduttore siano considerati sgraditi, da politici e anche da commentatori.
Perché, diversamente da altri, non parlano alla pancia della gente, ma alla loro mente.
Mettendoli anche di fronte alle loro responsabilità.
A cominciare dal suo discorso ad inizio puntata: "siamo tutti Dudù", metafora di un paese preso a sberle da un imprenditore prestato alla politica e mai più restituito che ribalta sugli altri le sue colpe.



Tutti noi abbiamo preso quegli schiaffi, in questi anni.

La prima puntata della stagione si è concentrata attorno alle rivelazioni dell'ex senatore Sergio De Gregorio: la compravendita dei senatori per far cadere il governo Prodi, il suo interessamento a Hong Kong per far bloccare la rogatoria dei pm milanesi, che stavano indagando sui conti del produttore Agrama.

Uno dei personaggi dell'inchiesta si diritti TV, che ha portato alla condanna per frode fiscale di Silvio Berlusconi.
E altri guai ora appaiono all'orizzonte, per quanto De Gregorio, volendo pulirsi la coscienza, sta raccontando ai pm.
Forse è per questo, l'immagine delle manette ad Arcore, che il PDL ha minacciato le dimissioni di massa.

Nel corso della puntata, i due interventi di Travaglio "La storia di un corruttore/1"
"E' un'infame calunnia che B. sia un frodatore fiscale. Lui non nasce evasore, nasce corruttore. Poi è ovvio che per corrompere occorrono fondi neri, visto che le tangenti non si possono mettere a bilancio. Dunque non si possono dichiarare al fisco."



E la seconda parte



Ben fatta anche la ricostruzione, con attori veri in studio, della vicenda dei diritti TV, "i gusci vuoti", con cui Mediaset gonfiava le spese per i programmi e i film comprati dalle major americane, creando così dei fondi neri in paradisi fiscali, pronti alla bisogna. Vicenda che è stata raccontata anche dai servizi di Bertazzoni, da Marrakesh a Hong Kong, sulle tracce dei vari Lorenzano e Agrama.



Ospite in studio, oltre all'ex senatore, anche il direttore Belpietro, cui va spiegato che per parlare di compravendita di senatori è sufficiente che ci sia stato almeno un senatore, "comprato" da B. per agire contro il suo mandato (il Watergate all'italiana, anche se poi il colpo finale a Prodi l'ha dato Mastella). Belpietro ha anche cercato di screditare De Gregorio (ora che ha accusato B., non prima) ricordando un vecchio incontro del 1997, quando da editore, voleva vendere la sua rivista assieme al Giornale.

Stranamente, B. (e i berluscones) si rendono conto di che razza di gente hanno attorno, solo quando questi cambiano casacca o passano ad accusare.

Come Fini prima. E come De Gregorio ora.
Mai una volta che riesca a capire prima chi siano questi personaggi ..

26 settembre 2013

Tutto in nome della stabilità

Abbiamo fatto tutto in nome della stabilità. O almeno così ci hanno detto.
Abbiamo rimesso al suo posto un presidente dimissionario (che prima aveva detto no ad un secondo mandato).
Ci siamo alleati col nostro avversario politico (mentre prima lo si voleva smacchiare e mai, dico mai, un'alleanza con loro).

E invece.
Cosa si aspettavano da B.? Che accettasse la condanna?
Perché il presidente della Repubblica parla di fatto inquietante (a proposito della minaccia di dimissioni in massa)?
Era inquietante la condanna, le varie legislature in parlamento in barba al conflitto di interessi. Le leggi ad persona. Gli accordi con la Libia. I contratti capestro con la Russia per il gas.

La condanna per Mondadori, era inquietante. O le motivazioni per la condanna in appello di Dell'Utri, sono inquietanti.
Mafia e politica.

Ora, allertarsi, come fa il Copasir per la vendita della nostra rete, è troppo tardi. Sembra quasi un gioco delle parti.
Perché poi alla fine lo spread sale, l'instabilità politica mina la credibilità, ed ecco che dovremo accettare un'altra volta il compromesso. Il male minore.

Tutto in nome della stabilità.

Siamo in Italia


C'è il manager che non sapeva della cessione di Telecom ai francesi.
Ci sono i politici che ora si preoccupano dell'italianita' della rete.
E poi c'è il grande statista che chiama alla rivolta i suoi dipendenti contro i magistrati.



Ma  c'è anche il tutore delle istituzioni e delle larghe intese che partecipa alla celebrazione di Craxi.
E infine quelli del pd che ora fanno finta di accorgersi di chi sia il loro alleato.

25 settembre 2013

Patrioti e stato sovrano


Prima di parlare dello stato sovrano invocato da Alfano, una parolina sui presunti patrioti, alias gli imprenditori italici: dal post di Alessandro Gilioli

Ma lo sapete, ad esempio, chi sono i famosi ‘patrioti’ che hanno rilevato Alitalia a spese nostre? Emilio Riva, quello dell’Ilva, indagato e già ai domiciliari; Salvatore Ligresti, arrestato; Francesco Gaetano Caltagirone, indagato per frode fiscale; Antonio Angelucci, indagato per truffa allo Stato.

Questi i ‘patrioti’. E quello che li ha chiamati a raccolta, come noto, è un altro grande imprenditore italiano appena condannato per frode fiscale.

Invece di accapigliarci sulla perduta italianità di Telecom e Alitalia, non sarebbe il caso di interrogarsi tutti sull’attuale classe dirigente dell’economia italiana che non sembra essere migliore – né eticamente né tecnicamente – di quella che comanda in politica?

E ora dedichiamoci al ministro: «Lo Stato proteggerà l'opera e chi ci lavora», a proposito del TAV in Val di Susa.
"Nessuno fermerà opera decisa dallo Stato [sovrano]", continua.

Ma lo stato è sovrano solo in Val di Susa o anche in Calabria dove, le aziende che lavorano alla Salerno Reggio Calabria devono pagare il pizzo alle famiglie della ndrangheta, per mettersi in sicurezza?



Semmai non lo avete visto, lo raccontava Iacona lunedì scorso: le aziende del nord che vogliono lavorare qui devono dare 6000 come contributo alla sicurezza.

Sempre meno credibili.

La linea politica del governo

Da New York, Letta ci fa sapere che sarà fondamentale per il proseguio del suo governo, la prossima legge di stabilità.
Fatta in Italia e controllata in Europa, perché così dicono i patti che noi abbiamo firmato (non li ha imposti la Merkel).

Non una parola netta sul caso Telecom: poteva usare i poteri della golden share, ma ha preferito ricordare il libero mercato (che è libero solo quando fa comodo).
Telecom sarà presa dagli spagnoli di Telefonica, per soli 300 ml di euro. Un aumento di capitale sottoscritto grazie al prestito delle banche iberiche, sostenute dai prestiti della BCE.
E' il destino di Telecom, essere comprata senza soldi veri, tra l'altro da una società che è pure più indebitata (51 miliardi, contro i 30 di Telecom).

Ma agli spagnoli interessano solo le controllate in sudamerica. E in Italia? L'occupazione sarà difesa? E la tanto sbandierata agenda digitale?
Silenzio, ci sono le larghe intese. Parola che a Monti non fa piacere, abbiamo saputo ieri dall'intervista alla Gruber. Dove rivendicava le sue poche riforme: quelle sulla difesa (che alla fine tagliano soldati ma aumentano le possibilità di spesa del ministero), sulle pensioni (dimenticandosi degli esodati).

E le riforme di Letta, quale è la sua linea politica? E di aiuto l'articolo sul Fatto Quotidiano di Stefano Feltri

sembra una questione di principio: per il Pdl bisogna evitarlo perché non si aumentano le tasse, per il Pd è l’unica alternativa se non si rivede la promessa di togliere la seconda rata dell’Imu. L’aumento del-l’aliquota dal 21 al 22 per cento prevista per il primo ottobre vale 1 miliardo di euro. Ma soltanto per il 2013, poi il conto sale a 4 miliardi all’anno dal 2014 in avanti (stesso discorso per l’Imu: oltre a trovare i 2,4 miliardi per la seconda rata 2013 ne servono 4 miliardi annui dal 2014). La questione è stata affrontata soprattutto da una prospettiva di finanza pubblica, cioè di gettito. E poco dal lato dell’impatto sull’economia reale: secondo i dati di Confcommercio, l’aumento dell’Iva penalizzerebbe soprattutto il 20 per cento di famiglie più povere. Per loro la “pressione Iva”, cioè il rapporto tra Iva pagata e reddito, andrebbe al 10,5 per cento, mentre per il 20 per cento delle famiglie più ricche si fermerebbe al 7,5. Oltre che iniquo, dice Confcommercio, l’aumento dei prezzi farebbe scendere i consumi e dunque il gettito. La Commissione europea invece apprezza la tassazione dei consumi perché non distorce il mercato, è uguale per tutte le imprese e non crea favoritismi o penalità, a differenza, per esempio, delle accise sulla benzina, e finisce per incentivare l’export. Ma è la filosofia che conta: questo governo ha prima avuto come priorità i proprietari immobiliari, sgravandoli dall’Imu prima casa. Poi si ripromette di far pagare il costo del regalo agli inquilini (tramite service tax) che, si suppone, sono meno abbienti di quelli a cui pagano l’affitto. E adesso lascia salire l’Iva che, pur trattandosi dell’aliquota più alta (sono quindi al riparo dai rincari i beni di prima necessità), colpisce in modo diseguale. Come l’inflazione è un’imposta regressiva, cioè fa soffrire i poveri più dei ricchi. Come “clausola di salvaguardia”, cioè come interventi automatici in caso di fallimento di altre politiche, continua a introdurre aumenti delle accise e degli acconti Irpef, Ires e Irap. Cioè aumenti di tasse su chi già le paga, e anche queste regressive nell’impatto. E adesso Letta si è dato come priorità un intervento sul cuneo fiscale, cioè un taglio del peso del fisco sui lavoratori dipendenti. Bella idea, ma in una crisi in cui ci sono 6 milioni di italiani in cerca di lavoro i dipendenti non quelli più in difficoltà. Sembra, insomma, che ci sia una linea precisa nella politica del governo Letta: la ripresa si cavalca dando più soldi alla ex classe media, e pazienza per le vittime della crisi e i disoccupati. Legittimo, ma forse Letta e i suoi dovrebbero esplicitarla invece di presentare tutte le scelte di politica economica come frutto del determinismo storico o delle ossessioni di Silvio Berlusconi.

24 settembre 2013

E ora paghiamo il conto



Occorre "Mantenere l'italianità di Alitalia": diceva così Silvio Berlusconi il 13 marzo 2008 apprestandosi a diventare nuovamente premier.
Sappiamo oggi quanto ci è costato caro credere alle favole: i conti li ha fatti Rizzo sul corriere

"Su questo giornale, Antonella Baccaro ha calcolato che il presunto salvataggio dell'Alitalia ci sia già costato 3,2 miliardi. Senza considerare il mancato incasso per la vendita, la liquidazione della vecchia compagnia, i maggiori oneri per gli utenti causati dal monopolio triennale sulla tratta Milano-Roma, gli scioperi del personale... E la bolletta per i contribuenti sarebbe stata ancora più salata se l'amministratore delegato d'Invitalia Domenico Arcuri e l'ex ministro dell'Economia, Giulio Tremonti, non avessero resistito alle pressioni di Palazzo Chigi che voleva far intervenire accanto ai «patrioti» la società pubblica. Ma anche senza quel supplemento, s'è arrivati a una cifra non troppo lontana dai 5 miliardi. Somma ben superiore, va ricordato, al gettito Imu per la prima casa".
Sono i soldi dell'IMU, e più dei soldi prestati a MPS e che forse non rivedremo più indietro.
Eppure ancora oggi, ci si scanna, apparentemente, su IMU e IVA. Spiccioli di fronte alla spesa pubblica investitia nelle missioni militari  all'estero (1 miliardo in un anno, che verrà rifinanziato dalla larga intesa PD e PDL entro il 30 settembre).
Dai soldi sprecati per le grandi opere, come ci ha raccontato ieri sera Iacona e come ci raccontano le cronace giudiziarie.

Oggi noi italiani paghiamo il conto per aver creduto a questa classe dirigente, italiana: oggi Alitalia potrebbe finire completamente in mani francesi, con gli inevitabili rischi di nuovi esuberi.

Coloro che hanno spolpato Telecom, ora la vendono agli spagnoli:

"Via all'aumento di capitale di Telco
Gli spagnoli pronti a salire al 70% della holding che detiene il 22,4% dell'ex monopolista delle tlc: i diritti di voto però restano al 46,2%. I proventi dell'operazione da 324 milioni di euro a 1,09 euro ad azione serviranno a rimborsare i debiti in scadenza della controllante".

Non hanno nulla da dire D'Alema e soci, per la prima privatizzazione di Telecom a Colaninno?
E Berlusconi, per la seconda svendita a Tronchetti?
Anche Finmeccanica rischia lo spezzatino, per la volontà della nuova dirigenza di concentrarsi sulla parte di difesa: partner stranieri entreranno nell'azionariato delle aziende di trasporti ed energia (sotto il controllo della Cassa depositi e prestiti). Faranno investimenti in Italia? O forse faranno solo shopping?

Nel settore agroalimentare gli stranieri hanno conquistato i marchi più famosi: Carapelli, Scotti, Fiorucci, ma anche Gancia e Star. E ancora Galbani, Locatelli, Invernizzi e Eridania.

Questo è il frutto di cattive politiche economiche e imprenditoriali del passato. Una politica più interessata alle poltrone e ai propri interessi che alla difesa di industrie e posti di lavoro. Una politica invadente e incapace, che si è occupata (male) e ha occupato tutti i posti possibili.
Un capitalismo di relazioni e amicizie, in cui banche, politica e imprenditori giocavano coi soldi nostri.

E ora paghiamo e pagheremo il conto.

Presa diretta - lavori in corso

Dall'inchiesta sul TAV di Firenze, allo stato di salute delle ferrovie nelle regioni del sud.
Dai costi enormi dell'Alta Velocità, spesso collegati a danni ambientali su cui nessuno paga (e per cui la gente si ammala), alle tangenti per le cosche calabre della Salerno Reggio Calabria.
Se il sud avesse la stessa capillarità di infrastrutture della Lombardia ci sarebbe un aumento del PIL del +3,1%: e invece ieri sera Presa diretta ci ha mostrato la desolazione della stazione di Avellino, dove passa un solo treno al giorno.
Alla stazione abbandonata di Catanzaro, inaugurata nel 1899 e chiusa dal 2011.
L'unico treno che collega Catanzaro alla Puglia è una littorina che impiega 8 ore per fare 400 chilometri.

A Napoli, i collegamenti col capoluogo e le altre province sono assicurati, per modo di dire, dalla Circumvesuviana: qui passano 100000 passeggeri al giorno che sperimentano sulla propria pelle ritardi, soppressioni, vagoni zeppi senza riscaldamento o aria condizionata.
La regione ha tagliato i fondi del 20% per questa linea: significa il 40% di corse tagliate, treni fermi per manutenzione e quelli che circolano che cannibalizzano i pezzi di ricambio da altri treni. Fermi sulle banchine.
100 treni fermi in un giorno e solo 42 in circolazione.
Niente manutenzione sui binari, spesso a binario unico (come anche qui nel profondo nord per le linee di Trenord) e con passaggi a livello senza barriere.

La stazione di Afragola, che doveva collegare questa linea all'alta velocità, è un casermone di cemento abbandonato. Si dovrà buttar giù quanto ricostruire per ripartite da capo, la società che aveva l'appalto è fallita.

Al sud le stazioni diventano fermate da dove partono gli autobus per il nord e per gli altri collegamenti: anche questo è una spread che ci separa dalla Germania. Il rapporto tra trasporto su gomma e quello su ferro.

In Italia è un cimitero di linee ferroviarie e di stazioni.

Per colpa dell'alta velocità, su cui si sono spostati gli interessi (e gli appettiti) di Trenitalia: i grossi investimenti pubblici sul nostro sistema circolatorio si sono concentrati su queste linee, più redditizie.

Ma dietro cui si celano sprechi, cantieri infiniti, tangenti, danni ambientali: e pensare che avremmo bisogno di infrastrutture regionali, porti che funzionano.
Ma c'è la politica, purtroppo. La cattiva politica che ha piazzato sulla poltrona della Italfer la ex presidente dell'Umbria, del Partito Democratico, laureato in filosofia senza alcuna competenza.
Ma con forti interessi sugli appalti della linea TAV a Firenze: quella per cui la politica ha scelto la soluzione più costosa.

I treni ad AV arriveranno a Firenze sotto terra: costo dell'opera 1,7 miliardi (il progetto iniziale che prevedeva uno scalo in un quartiere periferico costava solo 200 milioni).

Come a Bologna, anche qui i cantieri stanno causando danni alle case. Forse Renzi, e il Partito Democratico potrebbero dire qualcosa di più. Come anche RFI, che nega ogni responsabilità.

Iacona e Presa diretta si sono lette le carte dell'accusa: se le accuse di danno ambientale e corruzione sono da dimostrare, ci sono alcune cose che sono nero su bianco.
Le terre di scarto finite sulle colline del Mugello senza essere trattate. I costi gonfiati della Nodavia ai danni dello stato.
La sostituzione del dirigente della regione che lavorava alla pratica per lo smaltimento dei rifiuti del tunnel.
Le telefonate con Walter Bellomo, per la valutazione di impatto ambientale dal ministero dell'ambiente:
"Gliel'ho detto ad Anna: lui merita, ti devi impegnare", Anna è Anna Finocchiaro.

Non sono questioni giudiziarie, quelle che emergono dalle telefonate, ma riguardano comunque l'etica dei nostri rappresentanti. Quelli che poi ci chiedono sacrifici, che parlano di responsabiiltà.

Fabio Zita, il dirigente della regione è stato spostato.
Bellomo non è stato candidato dal PD in Sicilia.
E in Italia, come a Firenze, le cose continuano ad andare  avanti, come se nulla fosse successo.

Commentava ieri sera Ivan Cicconi (direttore di Itaca) "La politica occupa migliaia di società pubbliche e migliaia di consigli di amministrazione. I partiti in Italia hanno occupato la spesa pubblica, questa è la nuova tangentopoli, costata 80 miliardi di euro".

La nuova tangentopoli, che da una parte ci ruba miliardi di soldi pubblici e dall'altra ci toglie opportunità di crescita. Per i porti che non funzionano.
Per le autostrade, come la Sa RC, con cantieri aperti da anni su cui le cosche chiedono il pizzo per la messa in sicurezza. In Calabria, se vuoi un lavoro, lo vai a chiedere non allo stato, ma ad un criminale. A cui poi devi tanta riconoscenza al momento del voto.

Il porto di Genova.
Progetti poco utili dai costi enormi: il Terzo valico tra Genova e Milano.

Servirebbe per collegare più velocemente le merci tra Genova e Milano: costo dell'opera 6 miilardi di euro (mentre ristrutturare le due vecchie linee avrebbe un costo di soli 1,7 miliardi). Il tutto per avere un risparmio di 20 minuti sul tempo di percorrenza.
Ma nel frattempo, i cantieri della Cociv crescono, crescono gli espropri ma nessuno avverte le persone che il tracciato del terzo valico passerà su quei terreni.

E pensare che per potenziare il porto di Genova servirebbe altro: per uscire dal porto le merci viaggiano a binario unico. Gli sportelli della dogana sono aperti solo fino alle 18.
I cancelli del porto, per i camionisti, si chiudono alle 22, e gli autisti devono sobbarcarsi ore e ore di coda, per un timbro, per poter sdoganare le merci.

Il risultato è che le grandi aziende preferiscono spostarsi sui porti del nord, come Anversa: dove tutto è informatizzato. E dove la società pubblica investe sempre di più per migliorare la qualità del servizio, per snellire i tempi e la burocrazia.

Certo, non hanno i partiti italiani in Belgio.
Perderemo i porti.
Come abbiamo perso la compagnia di bandiera, l'Alitalia.
Come perderemo anche la telefonia, che ora le banche svenderanno a Telefonica.
E, infine, perderemo i pezzi dell'industria civile di Finmeccanica. Che si occuperà solo di difesa.

E c'è ancora qualcuno che parla di luce in fondo al tunnel.


La prima parte della puntata:



Vedi anche Presa Diretta parte 2 su YouTube:
http://youtu.be/iWflo2yjQOI

Vedi anche Presa Diretta parte 3 su YouTube:
http://youtu.be/srL7vbntkfE

Vedi anche Presa Diretta parte 4 su YouTube:
http://youtu.be/cPwNHxtk6Lk

Vedi anche Presa Diretta parte 5 su YouTube:
http://youtu.be/LIjEqC0ElII

Vedi anche Presa Diretta parte 6 su YouTube:
http://youtu.be/RpJ5Tn1yMtY

Vedi anche Presa Diretta parte 7 su YouTube:
http://youtu.be/gftylm2fnTk

23 settembre 2013

Per dovere di cronaca

Posti di blocco forzati.
Scontri con le forze dell'ordine.
Al tentativo della polizia di bloccare queste persone, è seguito un lancio di fumogeni, petardi e bottiglie.




No, non parliamo della Val di Susa, ma di quello che è successo ieri dopo il derby Roma Lazio.
Atti di violenza sono avvenuti anche a Milano (e probabilmente anche su campi minori, senza fare però notizia), dove due tifosi del Napoli sono stati accoltellati.

Giusto per dovere di cronaca, visto l'ampio spazio dato dai giornali ai violenti in Val di Susa, che usano il movimento no tav per altri fini (come i fini dei due brigatisti in carcere).
Che nulla hanno a che fare con gli obiettivi del movimento (che dovrebbe decidere però in modo chiaro i loro confini).

Se poi qualcuno vuole strumentalizzare, come successo alle parole di Rodotà (è comprensibile che due brigatisti spingano per la violenza, e non per una soluzione pacifica nell'alveo delle istituzioni), faccia pure.

Grandi opere, piccolo paese

Questa sera Presa diretta cercherà di mettere in discussione un altro tabù italiano, ovvero quello delle grandi opere.
Con questa sera si conclude il primo ciclo di puntate, dove si è parlato di ricchi e poveri, della Patrimoniale che non si fa.
Delle vie della corruzione intrecciate a quelle dell'evasione.
Settimana scorsa, la medicina dell'austerity che non ha curato il malato, anzi. E nemmeno nella Germania dove gli italiani emigrano in cerca di lavoro, sono tutte rose e fiori.
Ci sono anche qui precari, stipendi ridotti per la competitività, fasce di povertà.
Ma i tedeschi si sono tenuti stretta la Merkel: quello che succede nel resto dell'Europa fa troppa paura.

Stasera si tratterà di come in Italia si realizzano i progetti per le infrastrutture di collegamento: "Lavori in corso" è titolo, significativo della puntata. Perché questo è spesso il denominatore comune delle grandi opere: cantieri che si aprono e non si chiudono mai. Costi che lievitano fino a raddoppiare.
E, su tutte, il sospetto che siano girate delle mazzette per decidere su quale azienda si doveva prendere l'appalto.
Aziende, tra cui anche quelle della mafia: ormai è sbagliato parlare in infiltrazione delle imprese mafiose nelle opere al nord.
Sono decine le inchieste che hanno rivelato a tutti (quelli che vogliono stare a sentire) che per pezzi di alta velocità (la Torino Milano) lo stato ha finanziato la criminalità organizzata.

Le grandi opere drenano ingenti quantità di denaro pubblico, spesso per progetti ancora sulla carta o per le sole attività preliminari.
Come per il ponte sullo stretto o per il Mose a Venezia.
Opere che non solo hanno costi che lievitano, ma che causano anche danni ambientali di non poco conto. Vedi l'alta velocità e le fonti d'acqua sull'appennino. O anche le paratie sul lungo lago di Como (i cantieri sono ancora lì, sotto gli occhi dei comaschi e dei turisti).
Ma criticare le grandi infrastrutture non significa essere contro: questo paese avrebbe bisogno di collegamenti non solo per le merci (sperando nella famosa luce in fondo al tunnel per le nostre imprese), ma anche per pendolari.
Avrebbe bisogno di una riorganizzazione degli aeroporti e del trasporto via mare.
E invece leggiamo che Trenitalia si concentra sui treni costosi veloci tra Roma e Milano, tagliando i rami secchi (il profitto).
Il grande aeroporto di Malpensa è in crisi e al nord tra Torino e Venezia ci sono troppi scali.
E gli eterni cantieri sull'autostrada del sole e sulla Salerno Reggio Calabria.

E c'è ancora chi considera strategica la linea Torino Lione col tunnel in Val di Susa per far passare velocemente i treni merci.

Continua il viaggio di PRESADIRETTA  per raccontare l’Italia della crisi. Ferrovie, strade, porti, vi mostriamo quanto c’è ancora da fare per modernizzare le nostre infrastrutture e i mille cantieri che si potrebbero aprire per dare lavoro a centinaia di migliaia di persone.

Mentre il “cantiere Italia” non riesce a decollare, le grandi opere rischiano di trasformarsi in grandi sprechi di denaro pubblico.

PRESADIRETTA vi racconta l’ultima inchiesta aperta dalla Procura di Firenze sul cantiere dell’alta velocità di Firenze, quella  che ha portato agli arresti domiciliari l’ex governatrice della Regione Umbria Lorenzetti e un gruppo di dirigenti pubblici.

Vi raccontiamo il disastro dei collegamenti ferroviari del sud Italia, stazioni abbandonate, treni soppressi, linee tagliate. Un pezzo del nostro paese staccato dal resto del mondo. E quanto paghiamo per questo ritardo?  Pensate che c’è chi ha stimato in 92 miliardi di euro il costo dei 700 chilometri di ferrovie convenzionali non costruite.

PRESADIRETTA vi porta sulla Salerno - Reggio Calabria, l’autostrada degli eterni cantieri. E’ stato il più grande affare per le cosche della ndrangheta. Non c’è un solo chilometro che non sia entrato in un inchiesta della magistratura. Testimonianze esclusive, intercettazioni e retroscena dell’operazione “Alba di Scilla”. L’ultimo tratto della Salerno Reggio Calabria doveva essere ultimato alla fine dello scorso anno e invece, dopo una spesa di 12 miliardi e mezzo di euro, mancano ancora 58 chilometri.  Ma i soldi sono finiti.

Siamo andati a vedere come lavorano i più grandi porti italiani e quelli del nord Europa. PRESADIRETTA  ha scoperto che 1 milione e 240mila tonnellate di merce, destinate all’Italia, passano per il porto di Anversa, in Belgio, invece che attraverso i porti italiani.  Quanta ricchezza perdiamo ogni anno per colpa della disorganizzazione e per l’eccesso di burocrazia che strangola il porto di Genova?  Un’immensa ricchezza che se ne va altrove.

“Lavori in corso” e’ un racconto di Liza Boschin, Giulia Bosetti, Raffaella Pusceddu, Rosita Rosa, Federico Ruffo

22 settembre 2013

Corleone o Roma?

"- Capitano, mi spiace dirglielo – la interruppe Gaudino, - ma la verità è che qui i cattivi pensano agli ultimi. Dànno lavoro e anche uno straccio di speranza a chi non ne ha. Se ti rubano il motorino, qui, non vai in caserma, dove ce ne stiamo chiusi noi. Vai qua dietro, a piazza Gasparri. E il guaio è che lì il motorino lo ritrovano, mentre noi li salutiamo con la nostra brava denuncia. Ma che è una denuncia?Un pezzo di carta. Qui, ai cattivi gli vogliono bene, capitano.- Questa storia la raccontavano anche a Corleone, - tagliò corto Marco. - Ma ad un certo punto è finita."
Suburra, di Carlo Bonini e Giancarlo De Cataldo - pagina 133

Certe cose succedevano in Sicilia, a Corleone, dice il colonnello dei carabinieri Marco Malatesta, uno dei personaggi del libro di Bonini e De Cataldo. Dove si parla di Roma. La Suburra.

Ma certe cose succedono anche a Roma, oggi: politici e mafiosi a braccetto. Mafiosi che portano voti a politici e godono delle coperture di uomini dello stato. Servi infedeli.
Indagini insabbiate:



La cupola mafiosa di Ostia poteva essere decapitata 10 anni fa. Ne è convinto Piero Fierro, ex poliziotto che nel 2003, assieme ad altri colleghi, era arrivato a un passo dallo smantellare il sistema criminale emerso in seguito all‘operazione Nuova Alba dello scorso luglio che, con una decade di ritardo, ha fatto finire in galera 51 persone perassociazione mafiosa. “Preparammo un’informativa – spiega l’ex agente dellaPolaria di Fiumicino – fotocopia dell’ordinanza per 416 bis di un mese fa. Stessi capi d’accusa, stessi intrecci societari per riciclare denaro, stesse dinamiche. Il pm della Ddatitolare dell’inchiesta, nonostante l’informativa a lui pervenuta fosse stata decurtata degli aspetti più importanti, ci diede due deleghe d’indagine per partire in Brasile e Costarica. Ma inspiegabilmente fummo bloccati”. Come mai? Perché dopo qualche mese dall’avvio delle indagini, Fierro e soci vengono tolti dall’inchiesta per un esposto anonimo che li accusava di essersi intascati dei soldi illegittimamente. Tempo due anni e i poliziotti coinvolti vengono completamente prosciolti da ogni accusa, peccato però che indagini non siano più andate avanti “Abbiamo regalato dieci anni alla mafia”, accusa Fierro che ora è in causa per mobbing con il Ministero dell’Interno. Nessuno invece ha mai indagato sugli autori dell’esposto anonimo che ha, di fatto, bloccato gli investigatori  di Luca Teolato, riprese e montaggio di Flavio Costa

Prendi due paghi uno?



Le due prime dei giornali di B. di oggi: Rodotà che comprende le Br (ma non ha detto questo) e il PD che si asfalta da solo. 

Almeno un grazie al PD potrebbero dirglielo però ..

Nemmeno noi siamo Joe Condor



Non ho mica scritto Joe Condor in testa” dice EnricoLetta, per rispondere agli attacchi del PDL, che spesso si dimentica di essere al governo anche lui.
Una citazione che rivela quale è l'elettorato cui Letta risponde, quello composto da 40-50 enni, che si ricordano dei bei tempi del carosello ..

Ma nemmeno noi siamo Joe Condor: nemmeno noi cittadini meritiamo di essere presi in giro.
Da Alfano ad esempio, che si dichiara sentinella delle tasse. 
Il patto di stabilità che strozza i comuni lo ha fatto Tremonti, con Alfano ministro.
E ora, col taglio dei trasferimenti a comuni e regioni (sempre governi Berlusconi e Monti), gli enti locali devono alzare le tasse.
Il pareggio di bilancio in Costituzione chi lo ha deciso? È sempre una promessa di Berlusconi all'Europa ratificata poi dal governo Monti coi voti del Pdl.
E ora dovremo trovare quei miliardi per non sforare dai vincoli e per rientrare col debito pubblico. Che, nei governi Berlusconi e Monti, è pure aumentato.
Chi ha introdotto l'IMU? Monti coi voti del PDL.
Equitalia? I pieni poteri alle ganasce li ha dati Tremonti a questa struttura.

E, per inciso, qualcuno dovrebbe ricordare al ministro Alfano che il suo partito è quello di Berlusconi e Dell'Utri (che pagava la mafia per difendere  B.). Altro che cattivi maestri dal passato! 

Nemmeno in Val di Susa dovrebbero essere Joe Condor: dovrebbero capire una volte per tutte che la vera battaglia è per l'informazione, per raccontare come stanno veramente le cose.
Se i sindaci e gli esponenti dei movimenti No Tav non prendono le distanze dalle frange violente (per non dire oltre), rischiano di dare un alibi di copertura a quanti quell'opera inutile la vuole fare per motivi suoi.
Lasciate perdere guerriglie e altri gesti buoni solo per sentirsi eroi di una guerra persa in partenza.
Non è quella la strada: serviranno solo per coprire le vere ragioni del no.
Il costo dell'opera, altissimo, che in questo momento non ci possiamo permettere.
Non esiste un vero piano economico che spieghi quanto l'opera sia conveniente per lo Stato.
Il TAV in Val di Susa porterà le merci in Francia: quali merci se il Piemonte sta trasformandosi in un deserto industriale? 
Perché si mostrano le immagini dei cantieri italiani, dove si sta scavando solo il tunnel esplorativo e non quelle del lato francese? A che punto stanno in Francia?

Prima o poi si andrà a votare anche in Italia e in valle:  e i voti dei no tav peseranno anche loro.

Raccontare e spiegare a tutto il paese come stanno le cose, smettendola di prendere in giro le persone. Joe Condor, non c'è scritto nemmeno sulla nostra fronte.

20 settembre 2013

Tana libera tutti

Ok, spegnamo il conflitto tra giustizia e politica.
Tra chi froda il fisco e chi persegue il reato.
Tra chi non rispetta le prescrizioni ambientali e chi dovrebbe farle rispettare.
Ma poi è tana libera tutti.

Giovani speranze messe a fare il bucato

La specializzanda: "Se vuoi un posto devi aiutare il prof pure col bucato"

L'intervista sul FQ di Maria Gabriella Lanza ad una specializzanda di medicina a Roma.
Ecco come l'università italiana tratta i suoi ricercatori: e poi ci sorprendiamo se i migliori cervelli se ne vanno all'estero.
Perché non centra niente fare la gavetta: questo è familismo, baronia e tanta umiliazione.

Tutti sanno come funziona. Se vuoi entrare in una specializzazione devi darti da fare in ogni modo. Studiare non basta” dice una studentessa di Medicina dell'università La Sapienza di Roma.

Per esempio cosa devi fare?

Si inizia già al terzo anno. Prima di decidere che medico vuoi diventare, devi individuare un professore abbastanza importante e dedicargli i prossimi anni della tua vita, 24 ore su 24. I passaggi in macchina solo il minimo. C'è anche chi è costretto a ritirare in lavanderia la biancheria del professore di turno.

Come ha fatto il ragazzo che accompagnava il professor Fedele con la sua macchina.

Sì. Questo ragazzo ha tentato per due anni il concorso. Poi al terzo tentativo è entrato. Poverino, non so quanto abbia speso di benzina! Non conta quanto studi, conta per quanto tempo lavori gratis in reparto.Tutti i giorni, anche di domenica o durante le feste, anche la notte. Senza nessun rimborso spese. È un ricatto. Loro ti prometto: “Al prossimo concorso tocca a te” e tu speri. A cardiologia, pediatria e ginecologia si aspettano in media 3 anni. Se smetti di lavorare perchè intanto sei diventato un medico e vorresti anche vedere 10 euro a fine mese, hai perso il tuo posto in fila.

È già tutto deciso prima del concorso?

Teoricamente quando correggono il compito non sanno a quale candidato appartiene. Ma il punto è questo: hanno un modo per saperlo. Non credo che ci sia un pre-accordo tra commissione e candidato, penso piuttosto che dopo l'esame la commissione contatti l'aspirante specializzando che gli comunica l'argomento della sua prova. In questo modo gli assagnano il puntaggio più alto. Queste sono cose che tutti sanno, ma nessuno ha le prove. Basta però vedere i risultati degli ammessi: i voti sono assegnati con il bilancino.

Chi si è laureato in un'altra università e vuole fare la specializzazione a La Sapienza non ha speranze?

Non entrerà mai. Puoi passare solo in due modi: o grazie a una raccomandazione o per anzianità. Quest'ultima è considerata un giusto criterio. Sappiamo che è la prassi, sappiamo che funziona così e ormai ci sta anche quasi bene. I test sono una farsa.

Com’è la giornata di un aspirante specializzando?

Inizi la mattina alle 8 e finisci la sera alle 20. Non hai orari perchè in reparto non ci dovresti essere. Sei solo un medico frequentatore esterno, quindi paghi di tasca tua un'assicurazione, 300 euro all'anno. Poi c'è da pagare l'Empam, ente nazionale di previdenza ed assistenza dei medici, altri 200 euro. Le entrate sono zero, a meno ché non sei disposto a farti in quattro e finisci a fare il turno di guardia medica la notte. Per entrare in una specializzazione non c'è altra via.

Ma non si può dire

Il PDL, pardon Forza Italia, ha iniziato, e da tempo, la sua campagna elettorale. Ma non si può dire, si deve far finta che appoggi il governo di servizio alle larghe intese.
Berlusconi ha minacciato la magistratura, ma almeno ha risparmiato il governo, così tutti possono tirare un sospiro di sollievo.
Ma anche il PD ha iniziato la sua campagna elettorale, e nemmeno questo si può dire. Dopo l'IMU, nora i ministri PD non vogliono ripetere il regalo elettorale sull'IVA: "Non ci faremo dettare più la linea, se il Pdl esce dalla maggioranza prima del voto di fiducia sulla legge di Stabilità è pure meglio", dicono all'interno del PD.

I soldi che ci sono, pochi, andranno usati per finanziare le operazioni che Letta ha promesso, come l'abbassamento del cuneo fiscale.
E il suo viaggio in America servirà per rilanciare l'immagine del governo e soprattutto la sua, magari in vista delle future elezioni.
Se saranno troppo brevi non si farà in tempo a fare le primarie e il congresso. Si faranno direttamente le primarie per la premiership.
Subiremo, per il "destinazione Italia" un'altra svendita dei nostri beni?
Non si può dire.

Alla fine, sempre i parlamentari piddini hanno risposto al quesito di Berbara Berlusconi: Epifani ha commentato il video messaggio di B. parlando di parole eversive (non aveva mai sentito parlare B. dei magistrati?).
Fassina risponde tirando in ballo le diverse anime del PDL: "Barbara Berlusconi si chiede come facciamo a governare con suo padre, se pensiamo che sia un delinquente? Il Pdl non è solo Berlusconi, ci sono una serie di provvedimenti che vanno votati e siamo in una situazione di emergenza nazionale".

Peccato che per risolvere questa emergenza si siano alleati con colui che l'ha creata.
E comunque la domanda era un'altra. Come avete fatto ad allearvi? Forse perché alla fine ha ragione Grillo quando li chiama pdmenoelle.
Diversamente concordi su tante cose. Ma non si può dire.

Per far tornare i conti, in base agli accordi europei, servirà far tornare il rapporto deficit pil sotto il 3%. Dunque sarà necessario una piccola manovra. Ma anche questo non si può dire.