04 gennaio 2014

4 gennaio 1991 – la strage del Pilastro


Il 4 gennaio di 23 anni fa venivano uccisi, mentre erano in giro di pattuglia nel quartiere del Pilastro, i tre carabinieri Otello stefanini, Mauro Mitilini e Andrea Moneta. Fu chiamata, la strage del Pilastro.
Chi furono i responsabili della strage?
Dopo anni di indagini, si arrivò al processo contro la banda diAntonio Medda, composta da malavitosi locali: il processo, e tutte le prove raccolte, furono cestinate dopo che, di quella strage, si autoaccusarono i fratelli Savi. I componenti della famigerata banda della Uno Bianca.

Forse sono stati loro. O forse no (come sostiene il pm Giovanni Spinosa). Di certo non è chiaro il motivo di quelle morti. Cosa avevano visto, nel loro giro, i tre carabinieri, che non dovevano vedere?

Otello, Mauro e Andrea sono tre “divise forate” che Alessandro Placidi ha ricordato nel suo libro, sugli uomini in divisa morti in servizio.
Sandro, un poliziotto che oggi è assegnato a Palazzo Chigi e, all'epoca, montava in Piazza della Minerva, ricorda bene quel ragazzo sempre allegro e sorridente al quale gli agenti domandavano qualche favore quando capitava che tornasse un po' più tardi a casa, dopo una serata trascorsa con gli amici o qualche ragazza: magari solo un pezzo di pizza per alleviare la noia dei lunghi turni di guardia. Festeggiati i diciotto anni e superata la visita di leva, Andrea fa subito domanda. Anzi, ne fa due, una indirizzata alla polizia, l'altra ai carabinieri. Lo scelgono questi ultimi e il giovane viene arruolato. E con i primi stipendi acquista pure la macchina, una Polo di colore blu.Questo era Andrea.
Ha le idee chiare il ragazzo, si arruola nei carabinieri partendo prima di fare il servizio di leva e diventa subito effettivo. Ha un animo sensibile e un fisico snello e atletico, distribuito lungo un metro e novanta di altezza. Gli piacciono gli animali, soprattutto i cani, anche se a casa c'è una gatta siamese che vivrà quasi vent'anni.Quando Alessandro parte per il servizio militare, Otello che è già carabiniere, prende la macchina e si spinge fino ad Udine per vedere come se la passa il fratello e se in caserma ci sono episodi di nonnismo. Trascorre un po' di tempo con lui e, quando ha la conferma che è tutto a posto, riprende la macchina e torna a Roma. Questo era Otello.

Prima di presentare domanda ai carabinieri, che lo arruolano nel 1990, appena ventunenne, e lo inviano al campo di addestramento a Campobasso, fa anche il muratore. C'è la sua mano in alcune rifiniture della nuova casa. Del resto, Mauro è quello che da parenti e amici viene definito il classico ragazzo d'oro, senza grilli per la testa. Sta bene in compagnia degli amici e della sua fidanzatina e pensa a costruirsi un futuro solido.Questo era Mauro.
Divise forate pagina 151, 152 e 153.
Sempre in tema, “L'Italia della uno bianca” di Giovanni Spinosa

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